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Autore: SusanTheGentle    07/12/2014    7 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LA MAPPA DI NARNIA


29. Alleati inaspettati
 
Libera,
Libera di trovare la mia strada

Libera di dire la mia
Libera di vedere il giorno...
 


Nella cucina si creò un gran trambusto.
Non appena i Giganti tentarono di prenderli, Eustace e Jill iniziarono ad afferrare piatti e pentole, tirandole addosso ai colossi, cercando di colpirli sulla testa, provando a stordirli. Shira, dalla sua - anche se ancora debole ma determinata a non farsi mangiare per nulla al mondo - usò becco e artigli, puntando agli occhi di una cameriera, la quale prese a ululare come una matta.
Nel frattempo, la cuoca, canticchiando come nulla fosse, accese il focolare e riempì d’acqua un enorme pentolone di rame.
Purtroppo, in men che non si dica, il tentativo di fuga dei due ragazzi e del falchetto fu vanificato.
 “Non mi piace ripetere le cose: metteteli con gli altri, svelti!” ordinò la cuoca, agitando il mestolo.
I Giganti trasportarono il gruppetto nella stanzetta dirimpetto alla dispensa.
Quando i tre amici vennero  gettati all’interno, ebbero proprio una bella sorpresa…
La porta si richiuse con un tonfo, il chiavistello cigolò, e poi una voce disse: “Ah, che tragedia! Hanno preso anche loro!”
Jill e Eustace si voltarono. “Ragazzi!”
C’erano altre persone là dentro, ed erano nientemeno che Pozzanghera, Edmund, Shanna, Peter, Lucy, Miriel, Emeth…mancavano solo Susan, Ombroso e Caspian.
“Shanna!” esclamò Shira, alla quale erano state legate le zampe.
La Stella, felice e stupita di rivedere la sua cara amica, cercò di trascinarsi verso di lei, ma invano, poiché tutti quanti avevano mani e piedi legati
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Eustace, cercando di voltarsi per vedere gli amici in volto. Il ragazzo era stato legato schiena a schiena con Jill, e tutto ciò che vedeva erano i capelli di lei.
“Pole, piega la testa un po’ di più” sbuffò, una ciocca bionda di Jill a solleticargli il naso.
“Più di così non ci riesco!”
“Non abbiamo tempo per i bisticci!” intervenne Peter.
Gli altri, che avevano iniziato a parlare tutti insieme, alla voce del Re Supremo si zittirono all’istante. Si udiva solo il sommesso piagnucolio di Pozzanghera.
“Come siete finiti qui dentro?” chiese di nuovo Eustace.
“Ci hanno ingannati tutti quanti” disse il Magnifico, iniziando a raccontare piuttosto velocemente quanto accaduto a lui, Lucy, Miriel e Emeth. “Appena siamo scesi nella salone, Il Re Mastodonte ci ha subito chiesto dove foste voi altri. Sembrava molto impaziente di averci tutti riuniti. In seguito, ci fece accompagnare nella sala della armature, dicendo che avremmo dovuto attendere lì finché non ci avesse fatto chiamare, per fare un’ 'entrata trionfale' davanti a tutti i suoi ospiti…”
“Sì, in piatti d’argento assieme al contorno” commentò Emeth sarcastico.
“Già…” Peter scosse il capo. “La cosa mi era sembrata molto strana, se devo essere sincero, ma volevo dar loro il beneficio del dubbio. sapete, dopo l’ospitalità mostrataci nei giorni scorsi, il modo positivo in cui hanno reagito al nome di Aslan…mi stavo quasi ricredendo sul loro conto. Fatto sta che, una volta nella stanza delle armature, i Giganti che ci avevano accompagnato lì ci hanno presi. Purtroppo eravamo disarmati e non abbiamo potuto difenderci in nessun modo. Miriel ha tentato di usare la sua magia del fuoco, ma invano”
“Mi dispiace” mormorò quest’ultima, chinando il capo.
“Non iniziamo a darci le colpe, per favore” commentò Eustace in tono seccato.
“E’ vero” asserì Peter, lanciando uno guardo dolce alla Driade. “Non potevamo proprio far niente. Ci hanno legati e portati qui…”
“Dove hanno trovato noi tre” concluse Edmund, indicando sé stesso, Shanna e Pozzanghera.
Il Giusto si sostituì al fratello maggiore per raccontare la sua versione dei fatti, ricordando con disgusto il momento in cui avevano mangiato per sbaglio la carne del cervo parlante.
“Che cosa terribile!” ricordò Shanna, con le lacrime agli occhi per il dispiacere.
“E’ solo colpa nostra, mia cara” le disse Pozzanghera con aria solenne ma tetra. “Abbiamo trascurato i segni di Aslan, ed Egli ci ha dato un monito: ha rimproverato Jill in sogno e poi noi, facendoci mangiare carne di cervo parlante!”
“Ormai è andata, Pozzanghera, adesso basta” lo riprese Edmund. “Adesso dobbiamo pensare a come uscire da qui, e alla svelta”
“E come?” fece ancora Pozzanghera. “Nessuno può salvarci, nessuno…”
“Vi sbagliate, signor Paludrone” disse Shira, contorcendosi tutta per sdraiarsi sulla schiena e portare le zampe in alto, iniziando a strattonare le corde con il becco. “Se solo riuscissi a slegarmi, potrei passare attraverso quella finestrella là in alto, e andare ad avvertire la Regina Susan, il Re e Ombroso prima che prendano anche loro”
I ragazzi, i cui occhi si erano ormai abituati al buio, si voltarono verso l’unica macchia di luce: una finestra così piccola che nessuno di loro avrebbe potuto passarvi attraverso, eccetto forse proprio Shira.
“Dobbiamo tentare” disse Jill. “Lucy, non è che per caso hai qui con te il tuo pugnale, vero?”
“No, purtroppo. Se l’avessi l’avrei già usato. E’ in camera mia, come la mia pozione.”
“E come tutte le nostre armi” aggiunse Emeth.
“Shira, devo chiederti una cosa” disse Shanna, cambiando discorso.
“So già cosa vuoi chiedermi, tesoro” le rispose il falchetto, “e la risposta è sì: ho notizie da Narnia. Cattive notizie”
Un mormorio di preoccupazione si levò dai membri della compagnia, ma Peter fermò di nuovo l’ondata di domande che stava per sorgere.
“Ragazzi, no. Più tardi. Se Shira si mette a raccontare ora…”
“Ma Peter, si tratta di Narnia!”
“Lo so, Lucy, ma dobbiamo rimanere lucidi e calmi”
Lui parlava di calma; tuttavia, gli altri scorsero una nota di panico nella voce del Re Supremo.
Come sempre, però, Peter non si faceva sopraffare dall’emotività. Anche se Shira portava cattive notizie dal Regno – un Regno che era stato suo e che ancora amava con ogni parte di sé – si trattenne, cercando di pensare a cosa era meglio fare prima di ogni altra cosa.
“La nostra priorità è non finire nello stomaco di quei Giganti, o saremo davvero poco utili a Narnia. Sono certo che Susan si sarà accorta che sta accadendo qualcosa di strano. A quest’ora, molto probabilmente sarà nella sala dei ricevimenti e non vedendoci…”
“Oh, speriamo di no!” fece Shira.
“Già, se anche lei venisse presa…” fece Miriel.
“Non è tanto questo” la interruppe il falchetto, fermandosi un momento per riprendere fiato. “Quello che più mi impensierisce, è se la Regina Susan dovesse incontrare il principe Rabadash! Non oso pensare a cosa…”
“Rabadash?!” esplose un coro di voci.
 
 
 
~·~

 
 
Intanto, ai piani superiori, più precisamente nelle stanze della Regina Titania, una guardia, per conto del Re Mastodonte, era appena venuta a informarsi sul ritardo della sovrana alla Festa d’Autunno.
“Mi dispiace molto” gli rispose una delle ancelle, “la Regina ha avvertito un’improvvisa emicrania e non può muoversi dal letto. Dite al Re che scenderà non appena si sentirà meglio”
La guardia batté i tacchi, s’inchinò e se ne andò. L’ancella richiuse la porta e, svelta svelta, attraversò il salotto dirigendosi in camera da letto. Qui, proprio Titania (che non stava affatto male) aspettava insieme alle altre giovani gigantesse al suo servizio.
“La guardia se n’è andata?”
“Sì, mia signora”
“Molto bene. Che cosa ti ha detto?”
“Che il Re vi attende, che gli ospiti d’onore sono stati sistemati giù in cucina e…attendono anch’essi, anche se manca qualcuno all’appello. Qualcuno è riuscito a scamparla”
“Mmm…ho capito” Titania fece un’espressione cupa. “Non abbiamo tempo da perdere, allora. Venite, ragazze”
La Regina dei Giganti aprì un pannello nascosto nella parete in fondo alla stanza. Le ancelle vi s’insinuarono una dopo l’altra.
“Maestà” piagnucolò una di loro, “se il Re Mastodonte venisse a sapere cosa abbiamo fatto…cosa stiamo per fare…”
“Voi negherete qualsiasi coinvolgimento. Siete sotto la mia protezione, nessuno vi farà del male, lo prometto sui miei antenati!”
Titania afferrò un candeliere da un tavolino lì accanto, sospingendole avanti.
Le ancelle si stringevano l’una all’altra, impaurite, gli occhi sbarrati, mentre percorrevano cunicoli bui a loro sconosciuti. Partirono dalla stanza della Regina e scesero giù, sempre più giù, fino a che non arrivarono alle cucine.
Infine, Titania fece cenno loro di fermarsi, intimando con un gesto di fare meno rumore possibile. La Regina spense il candeliere, avvicinandosi al fondo del passaggio dove la pietra del muro appariva liscia e senza imperfezioni. Ma non era così. Quello che le ancelle avevano scambiato per un vicolo cieco, era in realtà un altro passaggio. Le damigelle osservarono Titania aprire piano piano uno spioncino e guardarvi attraverso. Un piccolo fascio di luce si insinuò nel cunicolo buio. Le ancelle avanzarono di qualche passo per vedere meglio. Subito, l’aroma del cibo invase il corridoio segreto. Dallo spioncino scorsero una porzione delle cucine del castello, i camerieri al lavoro.
Dopo un momento, Titania richiuse la finestrella.
La luce, l’aroma e il rumore dei piatti scomparvero.
“Ricordate il piano, ragazze: aspetteremo qui finché tutti i camerieri non se ne saranno andati di sopra con gli antipasti. Dovremo essere caute ma svelte, avremo solo pochi minuti”
“Sì, Maestà” risposero le ancelle tutte in coro.
Titania si torse le mani. “Oh, speriamo di essere in tempo…”
  
 
 
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“Ce l’ho fatta!” esclamò Shira, muovendo le zampe finché non si liberò definitivamente delle corde.
“Brava!” fece un coro di voci.
“Aspetta, dicci di Rabadash!” disse l’altra metà della compagnia.
“Silenzio! Così facciamo solo confusione!”
“Oh, Peter, piantala di fare l’autoritario, non è proprio il momento!” sbottò Edmund, voltandosi di schiena e porgendo a Shira i polsi legati. “Forza, adesso, prova con me”
Il falchetto ricominciò tutto da capo, iniziando a lavorare con le corde che tenevano imprigionato il Giusto.
“E va bene” disse poi, la voce soffocata, il becco impegnato. “Vi dirò qualcosa, ma il mio racconto è assai più lungo. Per farla breve, Rabadash è partito con Lord Erton da Cair Paravel quasi una settimana fa. Ogni tanto mi recavo al castello per spiarli, come Re Caspian mi aveva chiesto; fu per questo che li vidi partire, o non lo avrei mai saputo. Dovete sapere che Cair Paravel non è più quella di una volta, è cupa e sempre circondata di decine di guardie dalle facce arcigne. Sono arrivati persino degli orrendi Troll!”
“Troll a Narnia?!” esclamò Lucy, sbigottita. “E’ inaudito!”
Shira annuì. “E’ proprio vero, Maestà, ma lasciatemi continuare... Dunque, quando ritornai alla Torre dei Gufi, informai Lord Rhoop e Pennalucida della cosa. Loro mi consigliarono di inseguire Erton e Rabdash fino a qui e di avvisarvi che sarebbero arrivati. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata come lo era stato giungere fino al monastero di Cornelius: le tormente di neve hanno rallentato notevolmente il mio volo e più di una volta ho avuto paura di averli persi di vista. Ho anche sperato di incontrare voi ma, evidentemente, dovevate essere già qui ad Harfang…In ogni caso, sono arrivata questa mattina, completamente stremata. La Regina Susan, in forma di falco, mi ha portata nella stalla dove Destriero mi ha scaldata con il suo fiato. Anche la Regina si è sdraiata accanto a me e mi ha vegliata per tutto il giorno, mentre riposavo” Shira si volse verso Shanna. “Avrei tanto voluto venire da te, amica mia, ma non ho potuto”
La Stella scosse il capo. “L’importante è che tu stia bene. Sei sempre tanto coraggiosa”
Shira arruffò le penne con orgoglio. “Lo so che sono coraggiosa! Comunque, questa sera ho avuto finalmente modo di raccontare a qualcuno tutte le novità su Narnia”
“Le hai dette a Susan quando si è trasformata” disse Lucy.
Shira annuì. “E anche a Re Caspian. Ho fatto in tempo a riferirgli qualcosa, prima che si tramutasse in lupo, ma questo ve lo racconterò dopo, è una lunga storia”
“Narnia è più in pericolo di quanto immaginassimo, vero Shira?” chiese Lucy.
Il falchetto annuì. “Narnia soffre senza il suo Re e la sua Regina, senza i principi, i suoi eredi. Tutto va allo sfacelo. Ma ne parleremo meglio più tardi, Maestà”
I Pevensie si scambiarono uno sguardo atterrito.
“Tu credi che i Giganti siano in combutta con Rabadash e Lord Erton?” intervenne Jill.
“Non so fino a che punto i Giganti siano coinvolti ma, se hanno invitato quei due… a meno che Mastodonte e Titania non siano stati ingannati a loro volta …Fatto! Re Edmund, siete libero!”
“Ottimo! Ora, pensa agli altri”. Il ragazzo si massaggiò i polsi, strattonando poi le corde che gli costringevano i piedi, mentre Shira si spostava verso Peter.
Il Giusto corse invece verso Shanna. Quando la Stella fu libera, lui allungò una mano verso i suoi capelli biondi.
“Mi serve il tuo fermaglio” le disse.
Lei annuì, togliendolo subito. “Cosa devi farci?”
“Ora vedrai” le rispose lui con un sorriso sghembo.
Edmund si avvicinò alla porta, alzandosi in punta di piedi, allungando le braccia il più possibile per arrivare alla serratura (purtroppo, ad Harfang, tutto quanto era di grandezza maggiore, il doppio del normale). Aprì il fermaglio e cominciò a tentare di forzare il lucchetto con la parte più appuntita.
“Ottima idea!” disse Shanna, ammirata.
“Un trucchetto che ho imparato a scuola”
“Ma cosa vi insegnano nelle vostre scuole?” chiese Emeth.
La domanda rimase senza risposta.
Poco dopo, Shira spezzò l’ultimo lembo di corda che teneva legati i polsi di Peter. Lui si precipitò subito verso Miriel, il falchetto verso Lucy e Shanna verso Eustace.
“Tutto a posto?” chiese il Re Supremo alla Driade, stringendola in un abbraccio.
“Stiamo bene” rispose lei, sorridendogli e passandosi una mano sul grembo.
A poco a poco, furono tutti liberi.
Pozzanghera, che era il più alto, si avvicinò a Edmund, invitandolo a salirgli in spalla per arrivare meglio alla serratura. Il Giusto vi stava lavorando ormai da parecchi minuti, la fronte sudata, i nervi tesi, le orecchie pronte ad udire il minimo rumore.
“Andiamo, sbrigati!” lo incitò Emeth.
“Un attimo! Un attimo!”
“Fate silenzio, o ci scopriranno!” sibilò Jill.
“Zitti tutti, per favore” fece Miriel, appoggiando l’orecchio alla porta.
Ci fu un attimo di silenzio.
Dalla cucina non proveniva alcun suono, eccetto un sommesso borbottio che poteva benissimo essere quello del pentolone.
“Cosa senti?” chiese Peter, avvicinandosi a lei.
La Driade scosse il capo. “Niente. Non credo che ci scoprirà qualcuno: la cucina sembra deserta”
“Dici sul serio?” chiese Jill, scettica.
“Forse sono tutti di sopra a servire” azzardò Eustace.
“Allora svelto, Edmund!” rincarò Peter.
Il Giusto lavorò ancor più alacremente.
Dovevano fare in fretta, non sapevano quando i domestici sarebbero ridiscesi in cucina, e poteva accadere da un momento all’altro.
“Dai, Edmund!”
“Gente, smettetela! Così mi fate perdere la concentrazione! Ho detto un attim…ops…”
“Cosa c’è?”
Edmund scese dalle spalle di Pozzanghera, la faccia colpevole: la punta del fermaglio si era spezzata.
 “Oh, no!” fece Lucy. La sua esclamazione fu seguita da un verso di dissenso da parte di tutti gli alti.
“Sei un impiastro!”
“Zitto, Eustace!” Edmund si voltò verso Shanna, porgendole il fermaglio. “Mi spiace…bè, il fiore è ancora intatto, almeno. Potremmo sostituire la chiusura…”
“Me ne regalerai un altro più bello quando torneremo a Narnia” lo rassicurò Shanna, regalandogli un sorriso.
“E adesso come usciamo?” esclamò poi Jill, nervosissima.
“Dobbiamo pensare a un altro modo” si agitò Lucy, iniziando a girare in tondo per lo sgabuzzino (che per i Giganti era piccolo, ma per loro era abbastanza spazioso).
“Io vado ad avvertire la Regina Susan” disse Shira, svolazzando dalle parti della finestrella “o meglio, prima cercherò di trovarla”
“Sii prudente” le raccomandò Shanna.
Un battito d’ali e il falchetto scomparve.
 

 
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“Questo arazzo ritrae il bis bis bis bis bis nonno di Re Mastodonte, il quale riconquistò il diritto al trono di Harfang dopo un colpo di stato da parte di alcuni Giganti che si dichiaravano i legittimi eredi, ma le cui origini erano assai dubbie. Qui, invece, vediamo…”
Rilian sbadigliò sonoramente, coprendosi la bocca con la mano. Fu premiato da un’occhiataccia di Lady Lora, la quale pure si stava annoiando terribilmente ad ascoltare gli sproloqui di Lord Erton sulle varie dinastie dei Giganti.
Rilian non aveva mai sopportato la storia, non riusciva a ricordare tutti quei nomi, i luoghi e le date...Il principe continuava a guardarsi attorno invece di ascoltare, pensando a un modo per sgattaiolare via. Se Lord Erton non aveva alcuna intenzione di portarlo alle scuderie, che glielo dicesse! Ci sarebbe andato da solo. Il problema più grande era sottrarsi all’occhio vigile di Lora.
D’un tratto, dall’angolo del corridoio spuntò un drappello di guardie. I tre umani si appiattirono contro il muro per far si che i colossi non li calpestassero.
“Che cosa succede?” chiese Lora ansiosa.
“Nulla, dev’essere solo il cambio della guardia” la rassicurò Lord Erton.
Il Duca, inizialmente reticente a seguire Rabadash alla città dei Giganti, più tardi spinto dal suo perverso senso del divertimento, ora pensava di aver fatto bene ad accettare l’invito alla Festa d’Autunno.
Era incredibile ciò che la Strega Bianca era riuscita a fare con la sua magia: vedere Lady Lora e i gemelli non ricordare nulla di Narnia, credere davvero a quel che Jadis voleva far loro credere… Davvero surreale, quanto terribilmente sbalorditivo.
Era rimasto molto compiaciuto dal comportamento di Lora. Lei non poteva riconoscerlo dato che la sua memoria era stata modificata, ed ora gli parlava con rispetto, come mai aveva fatto in precedenza. Ma la cosa più divertente era sentire Rilian e Myra chiamare madre la Signora dalla Veste Verde.
Con un potere simile, in grado di cancellare e manipolare le menti altrui, Jadis era davvero in grado di governare il mondo intero.
Erton non era un uomo abituato a farsi comandare, ma era consapevole di non poter competere con una creatura simile. La Strega non era umana: oltre ai suoi straordinari poteri, era fisicamente più forte del più nerboruto degli uomini, benché non lo sembrasse. In più, si diceva anche che fosse immortale. Se si fosse ribellato alla Strega, se solo ci avesse provato, lei si sarebbe sbarazzata di lui in men che non si dica.
No grazie.
Preferiva di gran lunga continuare a servirla. Se continuava a farlo bene avrebbe potuto ottenere ancora più ricchezze, onorificenze, castelli, eserciti e…chissà, forse anche l’immortalità stessa.
Era una tentazione troppo forte per un uomo ambizioso come il Duca.
E fu proprio per paura nei confronti della Strega Bianca che fece quel che fece di lì a pochi minuti…
Quando i soldati se ne furono andati, Lora si voltò da una parte all’altra del corridoio, allarmata.
“Rilian!” esclamò.
“Che succede, signora?”
“Il principe Rilian, milord, non c’è più! Era qui, dietro di me…”
“Che piccolo…sciocco ragazzo. Avevo capito che si stava annoiando. Dev’essere fuggito via senza che ce ne accorgessimo”
“Dobbiamo assolutamente trovarlo!” Lora si mosse immediatamente, chiamando il bambino a gran voce.
Lord Erton si aggiustò la chiusura del mantello, l’aria scocciata. “Immagino che dovremo prenderci questa seccatura” commentò a basa voce, “o la Signora dalla Veste Verde non sarà felice”
“Credete sia tornato nella sala da ballo?” chiese ancora Lady Lora.
“Non saprei…Potremmo dividerci, lo troveremo prima” propose il Duca.
“Sì, è una buona idea. Vi ringrazio, milord!”
Erton agitò una mano, infastidito. Lora non era mai rientrata nelle sue simpatie. “Nulla, nulla. Voi andate a vedere nel salone, io andrò fuori, alle stalle. Potrebbe essere là”
“Sì, sì, è vero. Oh, se la Signora lo sapesse…”
Con queste parole e l’aria sempre più angosciata, la balia corse via.
Lord Erton rabbrividì ancora una volta, pensando alla furia della Strega nel momento in cui avesse saputo che avevano perso la sua preziosa chiave per divenire padrona di tutta Narnia.
Non voleva affatto incorrere nella sua ira. Così, per quanto odiasse quei marmocchi con tutto il suo gelido cuore e non gli sarebbe importato nulla che finissero in pasto a qualche Gigante, iniziò le ricerche di Rilian.
Decisione che gli costò cara, povero Duca…

 
 
 
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Il tempo passava rapidamente, ma nessuno trovava una soluzione per uscire. I calci e le spallate alla porta erano inutili: era troppo spessa, troppo grossa e alta. Era una porta a prova di umano, come disse Emeth.
“Niente da fare” sentenziò Peter, massaggiandosi la spalla.
“Ascoltate!” esclamò Lucy.
“E ora che succede?” tremò Jill, aggrappata al braccio di Eustace. Lui con fare protettivo, le cingeva la vita.
Dall’esterno provenivano dei rumori, la cucina non era più deserta. Sembrava che qualcuno stesse scendendo le scale, che i passi si avvicinassero alla porta dello sgabuzzino...ed era più di una persona.
I ragazzi si strinsero gli uni agli altri. Peter, Edmund, Emeth e Eustace si scambiarono uno sguardo. Tutti e quattro pensarono la stessa cosa: potevano rischiare di attaccare i Giganti senza armi, almeno per far fuggire le ragazze?
Poi, alcune voci si misero a discutere.
“Cosa fate qui?”
“Cosa ci fate voi!”
“Queste sono le cucine, ci lavoriamo”
“Bè, e io sono la Sovrana e vado dove mi pare”
“Non potete rimanere quaggiù, se il Re lo spesse…”
Le voci si spensero, soffocate da un sonoro gong, seguito un gran trambusto: altre voci, lamenti e tonfi si mischiarono, poi di nuovo silenzio.
Infine, la porta dello sgabuzzino si aprì e un’ombra enorme si stagliò sulla soglia.
“E’ la nostra ora!” gridò Pozzanghera, stringendo a sé la prima persona che gli capitò. La malcapitata fu Lucy, che quasi soffocò sotto la presa del Paludrone.
“Oh, accidenti!” fece la voce dell’ombra, tirando su la sottana e scavalcando il corpo esanime ai suoi piedi. “Ragazze, aiutatemi a tirarlo via di qui, o non potrò passare. Uff…per colpa di questi stupidi, il nostro piano è quasi saltato…”
“Regina Titania?” rantolò Lucy, cercando di liberarsi di Pozzanghera.
“Sì, cara, sono io”
La compagnia di Narnia avanzò piano verso la soglia dello sgabuzzino. Scavalcarono il braccione del cameriere finito a terra, il quale aveva un gran bernoccolo in testa.
I ragazzi osservarono il gran caos che regnava nella cucina: non tutti, ma una buona parte dei servitori era stata messa ko da Titania e le sue ancelle.
“Non li abbiamo uccisi, vero?” chiese una di queste, reggendo ancora tra le mani un grosso tegame.
“No, no, non ti preoccupare” la rassicurò la sua Regina. Poi si rivolse a Peter e gli altri. “E pensare che credevo di aver calcolato bene i tempi, per poco davvero non ci hanno scoperte”
“Ma se arrivassero gli altri e li vedessero così, capiranno tutto!” fece un’altra ancella
“Chi se ne importa, dico io” tagliò corto Titania. “In ogni caso, Sovrani di Narnia, prima che ritornino anche gli altri domestici fareste meglio a filar via”
I narniani si scambiarono sguardo perplessi.
“Perché ci state aiutando?” chiese Peter. “Credevo fossimo il vostro piatto forte per il banchetto della Festa d’Autunno”
“E’ così” ammise Titania con rammarico. “Ma io non sono mai stata d’accordo. Adesso venite con me, per favore, abbiamo davvero poco tempo”
“Perché dovremmo fidarci?” chiese Emeth.
“Capisco la vostra reticenza” rispose ancora Titania, “ma vi assicuro, anzi vi giuro e sui miei antenati, che non ho nessuna intenzione di mangiarvi!”
Peter, Edmund e Lucy si scambiarono uno sguardo e annuirono.
“Va bene, verremo con voi”
“Lucy!”
“Emeth, possiamo crederle, sta tranquillo” la Valorosa gli posò una mano sul braccio. “Ha giurato sui suoi avi: per un Gigante, ciò che più conta al mondo è la memoria dei propri antenati”
“E’ vero, è verissimo!” affermarono le gigantesse, tutte in coro.
“Non avrei motivo per liberarvi se volessi mangiavi, non trovate?” insisté Titania.
“Voglio una conferma” replicò di nuovo Emeth.
“Oh, ragazzo, quanto la fai lunga! Non abbiamo il tempo, ti ho detto! Volete salvare la pelle o no?”
“Io sì! Io si!” saltò su Pozzanghera.
“Ragazzi, come facciamo a sapere che i Giganti non sono in combutta con Rabadash e Erton?” insisté il soldato.
Con molta calma, Lucy fece un passo avanti. “Regina Titania, avete mai sentito parlare di questi due individui? Per noi è molto importante saperlo”
Titania fece una faccia perplessa. “Non conosco nessuno con questi nomi. Io so che la Dama Verde doveva arrivare con degli amici, con un principe che si sarebbe fidanzato stasera al banchetto con la principessa del Mondodisotto”
I ragazzi rifletterono un istante.
“Il principe potrebbe essere Rabadash” disse Miriel, “ma non mi torna la storia del fidanzamento”
“Rabadash ha sempre avuto questa fissa di dover salvaguardare la propria stirpe, ricordate?” disse Edmund. “Potrebbe benissimo essere lui ed aver trovato finalmente una pretendente, questa...principessa del Mondodisotto, o come si chiama”
“In ogni caso, sappiamo che sono entrambi qui ad Harfang, stasera” disse Lucy.
Titania rifletté. “Bè, se sono umani…”
“Lo sono”
“Ebbene, allora devono per forza essere ospiti della Signora dalla Veste Verde. In fondo, so che la principessa è la figlia della Signora”
“Un momento!” fece Eustace “Ma non è il nome della dama che abbiamo incontrato sulle montagne?”
“Sì, è lo stesso” disse Miriel. “Lo ricordo bene: fu proprio lei a dirci di venire ad Harfang”
Titania e le ancelle fecero delle espressioni colpevoli. “Infatti è proprio lei che, quasi tutti gli anni, ci invia dei buoni umani come ospiti d’onore”
Sguardi accusatori vagarono sulle gigantesse.
“Quindi era tutta una trappola” disse Jill. “La Signora ci ha mandato qui per farci mangiare dai Giganti, e in più conosce anche Rabadash e Lord Erton, e Rabadash adesso si sposa con la figlia della Signora... Che cosa significa tutto questo?”
“Non lo so” rispose Peter, “ma lo scopriremo”
Ci fu un rumore fuori dalla cucina, che fece trasalire tutti: stavano tornando anche gli altri domestici.
“Svelti, via di qui!” disse Titania, guidandoli tutti in fondo alla cucina, oltre una porta laterale che dava direttamente su un cortiletto avvolto nel silenzio, chiuso su tre lati.
“Aspettate” intervenne Lucy. “Regina Titania, mia sorella Susan, il Re Caspian e Ombroso non sono con noi, dobbiamo trovarli prima di andar via”
Titania li contò tutti, sollevando un ditone. “Cielo, avete ragione! E ora come si fa? Dove sono?”
I ragazzi si scambiarono sguardi incerti.
“Qualcuno deve andare a cercarli” disse ancora Lucy.
“Ci vado io” si offrì Edmund.
“Vengo con te” disse subito Shanna.
“No, tu rimani con loro”
“Ma Ed, non puoi andar solo!”
Titania fece un cenno a una delle sue dame, la più coraggiosa. “Tunia, scorterai tu Re Edmund, lo accompagnerai dove deve. Ci incontreremo alla porta secondaria nord”
“Sì, Maestà” rispose Tunia.
La dama e il Giusto si scambiarono uno sguardo. Lui annuì, poi si volse verso Shanna per darle un bacio veloce.
“Torno tra poco. Tanto so che non mi perdi mai di vista” sorrise lievemente.
La Stella ricambiò, ma non poté far altro che guardarlo allontanarsi.
“Un momento” disse poi Eustace. “Come facciamo a recuperare tutta la nostra roba? Le armi, i vestiti…”
“Non c’è problema” rispose Titania, voltandosi verso le ancelle. “Ragazze, ci penserete voi”
Le gigantesse si mossero immediatamente, sparendo in men che non si dica.
“E adesso, amici di Narnia, seguitemi, una volta per tutte”
Attraversarono il cortile quasi in punta di piedi, Titania avanti a tutti. Alzando gli occhi verso il castello, notarono con sollievo che da quella parte le finestre erano tutte spente. Non c’era il rischio che qualcuno si affacciasse e li vedesse, almeno.
“Peter, che cosa facciamo con Rabadash e Lord Erton?” chiese d’un tratto Miriel.
“Ci stavo pensando anche io. Credo che dovremo lasciar perdere per il momento”
“Ma se sapessero qualcosa dei gemelli…e poi, quella Dama dalla Veste Verde…vorrei saperne di più”
“Lo so, tesoro, ma non possiamo pensare a tutto ora. Dobbiamo proseguire nella ricerca seguendo i segni di Aslan”
“Credi che tua sorella lasci perdere?”
Peter fece un’espressione cupa. “No, penso di no. Per questo dobbiamo trovarla e convincerla a venir via. Al momento siamo in svantaggio, non possiamo sperare di combattere contro nessuno. C’è un’intera città pronta ad accanirsi su di noi, non avremmo scampo”
Miriel scosse il capo. “Tu hai perfettamente ragione, ma non sarà per niente facile convincere Susan. E ringrazia che sia notte, o avresti dovuto fare i conti anche con Caspian, e lui è molto più cocciuto di tua sorella”
Peter sbuffò. “Sì, questo lo so bene. Ma avevamo deciso – lui ha deciso – di proseguire le ricerche sotto l’Antica Città dei Giganti, e così faremo. Sarebbe inutile perdere ancora del tempo. Rabadash lo incontreranno comunque: il solstizio d’inverno è tra soli venti giorni. Il resto lo scopriremo a tempo debito.”
D’un tratto, Titania li fece fermare.
“Ora attenzione: dovremo camminare a ridosso del muro. Vedete là?” indicò in alto, verso una torretta piuttosto bassa. “Ci sono delle sentinelle. Normalmente non fanno nulla di nulla, se ne stanno lì a bere e basta, ma in casi come la Festa d’Autunno sono abbastanza sobri, per cui non dobbiamo farci vedere. Vi condurrò fino alle scuderie, dove potrete prendere una cavalcatura ciascuno e andarvene via in fretta”
Detto ciò, Titania riprese a camminare velocemente, tenendosi accanto alla parete.
“Non è certo un problema per lei non farsi vedere, è grossa come una casa!” commentò Pozzanghera, sarcastico.
“Ehi, è la prima battuta che dici da quando ci conosciamo” gli fece notare Eustace.
“Non voleva essere una battuta” replicò il Paludrone. “Voleva essere un modo per farvi notare quanto è grossa la Regina e quante poche possibilità ci sono che nessuno ci scopra”
 
 
 
~·~

 
 
Approfittando della confusione creata dai soldati, Rilian era riuscito finalmente a defilarsi, aggrappandosi alla cinta di uno dei Giganti, nascondendosi sotto la cotta di maglia.
Nessuno lo aveva visto, nessuno si era accorto di lui.
Lui e Myra erano stati molto ansiosi di vedere altri esseri umani come loro, ma se erano tutti così noiosi e brutti come Lord Erton, ne avrebbero fatto volentieri a meno. Rilian era sicurissimo che sua sorella sarebbe stata d’accordo con lui: gli animali erano decisamente più interessanti, e lui voleva assolutamente vedere le stalle, le magnifiche cavalcature delle razze più disparate: dai piccoli pony dei Nani ai massicci bestioni cornuti dei Giganti venuti dall’estremo nord.
I soldati uscirono all’aperto, per attraversare un porticato e rientrare da un’altra porta. Con molta attenzione, Rilian si staccò dal cinturone del Gigante, nascondendosi subito dietro un focolare, poi filò via svelto come non mai.
La neve aveva ricominciato a cadere, acquosa, non compatta. Rilian prese un fiocco nella mano e lo guardò sciogliersi.
C’erano tante bellissime cose nel Mondodisopra, avrebbe voluto poterci vivere al più presto insieme a Myra.
Povera Myra...certamente si stava annoiando a morte anche lei con quel principe barbuto…
Rilian aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per farle cambiare idea sul fidanzarsi con Rabadash. Quell’individuo non gli era proprio piaciuto, fin dal primo sguardo. Lora gli diceva sempre che la prima impressione non era quella che contava, ma…
No, Myra avrebbe sicuramente cambiato idea, ne era certo. Dopotutto, il fidanzamento si poteva sempre annullare. L’ultima parola spettava a lei, checché ne dicesse la Signora dalla Veste Verde. Non erano nemmeno figli suoi, non poteva decidere per loro per tutta la vita!
Arrivato finalmente alle scuderie, il principe spinse la grande porta, richiudendola immediatamente: nessuno doveva vederlo.
Alcuni dei cavalli più vicini sbuffarono e si volsero a guardare il nuovo venuto. Il calore del loro fiato si condensava in piccole nuvolette di vapore.
Rilian intravide subito i Cavalli di Fuoco e si avvicinò loro. Gli erano apparsi tanto grandi ma in confronto a quelli che usavano i Giganti…
D’un tratto, udì come un uggiolio in mezzo agli altri suoni.
Incuriosito, Rilian si spostò verso il fondo della grande scuderia, dove, nell’ultimo box, se ne stava un cavallo nero, che somigliava in modo impressionante al suo Carbone (purtroppo, la Signora non gli aveva permesso di portarlo con sé). Rilian si avvicinò, gli fece una carezza sul muso e poi, udendo nuovamente quel suono, si alzò in punta di piedi per guardare dentro.
Con sua grande meraviglia, steso sulla paglia, vide un lupo. Ma non assomigliava affatto a quelli che vivevano nel Mondodisotto: non aveva il pelo grigio e opaco, non era pelle e ossa; era l’animale più bello che avesse mai veduto, con il manto lucido e folto, gli occhi splendenti nell’oscurità.
Il lupo lo aveva sentito avvicinarsi e aveva aperto gli occhi. Teneva il muso posato sulle zampe posteriori; sul fianco, all’altezza delle costole, una ferita ancora aperta.
Senza pensare che avrebbe potuto attaccarlo, Rilian entrò nel box.
L’animale e il bambino si fissarono.
Gli occhi dell’uno penetrarono in quelli dell’altro, e fu allora che il lupo sollevò la testa, quasi dimentico del dolore fisico.
In silenzio totale, Rilian si tolse il mantello e si avvicinò piano, inginocchiandosi lentamente, posando l’indumento sul dorso del lupo.
“Ti terrà al caldo” disse solo.
Gli occhi del lupo avevano qualcosa di….umano. Non somigliava allo sguardo di un animale quello che si era posato su di lui. Non seppe come spiegarlo, ma Rilian sentiva che era…speciale. Un animale del genere non si sarebbe mai fatto avvicinare in quel modo.
Rilian sentì il suo piccolo cuoricino sprofondare, un immenso senso di tristezza pervaderlo da capo a piedi senza capirne il motivo.
Allungò una mano e accarezzò il lupo, senza provare il minimo timore.
Quello si lasciò toccare, uggiolando piano, quasi sofferente.
“Ti fa tanto male?” chiese il principe, non del tutto certo che fosse per la ferita che l’animale apparisse tanto triste.
Che strano pensiero…
“Mi dispiace tanto”
La porta della stalla si riaprì in quel preciso istante.
Il lupo rizzò le orecchie ma non si mosse.
Rilian si voltò così rapido da farsi male al collo. Il cuore iniziò a battergli fortissimo nel petto. Se qualcuno l’avesse scoperto…
Non era preoccupato per sé stesso ma per il lupo. In qualche modo, sentiva che nessuno doveva sapere che era lì.
Pensò in fretta ma non gli venne in mente nulla.
Sentiva il rumore della paglia pestata da un paio di stivali, i passi sempre più vicini. Si allontanò svelto dal lupo, uscendo dal box, appiattendosi contro la parete e sperando che nessuno lo notasse.
Purtroppo non fu così.
Una donna entrò nel suo campo visivo, si fermò un istante in mezzo alla stalla, poi torno ad avanzare lentamente.
“C’è nessuno?” disse, prendendo un arco da dietro la schiena, caricando un colpo.
L’avrebbe ucciso se l’avesse trovato li?, pensò Rilian.
Completamente terrorizzato, si spostò di lato, piano, cercando di non fare rumore.
Ma la donna udì il suo movimento e si voltò verso di lui, la freccia puntata contro il suo volto...
 
 
 
~·~

 
 
Qualche minuto prima che Rilian incontrasse il lupo, accadde questo:
Susan e Ombroso e Caspian raggiunsero le stalle, dove la Regina fece riposare il Re dentro il box in cui era chiuso Destriero. Lì, sulla staccionata, l’abito che avrebbe dovuto indossare per la Festa d’Autunno faceva ancora bella mostra di sé. Susan lo afferrò e, a malincuore, iniziò a strappare lembi di stoffa per fasciare la ferita del lupo.
“E’ un vero peccato” commentò con un sorriso amaro “L’avevi scelto tu per me, vero?”
Il lupo la guardò con i profondi occhi d’ambra.
Susan si chinò a baciargli il capo. Poi si voltò.
“Ombroso, per favore, va a cercare gli altri e avvertili di quello che è successo”
“Subito, signora”.
Il pipistrello volò fuori dalla stalla, mentre lei continuava a fasciare il costato del lupo. Il blu del tessuto si tinse in più punti di una tonalità più scura, ma presto il sangue cessò.
“Resta fermo per un po’, io vado a prendere la pozione di Lucy. Quando dovremo affrontare Rabadash, tu dovrai essere in piena forma”
Il lupo le leccò la mano che lei aveva posata sul suo dorso.
Poco dopo, Susan si alzò e corse fuori.
Aveva mille cose per la testa: prima di tutto curare Caspian, avvertire gli altri, incontrare Rabadash e Lord Erton e costringerli a parlare, vedere i suoi figli, andarsene da Harfang.
Con passo sicuro si diresse verso il cortile d’ingresso, quando vide sbucare da un angolo una delle ancelle di Titania. Susan pensò di prendere un’altra strada ma ormai l’altra l’aveva vista e inoltre…
“Edmund?!”
“Susan, meno male che ti ho trovata subito!”
Susan osservò le espressioni tremendamente preoccupate del fratello e dell’ancella. “Che cosa sta succedendo?”
Lei non sapeva nulla di ciò che era accaduto giù nelle cucine, così, molto velocemente, Edmund la mise al corrente di tutto.
“Dobbiamo andare via. Dove sono Caspian e Ombroso?”
“Ombroso dev’essere già dentro il castello, vi sta cercando in realtà. Caspian è ferito”
“Ferito? Che cosa è successo?”
Toccò a Susan raccontare brevemente lo scontro avuto con Ravenlock.
“Mi serve il cordiale di Lucy” disse poi.
“Ci penseranno le mie amiche a recuperare gli effetti personali delle vostre Maestà” intervenne Tunia. “Quando ci riuniremo alla porta nord, allora potrete curare il Re con la pozione di vostra sorella”
“Caspian è molto grave?” chiese Edmund.
“No, non molto” rispose Susan.
“Pensi che possa farcela ad arrivare fino alla porta nord?”
“Credo di sì”
“Va bene, allora ascolta: torna da lui e aspettami, io mi procuro un carro e vengo a prendervi”
“Un carro? E come?”
“Ne prenderò in prestito uno da qualche ospite”
“Edmund, io non me ne andrò di qui finché non avrò visto Rabadash: lui sa qualcosa di miei bambini”
Il Giusto strinse le labbra. “Sapevo che l’avresti detto. Ma non puoi, Sue, non adesso. Rischiamo troppo. E poi sei ferita”
“Non è niente”. Susan lanciò un’occhiata alla macchia di sangue ormai rappreso sulla manica dell’abito.
“Susan, non andare da Rabadash, non adesso, è troppo presto” ripeté Edmund.
Lei sospirò, ansiosa. “Lo so, Ed. So che non devo affrontarlo, né io né Caspian. Non lo farò, te lo prometto, ma lui sa qualcosa: sa dove sono Rilian e Myra, e io devo riuscire a scoprirlo, lo capisci?”
Edmund non ebbe il coraggio di insistere ulteriormente. Lui non poteva veramente comprendere cosa significava per lei. Forse un giorno, quando sarebbe diventato padre...
“Faremo così” continuò la Dolce. “Tunia, tu raggiungi Titania e gli altri, e avvertili che mi hai trovata. Edmund, tu mi raggiungerai alle stalle e porterai via Caspian, ma mi lascerai fare il resto”
“No, non…”
“O questo o niente” si impuntò Susan, determinata. “Non vi seguirò comunque se prima non avrò saputo qualcosa! E non farmelo ripetere ancora!”
Ed eccola lì, la sorella autoritaria che non aveva mai avuto il coraggio di contraddire. Quando parlava in quel modo, a Edmund pareva di avere davanti sua madre e allora abbassava il capo, arrendendosi. Era sempre stato così, fin da bambini.
“Verrò con te. Potrebbe servirti una mano”
Susan gli fece una carezza gentile.
Lui alzò il capo e la vide sorridere in un modo che si era quasi scordato.
“Grazie, Edmund”
Così, Tunia ritornò in fretta sui suoi passi, mentre il Giusto e la Dolce correvano verso le scuderie, scrutando il cielo di tanto in tanto per vedere se c’era traccia di Ombroso o di Shira, i quali erano ignari dei nuovi sviluppi. Speravano non si fossero cacciati nei guai, e che fossero presto arrivati.
Una volta alle scuderie, i due fratelli presero direzioni diverse: Edmund corse nel deposito delle carrozze, mentre Susan raggiunse Caspian dove lo aveva lasciato.
Tornò in fretta dentro la stalla, puntando dritto verso il fondo, dov’era il box di Destriero. Sì bloccò un istante, quando vide che il cancelletto era aperto. Lei lo aveva chiuso quand’era uscita, lo ricordava bene.
Il cavallo se ne stava là, tranquillo, come se non fosse venuto nessuno. Eppure, lei aveva come un presentimento.
“C’è qualcuno?”
Un rumore di paglia smossa.
Susan si mosse con estrema cautela, avanzando piano, prendendo l’arco e una freccia dalla faretra. Un altro rumore, un’ombra alla sua destra si mosse lungo il muro. Si volse svelta, puntando l’arma contro una sagoma appiattita nell’oscurità.
“Non farmi del male, per favore, non stavo facendo niente” la pregò una voce infantile.
Una voce che riconobbe all’istante.
Le mani presero a tremarle. Abbassò l’arco e fece un passo avanti. La sagoma ne fece uno di lato e un fascio di luce illuminò il suo volto.
Era un bambino.
Nella semi oscurità si scambiarono uno sguardo.
Ma gli occhi di lei non riuscirono più a staccarsi da quelli di lui. Il colore azzurro era della stessa sfumatura dei suoi, identica.
Susan si sentì morire.
“Rilian…” mormorò così piano che, fu certa, il bambino non l'aveva udita.
Non poteva sbagliarsi, era lui. Era suo figlio.
Fece cadere l’arco a terra, dimentica di tutto quanto se non di lui, e del lupo che li guardava entrambi fisso.
“Stavo solo accarezzando il lupo, non volevo fargli niente” si giustificò il bambino.
“Lo so, non…” il cuore in gola, Susan quasi non riusciva a parlare.
Il lupo si alzò, zoppicando andò verso di loro.
Rilian fece scattare lo sguardo dall’uno all’alta. Cosa stavano facendo? Cosa doveva fare lui?
“Il lupo è vostro, signora?”
Signora?
Susan scosse il capo, mettendosi in ginocchio. “Amore sono io, sono la mamma, non mi riconosci? Rilian…”
“Mamma?”
“Si, tesoro, sono io!” la Dolce allargò le braccia. “Rilian, amore…”
Il bambino ebbe l’impulso di ritrarsi, quasi di fuggire.
“Voi non siete mia madre” gli uscì detto. Ma ne era veramente convinto?
Gli si spezzò il cuore quando la vide iniziare a piangere in silenzio.
“No, sono io! Tesoro, sono io!”, Susan si alzò e lo prese tra le braccia. “Amore mio, piccolo mio, Rilian!” singhiozzò stringendolo.
Il principe rimase là, senza dire una parola, completamente stordito. Poi, fece pressione con le mani sulle spalle di lei per allontanarla.
Non fu una separazione repentina, ma fu come se lui l’avesse schiaffeggiata.
“Rilian…”
“Io non so chi siete, mi dispiace. Io non…non mi chiamo Rilian” mentì, non seppe nemmeno lui perché.
“No…” Susan scosse di nuovo il capo, incredula, le braccia tese.
Il lupo si avvicinò al bambino, ma lui fece un passo indietro, saltellando verso la porta.
“Rilian, non puoi non riconoscermi. Ti prego, tesoro, non puoi avermi dimenticata! Sono io, sono tua madre! Tu…tu hai una sorella, si chiama Myra!” tentò disperatamente Susan.
Il principe trasalì. Come faceva quella donna a sapere quelle cose?
Fece di nuovo un passo indietro, lei cercò di raggiungerlo, ma il lupo la trattenne con i denti per un lembo della veste.
Susan si voltò stupita, ma dopo un attimo capì.
Qualcuno arrivava e chiamava a gran voce Rilian.
Susan riconobbe anche quella voce. Subito dopo, il lupo prese a ringhiare forte.
Un uomo in là con gli anni entrò di gran carriera nelle scuderie. Nonostante il suo spetto apparisse fragile, la sua voce era simile a un tuono.
“Ah, siete qui, principe! Ne ero certo!” Lord Erton afferrò il bambino per il colletto dell’abito. “Ora vedrete come si arrabbierà vostra…”
Erton e Susan si fissarono per lunghi istanti.
“Togliete le mani di dosso a mio figlio” sibilò lei, minacciosa.
Il Duca prese a tremare così violentemente che le sue mani non furono più in grado di trattenere Rilian.
Il bambino si divincolò senza problemi e corse fuori. Non si preoccupò affatto di Lord Erton, voleva semplicemente scappare da quella donna.
Non era sua madre. Non poteva essere sua madre.
Corse via con quel pensiero in testa, la voce di lei martellante nelle orecchie, ciò che gli avevano trasmesso gli occhi del lupo, e il suo nome pronunciato tanto disperatamente...
Intanto, Susan si era lanciata in avanti per raggiungere il figlio, ma Lord Erton ebbe la forza di fermarla, sfoderando un pugnale dal mantello.
“Eh no, Regina, non se ne parla nemmeno!”
“Provate a fermarmi!”
Non fu neanche necessario un cenno da parte di lei: il lupo balzò verso Erton, buttandolo a terra, facendogli perdere la presa sul coltello che cadde a terra con un tintinnio. La zampa posata sul collo, l’animale gli toglieva il fiato e mostrava le zanne affilate, ringhiando più forte che mai.
“Lord Ravenlock aveva ragione, sapete qualcosa sui miei figli” disse Susan, inginocchiandosi accanto al Lord, raccogliendo il suo arco. “Ora mi direte tutto, Duca, subito”
Gli occhi di lei brillavano ancora di pianto, ma tutto sembrava ora tranne che una madre disperata. La dolce voce era ferma, bassa e intimidatoria.
Erton si stupì di questa nuova Susan che ancora non aveva mai visto.
 “Non mi farete del male” balbettò incerto. “Voi non avete mai fatto male a una mosca in vita vostra”
“Le persone cambiano, non sapete quanto”
“Dite a questa bestia di lasciarmi andare!”
Bastò uno sguardo fiammeggiante di lei per fagli desiderare di non aver parlato.
“No, non credo che lo farò”
“Susan!” esclamò in quel momento la voce di Edmund.
La Dolce alzò la testa. Il fratello era sulla soglia, a cassetta di un carro trainato da due cavalli.
Il Giusto saltò giù e corse dentro la stalla. “Susan, dobbiamo andare via in fretta, sanno che siamo fuggiti! I soldati saranno qui a momenti! Prendi dei cavalli e legali al...”
Lord Erton storse il capo per osservare il Giusto, gemendo di disappunto. Lo sospettava: sapeva che, prima o dopo, anche gli altri Sovrani di Narnia sarebbero arrivati a dar man forte al Liberatore e alla Dolce.
“Il Duca?” esclamò Edmund, sbalordito.
“Lui viene con noi” disse Susan con decisione.
“Cosa? Sei diventata matta?”
Il lupo si scostò da Erton che subito si alzò, tremante. Susan e Edmund gl’impedirono la fuga, legandolo e imbavagliandolo, gettandolo sul carro senza tanti complimenti. Poi, il Giusto aprì tre box a caso e rubò tre cavalli, legandoli al fondo al veicolo. Infine vi saltò su, osservando Susan con perplessità, notando che lei non pareva avere l’intenzione di seguirlo.
“Porta via anche Caspian, io devo andare da Rilian” disse in fretta la Dolce.
Il fratello la fissò con tanto d’occhi “Che stai dicendo? Rilian?”
Susan gli rivolse uno sguardo pieno di dolore. “Era qui, l’ho visto! Loro sono qui e io devo trovarli!”
Il ragazzo imprecò. “Sue, non possiamo rientrare nel castello!”
In quel mentre, un gruppo di soldati spuntò da un angolo del cortile, le spade sguainate.
“Eccoli! Eccoli! Catturate i fuggiaschi!”
Senza aspettare, Edmund strattonò le redini, incitando i cavalli a partire.
“Muoviti, Susan!” le ordinò severo.
Lei fu costretta a obbedire. Si precipitò dentro la stalla e saltò in sella a Destriero, mentre il lupo balzava sul carro. Un attimo dopo, stavano correndo verso la porta secondaria nord, dove Titania li aspettava insieme al resto della compagnia.
Sarebbe tornata indietro più tardi, si disse Susan. Quando ci fosse stata un po’ più di calma, sarebbe tornata dai suoi bambini.
 
 
 
~·~

 
 
Myra non si stava divertendo poi molto. I discorsi di Rabadash l’avevano entusiasmata per qualche minuto, poi, il principe si era messo di nuovo a parlare di cose che lei ancora non capiva bene, e quando l’aveva invitata a ballare, aveva constatato che non era neanche un gran ballerino. La principessa aveva persino rimpianto le lezioni di danza che le dava il suo maestro al castello delle Tenebre. Ed era tutto dire, visto che si trattava della creatura più goffa che esisteva al mondo, con braccia lunghe da scimmia e piedi grossi e piatti.
“Siete un’ottima danzatrice, principessina”
“Ehm...grazie”. Myra si voltò verso la Signora dalla Veste Verde, che la osservava compiaciuta da un angolo della sala.
La seconda danza iniziò in quel momento e Jadis si mosse, andando verso il trono dov’era seduto Mastodonte.
Il Re dei Giganti scese dallo scranno, chinandosi verso di lei.
La Strega si coprì la bocca con il ventaglio. “Alla fine di questo ballo annunceremo il fidanzamento”
“Bene, madama”
“Dov’è vostra moglie?”
Mastodonte si adombrò. “Dice di avere l’emicrania. Le donne…oh, senza offesa, mia cara”
“Nessuna offesa”.
“Non vedo nemmeno il principino Rilian e la sua balia, né quell’altro Duca…come si chiama? Erton?”
“Sì…In effetti, non li vedo nemmeno io”. La Strega prese a guardarsi intorno, in cerca di Lora, Rilian ed Erton. Erano fuori da un po’ troppo tempo.
“Desiderate rimandare l’annuncio, madama?”
“No, non ci penso nemmeno!” replicò decisa Jadis.
Assolutamente! Non poteva ritardare un annuncio tanto importante solo perché quei tre perdevano tempo andando a zonzo per il castello.
Quando la musica terminò e la folla applaudì, Mastodonte tornò sulla predella accanto al trono, alzando le mani per indurre il silenzio.
“Cari ospiti, parlo anche a nome della mia consorte, la quale stasera non può essere qui con noi a causa un improvviso malore. Nulla di grave, non preoccupatevi. Comunque sia, siamo molto felici di avervi ad Harfang! Grazie a tutti!”
La folla applaudì di nuovo.
“Ma stasera abbiamo altro da festeggiare. Sto infatti per fare un annuncio importante”
Dalla sala si levò un brusio curioso ed eccitato.
“Questa sera, ho l’onore di annunciare il fidanzamento tra il principe Rabadash, signore del Mondodisopra, e la principessa Myra del Mondodisotto!”
Per la terza volta, la folla applaudì.
Myra si fissava i piedi, rossa in volto per la vergogna. Non era più tanto sicura di essere felice. Quando sentì che Rabadash la prendeva per mano, le venne una gran voglia di piangere. Cercò Rilian tra la folla ma non lo vide. Per un momento, immaginò che suo fratello arrivasse e la portasse via, in salvo da tutte quelle strane creature.
“Brindiamo, amici!” continuò Mastodonte. “Che possano avere una vita felice, e unire i due regni in un unico, prospero e pacifico impero!”
Tutti levarono i calici e intonarono lodi ai futuri sposi.
Ora, gli ospiti si avvicinavano a Myra e le facevano gli auguri, mentre altri mormoravano indignati perché era solo una bambina.
“Vi sentite bene, principessina?” le chiese Rabadash.
Lei annuì, poi una lacrima prese a scendere, e un’altra e un’altra ancora. Myra liberò la mano da quella di lui e corse via.
A metà della sua corsa, andò a sbatterle contro qualcuno. Alzò il capo, trasalendo, vedendo la faccia smunta e senza espressione del fedele servitore della Signora dalla Veste Verde.
“Mullughuterum, lasciami andare, per piacere!”
Lui non parlò, scosse il capo e la riportò verso il centro della sala.
“Myra, tesoro, che cosa succede?” le disse la Signora dalla Veste Verde, sollevandole il viso e asciugandole le lacrime con un fazzoletto di pizzo.
“Voglio andare a casa” singhiozzò la bambina.
“Ma cara, è la tua festa, non vuoi restare qui?”
“No, voglio Rilian! Voglio andare via! Per favore!”
“Oh, povera cara” fece Mastodonte. “Madama, la bimba mi sembra assai provata, forse dovreste mandarla a dormire”
Jadis soffiò infastidita. “In effetti è molto tardi…e va bene. Ma dove si è cacciata la tua balia, vorrei sapere…”
Anche Rabadash, ora, osservava in lungo e in largo per la sala, cercando la figura di Lord Erton.
D’un tratto, un trio di guardie fece il suo ingresso, scatenando non poco stupore. La musica si interruppe, mentre i tre attraversavano la sala e si inchinavano a Mastodonte.
“Sire, i prigionieri sono fuggiti”
Mastodonte capì a volo e il suo faccione divenne paonazzo.
I prigionieri erano ovviamente i narniani.
“Come è possibile?!” tuonò.
“Non lo sappiamo”
“Trovateli subito, è un ordine!”
Le guardie obbedirono, correndo via in un baleno.
Mastodonte si schiarì la voce, sfoderando un sorriso rassicurante che gli riuscì davvero male.
“Continuate a divertirvi, cari ospiti, va tutto bene, tutto bene”.
Gli occhi del Re dei Giganti saettarono verso la Signora dalla Veste Verde, la quale lo fissava con sguardo di fuoco.
“Non è come credo, vero Maestà?”
“Madama, giuro che io non so…”
Ma nessuna spiegazione sarebbe bastata alla Strega Bianca, non quando si trattava dei Sovrani di Narnia. Jadis aveva confidato che, almeno metà della compagnia, a quell’ora, fosse bella che in pentola a bollire, non certo a vagare per il castello con il rischio non calcolato del potersi imbattere nei bambini.
“Madre, cosa succede?” chiese la vocina spaventata di Myra.
Jadis si era completamente scordata di lei.
“Nulla, cara. Ora vai, torna in camera tua con questa gentile signora”
Una vecchia governante si avvicinò alla principessa, prendendola per mano.
“Principessa Myra” la fermò Rabadash. “Non mi salutate nemmeno?”
La bambina fece un inchino garbato. “E’ stato un piacere conoscervi”
“Anche per me” disse lui, baciandole la mano. “La prossima volta che ci vedremo, verrò a trovarvi nel vostro castello e vi porterò ancora dei doni. Vi erano piaciuti quelli che vi inviai tempo fa, vero?”
Myra sorrise lievemente. “Sì”
“Arrivederci, allora”
“Arrivederci”
Rabadash guardò la bambina e la governante uscire dalla sala, poi si voltò verso la Strega.
“Avevate detto che i Giganti si sarebbero sbarazzati facilmente dei narniani”
“State calmo, li riprenderanno”
“Come fate ad esserne così sicura?”
Jadis raddrizzò le spalle. “Perché Harfang sarà anche grande, e possono pure nascondersi dove vogliono, ma la città è chiusa dentro quattro mura. E’ come una fortezza, nessuno esce di qui se non sono il Re Mastodonte o la Regina Titania a volerlo”
Lo sguardo di Rabadash si fece ancor più cupo. “Lo spero per voi, Signora. Perché se Susan dovesse vedere i suoi bambini, stanotte…”
“Non succederà! Era un rischio che avevo già calcolato, ma non dobbiamo preoccuparcene. Myra sta tornando in camera, e sarà sorvegliata da due Giganti e dalla governante per tutta la notte”
“E Rilian dov’è?”
“Con Lord Erton e Lady Lora”
“Dove?”
“Non si incontreranno” insisté Jadis, stringendo il ventaglio così forte che quasi lo spezzò. “Solo Susan e la Driade Miriel potrebbero riconoscere i gemelli, tutti gli altri membri della compagnia di Narnia non li vedono da moltissimi anni, o addirittura non li hanno mai visti. Quante possibilità ci sono che proprio Susan e Miriel si imbattano in Rilian?”
Rabadash e Jadis si fissarono con ostilità.
“E se accadesse?” chiese lui.
“Ve lo ripeto, non succederà. Ora state calmo e godetevi la vostra vittoria, la prima di molte. Siete fidanzato con Myra, no? Ce l’avete fatta, la vostra stirpe è praticamente salva”
Ma le rassicurazioni della Strega non calmarono affatto Rabadash.
E per la prima volta nella sua lunghissima esistenza, anche Jadis dubitò di sé stessa e delle proprie parole.

 
 
 
 
 
Questo capitolo è stato un parto!!! xP Muovere tutti i personaggi è stato particolarmente difficile, più del solito! Voi che ne pensate, è uscito bene?
So che vi aspettavate il racconto di Shira, ma non c’è stato per problemi di spazio...Sorry, sono pessima, è che i personaggi fanno quello che vogliono loro, giuro!!! Non mi danno il tempo di progettare una cosa che subito si rivoluziona tutto... XD
Io sarò ripetitiva, ma ho sempre la paura di annoiarvi con capitoli troppo lunghi, dove so bene che i protagonisti, i vero protagonisti, ovvero Caspian e Susan, non si vedono molto. Ma è necessario, perché come sapete a me non piace scrivere solo dal loro punto di vista, ma da quello di tutti, anche dei cattivi. Quindi, ci tengo che mi diciate sinceramente ciò che pensate nelle vostre recensioni, che aspetto con ansia!!!

 
 Ringraziamenti:
Per le preferite: Annabeth Granger, Araba Shirel Stark, batte wound, BettyPretty1D007flowers, bibliophile,  Callidus Gaston, Christine Mcranney, Dark side of Wonderland, english_dancer, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, Gigiii, Happy_699, HarryPotter11, HikariMoon, Jordan Jordan, littlesary92, LittleWitch, LucyPevensie03, lullabi2000, marasblood, Mia Morgenstern, Mutny_BorkenDreams, osculummortis, Queen Susan 21, Robyn98, senoritavale, Shadowfax, Starlight13, SuperStreghetta, Svea,  SweetSmile, TheWomanInRed, Undomiel, vio_everdeen, Zouzoufan7,_faLL_ _joy, _likeacannonball
 
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Per le recensioni dello scorso capitolo:  LittleWitch, senoritavale, Shadowfax,_joy
 
Angolino delle anticipazioni:
Allarme rosso per Jadis: Rilian sta per ricordare qualcosa. L’incontro con Susan ha risvegliato i suoi veri ricordi. Cosa succederà?
Alla compagnia di Narnia si è unito un nuovo membro: Lord Erton! Susan e Caspian lo strapazzeranno di brutto…soprattutto lui! Caspian alla riscossa! XD
Stavolta prometto che ci sarà il racconto di Shira! Mi serve spazio e tranquillità per farla parlare, la questione è delicata.
Infine, inizierà la nuova parte del viaggio attraverso il Mondodisotto, dove i nostri eroi scopriranno e vedranno cose straordinarie…

 
Per questa volta è tutto! Vi ricordo come sempre che gli aggiornamenti di Night&Day, come quelli dell’altra mia fic Two Worlds Collide, li trovate su entrambe le mie pagine facebook Susan TheGentle Clara e Chronicles of Queen.
Grazie a tutti, vi adoro!!!!!!!!
Un bacio grande,
Susan♥
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