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Autore: Miss One Direction    07/12/2014    7 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rimasi letteralmente paralizzata per i 10 minuti successivi, non riuscendo a muovere nemmeno un muscolo mentre gli altri cercavano di trovare una soluzione per non farmi arrestare. Perché avrebbe potuto arrestarmi, vero? Una cogliona che colpisce un poliziotto in fronte con una padella, facendolo svenire, merita una punizione, vero?
Guardai per l'ennesima volta l'arnese nella mia mano e, a un certo punto, lo lasciai cadere a terra provocando un enorme tonfo: ero sconvolta, capitemi.
Girai il viso verso i ragazzi e, dopo aver incontrato lo sguardo di Harry, iniziai a sparare parolacce a non finire: avevo appena promesso a mia madre di non combinare casini ma no, dovevo per forza fare la trasgry (anche se involontariamente).

- Sei un'assassina! - mi gridò contro Giulia, cercando di rianimare l'uomo ai miei piedi.
- Ora non esageriamo! - rispondemmo indignati sia io che Harry.

In fondo, era solo svenuto: chissà quante volte era svenuto Louis per colpa mia e si era sempre ripreso.
Riprendendo un po' di lucidità, decisi di girare il poliziotto a pancia in su: gli avrei sollevato le gambe e, successivamente, si sarebbe ripreso. Semplice, no? Non appena lo guardai in faccia, nonostante avesse ancora gli occhi chiusi, ebbi la sensazione di averlo già visto da qualche parte...

Oddio, è il lottatore di sumo in perizoma!

Lo scrutai ancora qualche secondo prima di dare completa ragione al mio criceto, era proprio lui. Da un lato la situazione poteva essere ritenuta quasi comica: quell'uomo non riusciva proprio a liberarsi di noi, a quanto pare. Anche se c'era una cosa che ancora non mi quadrava...

- Primo: si può sapere che ci fate qui? Secondo: perché c'era anche lui - chiesi per poi indicare il poliziotto. - con voi? -
- Risponderemo alle tue domande non appena troverò un modo per non farci finire in prigione. - rispose duramente
Louis, togliendosi il cappotto.

Mi sentivo delusa: non l'avevo di certo fatta apposta, accidenti.
Sbuffai rumorosamente prima di mettermi in ginocchio per terra, così come nella stessa posizione di altri: e se gli avessi buttato un po' d'acqua in faccia? In fondo, con Louis aveva funzionato.
Decisi di rinunciare all'idea quando vidi i miei amici indaffarati in varie postazioni: Daniela cercava di risvegliarlo chiamandolo per nome, Mara girava lo sguardo per tutta la stanza (troppo impanicata per poter fare qualcos'altro), Margaret, Harry e Zayn cercavano di mantenere la calma mentre Louis e Giulia non facevano altro che urlare.
Gli unici abbastanza "tranquilli" erano Liam e Niall, indecisi se chiamare o meno qualcuno: "Io chiamo l'ambulanza!" esclamava Liam, "No! Devi chiamare la guardia civile!" ribatteva Niall, "Certo che no! Bisogna chiamare i pompieri!" diceva di nuovo Liam ecc, ecc, ecc fino a nominare tutto il corpo dello Stato.
Mi sembrava di essere tornata a scuola, durante le lezioni di latino, non scherzo.
All'improvviso mi venne un'idea, forse un po' stupida, ma comunque un'idea.
Frugai nella tasca del giubbotto invernale del poliziotto fino a trovare il suo telefono, uno di quei Nokia che spaccano il pavimento se cadono, e cercare nella rubrica qualcuno di familiare.

- Che stai facendo? Non è il momento di bighellonare, Manuela! - mi sgridò Mara, concentrando tutta l'attenzione su di me.
- Sto cercando qualcuno che possa venire a prenderlo, non credo che dopo la botta sarà poi così lucido. - risposi continuando a cercare in rubrica.

Non aveva molti numeri memorizzati, grazie a Dio, ma mi ci volle più di qualche minuto per capire se Pussy sarebbe potuto essere utile: poteva essere il numero della moglie... o dell'amante... quanti cazzi di problemi. Che poi, dico io, ma chi cazzo andrebbe mai a memorizzare un numero sul cellulare con Pussy? Mha.
Dopo qualche istante premetti il tasto verde e feci segno ai miei amici di stare zitti, volevo proprio vedere chi si nascondeva dietro a quel nome così volgare e inappropriato.

Parli proprio tu?!

Nessuno ti ha interpellato, sparisci.
Dopo una serie infinita di "tu" prolungati, avrei messo volentieri giù se una voce femminile non avesse finalmente risposto con un: - Cock? Cock, sei tu? -
Inutile dire che rimasi sconvolta... quel poliziotto stava iniziando a spaventarmi con la sua vita privata: prima il perizoma, poi il nome sul cellulare "figa", questa che lo chiama "cazzo"... ma dove siamo andati a finire?!
Presa dal panico decisi di mettere giù, senza lasciar trapelare nessun suono, e lanciai il cellulare lontano da me provocando le espressioni perplesse dei ragazzi attorno a me.

- Ho... b-bisogno d'acqua. - balbettai sconvolta, correndo in cucina.

Mi diressi subito verso il frigorifero e, con una furia incredibile, afferrai il cartone del succo d'arancia per poi scolarne un gran sorso: era troppo in una sola giornata, decisamente troppo.
Una volta finito scossi la testa freneticamente, come a voler far uscire i pensieri dalla mia stesa testa, fino a rimettere a fuoco la situazione.

- Manu! Manu, corri! Si è svegliato! - urlò qualcuno dal salotto.

Bene, e io come spiegavo a quel pover'uomo di aver frugato nel suo cellulare? Ma soprattutto, come diavolo potevo giustificare l'intero accaduto?
Un'altra al posto mio sarebbe, come minimo, scappata dalla finestra pur di non farsi scoprire, io non potevo. A parte il fatto che, con la sfiga che mi ritrovavo, sarei finita come minimo di faccia per terra, non sarei mai riuscita a sfuggire dalle mie responsabilità: successivamente, se lo avessi fatto, mi sarebbe salito un senso di colpa tale da convincermi a costituirmi alla polizia. Non scherzo.
Uff, maledetta coscienza.
Lasciandomi scappare un urlo strozzato, mi diressi di nuovo verso il salotto, ma diventai bordeaux quando vidi il poliziotto seduto sul divano, completamente cosciente: aiuto, questo mi arresta.
Continuai il percorso a piccoli passi, cercando in tutti i modi di temporeggiare, mentre i ragazzi si occupavano di quel povero sventurato pervertito: se mi avessero detto di stare da sola con lui mi sarei rifiutata categoricamente, mi stava iniziando a fare paura.

- Dove... dove mi trovo? - sussurrò il poliziotto, ancora stralunato, guardandosi intorno.
- Va tutto bene, non si preoccupi. - continuavano a ripetergli i ragazzi, come se facesse differenza.

A parer mio, non facevano altro che confonderlo ulteriormente. Perché non dirgli:"Sei a casa nostra e quella è Manuela: è lei che ti ha colpito in testa con una padella, facendoti svenire."? Sarebbe stato tutto più semplice.
Mi nascosi dietro la figura di Liam, cercando di non farmi vedere, mentre Harry mi cercava con lo sguardo: avrei voluto dirgli di essere nascosta dietro Payno ma poi sarei stata scoperta = possibilità di essere arrestata.
A mia madre sarebbe venuto un colpo sentendo un possibile:"Salve, signora. Volevamo solo avvertirla che sua figlia è stata arrestata per aggressione a pubblico ufficiale, niente di cui allarmarsi.". Niente di strano, assolutamente.

Cose da tutti i giorni, proprio.

- Oh, che mal di testa... - mugugnò il poliziotto iniziando a massaggiarsi il punto dolorante.

La curiosità di vedere la sua faccia in quel momento prese il sopravvento, tanto da farmi allungare il collo nella sua direzione.
L'avessi mai fatto.
Il punto dove la padella lo aveva colpito poteva essere avvistato da chilometri, rosso com'era: un grande bozzo proprio sopra la fronte, in mezzo a quei quattro capelli neri che si ritrovava. Avevo più peli io sulle gambe che lui sulla testa e ho detto tutto.
Stavo letteralmente cercando di non scoppiare a ridere, sul serio.
Avete presente quelle persone che, a un certo punto, continuano a ridere silenziosamente, senza nessun suono? Ecco, io in quel momento ero proprio così.
Non è di certo carino ridere per le disgrazie altrui, causate soprattutto dalla sottoscritta, ma cavolo: davanti a quella scena sarebbero scoppiati a ridere tutti. Non avevo idea di come potessero trattenersi i ragazzi, io non ero riuscita a trattenermi nemmeno un secondo.

- Mi spiegate cosa ci faccio di nuovo qui, per favore? - chiese gentilmente il poliziotto guardandosi intorno.
- Bhe... Ci ha accompagnati a casa e... - iniziò Giulia, andando sempre più nel panico.

Era il momento di uscire allo scoperto, non sarebbe stato giusto mettere in imbarazzo i ragazzi per un qualcosa commesso da me: mi sarei sentita in colpa a vita.

- E... si è sentito male all'improvviso! Sì, è svenuto non appena è entrato e fino ad ora abbiamo cercato di aiutarla. - completò Daniela, decisa sulla risposta, in modo da non dare a vedere nessun segno di insicurezza.

La mia piccola crisi di coscienza, per quanto all'inizio fosse sembrata insostenibile, alla fine si rivelò molto più debole: tutto grazie ai miei amici.
Ero sicura di una cosa, però: mi avevano aiutata solo perché dopo si sarebbero ritrovati a pagarmi la cauzione per uscire di prigione.
Mi scappò un sorriso al pensiero così frivolo e insulso fino a mostrarmi completamente: a quel punto tanto valeva farsi vedere, avrei risparmiato un infarto a Liam.

- Mmh... mi dispiace, non volevo crearvi disturbo. - si scusò l'agente mettendosi seduto.
- Non si preoccupi, un capogiro può capitare a tutti. - sdrammatizzò Zayn, tirando un sospiro di sollievo esattamente come gli altri.

Da un occhio esterno, quell'uomo sarebbe potuto sembrare una persona normalissima... ma se gli altri avessero scoperto ciò che avevo scoperto io, state pur certi che la targhetta "uomo per bene" gli sarebbe scivolata addosso immediatamente.
Girando lo sguardo per un attimo, Harry si accorse della mia presenza e non perse tempo a stringermi sotto il suo braccio prima di baciarmi la testa: in quel momento iniziai a chiedermi cosa avrebbe fatto se fossi finita davvero in prigione...

Sarebbe stato dall'altra parte delle sbarre a prenderti per culo. O almeno: questo è quello che avrei fatto io al suo posto.

È così bello sentirsi dire certe cose, eh?
Dopo aver aiutato l'agente Scott, prendendoci cura di lui come avremmo fatto con un bambino, ci sedemmo tutti e 10 stremati chi sul divano e chi per terra: sembravamo appena usciti da un film dell'orrore ma, pensandoci, la situazione non era stata molto differente.

- Vi prego... ditemi che la finiremo a "giocare" con la polizia. - ci supplicò Niall, guardandoci supplicante.
- Secondo te, a noi ha fatto piacere? "Venga, agente. Le ho solo tirato una padella in testa, tranquillo. Vedrà che con una bella tazza di thé si sistemerà tutto." - ironizzai per poi tirargli un leggero schiaffo in testa.

Nonostante puri momenti di terrore, alla fine la situazione stava iniziando a trasformarsi, almeno nella mia testa, in comica: avete mai sentito parlare di situazioni del genere? Eravamo i discendenti della famiglia Adams, iniziavo ad andarne certa.

Uh, che bello. Io amo la famiglia Adams! Mi ritrovo tanto in Mano, in un certo senso.

Almeno eviteresti di parlare.

Mercoledì, stai zitta.

Non riuscendo più a trattenere la domanda, fui io a chiedere a Louis e Giulia il motivo del ritorno anticipato, gli altri sembravano essersene dimenticati. Il mio migliore amico ci spiegò del cambio di programma, dovuto ad un'anticipazione del volo a causa bufera, mentre Giulia ci spiegò il motivo della urla. Non fece altro che ripetere:"Lo vedi, Louis? È colpa tua. Se tu non mi avessi perso la valigia, ora quel pover'uomo non avrebbe un bernoccolo più grande di lui in fronte e Manu non avrebbe rischiato la galera. Fai l'uomo, ammetti le tue colpe." mentre il diretto interessato fu il più scocciato della situazione. Con un sospiro afflitto, la mia amica ci spiegò l'importanza di quella valigia, contenente non solo i soldi ma anche tutti i piccoli pensierini per noi che aveva acquistato in giro per New York. Ecco, in quel momento guardammo tutti male Louis. Si difese esclamando:"Non è colpa mia se mi sono dimenticato di scrivere sul bigliettino le informazioni necessarie in caso di perdita! Mi è semplicemente uscito di mente e ora è bella che andata, quindi è inutile piangersi addosso." Un po' mi faceva tenerezza: tutti contro di lui, con quel faccino che si ritrovava...

Pensa ai regali che ha perso e non credo che lo avrai ancora così di buon occhio.

Sto cercando di far fuoriuscire il mio lato hippie, criceto, quindi non rovinare tutto e lascia che la pace interiore mi avvolga.
Il racconto proseguì con tutta la descrizione accurata della vacanza (luoghi visitati, momenti divertenti e cose così) per poi sfociare nel vero motivo per cui l'agente Scott fosse giunto fino a casa nostra... Un semplice, banalissimo passaggio.
Eh, già.
I nostri amici erano arrivati ad Heathrow quella stessa sera ma, avendo perso la valigia, si erano ritrovati senza soldi e non avevano potuto  permettersi nemmeno un misero taxi. Non volendoci disturbare, data la "tarda" ora, avevano aspettato circa un quarto d'ora a vuoto prima di incontrare per caso l'agente a noi conosciuto. Quest'ultimo, ricordandosi sicuramente l'episodio successo mesi prima, si era offerto gentilmente di accompagnarli a casa... il seguito lo sappiamo tutti.
Durante ogni passaggio del racconto nascosi un po' di più la testa tra le ginocchia, troppo imbarazzata per poter fare altro, e mi sentii sempre più in colpa: povero, non meritava un così brutto benvenuto. Con riferimenti puramente casuali... iniziai a pensare che non si sarebbe più avventurato fino alla nostra porta, avevo questo presentimento ed ero più che sicura di non essere l'unica a pensarla così.
La serata proseguì tra chiacchiere, snack, prese in giro e altre piccolezze: una classica serata tra di noi, in pratica. Non eravamo i classici ragazzi festaioli... ma cazzo, tra di noi non ci si annoiava nemmeno mentre dormivamo e, per citare Noi Siamo Infinito, in quei momenti noi eravamo puro e semplice infinito, almeno per me.
Giulia, purtroppo, sarebbe dovuta partire 2 giorni dopo: i suoi genitori l'avevano chiamata quello stesso giorno e le avevano detto di aver prenotato il suo biglietto di ritorno per il 7 gennaio. Ci sarebbe mancata moltissimo, soprattutto a Mara e a Louis, ma doveva continuare ad andare a scuola, lo aveva promesso.
Quando ce lo riferì, forse per riparare al faccino da cucciolo del suo ragazzo, aggiunse fiera:"Tanto, quando finirò il liceo, mi sistemerò qui. Non ho intenzione di lasciarvi ancora per molto.". Mi sembra inutile dire che, dopo quelle parole, ci alzammo tutti per poi abbracciarla stile orso.
Verso mezzanotte inoltrata, dopo vari segni di stanchezza da parte di tutti, ogni coppia si rintanò nella propria stanza e l'avrei fatto anch'io... se Harry non avesse iniziato a stuzzicarmi.

- Dai, amore: voglio solo farti vedere una cosa... - sussurrò al mio ennesimo rifiuto, aggiungendo un bacio sul collo.

Chiusi gli occhi non appena sentii le sue labbra umide sulla pelle ma, essendo troppo stanca, rifiutai per l'ennesima volta la "proposta". Non sapevo dove volesse andare a parare ma non mi importava: desideravo solo il mio letto in quel momento.
Ci dirigemmo anche noi verso la mia camera ma, prima di lasciarmi cambiare, mi condusse verso la finestra: mmh, bene...

- Si può sapere che vuoi? - gli chiesi ridendo, divertita dalla sua cocciutaggine.

Forse senza rendersene conto, in quell'occasione mi dimostrò di avere un'altra caratteristica in comune con me: quando voleva qualcosa non mollava facilmente, tutt'altro.

- Farti vedere una cosa, e continuerò a darti il tormento finché non la vedrai, oh. - rispose chiudendo gli occhi, in un'espressione tenera che però non accettava repliche.

Con un piccolo sbuffo mi avvicinai ancora di più alla finestra e, forse istintivamente, iniziai a guardare il cielo fuori: una grande distesa nera, senza nemmeno un punto luce.
Una delle poche cose brutte di Londra? La mancanza di stelle. Essendo una metropoli, l'illuminazione artificiale copriva ogni singola stella nel cielo rendendola invisibile. Per quanto questo fenomeno fosse da un lato affascinante, dall'altro rimpiangevo leggermente la vista dalla mia camera in Italia: lì, le stelle rimanevano al loro posto sopra la mia testa, facendo compagnia ai miei pensieri profondi durante la notte... personalmente, mi avevano sempre fatta sentire un po' più vicina a mia nonna.
Mi resi conto di essere rimasta incantata quando Harry, accanto a me, mi avvolse un braccio intorno alla vita per poi avvicinarmi a lui: aveva qualcosa in mente, ne ero convinta.
Nello stesso istante in cui aprii la bocca per chiedergli spiegazioni, prese all'improvviso il cellulare dalla tasca per poi iniziare a toccare lo schermo: mi stava facendo salire i nervi.

- Harry, si può sapere che cazzo... - iniziai prima di essere interrotta da alcune note provenienti dal suo telefono.

La riconobbi praticamente subito: A Sky Full Of Stars. Avrei dovuto immaginarlo, conoscendo la sua passione verso i Coldplay.
Prima che potessi fare altro, aprì la finestra davanti a noi per poi indicarmi il cielo con l'indice, spronandomi a guardare insieme a lui.

- Harry, non si vedono le stelle... - gli dissi continuando a guardare in alto.
- E se le stelle fossero i tuoi occhi? - sussurrò, girandosi verso di me con un lieve sorriso.

Mi salirono i brividi lungo la schiena non appena misi a fuoco quella frase, mentre intorno a noi le note iniziali di quella  magnifica canzone rimanevano sospese nell'aria.
Mi sembrava tutto un sogno: un magnifico, incantevole sogno. Un sogno dal quale non avrei mai voluto risvegliarmi, nemmeno sotto tortura.

- 'Cause you're a sky, cause you're a sky full of stars... I'm gonna give you my heart - iniziò a cantare tenendomi stretta a sé.

Aveva una voce così soave, non lo avevo mai sentito cantare e quella fu una delle tante sorprese che scoprii stando con lui.
In un gesto quasi istintivo, poggiai la testa sul suo petto e mi lasciai cullare in quei movimenti lenti e delicati che solo lui poteva fare: la canzone intanto proseguiva e il mio ragazzo continuava a cantare, essendosi di sicuro accorto del mio stato di trance.
Non ci importava se la canzone avrebbe potuto  svegliare gli altri, non ci importava se qualcuno sarebbe potuto entrare da un momento all'altro: eravamo solo io e lui, il mondo esterno era scomparso.
Per tutto il tempo non feci altro che respirare il suo profumo fino a sentirlo sulla mia stessa pelle: Borotalco e Blue The Chanel... non sapevo se stessero bene insieme ma in quel momento risultò il mio ultimo pensiero.
Avrei voluto avere quel profumo sempre con me, esattamente come quelle braccia intorno alla vita, quegli occhi incatenati costantemente ai miei, quei capelli che mi solleticavano la fronte per la loro lunghezza, quella voce che mi accoglieva sempre con parole dolcissime sussurrate appena... volevo lui accanto a me, per ogni istante della mia vita.
Mia madre mi aveva sempre detto che gli amori adolescenziali non sono altro che storielle da poco, semplici relazioni che con il tempo potremmo anche dimenticare; all'inizio le avevo creduto, anche se le storie delle mie amiche avevano iniziato a farmi cambiare idea.
Ecco, in quel momento tutta quella certezza si era andata a far benedire, per non dire un'altra cosa: io e Harry rappresentavamo l'amore, ci amavamo e, anche se un giorno magari mi fossi svegliata da quel sogno, la nostra relazione sarebbe durata nei secoli.
Perché ero sempre più convinta che mi sarei sempre ricordata di ogni singolo istante passato con lui. Uno come Harry non si poteva dimenticare, io non lo avrei mai fatto.
Sollevai il capo per guardarlo solo nel momento del ritornello, volevo unire le nostre voci senza preoccuparmi di risultare stonata o altro: volevo che appartenesse a me con un altro legame, grazie all'elemento più importante della mia vita.

- 'Cause in a sky, cause in a sky full of stars... I think I saw you - sussurrammo entrambi senza staccare nemmeno per un attimo gli occhi da quelli dell'altro.

Avete presente il paradiso? Ecco, io in quel momento avevo un biglietto di sola andata per entrarci. 








                                                                                       
 'Cause you're a sky full of stars 







Spazio Autrice: Buonsalve! Esiste questo saluto? Iniziamo bene... Sono tornataaaa! Oggi sono in vena di dire cazzate (pff, che novità) e ho deciso di "regalarvi" questo capitolo. Ho fatto aspettare tanto? Hahahahahaha sì, e vi chiedo scusa. Sinceramente? Non farò nomi ma l'idea che qualcuno, di cui mi fidavo, mi abbia criticato per ragioni assurde non mi va proprio giù. Non so se tu abbia capito chi sei, ma sappi che il fatto che non ci sentiamo da molto dipende proprio da te, cara. Ritorniamo hippie u.u 
Che ne pensate del capitolo?
A me, sinceramente, non dispiace: non succede molto, lo so, ma credo di aver descritto bene le emozioni sopratutto nella parte finale. Questa è una delle poche volte in cui penso che i miei capitoli non facciano proprio cagare, quindi non lo so, commentate voi.
Sono un po' fusa ultimamente, forse per i compiti in classe e per il fatto che tra poco è Nataleeeee. Io mi eccito quando è Natale *-* e no, non in senso perverso u.u

Ho le mani sudaticcie, ew. 
Comunque, tralasciando questa mini lezione di anatomia, dire di passare alle domande del giorno:
1) quale scena vi è sembrata più "simpatica"?
2) quando avete scoperto che il poliziotto ha portato a casa Louis e Giulia, cosa avete pensato all'inizio?
3) leggete questa storia anche su Wattpad?
4) cosa avete provato (o pensato) leggendo la parte romantica dell'intero capitolo?
Dopo quello che sto per dire molte di voi mi fucileranno... ma sì, la storia sta per finire. Cerco di sembrare strafottente ma non lo sono, ve lo assicuro. 
Non credo di riuscire ad arrivare ai 40 capitoli, forse mi fermerò a una trentina o poco più. 
Che brutta cosa .-. 
Sono triste anche per le 3 ore di distanza tra me e i ragazzi, sono a Roma. Cazzo, mi stanno per salire le bestemmie. 
Preferirei non avere il vostro commento su quest'ultima questione (please) e ringrazio di cuore tutte voi per le bellissime parole che mi scrivete in ogni recensione, non so come ringraziarvi <3 
Se a qualcuno possa interessare, la mia canzone preferita di FOUR è Stockholm Syndrome :) e sì, sono morta quando ho visto il video di Night Changes *@*
Detto questo direi che ho finito e ci rivediamo al prossimo capitolo! Rimanete connesse e preparatevi perché succederà un casino che voi non potrete nemmeno immaginare u.u
Arrivederci!
Peace and Love
Xx Manuela 





Oh! Baby look what you've done to me
Oh! Baby look what you've done nooow
Baby, I'll never leave you if you keep holding me this waaaaay
Wo, wo, wo
Oh! Baby look what you've done to me
Baby you got me tied doooown
Baby I'll never leave if you keep holding me this waaaaaay


 
   
 
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