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Autore: Nami93_Calypso    07/12/2014    1 recensioni
"La Barca" è un centro d'aggregazione giovanile dove gli assistenti sociali mandano i cosiddetti ragazzi difficili, criminali, delinquenti per evitare, o prevenire, che abbiano altri problemi con la legge.
La storia parlerà proprio di questo centro e dei ragazzi che vi partecipano, ragazzi con storie e caratteristiche diverse ma uniti da un legame indissolubile.
Tra i personaggi della storia ho messo solo Law e Nami perchè sono i principali, ma non mancheranno altri personaggi di One Piece e nuovi personaggi.
Spero che la mia idea vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autore:
Chiedo scusa per il ritardo, mi merito tutti i vostri insulti dal primo all'ultimo.




“Buon giorno” mi sussurra Law all’orecchio passando dietro di me appena entrato al La Barca, provocandomi un piacevole brividio dietro la schiena.
“Buon giorno” gli rispondo con un sorriso malizioso.
È da un paio di settimane che usciamo insieme ma abbiamo deciso di tenerlo nascosto: non vorrei dovermi sorbire battutine e frecciatine ogni giorno dal momento in cui varco quella porta.
Anche se in realtà non ho potuto fare a meno di dirlo a Rufy, che però non sembra averci capito molto, e Robin sembra esserci arrivata anche prima di noi. Ogni tanto ci guarda e la vedo ridacchiare tra sé.
E penso che lui ne abbia parlato con Rachel; anche lei negli ultimi tempi mi regala ampi sorrisi. Ma tutto questo non fa che aumentare la mia sensazione di colpevolezza.
Non ho la forza di raccontargli la verità…
“A tavola!” ci invita Max dalla sala da pranzo.
“Finalmente!!” urla Bonney prendendomi per un braccio e trascinandomi nella stanza accanto facendomi perdere definitivamente il filo dei pensieri.
Il pranzo prosegue nella sua solita routine: Bonney e Rufy si ingozzano, Rebecca guarda Rufy con aria sognante e ogni tanto gli allunga del cibo, Robin, Usopp ed io chiacchieriamo e Zoro Franki e Kidd parlano con Max di qualche nuova moto o macchina, non saprei proprio dirlo.
“Bene!” urla Max sopra il chiacchiericcio per farsi sentire e attirare la nostra attenzione.
“Oggi sparecchiano… Usopp e Franki! E lavano… Law e Nami”
Lavare i piatti è il lavoro più ingrato di tutti al centro ma non posso fare a meno di guardare il mio compagno di lavori forzati e sorridere raggiante.
Inconsapevolmente Max ci dona anche le occasioni per stare un po’ soli.
Mentre ci alziamo tutti da tavola vedo Robin osservarmi compiaciuta con la sua tazzina di caffè in mano.
Fintanto che i ragazzi finiscono di sparecchiare e portare le stoviglie in cucina mi appresto a riempire il lavello di acqua e detersivo.
Nel momento in cui chiudo il rubinetto sento delle braccia cingermi la vita e un paio di labbra posarsi sul mio collo. Non ho nemmeno bisogno di voltarmi per sapere di chi si tratta.
“Potrebbero scoprirci” gli dico con un filo di voce passandogli una mano tra i capelli spettinati.
Nonostante il timore di essere visti non posso negare la piacevolezza di tali attenzioni.
“Sarebbe un vero disastro” afferma sarcastico continuando a baciarmi il collo imperterrito.
“Ora che ci penso non conosco ancora la politica del centro riguardo le coppie” dico pensierosa.
“E non sei curiosa?” continua a stuzzicarmi.
Sto per rispondergli quando sento dei passi avvicinarsi. Agilmente mi sottraggo dalla sua presa appena in tempo per veder entrare Usopp, Franki e Ila.
“è tutto vostro!” dice il nasone rovesciando le stoviglie sporche nel lavandino.
Mentre i due ragazzi escono l’educatrice si sofferma in cucina a sistemare la spesa appena fatta nella dispensa.
Law ed io ci voltiamo verso il lavello e iniziamo il nostro compito: lui lava e io asciugo.
“Senti” gli dico a bassa voce, un po’ ansiosa “hai da fare pomeriggio?”
Mi lancia un’occhiata di sbieco prima di rispondermi con lo stesso tono sussurrato.
“Nulla che non possa essere rimandato. Cosa proponi?”
“Sorpresa” affermo con un sorriso indecifrabile in viso
 
Improvvisamente stacca le sue labbra dalle mie.
“Ma quindi dove stiamo andando?” mi domanda scrutandomi con fare indagatore.
“Lo scoprirai!” gli rispondo mostrandogli la lingua e balzando sull’autobus appena giunto alla fermata.
Prendiamo posto in un paio di sedili verso il fondo del mezzo, io vicino al finestrino, il mio preferito.
Il pullman è quasi vuoto come spesso capita a quest’ora.
Mi perdo con lo sguardo oltre il finestrino ad osservare le luci dei lampioni e delle altre auto che scorrono.
Anche la mia mente inizia a viaggiare. Anche se in realtà non va molto lontano.
Si sofferma sempre sullo stesso punto: i sensi di colpa.
Io voglio stare con questo ragazzo che ora è seduto al mio fianco e che dolcemente mi tiene la mano ma al contempo temo, anzi so, che lo farò soffrire.
Perché non ho il coraggio di dirgli la verità. Non ho avuto il coraggio di dirla a nessuno.
Egoisticamente voglio vivere intensamente questo rapporto che si è creato con lui ma so che la cosa giusta per entrambi sarebbe allontanarsi.
Ma proprio non ce la faccio.
Voglio avere qualcosa di lui da poter ricordare.
“Ehi, tutto bene?” lo sento domandarmi in tono premuroso.
Mi volto a guardarlo per rispondergli.
“Sì, sono solo un po’ stanca” mento. Chissà se se la beve.
“Dobbiamo scendere qui!” esclamo rendendomi conto di dove siamo.
Scendiamo in fretta dal pullman e ci ritroviamo su un marciapiede di fronte ad una fila di condomini.
“Questa non è la fermata dove scendi di solito?” domanda guardandosi intorno.
“Esatto”
Punta i suoi occhi su di me con sguardo interrogativo.
“Sai, i miei lavorano fino a tardi e mi domandavo se volessi salire in casa. Per stare un po’ soli”
Mi avvicino a lui cingendogli il collo con le braccia e guardandolo con occhi colmi di speranza.
Lui finge di prendere in considerazione la mia proposta ma so già che accetterà.
“Se proprio insisti” dice infine baciandomi sulle labbra.
Lo prendo per mano e lo guido verso il palazzo e poi lungo le scale per raggiungere il mio appartamento.
Infilo le chiavi nella porta e la apro. Una volta dentro accendo la luce e mi sfilo il cappotto che ripongo sull’appendiabiti.
Mi volto verso Law che si guarda intorno incuriosito mentre si sfila il giubbino seguendo il mio esempio.
Vado verso la cucina per bere qualcosa.
“Come mai ci sono tutti questi scatoloni in giro?” lo sento domandarmi dall’ingresso.
Un po’ dell’acqua che stavo versando nel bicchiere cade per terra.
Deglutisco a fatica. Maledizione! Non ci avevo pensato.
“Perché… Tra poco imbiancheremo! Quindi abbiamo iniziato a sistemare tutto negli scatoloni” gli urlo di rimando per farmi sentire.
Mando giù l’acqua per poter inumidire nuovamente la gola.
Sistemo il bicchiere nel lavandino proprio nel momento in cui lui varca la soglia.
Mi cinge la vita con le mani avvicinandomi a sé facendo aderire i nostri corpi. Con il viso scende sul mio collo per poterlo baciare delicatamente.
“Come mai mi hai invitato qui Nami-ya?” sussurra contro la mia pelle candida.
E come ogni volta mi sento percorrere da un brivido.
Sappiamo entrambi dove vogliamo andare a parare, non c’è bisogno di giri di parole.
“Vuoi vedere camera mia?” gli domando decisa senza però riuscire a nascondere un lieve imbarazzo.
Lui solleva il viso per potermi guardare negli occhi, portandolo a pochi centimetri dal mio.
Mi guarda intensamente come a voler capire quali siano le mie reali intenzioni.
Quando capisce che la mia determinazione e consapevolezza supera la vergogna si avvicina maggiormente a me e, contro le mie labbra, sussurra una semplice parola.
“Sì”

 



Nome: Jewelry Bonney
Età: 16 anni
Scuola: Istituto Tecnico Commerciale- Ragioneria
Crimine: Rissa
Note: Ragazza molto espansiva con uno stomaco che non conosce fine. Fuori da scuola ha avuto una rissa con altre ragazze per qualche commento di troppo. Ha da sempre una cotta per Kidd e riesce anche a conquistarlo.

 
   
 
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