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Autore: lapoetastra    07/12/2014    0 recensioni
Michael, Lorenzo, John e Tommy sono diventati adulti.
Hanno cercato di andare avanti e di dimenticare, ciascuno a suo modo.
Ma nessuno ci è mai riuscito.
Le emozioni, le paure e i ricordi dei quattro protagonisti di "Sleepers" quattordici anni dopo la detenzione al Wilkinson.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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< Ordina qualcosa per me. Io devo andare al bagno >, dico a Tommy.
Ci troviamo al West Side Cafè, dove ci incontriamo quasi ogni settimana per parlare di affari e della nostra vita privata.
Ho bevuto un boccale di birra, che adesso sta iniziando a fare il suo effetto.
Mi alzo e mi dirigo alla toilette.
Non so se sia il destino oppure un semplice caso, ma mi giro improvvisamente alla mia sinistra, quasi come se fossi stato chiamato da una voce.
E lo vedo.
E' lì, che sta cenando, chinato davanti al piatto.
Lo riconosco immediatamente, nonostante sia più vecchio di come lo ricordassi.
Sono passati quattordici anni, d'altronde, e il tempo colpisce tutti, non importa se sei carcerato o carceriere.
I suoi capelli, un tempo folti e neri, sono ora radi e brizzolati e le sue mani tremano.
Alza lo sguardo.
Punta i suoi occhi azzurri - quelli non sono cambiati affatto - nei miei.
Di colpo ho di nuovo dodici anni...

Sono inerme tra le sue braccia forti, che mi impediscono di scappare e quasi di respirare.
Piango, ma cerco di non darglielo a vedere.
So che lo farei arrabbiare solo di più.
Le sue mani mi accarezzano rudemente su tutto il corpo, ed io rabbrividisco di disgusto.
I suoi compagni sono davanti a noi e mi guardano con bramosia ed eccitazione, come delle tigri che osservano fameliche la preda che stanno per attaccare.
Sono contento, almeno un po', di questo.
Perchè se tutte e quattro le guardie sono qui con me, adesso, allora vuol dire che i miei amici sono al sicuro.
Ciò è importante soprattutto per Tommy, che si sta spegnendo, mano a mano che le violenze continuano, sempre più dolorose, sempre più umilianti.
Chiudo gli occhi, cercando di pensare a loro e non al corpo caldo di Sean Nokes premuto contro il mio.
Mi fa male.
Mi scappa un singhiozzo di sofferenza, e vengo immediatamente punito con una botta sulla testa.
Mi mordo le labbra a sangue, per evitare di scoppiare in un pianto a dirotto.
Il respiro del mio aguzzino mi solletica le orecchie e di colpo io...


< Posso fare qualcosa per te? >
Le parole dell'uomo seduto al tavolo mi riportano d'improvviso al presente.
Mi accorgo che lo sto fissando con occhi vuoti, perso nei miei oscuri e tristi ricordi di cui lui è il protagonista.
< Adesso no. Goditi pure quello che stai mangiando >, rispondo, ancora sconvolto.
Entro in bagno come se fossi in uno stato di trance assolutizzante.
Mi guardo allo specchio, e per un momento non vedo John Reilly adulto.
No, per un momento c'è John Reilly dodicenne, di fronte a me, con il volto tumefatto e il cuore infranto.
Capisco cosa devo fare, per cercare di trovare un po' di sollievo al dolore che la mia infanzia rubata mi provoca ancora oggi.
So che Tommy sarà d'accordo con me.
Dopotutto anche lui è stato vittima di abusi, al Wilkinson, come tutti noi, da parte delle guardie e soprattutto da Nokes.
Era lui il più spietato ed il più cattivo.
Ed ora è lì, nella sala, a mangiare il polpettone come se nulla fosse.
Non mi ha riconosciuto.
Forse non si ricorda nemmeno degli orrori che ha perpetrato da giovane a discapito di poveri ragazzini, poco più che bambini, come noi.
Come potrebbe?
Eravamo solo giocattoli con i quali si divertiva, nulla più.
Ma adesso è finalmente arrivato il momento della vendetta, quello che ho atteso da tanti anni.
"Fuori uno", penso.
Sorrido, e lo specchio riflette di nuovo me stesso, John Reilly adulto.
John Reilly che non è mai stato un bambino.
Estraggo la pistola dai pantaloni e mi dirigo da Tommy, ancora ignaro di tutto.
"Fuori uno", mi ripeto.
Gli spiego ogni cosa, e vedo l'orrore e la sorpresa emergere sul suo viso, distorcendone i delicati lineamenti da cammeo.
Ci avviciniamo insieme, senza parlare, al tavolo di Sean Nokes.
Finalmente si ricorda di noi, e di quello che ci ha fatto.
Vedo il terrore diffondersi nei suoi occhi di ghiaccio e mi beo di questa visione che non avrei mai creduto di poter ammirare.
Forse si è pentito, adesso che sa di essere vicino alla morte.
Non importa, né a me né a Tommy.
Non esiste redenzione per quello che ci ha fatto passare.
Lancio uno sguardo al mio amico, accanto a me.
Ci capiamo senza parlare, come succede fin da quando eravamo bambini.
Premiamo il grilletto delle nostre pistole insieme, contemporaneamente.
Il corpo di Nokes sobbalza, ed adesso sembra lui un pupazzo, un giocattolo, nelle nostre mani, nelle mani della morte.
Sorrido.
"Fuori uno"
Non è molto, dopotutto.
Avrei voluto vederlo soffrire come lui ha fatto soffrire noi.
Invece lo abbiamo ucciso in modo rapido e quasi indolore.
Ma mi va bene lo stesso.
In fondo, io sono uno che si accontenta di poco.
 
   
 
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