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Autore: rossella0806    08/12/2014    2 recensioni
Alessandro Terenzi è un giovane commissario di Torino: è scapolo e vive con la sua tartaruga, Miss Marple, in un trilocale.
E' la sua prima avventura online: si ritroverà infatti ad indagare su un caso complicato che avrà dei risvolti clamorosi. Per riuscire a dipanare la matassa, verrà in suo aiuto un misterioso "collaboratore", che gli consiglia di andare in Toscana, a Porto Ercole.
Qui incontrerà dei personaggi ognuno con una caratteristica e una storia diverse, e verrà a conoscenza di un passato che spesso ritorna.
Se a Torino Terenzi è sempre affiancato dall'ispettore Ghirodelli, nella provincia grossetana, il giovane poliziotto sarà accompagnato da una ragazza, Ginevra, laureata in Archeologia, amante dei dolci e "sfruttata" dal notaio Marchetti, suo datore di lavoro.
Insieme riusciranno a risolvere il Mistero a Doppia Indagine!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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Mercoledì 11 Luglio
 
Di mattina presto, Terenzi si reca al commissariato di zona per mettere al corrente il collega Oldoini delle ultime novità: ieri sera ha provato a contattarlo, ma il cellulare risultava sempre staccato.
-Mi dispiace- si giustifica l’agente in guardiola, un trentenne dal viso allungato, un ciuffo castano ribelle che cade sulla bassa fronte, e gli occhi azzurri - l’ispettore non c’è. Non è venuto nemmeno ieri, so solo che ha preso tre giorni di permesso: dovrebbe ritornare venerdì-
-Il telefonino è spento, sa come posso fare a rintracciarlo?-
-No, non le so dire nemmeno questo, purtroppo. Noi abbiamo solo i numeri del fisso e del mobile, ma credo che sia proprio fuori città, perché ho sentito che diceva a un collega che la madre si è rotta il femore e così lui è andato ad assisterla-
-Ah, capisco. Vorrà dire che ripasserò. Arrivederci-
-Aspetti, il collega del turno di notte mi ha detto che c’è un messaggio per lei. Ecco, tenga- 
L’agente gli porge un biglietto, uno di quei post-it colorati ora tanto di moda:
“Mi dispiace, commissario, sono dovuto partire all’improvviso. Mia madre si è rotta il femore e devo andare da lei fino a quando non trovo qualcuno che mi sostituisca. Se ha delle notizie importanti, la prego di contattarmi. Grazie, L. Oldoini”
Terenzi si mette in tasca il foglietto ed esce dalla centrale, affranto come quando è entrato pochi minuti prima.
 
 
Agriturismo Campo dei Fiori, ore 11.45
 
Dopo una lunga passeggiata per il paese, il poliziotto rientra all’agriturismo: ne ha avuto abbastanza per quel giorno della fiumana di turisti che si accalca, come indemoniata, verso il lungo mare, chi in una direzione chi in un’altra, alla ricerca di un fazzoletto di spiaggia libera dove poter piantare i loro vecchi ombrelloni sgangherati. Per non parlare delle pallonate di ragazzini viziati, senza rispetto per niente e per nessuno, riflette, che per poco non lo facevano inciampare.
Attraversa l’ingresso stranamente vuoto e silenzioso –senza nemmeno l'abituale musica della radio in sottofondo-, ritrovandosi a percorrere la breve scalinata, insolitamente più stanco e affaticato dei giorni precedenti.
Prima di pranzo vuole farsi una doccia, si sente tutto appiccicato per il gran caldo: ha ormai entrambi i piedi oltre la soglia della sua stanza, quando lo ferma spaventata la proprietaria, spuntando da chissà dove, e facendo fare a Terenzi una piroetta su se stesso, degna dei migliori acrobati:
-Per fortuna che è arrivato, commissario!- esclama in preda all’agitazione Gabriella, l’inseparabile grembiule rosso addosso.
-Mamma, per favore, stai calma, non ti agitare!- le ribatte Leonardo, anche lui apparso dal nulla, come un bravo anatroccolo che segue il genitore.
-Cosa sta succedendo?!- chiede il poliziotto, cercando di tenere aperta la porta con la punta di una delle scarpe.
-Guardi lei, e poi ci dica che cosa ne pensa. A me sembra proprio la sua scrittura- adesso era sbucata anche Monica Leontini, fasciata in uno dei suoi eleganti tubini.
Il commissario, incuriosito da tutto quel trambusto, prende la busta, la apre e legge il foglietto al suo interno:
”Sono Serena Gandolfi. Non dovete preoccuparvi, sto bene”
-Allora, commissario? Che cosa ne pensa?!- domanda apprensivo Umberto Parini, l’ultimo a sbocciare in quel prato di matti.
-Penso che questa non è la solita scrittura a cui siamo abituati. Qualcuno mi può confermare che è la scrittura della Gandolfi?- prosegue l'uomo, ora più seriamente.
-Sì, glielo posso confermare. E’ la sua scrittura, ne sono sicura- asserisce la violinista
-Non so se sia un bene o un male. Il rapitore avrebbe potuto costringerla a scrivere di suo pugno, per depistarci… - conclude impensierito Terenzi, rigirandosi il messaggio tra le mani.
-Lo crede davvero?- domanda Gabriella, tormentando le povere cocche del grembiule.
-Può essere, signora. Intanto la cosa più importante è fare analizzare il biglietto per vedere se le eventuali impronte presenti siano proprio le sue: chiamerò la Scientifica che le confronterà con gli oggetti personali nella sua stanza. Avete visto qualcuno di sospetto aggirarsi qui vicino?-
-No. Questa mattina mia madre è andata a ritirare la posta e, in mezzo alle altre cose, si è accorta della lettera … - spiega Paolo, l’altro bravo anatroccolo che segue mamma cigno.
- ll postino a che ora è venuto?- incalza il poliziotto, nel sentire quelle rivelazioni.
-Alle undici, undici e un quarto, come tutti i giorni- risponde la proprietaria
-E ha visto se era sempre lo stesso?-
-Sì, era lui, ne sono sicura-
-Se davvero è stata rapita, può essere che sia riuscita a scappare o se invece è ancora nelle mani del suo rapitore, è anche possibile che questi le abbia permesso di scrivere il biglietto: capita che lo facciano come salvacondotto per quando saranno presi-
-Ma come facciamo a saperlo?- interviene Umberto, pessimo attore nel celare la sua preoccupazione per la fidanzata segreta.
-Fino a quando non si farà viva lei o non la ritroveremo, non possiamo saperlo, signor Parini. Manteniamo la calma, è la cosa più importante adesso-
E improvvisamente la porta della camera si richiude con un timido clic: il commissario maledice mentalmente il giorno in cui gli è venuta la brillante idea di recarsi a Porto Ercole, sottovalutando quell’indagine che lo stava facendo impazzire.
L’uomo tasta nelle tasche dei pantaloni alla ricerca del pass per entrare, ma in un battibaleno si accorge che gli deve essere scivolato appena aperta la porta.
Si gira verso il gruppetto che sta aspettando un suo segnale, gli occhi sbarrati, il respiro alterato dall’ansia e l’incredulità, una parola che li possa consolare:
-Signora, ha un altro pass?- mai domanda fu più infelice per quei poveretti: la donna, all'inizio non credendo alle proprie orecchie, ma capendo che l'uomo davanti a lei non stava affatto scherzando, annuisce senza profferir parola. Terenzi sorride e ringrazia, sgusciando subito dopo, verso la salvezza rappresentata dalla porta nuovamente aperta.
 
 
 
La persona che ha scritto il biglietto firmato Serena Gandolfi, effettivamente non è la stessa che ha scritto tutti gli altri, la Scientifica ha confermato la certezza di Monica Leontini, ferrea sostenitrice della calligrafia dell’amica.
Terenzi riprova a chiamare l’ispettore Oldoini, che però ha ancora il cellulare staccato. Dopo vari tentativi, finalmente riesce a mettersi in contatto con lui, raccontandogli del ritrovamento dell’ennesimo messaggio, e dei due amanti clandestini, l'aitante rugbista e la ballerina scomparsa.
-E la violinista l’ha interrogata?- domanda Oldoini
-Non ne ho avuto il tempo, anche se non credo mi saprà dire molto di più: Parini, invece, mi ha confermato di aver detto tutta la verità riguardo al loro litigio e, soprattutto, circa il colloquio telefonico avuto dalla Gandolfi il pomeriggio in cui è scomparsa-
-Va bene: spero di tornare presto, commissario, così potrò aiutarla. Nel frattempo lei non esiti a chiedere una mano ai miei uomini, saranno a sua completa disposizione, anche se, come accennato l’ultima volta, siamo sotto organico …-
-Certo, non si preoccupi. Pensi a sua madre, adesso, il resto verrà da sé. Grazie, ispettore, per la sua collaborazione. Arrivederci-
-Mi faccia avere notizie al più presto ... arrivederci -
 
Anche le informazioni che ha chiesto a Ghirodelli, il giorno prima, si rivelano del tutto negative: non risulta infatti che Mario e Fabrizio Arcangeli abbiano fatto il servizio militare, praticamente sembra che non siano mai esistiti.
Il commissario decide quindi di cercare qualcosa in più sulla ballerina scomparsa: richiede la chiave della sala conferenze alla signora Gabriella, ancora scossa per il ritrovamento del biglietto, e si rifugia in quell’oasi tecnologica per lui indispensabile.
Trovare notizie sulla ragazza non si rivela molto complicato: ci sono diversi siti Internet a lei dedicati, che riportano la sua biografia, gli spettacoli a cui ha partecipato, i ballerini con cui ha lavorato, anche se nessun pettegolezzo in particolare.
Casta diva, è proprio il caso di dirlo, commenta il poliziotto, dopo mezz’ora passata di quella lettura così monotona.
Mentre sta chiudendo la quinta pagina web, Terenzi scopre finalmente un particolare interessante: Serena ha abitato in Canada fino all’età di tredici anni, poi si è trasferita in Italia insieme ai genitori e alla sorella.
Che bizzarra coincidenza, pensa il commissario, mi ricorda la vedova Arcangeli e la figlia emigrate proprio in quel Paese d'oltreoceano.
Preso da un’intuizione divina, il poliziotto non perde altro tempo: telefona al suo vice, esponendogli l’idea che forse lo aiuterà a mettere a posto una volta per tutte i cocci del vaso di quell’indagine apparentemente senza capo né coda:
-Ghirodelli, ho bisogno che mi cerchi delle informazioni sull’orfanotrofio in cui sono stati mandati i figli di Arcangeli. Fai un salto al catasto e all’archivio: devi dirmi in che anno è stato fondato, chi era il direttore, perché ha chiuso e altre cose del genere-
-Ma, commissario, tutti i documenti sono andati perduti, me lo ha detto lei ieri!-
-Sì, lo so, ma quelli che devi cercare sono documenti ufficiali, atti registrati dall’archivio di Stato, quelli non possono essere andati perduti!-
-Ho capito, sto prendendo nota…-
-Perfetto, appena sai qualcosa chiamami. Ah, un’ultima cosa, abbiamo ricevuto un messaggio della donna scomparsa
-Chi, la ballerina?-
-Sì, lei. Dice che sta bene e che non dobbiamo preoccuparci-
-Ci sono ancora un sacco di lacune in questa storia, commissario-
-Lo so, Ghirodelli, ma se pensi a come eravamo conciati fino all’altro ieri, direi che stiamo facendo dei grossi progressi-
-Ha ragione. Allora mi metto subito a cercare quello che mi ha chiesto-
-Grazie, aspetto una tua telefonata-
-Certamente, a più tardi-
 
 
Agriturismo Campo dei Fiori, ore 17.30
 
Il cellulare del commissario comincia a squillare.
Terenzi è nella sua stanza a rileggere i rapporti ottenuti dalla curatrice del sito che aveva visitato il giorno prima.
-Sì, pronto?- risponde distrattamente l’uomo, la finestra aperta sul mare piatto e scintillante all’orizzonte.
-Sono Ghirodelli, ho trovato qualcosa riguardo quelle informazioni che mi ha chiesto … -
-Bene, dimmi tutto- il poliziotto balza in piedi dalla sedia - un attimo solo, sto cercando qualcosa con cui scrivere… ecco-
-Dunque, i figli dell’Arcangeli sono stati ospiti dell’orfanotrofio dal 5 novembre 1959 al 3 gennaio 1963. Qualche anno dopo, nell’aprile del 1969, l’orfanotrofio di proprietà di un ente ecclesiastico, dopo trent’anni dalla fondazione, ha chiuso i battenti a causa di una serie di denunce per maltrattamenti a carico della direttrice, una tale Teresina Coltoti, 45 anni. Insieme alla donna fu incolpato anche il marito, Giuseppe Palometti, 48 anni. Non sono riuscito a sapere se furono condannati, fatto sta che dopo quell’episodio, si sono perse le tracce della coppia-
-E di Mario e Fabrizio Arcangeli cosa hai trovato?-
- Niente in più di quello che le ho appena detto: le loro tracce si perdono nel gennaio del 1963, non sono riuscito a scoprire altro, purtroppo … -
Terenzi riflette su quel groviglio di date e nomi che non gli dicono nulla, la penna che comincia a scattare nervosa tra le sue mani:
- All’epoca dei fatti, l’età della direttrice corrispondeva con quella delle donne scelte dal nostro uomo. Non penso sia una coincidenza…-
-Sì, può essere, ma con i dati che abbiamo, non andiamo da nessuna parte, commissario: non c’è un filo logico che li leghi … -
-Hai ragione, chiama subito il questore e avvisala delle notizie che hai trovato. Hai fatto un ottimo lavoro, Ghirodelli-
-Grazie, commissario. La chiamo subito-
 
Dieci minuti più tardi, Terenzi, seduto sulla poltrona in vimini del balcone della sua camera, sta telefonando alla centrale di Porto Ercole, per sapere se –per puro caso e un pizzico di quella fortuna che ultimamente tarda ad arrivare- ci sono novità riguardo il biglietto della ballerina scomparsa mandato alla Scientifica..
Gli risponde Rusconi, l’agente in guardiola con cui ha parlato al mattino:
-Buon giorno, commissario. E’ arrivato un fax poco fa. Lo stavo andando a consegnare al sostituto dell’ispettore-
-Puoi dirmi che cosa c’è scritto?-
-Sì, dunque … dice che le impronte trovate sulla busta corrispondono a quelle di Serena Gandolfi, come già le avevano anticipato e… aspetti un attimo-
-Cosa c’è? Cosa dice il referto?-
-Mi è venuta in mente una cosa, commissario. La donna, il giorno della sua scomparsa, è venuta qui per parlare con l’ispettore-
-La ballerina?! Ne sei sicuro?-
-Sì, era il mio turno e l’ho riconosciuta, ho diramato personalmente le foto della ragazza dopo che è sparita, quella stessa sera-
-Continua…-
-Credo che si conoscessero, perché si davano del tu, anzi per essere precisi ho sentito l’ispettore  pronunciare una frase come questa “dobbiamo aiutarci tra noi cugini”. Ma non so se riferisse a loro due oppure ad altre persone-
-Dove abita la madre dell’ispettore, qui vicino?-
-No, lui si è fatto trasferire da Torino circa un paio di anni fa e immagino che la madre abiti ancora lì-
Un minuto di silenzio interrompe la conversazione telefonica.
-Commissario, è ancora in linea?-
-Sì, Rusconi, ci sono. Grazie per le informazioni, mi sei stato preziosissimo-
 
   
 
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