Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: WhiteLight Girl    05/11/2008    7 recensioni
-Fermateli vi prego!!!- Supplicò Gwen rivolta verso le due ragazze. –Impeditegli di fare ciò che vogliono!!!-
Sakura la guardò non capendo. Poi un lampo. Gwen sollevò il coltello e se lo conficcò nel petto con forza, uccidendosi. Si accasciò a terra sanguinante. Si era uccisa pur di non farsi prendere.
I demoni ruggirono dalla frustrazione. Avevano perso la loro vittima. La loro prescelta. Scattarono tutti indietro all’improvviso. Sakura e Tomoyo si sollevarono di scatto pronte a difendersi ma i demoni non avevano più interesse per loro. La creatura scrutò Gwen un ultimo istante, poi con un movimento rapido puntò gli occhi in quelli di Sakura e la scrutò.
Genere: Drammatico, Horror, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Lee Shaoran, Sakura Kinomoto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Streghe di oggi

Camminava a passo svelto nell’oscurità del vicolo che stava percorrendo da qualche minuto. Si voltò per l’ennesima volta alle spalle. Erano vicini, lo sentiva, accelerò. Voltò un angolo, sobbalzò, era un vicolo cieco. Tentò di tornare indietro ma rivoltato l’angolo se li trovò davanti. Erano in tre, acquattati in posizione d’attacco, i denti affilati sporgevano e i volti, se volti si potevano chiamare, erano una maschera di ferocia. Qualcosa non andava. Si voltò per scappare ancora ma era in trappola. Davanti alla parete di mattoni rossi un quarto vampiro era pronto a balzarle addossò. Il cuore le martellava nel petto, era certa che loro potessero sentirlo così come di certo riuscivano a percepire lo scorrere del sangue nelle sue vene.
Infilò svelta la mano nella borsetta per afferrare una delle fialette delle pozioni che aveva precedentemente preparato. La tirò fuori e si preparò a lanciarla contro uno di quei mostri. Uno dei tre la attaccò alle spalle scaraventandola contro una parete. Gridò per la sorpresa e per il dolore, la fiala della pozione le si era rotta in mano graffiandola e il vampiro le stava addosso, con il volto sfigurato a pochi centimetri dal suo collo, pronto ad azzannarla.
Afferrò un’altra boccetta dallo stesso contenuto e la sbatté contro il torace del mostro infrangendolo contro la sua mano graffiandola ulteriormente con le schegge di vetro. Un’esplosione scaraventò la ceratura a distanza dalla parte opposta del vicolo, facendola finire addosso ad una sedia rotta affianco ad un cassonetto della spazzatura. Una gamba della sedia gli si conficcò nel petto e questo esplose in polvere.
Si alzò di scatto, afferrando un’altra boccetta e scagliandola contro uno degli altri vampiri. Vi fu un'altra esplosione ma il mostro non fu scalfito, le pozioni non erano abbastanza potenti o non erano il giusto contrattacco a quel nemico.
Un altro le fu addosso e lei saltò tre metri per poi riatterrare su due piedi, poggiandosi sulla punta dei suoi stivaletti in pelle con il tacco basso. Prima che uno degli altri la raggiungesse fece una capriola verso il cassonetto e afferrò un bastone di legno appuntito puntandolo contro i nemici. Uno di loro le si scagliò contro e quasi sembrò che si suicidasse spontaneamente. Il bastone gli si conficcò nel petto polverizzandolo all’istante.
Glie ne rimanevano due. Corse verso il più vicino e lo polverizzò, quando il bastone si liberò dalla morsa del vampiro ormai distrutto si voltò verso l’ultimo e usò il bastone come una lancia, liberandosi anche dell’ultimo ostacolo. Si fermò a prendere fiato. Le ossa le scricchiolavano, i graffi le dolevano. Crollò in ginocchio e sospirò. Restò qualche minuto ferma per calmare l’adrenalina e il battito cardiaco.
Una volta quieta si alzò e imboccò la strada di casa.
Aprì la porta lentamente entrando di soppiatto, era l’una passata ed era uscita di nascosto per andare a caccia di demoni. Salì le scale con passo felpato ed entrò in camera cauta chiudendosi a chiave la porta alle spalle. Si levò le scarpe, i jeans aderenti e la maglietta dopo aver lanciato la giacca in pelle nera sul letto.
Restando in biancheria intima si inginocchiò sul tappeto per recuperare dal fondo del letto una scatola di pronto soccorso con dentro bende, ovatta e disinfettante. Prese un bel po’ di garza e la bagnò con parecchio disinfettante avvolgendola attorno alla mano ferita.
Mise un po’ di garza anche sul lieve graffio che aveva sulla schiena fissandola con un poco di nastro, poi si fasciò la mano. Scaraventò i vestiti leggermente insanguinati sul fondo dell’armadio, li avrebbe lavati l’indomani, indossò la camicia da notte leggera e si mise a dormire.
La sveglia suonò alle sei e mezza esatte. Dalla finestra entrava la fioca luce dell’alba e colpiva gli occhi chiusi della ragazza addormentata nel suo letto. Si rigirò assonnata verso la parete, dopo la nottata che aveva passato non le andava proprio di alzarsi ma dovette farsi forza e si stiracchiò. La schiena le faceva ancora male ma non troppo. Per fortuna le ferite guarivano le rapidamente permettendole di nascondere le sue battaglie segrete contro le forze del male.
Si alzò dal letto con calma, non aveva fretta, non era in ritardo per la scuola. Indossò la sua divisa del liceo, una maglia non molto aderente e una gonna corta a pieghe.
Scese in cucina a fare colazione, uno seduto al tavolo a mangiare il suo toast e l’altro ai fornelli a preparare le frittelle la aspettavano suo padre e suo fratello.
-Buon giorno Mostriciattolo!- Esordì il fratello maggiore, un giovane alto, robusto e dai capelli scuri che doveva essere pochi anni più grande di lei.
-Chiudi il becco.- Gli ordinò la ragazza, non era in vena di discussioni, il padre le posò davanti il suo piatto di frittelle dicendole:
-Buon giorno Sakura.- Con il suo solito sorriso da ebete.
-Buon giorno papà.- Sospirò lei afferrando la forchetta e iniziando a mangiare.
-Che hai fatto alla mano?- Gli domandò il fratello curioso.
-Ho rotto un bicchiere.- Disse secca la ragazza, ormai era diventata veramente brava a mentire.
-Certe cose le puoi fare solo tu.- Affermò il ragazzo ridendo, poi afferrò il suo bicchiere di succo di frutta per berne qualche sorso.
-Io non ne sarei tanto certa.- Affermò Sakura convinta alzandosi da tavola per tornate al piano superiore. Appena alla porta alzò la mano destra per stringerla in un rapido pugno che sciolse in uno scatto. Si voltò solo un istante per guardare il bicchiere frantumarsi tra le mani di Touya, ridendo salì le scale.
Arrivata al piano superiore si diresse nel bagno per truccarsi, mise un po’ di fondotinta, del fard, un po’ di ombretto, la matita nera agli occhi, il mascara e dopo aver lavato i denti un leggero strato di lucidalabbra.
Pettinò i capelli color miele lunghi fino alle spalle. Sistemò un paio di mollette qua e là e tornò in camera. Guardò l’orologio, erano ancora le sette e mezza, poteva fare con calma, avrebbe fatto la strada lunga e sarebbe passata per il parco. Prese lo zaino e scese al piano inferiore raggiungendo l’ingresso, infilò i pattini e dopo aver salutato la sua famiglia scese in strada.
Percorse il solito viale dei ciliegi che attraversava ogni mattina e percorse la via per il parco e si fermò a respirare l’aria pura primaverile, levò la benda dalla mano e sorrise quando notò che la ferita si era già cicatrizzata quasi del tutto. Forse si sarebbe salvata da una bella ramanzina. Riprese a pattinare lentamente verso la sua scuola, guardando l’orologio al suo polso, otto meno dieci, alzò il passo, sperando di non incappare in imprevisti improvvisi.
Arrivò a scuola senza intoppi, cambiò le scarpe all’ingresso e raggiunse la sua aula, Tomoyo, la sua migliore amica, che quella settimana era di turno, stava riordinando i gessetti. La salutò allegra appena la vide.
-Buongiorno Sakura, dormito bene?-
-Buongiorno Tomoyo, non c’è male, ho dormito poco però.- Tomoyo la guardò sospettosa e le domandò:
-Incubi o altri problemi?-
-Incubi.- Affermò Sakura convinta, poi l’occhio le cadde su un vaso di fiori freschi posati su un mobile dietro la cattedra e chiese:
-Quelli sono i fiori di ieri vero?- Tomoyo annuì sorridendo.
-Ma sono anche gli stessi di due settimane fa.- Osservò Sakura.
-Nessuno si preoccupa di cambiarli.- Disse l’altra scrollando le spalle.
-Perché cambiarli se non seccano mai?- Domandò retoricamente Sakura. –Perché io non ci riesco?- Si chiese poi.
-Prima o poi ci riuscirai anche tu, una cosa alla volta.- Sorrise Tomoyo fissandola con i suoi occhi blu rassicuranti.
-Tomoyo? Ma oggi sei sola? Non ti aiuta nessuno?- Domandò Sakura interessata, aveva una speranza da mantenere viva.
-Shaoran è andato a fare delle fotocopie, se è questo che vuoi sapere, ma tornerà subito.- Sorrise lei maliziosa.
-Cosa?- Chiese Sakura allibita arrossendo. –Volevo solo sapere se stavi facendo tutto da sola, volevo rendermi utile!- Affermò incerta.
-Se lo dici tu.- Sorrise la mora.
Sakura sospirò, ringraziando che il discorso fosse finito li.
Intanto il ragazzo di cui stavano parlando prima fece capolino dalla porta con un bel malloppo di fotocopie appena fatte, che sembrava non pesargli affatto.
Eccolo lì, alto, occhi d’ambra e capelli castani, fisico non troppo muscoloso ma invidiabile e un sorriso caldissimo. Il cuore di Sakura prese immediatamente a battere all’impazzata.
-Buongiorno Sakura.- Salutò calorosamente sorridendo.
-Buongiorno Shaoran.- Rispose Sakura sciogliendosi.
Subito dietro al ragazzo entrarono molti compagni di classe e la mattinata iniziò a farsi chiassosa.
Alla prima ora ebbero matematica e passò lentamente. Per Sakura il professore parlava arabo e non si preoccupava neanche di provare a stare attenta. Era tutto inutile per lei.
Stava disegnando cuoricini con la penna rossa sul quaderno a quadretti quando il professore la chiamò alla lavagna per correggere uno degli esercizi che la volta prima aveva assegnato per casa. Non era per niente preoccupata comunque, non se in classe c’era Tomoyo, che intanto dal suo banco le faceva l’occhiolino.
Si sistemò davanti alla lavagna e prese in mano il gessetto bianco, pronta a scrivere l’esercizio che l’insegnante le avrebbe dettato.
-Trovare l’equazione della retta P (-3; 1) parallela alla retta 2y-y-5=0.-
Sakura sospirò e appoggiò il gessetto sulla lavagna incerta, fino a quando in testa non le rimbombò la voce di Tomoyo che le diceva: “Scrivi: P aperta parentesi, meno tre, punto e virgola, uno, chiudi parentesi. Ora due liniette parallele, poi l’equazione 2y-y-5=0.”
Sakura ubbidì tranquilla.
“Emme minuscolo uguale a meno a fratto b, sempre minuscoli.” Sakura eseguì sorridendo tra se. “Uguale meno due fratto uno, uguale più due.”
Il professore osservava attento Sakura mentre “svolgeva” l’esercizio.
“All’altro rigo, emme minuscolo con accanto le solite due liniette parallele, uguale emme minuscolo, uguale due.” Tomoyo dettò telepaticamente il resto dell’esercizio all’amica e quando lo ebbe finito l’insegnante la mandò a sedere.
Sakura tornò a sedersi affianco a Tomoyo ringraziandola sottovoce e la ragazza le fece ancora l’occhiolino.

****----****----**** Ultimamente mi sto rivedendo le puntate di Streghe in DVD e pensando un poco mi è venuta in mente una cosa simile. A dire la verità volevo qualcosa che mettesse Sakura davanti a demoni veramente terrificanti e fare una specie di fan fiction che vada più sull’horror, spero di riuscirci e di non fare un pasticcio, l’ultima volta che ho tentato di scrivere qualcosa di spaventoso mi è uscito comico =.=” . In tutta sincerità di questa fan fiction ho in mente solo questo capitolo e il secondo per cui non so quando aggiornerò, scusate tanto ma non resistevo a postarla! Volevo sapere che ne pensavate…

   
 
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