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Autore: Figlia di un pirata    14/12/2014    2 recensioni
- Perché le hai cancellato la memoria, eh? Perché? Su, muoviti, spiega.
- Sta’ calmo, Har. Era solo per proteggerla.
- Proteggerla? Proteggerla? Zayn, ti rendi conto di cosa hai fatto?
- Starà molto meglio così.
- Non sa neanche che esistiamo, adesso.

Siamo sempre stati abituati a pensare che il sovrannaturale sia tutto un frutto della nostra immaginazione. Ci divertono libri e film su licantropi, vampiri, demoni e quant'altro, a noi sempre presentati come dei bellocci sensuali e affamati di verginelle pudiche. Ma vi siete mai chiesti da cosa sia nata l'ispirazione per scrivere queste storie? Alcuni mi hanno risposto, con ovvietà "Dalle leggende". E, non so a voi, ma a me hanno insegnato che le leggende hanno sempre un fondo di verità.
Avevo sempre sostenuto di non essere impaurita dalle storie di fantasmi, ma non mi ero resa conto che, a volte, la verità può essere ben più spaventosa delle storie che leggiamo.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'oscuro tentatore - Capitolo 3: Rivelazioni
 
- Sbrigati, El: sono le sette e mezzo! - stava sbraitando mia madre.
Mi accorsi con orrore di essere nella mia camera, nel mio letto, coperta dal mio piumone.
Cosa ci facevo lì?
Mentre mi preparavo, di tutta fretta, per andare a scuola, notai un livido sul braccio, in corrispondenza del punto su cui ero atterrata la sera precedente. Non ricordavo di aver bevuto.
E allora perché l’unica parola che mi rimbombava nella testa era licantropo?
Cosa c’entravano i licantropi con la serata precedente?
Pensai che forse, proprio perché avevo bevuto troppo, avessi immaginato tutto, compreso l’incontro con un essere così perfetto.
Niall.
Quel nome, insieme a licantropo, iniziò a ronzarmi nelle orecchie.
Scrollai le spalle al pensiero: Niall era un nome così insolito che difficilmente avevo incontrato qualcuno che si chiamasse così.
Era stato sicuramente un sogno.
E forse quella notte ero caduta dal letto, per quello mi ritrovavo quel livido.
Era stato senz’altro un sogno.
Non poteva essere altrimenti.
Anche mentre mi recavo a scuola mi meravigliai della mia stupidità nel credere, anche per qualche istante, che quello che avevo sognato corrispondesse alla realtà. Del resto, era altamente improbabile che io andassi per caso a una festa di mia spontanea volontà, anche se era la festa di Louis e quindi sarei stata comunque costretta ad esserci, per caso incontrassi un essere decisamente troppo perfetto per essere umano, per caso ci parlassi per tutta la sera, per caso mi salvasse la vita e per caso mi trovassi nel mio letto il giorno dopo.
Quel giorno arrivai a piedi: Charlotte aveva deciso di non venire a scuola e, a quanto pare, neanche Louis, visto che altrimenti sarebbe stato lì a chiedermi di confessargli il motivo segreto dell’assenza della sua ragazza, quante volte l’avesse tradito e quante volte mi avesse parlato di lui. Scossi leggermente la testa e mi recai al mio armadietto, anonimamente grigio.
Lui era lì.
Prima di scoprire cosa mi nascondevano, ero solita trovare molto strano il fatto che, quasi ogni giorno, c’era Harry allegramente piazzato davanti a dove posavo i miei libri.
Quel giorno sembrava decisamente più normale del precedente: occhi di un verde perfetto, ricci perfetti, pelle chiara e perfetta, sorriso perfetto, labbra disegnate e perfette, atteggiamento perfetto. Tutto in lui gridava “sono perfetto”, ma mi avevano sempre insegnato a non giudicare un libro dalla copertina e lui era la prova vivente del fatto che nessuno è come sembra.
Era poggiato con nonchalance al mio armadietto e mi guardava sornione.
- Ti spiacerebbe spostarti? - gli domandai seccamente vedendolo così rilassato. Almeno quel giorno non era in compagnia di Zayn e Liam. Non avrei sopportato di vedere i prototipi del maschio alfa gironzolarmi attorno nonostante i nostri rapporti non propriamente civili. Che poi non ci sarebbero stati problemi con gli altri, come non ce n’erano con Louis, se solo non avessero sempre apprezzato la compagnia di quell’energumeno dai capelli ricci.
- Nah, si sta comodi qui. - mi riservò un sorrisetto sghembo, che io interpretai più come un ghigno.
- Consideralo un ordine, Styles. Spostati. - gli lanciai un’occhiataccia.
Ero particolarmente nervosa quella mattina, e sentivo qualcosa nell’aria. Come se stesse per succedere qualcosa di non ben definito. Qualcosa che, però, non prometteva nulla di buono.
- Nervosetta, oggi?
- Secondo te?
Rise, dandomi estremamente sui nervi. - Comunque… - continuò, facendosi di lato e permettendomi, finalmente, di liberarmi dal peso che reggevo tra le braccia. - ieri sera ti abbiamo riportato a casa io e Charlie. Con la mia macchina. Mi aspetterei un ringraziamento, come minimo.
Lo guardai confusa. - Riportarmi a casa? Ma che cosa…?
Il suo volto si fece serio e vidi un’ombra attraversargli gli occhi. - Dopo aver chiacchierato con Horan, evidentemente avevi bevuto troppo, sei svenuta e hai iniziato a contorcerti a terra. Sembrava che avessi delle visioni. Ti abbiamo dovuto riportare a casa. Non mi sarei mai aspettato che la santarellina Ellen Fox potesse trasformarsi in una cattiva ragazza.
Avvertii un forte mal di testa. - So per certo di non aver bevuto nulla ieri sera. Sono rimasta a casa mia.
- Così credi… - il suo tono si fece irritantemente vago e mi domandai perché fosse così ottuso da non percepire il mio bisogno di spiegazioni.
Sbuffai e, senza dire nulla, mi limitai a camminare verso l’aula di Letteratura Classica, rimuginando sulla nostra conversazione incredibilmente civile per i nostri soliti standard. Cos’è che aveva detto?
Horan?
Mi portai le mani alla bocca. Io quel nome l’avevo già sentito.
Mi voltai per vedere dove fosse, ma non lo trovai.
Dov’era sparito?
 
All’uscita, accesi il cellulare e mi ritrovai sei messaggi.
 
Da: Charlie :3
Amica! Dobbiamo parlare. Ci vediamo alle 5 da me.
 
Da: Charlie :3
Dimmi se puoi… è essenziale!
 
Da: LouislovesCharlie
Ehi El! Grazie per essere venuta alla festa ieri :D
A Niall ha fatto piacere conoscerti ;)
 
Da: Charlie :3
Cazzo! Facciamo alle 5.30, ok?
Poi ti spiego tutto, è.. davvero importante.
Non fare leggere questi messaggi a nessuno, per favore, o mi ammazzano D:
 
Da: Charlie :3
Ok, amica, non ti spaventare :3
Non è niente di grave, ho solo bisogno di parlare con te u.u
Però sbrigati a dirmi se puoi venire D:
 
Da: Styles.
Ho pensato fosse essenziale dirti che secondo Louis hai fatto colpo su Niall, i miei complimenti ragazzina troppo ubriaca ;) credi davvero di non essere venuta alla festa ieri? Che hai in testa? ahahahah.
 

Li lessi tutti in fretta, sbalordita.
Niall.
Quel nome tornava sempre. Per un attimo mi balzò nella mente la possibilità di non aver sognato, dopotutto. Forse lo avevo conosciuto davvero quel ‘Niall’. Ma cosa diavolo c’entrava con i licantropi?
Non feci in tempo a formulare questi pensieri che mi arrivò una telefonata.
Lessi lo schermo.
 
Chiamata in arrivo da: Charlie :3
 
Lasciai squillare un attimo prima di rispondere.
- Certo che sei proprio una scassapalle. - dissi al posto del classico ‘pronto?’.
Sentii sbuffare. - Dove sei stata per tutto questo tempo?
- Mh, non lo so… forse a scuola? - ero ironica.
- Giusto, la scuola! Senti… non hai fatto leggere quei messaggi a nessuno, vero? - sembrava stranamente preoccupata.
- No, no. Ma cos’è successo?
- Ti spiego quando ci vediamo. Facciamo alle quattro e mezza da me, ciao.
Riattaccò senza darmi il tempo di dire una sola parola. Mi chiesi cosa stesse succedendo. Mi domandai perché fossero tutti così strani. E soprattutto, passai la giornata a pensare ad un ragazzo.
E questo ragazzo aveva i capelli biondi e gli occhi blu.
 
Quel pomeriggio, alle quattro e mezza in punto, mi trovavo davanti alla casa di Charlie: ovviamente avevo corso come una pazza per arrivare in tempo e, ovviamente, non rispondeva al citofono.
Decisi di entrare nel vialetto senza chiederle nulla e iniziai a torturare il campanello di casa Hatings finché, alquanto seccata, non mi decisi a tenere il dito indice poggiato su di esso.
Finalmente, dopo ben cinque minuti, qualcuno aprì la porta. Ma non era chi mi aspettavo.
- Louis? Cosa… che ci fai qui? - iniziai a balbettare, vedendomi proiettato davanti una sorta di dio greco, avete presente?
Sorrise. - Ciao, El. - mi chiesi da quando utilizzasse “El” al posto di “Fox”. - Cercavi qualcuno?
Assunsi un’espressione di ovvietà. - No, vengo a casa Hastings per rubare! Cercavo Charlotte.
Sembrò farsi preoccupato e si morse un labbro. - Ehm… lei è… sì, ti accompagno da lei.
Mi permise di entrare in casa e salimmo le scale fino ad arrivare dove si trovava la camera di Charlie.
Non appena varcai la porta, mi accorsi che qualcosa non andava. Ok, Charlie era sempre stata disordinatissima, ma una cosa del genere non s’era mai vista: i libri, solitamente in uno scaffale, erano sparsi sul pavimento, la scrivania era rovesciata e, di conseguenza, anche molte pile di fogli, penne e colori erano per terra, il portatile si trovava, aperto, sull’armadio che, a sua volta, aveva le ante aperte, lasciando intravedere alcuni vestiti strappati.
La mia migliore amica era seduta sul pavimento. Teneva un braccio attorno alle ginocchia ed aveva la fronte sudata e lucida.
Mi precipitai accanto a lei. - Charlie? Charlie, che succede? Cos’è successo?
Alzò lo sguardo verso di me ed un sorriso le trasformò il volto. - Nulla… - mormorò.
Sì, certo. - Sì, certo. Su, racconta. - gettai uno sguardo truce a Louis che, sulla soglia, ci guardava, quasi incapace di proferire parola. - Lui - lo indicai. - c’entra qualcosa?
La mia migliore amica scosse la testa e, con un cenno del capo, lo invitò ad uscire dalla stanza, poi si alzò e si sedette sul letto che, per fortuna, era ancora intatto. La seguii senza proferire parola. Non capivo.
- El, so già che non mi crederai. - mi disse. - Ma due mesi fa è successa una cosa… - fece una pausa e parve soppesare le parole una ad una. - Una cosa strana. Non brutta. Strana.
Mi limitai a guardarla con un’espressione vagamente stupita. Cosa poteva essere successo?
- Io… - continuò. - ricordi quella specie di succhiotto che hai visto sul mio collo ieri sera?
Annuii. - Una specie? Vuoi dire che non era un succhiotto?
- Circa. Era come… un morso. Una voglia, un segno, una cicatrice, mettila come vuoi.
- Questo significa che non se ne andrà?
I suoi occhi azzurri si velarono leggermente, mentre scuoteva la testa. - El, io sono… diversa. Tutti lo siamo, è così che ci siamo conosciuti.
Ero confusa. Non capivo. - Tutti chi?
Sospirò. - Tutti. Io, Liam, Zayn Harry e… Louis. Lui mi ha salvato la vita.
Sapevo che lo amava tanto, ma non pensavo a tal punto. - Perché non ti spieghi meglio? - chiesi, in testa avevo troppe domande e lei si ostinava a spiegarmi le cose a pezzi, e in quel modo non capivo nulla.
Deglutì. - Dopo aver avuto questo morso, lui mi ha presa.
Sbottai. - Chi ti ha morso? Cos’è successo? Cosa c’entra Louis?
Sospirò ancora e, per la prima volta, mi guardò negli occhi. - Allora, devi sapere che ci sono delle creature diverse dagli Umani qui intorno. O meglio, possono sembrare degli Umani, ma in realtà loro si ‘trasformano’, fino  a diventare qualcun altro. Ok?
Annuii. Fino a lì era facile, era come nei libri fantasy che leggevo in continuazione, e ne leggevo così tanti che ormai avevo iniziato a prendere vampiri, lupi mannari e demoni come la realtà. Non era difficile per me crederle.
- Puoi diventare uno di loro solo venendo morsa, o con una trasfusione di sangue. Tu hai quasi rischiato, ma… questa è un’altra storia che ti spiegherò dopo. Devi capire che alcuni di loro sono buoni, altri… un po’ meno.
- E tu? - mi ritrovai a chiedere. Stavo iniziando a capire. Forse quello avrebbe potuto dare una spiegazione a tutte le stranezze che si erano susseguite negli ultimi tempi.
Sembrò stupita. - Io… dammi le mani.
Feci quello che mi disse e la imitai, chiudendo gli occhi. Pensai che non era da lei fare tutte quelle pause mentre parlava e sapevo che mi stava per rivelare qualcosa di grosso. Che mi ero cacciata in qualcosa di grosso. E ancora non riuscivo a capire cosa c’entrasse la sera precedente.
Mi ritrovai in un luogo buio. Ero Charlotte.
 
Penso di essermi persa. Il boschetto dietro casa è sempre spaventoso, buio, cupo.
Eppure a guardarlo da fuori sembra estremamente più piccolo.
Sembra.
Dietro un albero, scorgo un’ombra.
Spaventata, allungo il passo, cercando disperatamente di trovare l’uscita.
Vedo la stessa ombra dietro un altro albero.
La scena si ripete più e più volte, finché non sento come uno scoppio e mi ritrovo tramortita a terra.
Non c’è nessuno davanti a me, ma la paura mi attanaglia lo stomaco. Il cuore mi batte a mille, anzi, di più, sembra quasi che mi voglia uscire dal petto, mentre le gambe cedono ed iniziano a tremare. Ho la gola in fiamme, mentre sento il collo pulsare.
E vedo un segno rossastro che si fa largo sulla mia pelle candida.
Ho paura, tanta paura.
Mi sembra tutto un incubo.
Sono schiacciata a terra da un forza che neanche vedo. Sento un peso enorme sullo stomaco.
Provo ad urlare, apro la bocca, ma qualcosa me lo impedisce e mi ritrovo stesa a terra, i capelli tra le foglie rinsecchite, a piangere come una bambina.
Passano alcuni minuti e il segno sul mio collo si fa sempre più visibile, poi vedo un bagliore. Un bagliore accecante.
 
Ci ritrovammo entrambe stese sul pavimento, io sudata, lei scossa e tremante.
Ero entrata nei suoi ricordi, se non ero pazza e se non mi ero addormentata all’improvviso.
- Charlie, cosa…? - cercai di domandarle, mentre lei si rialzava.
Abbozzò un sorrisetto. - È più difficile di giorno. - commentò, prima di diventare stranamente seria. - Capisci, El, sono… un mostro.
Scossi la testa. Non volevo crederci. Non era un mostro.
- Quella cosa... - continuò, prima che potessi interromperla. - quella creatura. In questo momento sarei come lui, se Louis non mi avesse salvato. Louis è un angelo.
- Un angelo? - gridai, inconsapevolmente. Recuperai il mio tono di voce pacato. - Scusa… che vuoi dire?
- È un angelo. Non di quelli che disegnavamo alle elementari nell’ora di religione, un angelo vero. Ogni angelo ha una persona predestinata da proteggere, ok? Nel suo caso, sono io.
- Tu sei…? Aspetta un attimo, penso di non capire. - e non capivo davvero. Non la seguivo, non capivo come fossi entrata nei suoi ricordi, cosa volesse dire che Louis l’aveva salvata e cosa accidenti significava che il suo ragazzo era un angelo.
- Angeli si nasce, non si può diventare. Ognuno di loro, fin dalla nascita, ha assegnata una persona da proteggere e ognuno di noi ha un proprio angelo. Non mi ha mai rivelato esattamente come funziona, non può, ma so che sono io nel suo caso e che mi ha salvato dall’attacco di quella cosa.
-  E quella cosa cos’era? E che danni ti ha provocato? Tu non sei un mostro.
Si risedette sul letto. - Era un Oniride. Gli Oniridi, come mi ha spiegato Lou, sono delle creature molto rare. Loro possono entrare nei sogni altrui e modificarli a proprio piacimento. Possono leggere il passato e il futuro. Vedono l’aura delle persone senza bisogno di esercizi di concentrazione. Loro capiscono le persone. Provocano in loro incubi, brutti presentimenti… io sono una di loro. - un singhiozzo lieve fuoriuscì dalle sue labbra.
- Tu… tu non sei un mostro. - ripetei, balbettando. - Tu sei la mia migliore amica. Non un mostro…
Sorrise amaramente. - Fortunatamente, io non ho acquistato tutti i poteri. Posso leggere l’aura, passato e futuro e posso provocare incubi. Posso, questo non significa che lo faccia.
- Cioè puoi evitarlo?
- Sì. Ma è doloroso. È per questo che ogni tanto mi assento da scuola.
Ricordai tutte le volte che era uscita prima dalle lezioni per dei fortissimi mal di testa o di stomaco, per dolori alle articolazioni o, addirittura, al cuore. - È pericoloso?
- Sì, per chi mi sta intorno.
- Non mi importa. - confermai. Non avrei mai voluto perdere la sua amicizia, e se per farlo avrei dovuto sopportare degli incubi, l’avrei fatto volentieri. Mi domandavo soltanto perché non mi avesse mai parlato di quello che doveva affrontare, visto che avrei potuto aiutarla, ma immaginavo che se ne vergognasse. - Finora non mi è successo niente, non dev’essere poi così pericoloso, no?
Abbassò lo sguardo, nascondendo il viso coi lunghi capelli. - Non lo so, ho paura che possa avere delle conseguenze…
Non le lasciai finire la frase. - Non mi importa.
- Dici sul serio?
Sorrisi. - Altrimenti non lo direi.
Le sue labbra carnose si spiegarono in un enorme e bellissimo sorriso. Sembrava emanare luce da tutti i pori, altro che ‘creatura dell’ombra’. - Grazie. - mi venne incontro e mi strinse in un abbraccio stritolatore.
- Quando vuoi. - le feci un occhiolino, mentre le sue prime parole iniziavano a farsi strada dentro di me. Improvvisamente, avvertivo il pericolo. - In che senso ho rischiato di essere morsa? - domandai, ripensando alle sue parole.
- Liam. - disse, semplicemente. - E’ un licantropo.
Mi portai le mani alla bocca spalancata, così come gli occhi. - Licantropo? Esistono sul serio?
Annuì. - Sì. Lui e Zayn lo sono. Ieri sera… In realtà la luna piena non dovrebbe più fargli effetto, per lo meno non dovrebbe trasformarsi ancora, ma… ok, ti spiego bene. - alzò un pochino il tono di voce, notando il mio sguardo confuso e impaurito. - Da circa sei secoli, i licantropi cercano di adattarsi alla vita umana. Durante le notti di luna piena cercano rifugio da qualche parte. Tutto è molto doloroso, non so esattamente quanto¸ ma so che stanno male, molto male. Però non si trasformano, perché hanno imparato a controllarsi. - mi aveva preso le mani e la sua voce era concitata. Mi chiesi quante cose ancora non sapessi. - Ieri Liam ha avuto una specie di ricaduta, non so come, ma l’ha avuta e Zayn l’ha aiutato. Quando tu gli sei andata vicino, lui ha tentato di morderti. Horan ti ha gettato di lato.
Horan. Ancora quel nome. - Horan? Chi è Horan? Cosa c’entra lui?
Sembrò confusa. - Come fai a non ricordarlo? Siete stati insieme praticamente tutta la serata.
- Ha i capelli biondi e dei merav-… ehm… e gli occhi blu?
Sghignazzò. - Proprio così.
- Ma allora non era un sogno! - esclamai, sorridendo improvvisamente alla dichiarazione della mia sanità mentale. Tutto quello che ricordavo, era tutto vero.
E solo ora capivo cosa c’entrassero i licantropi.
- Louis  - continuò. - non sapeva che anche lui appartiene a queste creature. Neanche lui è Umano.
- Cos’è? - mi domandai se esisteva una creatura dotata di bellezza sovrumana, ma evitai di chiederglielo, altrimenti avrebbe iniziato ad insinuare una mia cotta nei suoi confronti. E non avevo una cotta per qualcuno che non conoscevo nemmeno.
- Un vampiro.
- Intendi… con i canini a punta e che succhia il sangue? - domandai, quasi con ingenuità. Forse era per via dei suoi canini che portava l’apparecchio.
Ridacchiò. - Circa. Diciamo che quello che devi sapere è che ti ha salvato da un dolore insopportabile. Dovresti essergliene grata.
- Lo sono già.
 
Quella sera, a casa, mi sembrava che la mia testa fosse ormai troppo piena di informazioni per riuscire ad assorbirne qualsiasi altra.
Mentre, sdraiata nel letto col mio portatile, rimuginavo, mi resi conto di non sapere cosa fosse Harry. Ero abbastanza sicura che Charlie avesse detto che anche lui era una di quelle strane creature… ma cosa?
Qualcosa di estremamente rompipalle e disgustoso, senz’altro, pensai. Non sapevo che l’avrei scoperto presto.
Stavo chattando su Facebook quando mi venne in mente un’idea folle.
Niall Horan, furono queste le parole che digitai nella barra di ricerca di uno dei social network più famosi.
Mi comparve un solo risultato. Niall J. Horan
Quello splendido ragazzo nell’immagine del profilo era sicuramente lui.
Richiesta d’amicizia inviata a ‘Niall J. Horan’.

 



Argh.
Buon pomeriggio a tutti, cari lettori.
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, anche se trovo questo capitolo un po' troppo prolisso e pieno di informazioni. Non preoccupatevi, è normale essere confusi, anche la nostra cara Ellen lo è (ma voi non diteglielo, le piace avere tutto sotto controllo). Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, non sono mai molto sicura su come possiate reagire a questa storia.
Spero sempre di non deludervi!
Aria.
   
 
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