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Autore: aiLari    14/12/2014    5 recensioni
Questa storia parla di Naruto e Sasuke. Questa storia racconta il loro incontro ed il loro avvicinamento. Racconta il loro difficile passato ed il loro continuo cambiamento. Questa storia parla semplicemente di due ragazzi. Due ragazzi destinati a stare insieme. Due ragazzi follemente innamorati.
[NaruSasu]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cap 2: Nuovi incontri


Itachi era terribilmente inquieto. 

Era al lavello della cucina, concentrato a finire gli ultimi preparativi per la cena di quella sera. Girò il capo, guardando la persona seduta alle sue spalle, intenta a finire il proprio pasto. 

Teneva la testa china sulla propria ciotola, muovendo il cucchiaio d'acciaio in svariate direzioni, colpendo talvolta la ceramica della scodella. 

Il ripetuto ticchettio prodotto dal contatto della lama del coltello sul tagliere, insieme al tintinnio causato dal contatto di questi due oggetti, accompagnava il silenzio nella stanza.

Osservò attentamente il suo sguardo, concentrato sui movimenti che il polso svolgeva per compiere quell'azione. 
Sguardo perso nel vuoto, sguardo desideroso di un bel niente. 

Itachi intuiva che c'era qualcosa che gli veniva nascosto, anche se, effettivamente, gli era diventato abbastanza facile comprendere ciò l'altro potesse pensare. Si sentiva altamente colpevole nel vedere il fratello ridotto in quelle condizioni, credeva di essere lui il motivo di quel suo comportamento. Infondo era il maggiore nella famiglia, era lui quello a cui Sasuke avrebbe dovuto fare affidamento per la sua vita di tutti i giorni. 
Invece, non gli veniva mai detto nulla, c'era un enorme silenzio a regnare tra di loro. Nonostante fossero gli unici in quella casa, e ci abitassero oramai da anni, quando erano insieme nell'atmosfera regnava la quiete più totale.
Chiunque fosse riuscito ad assistere a quella scena, si sentiva intimorito ed incredibilmente a disagio; spinto a voltare lo sguardo verso la porta, aspettando il momento migliore per svignarsela. La tensione che c'era in quei momenti, poteva quasi essere palpata con le dita della mano. 
Quella mattina, come tutte le altre del resto, Itachi decise di fare il primo passo, cercando di trovare un argomento che spingesse l'altro a parlare e a "confidarsi".

"Non riesci a dormire bene, negli ultimi giorni?", chiese il fratello guardando le occhiaie del più giovane, voltandosi successivamente in avanti, ri-concentrando l'attenzione sul coltello con il quale era intento a tritare le verdure.

"Non proprio...", mugugnò il minore, senza muoversi minimamente dalla propria postazione.

Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Itachi cercò di pensare a cos'altro dire. Sin dall'inizio si aspettava di non ricevere risposte chissà quanto elaborate dall'altro, quindi non si era minimamente sorpreso di ritrovarsi in un punto morto, dove non gli era concessa la possibilità di ribattere in qualche modo alle risposte monotone e dannatamente dirette del fratello. In fondo si assomigliavano molto, caratterialmente, oltre che fisicamente, sia chiaro.
Effettivamente avevano molte cose in comune, ma Itachi era quello che, sin da quando ne aveva memoria, aveva lavorato in tutti i modi possibili ed immaginabili a cambiare i lati introversi del suo carattere, cercando di essere più aperto con le persone da cui veniva circondato, specialmente col fratellino, che si era trovato a dover crescere con man propria sin dalla tenera età. Il problema principale, però, risiedeva nel non essere ricambiato in questo suo gesto, in questo suo sforzo. 

"Ieri mi ha chiamato Iruka - disse, facendo una breve pausa, nella quale guadagnò l'attenzione del moro più giovane che, nel sentire quelle parole, si girò quasi di scatto, osservandolo, in attesa di sentire la fine della frase - Dice che dovresti provare a relazionarti di più, nella classe, ed io penso che lui abbia ragione".

"Io, invece, penso semplicemente che questi non sono affari che vi riguardino", ribatté acido, lasciando il cucchiaio cadere nella ciotola. Inclinò la testa di lato, per poi posare il mento sul palmo della mano destra, col gomito fisso al legno del tavolo. 

"Sasuke, io sono tuo fratello, e lui è il tuo insegnante. È normale, per noi, essere preoccupati per te", rispose atono, socchiudendo gli occhi per il disagio venutosi a creare per quella situazione. 

"... Fate come vi pare", dichiarò il diretto interessato, senza mezzi termini. 
Si alzò, facendo strisciare le punte piatte delle gambe della sedia sulla pavimentazione, incamminandosi, poi, verso l'uscita della cucina.

Itachi lo guardò allontanarsi, fino a che non vide scomparire del tutto la sua sagoma. 
No, quella non era sicuramente l'argomentazione migliore per iniziare una bella chiacchierata in famiglia. 


 

Sasuke, più velocemente di quanto si aspettasse, arrivò nella sua camera: l'unico posto dove riusciva a trovare la tranquillità di cui realmente necessitava. L'unico posto dove gli era possibile rimanere in pace con se stesso, senza che nessuno glielo impedisse. Spalancò la porta ed entrò di scatto, richiudendola, poi, alle sue spalle. Era stato preso dal panico, e l'unica cosa che riuscì a fare in quella situazione, fu agire di conseguenza.
Si bloccò per qualche attimo sull'uscio della porta, ripensando all'accaduto di poco prima. Si sentiva incredibilmente stupido e dannatamente debole. Questa era la parte di sé che più detesta. Sapeva, conosceva molto bene il fratello maggiore.
Era a conoscenza di quello che faceva giornalmente per lui e di quanto fosse in pensiero per il suo comportamento freddo e distaccato, soprattutto nei suoi riguardi, soprattutto quando venivano toccati argomenti del genere. Eppure, non riusciva proprio a farne a meno. Era talmente ridicolo.
Forse aveva una grande necessità di sfogarsi. Forse aveva un grande bisogno di buttare fuori tutto il marcio che aveva dentro - e, di marcio, sicuramente, ne aveva accumulato tanto, negli anni-, aveva l'assoluto bisogno di ripulirsi completamente e di cambiare prospettiva di vita. Il piano c'era... ma forse la forza interiore per svolgerlo era talmente scarsa da essere quasi del tutto inesistente. Magari, essere soli, era la scelta sbagliata. Isolarsi era sbagliato. Essere se stessi, era sbagliato... Ma com'era, lui, veramente?

Si lasciò cadere all'indietro, sbattendo con le spalle alla porta dietro di sé. Scivolò su di essa, ritrovandosi a gambe incrociate a terra, esausto per un'attività che non aveva svolto. Chiuse gli occhi, lasciando cadere di peso la propria testa contro il legno presente alle sue spalle.
Nella mente rivisse alcuni momenti della sua infanzia. Ricordò quelli più felici, quelli indimenticabili; come quando provò per la prima volta ad andare in bicicletta, e ne era uscito fuori con lividi e graffi.
Rammentò la persistenza con la quale continuava imperterrite a rialzarsi e a risedersi sopra il sellino della "vettura", senza fare caso al sangue che gli colava dalle ginocchia e dai gomiti. Sorrise, quando pensò al fratello che, dopo averlo osservato come un segugio da lontano, gli si era avvicinato, sorreggendolo ed incoraggiandolo a fare del suo meglio, a non arrendersi, a non perdere di vista l'obbiettivo.
Era un sorriso amaro, il suo, un sorriso sofferente e pieno di rammarico. Si era creato un grande e forte legame, tra di loro.
Camminavano sempre assieme, l'uno affianco all'altro, inseparabili come non mai... Quand'è che tutto questo è cambiato? Da quanto tempo stavano andando avanti in questo modo? Da quanto tempo, soprattutto, aveva perso quella stessa voglia di vivere e di non arrendersi mai, neanche per le piccole cose? Evidentemente doveva essere tanto, visto che non riusciva nemmeno a ricordarselo. "Sono proprio un ingrato", pensò, abbassando la testa.
Si guardò le dita delle mani, intente ad intrecciarsi tra di loro, roteando i pollici. Le osservava, ma senza darci realmente peso. La sua mente era altrove, ed era completamente distaccata dalla sua vista.

Itachi, intanto, continuava i preparativi nella stanza affianco, poco distante da quella dove era presente il fratello, immerso nei propri pensieri. Anche lui, però, aveva molto a cui pensare, quasi che la testa gli sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro.
Con due dita si massaggiò la fronte, decidendo di porre fine ai suoi dilemmi e di concentrarsi esclusivamente su quello che da un po' era intento a svolgere. Quella sera avrebbero avuto degli ospiti, a cena, e voleva far loro una buona impressione.

Da poco, vicino casa loro, si era trasferita una nuova famiglia. Non sapeva bene chi fossero e di chi si trattasse, ma il proprietario della struttura - amico di vecchia data del Uchiha maggiore - aveva raccontato ad Itachi dell'interessamento da parte di qualcuno nell'acquisto di quel appartamento.
Il moro, dopo aver sentito che tra di essi c'era un ragazzo molto giovane, della stessa età del fratello per giunta, si era "esaltato" - per così dire. Quella sarebbe stata l'occasione perfetta: avrebbe fatto in modo che i due si avvicinassero, così che Sasuke riuscisse a trovare finalmente un... amico.
Sperava solo che potessero andare d'accordo; sperava che il fratellino riuscisse, una volta per tutte, ad uscire fuori dal guscio nel quale si era, oramai da tempo, imprigionato. 
Guardò il numero indicato dalle lancette dell'orologio che indossava al polso. Si rese conto che il tempo non gli mancava e che, quindi, poteva procedere con tutta la possibile calma. Quella serata sarebbe stata molto importante. 


                                                          ***
 

Ore 19:24, mancava poco all'arrivo degli ospiti tanto attesi. 

Itachi era già davanti all'entrata, con l'intento di aprire la porta il prima possibile ai nuovi arrivati, senza farli attendere troppo all'uscita. Pensava, intanto, a cos'altro potesse mancare. La tavola era apparecchiata ed il cibo era caldo, pronto per essere servito.
La casa era perfettamente in ordine, con neanche un cuscino fuori posto; aveva passato l'intera giornata ad assicurarsi che tutto fosse rigorosamente in ordine, nonostante fosse già ordinato di suo. Indossava una camicia grigia, con dei pantaloni neri non troppo aderenti. Si squadrò da capo a piedi allo specchio che aveva di fianco, chiedendosi se quel tipo di abbigliamento potesse andar bene - infondo gli bastavano due minuti per ricambiarsi, in caso cambiasse idea a riguardo.
Si rese conto che neanche lì c'era qualche problema. Fece quindi un profondo respiro, stendendo i nervi. 

"Itachi, non è da te comportarti in questo modo. Sii naturale. Sii naturale", si ripeteva mentalmente. 

Sasuke, intanto, era nel soggiorno seduto comodamente sul divano. Riteneva quella serata abbastanza inutile ed insensata, oltre che improvvisa ed insolita. Non gli era mai capitato, in diciassette anni, di vedere il fratello ridotto in quelle condizioni.
Non gli era mai capitato di vederlo così interessato a qualcosa. Lo osservava dalla sua postazione, vedendolo quasi tremare dal nervosismo. Non si sarebbe minimamente sorpreso se l'avesse visto svenire da un momento all'altro. Sudava freddo, e glielo si leggeva in faccia che era a disagio. 
"Ma cosa gli prende... "

Il campanello suonò ed il cuore di Itachi smise per un secondo di battere. Ingoiò la saliva che gli era rimasta in gola e che non riusciva a mandar giù.
Si avvicinò con la mano alla maniglia, aprendo la porta. Le corde vocali gli si ritorsero contro, perché non si decidevano ad entrare in funzione. L'unica cosa che, alla fine, riuscì a dire, fu una parola uscitagli anche male:

"B-Buonasera!", quasi gridò, una volta avuti davanti i suoi nuovi vicini di casa. 

Quella sera, forse, qualcosa sarebbe cambiato. Sentiva che quello era il momento giusto per fare in modo che la situazione venisse sfruttata a proprio vantaggio. 

 

 

____Nota dell'autrice____

Salve a tutti, ragazzi! Alla fine ho pubblicato il capitolo prima del previsto *non mi aspettavo seriamente di finirlo così presto*.

C'è una cosa che non vi ho chiesto, nel capitolo precedente: cosa ne pensate della lunghezza del testo?
E' una domanda abbastanza importante, perché così riuscirei finalmente ad orientami a riguardo.
Detto questo, vi ringrazio per aver letto anche quest'altro capitolo! Ho già un'idea - anche se vaga - di come scrivere il successivo, quindi non penso ci vorrà molto neanche per la pubblicazione di quest'ultimo - salvo imprevisti.

Consigli, critiche? Sono aperta a tutto - come scrittrice, infatti, non sono di chissà quale livello, e vorrei provare a migliorarmi -.

Grazie ancora, un bacione!


 

   
 
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