Capitolo 1: Notte
Prima degli Scritti
“La notte
prima degli esami è strana, ti chiedi cosa succederà il giorno dopo e avverti
come un presagio di fallimento. Qualsiasi cosa cerchi di ripassare non ti entra
in testa perché sei talmente in ansia che neanche riesci a respirare…questa è la
nostra notte prima degli esami, una notte nella quale tutti e 24 proviamo le
stesse emozioni…VG vi voglio benissimo, sono stati cinque anni stupendi, non vi
dimenticherò mai, grazie a tutti di tutto…manda questo messaggio a tutta
Sharpay distolse
stancamente gli occhi dallo schermo del Nokia tra le proprie dita affusolate.
Abbozzò un sorriso, poi selezionò l’opzione inoltra ed inviò il
messaggio appena ricevuto all’elenco dei suoi compagni di classe. -So chi l’ha
mandato- sussurrò nel profondo buio della cameretta dove
dormiva.
O meglio, dove provava a dormire. La ragione per
cui non le riusciva, aveva un nome preciso: esami. Infatti Sharpay avrebbe dovuto svolgere il tema
della maturità il giorno dopo e in seguito alle altre prove, gli orali una
settimana più tardi.
Provate solo ad immaginare come si potesse sentire.
Magari tutti voi ci siete passati con l’esame della terza media ma vi posso
assicurare che la maturità ha tutt’altro valore. Avete presente il leggero
malessere dei 13 anni? A 18 si può aver bisogno di un
antidolorifico.
La ragazza si alzò dal proprio letto in preda ad un
attacco d’arsura, raggiunse la cucina e bevve avidamente, sempre immersa nelle
tenebre. Fece ritorno in camera con la faccia funerea di chi ha appena visto un
fantasma per recuperare il cellulare sul comodino. Notò con piacere e sorpresa
che le erano arrivati tre messaggi identici. Da parte delle tre persone dalle
quali era certa di riceverlo. Ammiccò compiaciuta prima di coricarsi nuovamente
nel tentativo di riposare almeno un poco prima delle quattro cruciali ore del
giorno successivo.
Chiuse gli occhi e iniziò ad immaginare ogni sorta
di disgrazia. Erano più o meno le tre del mattino quando trovò la quiete
necessaria per abbandonarsi al sonno.
La nottata fu afosa, ma anche se ci fossero stati
5° sottozero, la nostra ragazza si sarebbe sentita avvampare. Nel sonno. La
finestra era aperta e tenui raggi lunari filtravano all’interno insieme a quel
poco di brezza, illuminandole il viso. La chioma bionda era legata in una poco
ordinata coda di cavallo e la frangetta accarezzava le gote rosate e le labbra
ciliegia. Attraverso le palpebre sottili, le iridi caramello erano al riparo
dalla luce per quelle poche ore. Era un angelo.
Una persona si addormentò pensando all’angelo,
quella notte. Io definirei angelo anche lui, ma per essere originali mi limiterò
a presentarlo. Anche lui, come Sharpay aveva ricevuto quattro messaggi uguali di
cui uno da numero privato e tre, dai suoi migliori amici.
Gli azzurrissimi occhi di Troy Bolton erano sotto
il pallore della luce quando un sonno improvviso lo sovrastò. Serrò
inconsciamente le palpebre mentre il cervello non smise mai di essere in
attività. Pensava a lei. E sai che novità…direte voi, ma questa volta Troy aveva preso una
decisione. Non poteva restare come un fesso ad
andare appresso a qualcuno che non lo considerava neanche, da quel punto di
vista. Si era stufato. E forse proprio il fatto di aver ritrovato la serenità
dell’animo gli dette la possibilità di abbandonarsi al riposo. il bagliore del
cellulare perse pian piano intensità sul suo petto che si gonfiava e sgonfiava.
Un respiro dopo l’altro. Ogni boccata d’aria lo avvicinava. Li avvicinava. Ma a
cosa poi? Alla maturità? E quale?
***
La sveglia della mattina successiva fu tragica, decisamente confusionaria per 24 ragazzi di
Oxford. Durante la notte infatti c’era stato un black-out dell’energia elettrica
che aveva mandato in tilt tutte le sveglie. I ragazzi, appresa la notizia si
premurarono di svegliare i compagni in modo che nessuno di loro fosse rimasto a
dormire e costretto a ripetere l’anno.
Quindici minuti prima del fatidico inizio della fine il piazzale del liceo classico “William
Shakespeare” era affollato di diciottenni pronti o non del tutto a cominciare la
maturità. C’erano proprio tutti…oppure no?
-Porca miseria, abbiamo scordato Troy!- ad un
tratto questo grido si levò dalla massa e poco dopo due ragazze presero a
correre in direzione di Fighter’s Street 14. arrivarono cinque minuti più tardi e
suonarono frettolosamente il campanello. Aprì loro una donna in vestaglia
visibilmente assonnata. -Ragazze, ma che ore…Oddio!- imprecò lanciando uno
sguardo all’orologio. -Andate voi a svegliare Troy?- domandò poi. -Ci penso io
Sharpay, tu va ad avvertire che stiamo arrivando.-
Fu una ragazza mora dalla carnagione color
dell’ambra a parlare. Ricevuto il consenso dell’amica, si precipitò su per le
scale in marmo nero e quasi sfondò una porta di legno bianco. -Troy! Svegliati
che tra otto minuti inizia la maturità!- Scosse ripetutamente l’amico tra le
lenzuola. Stranamente però non ottenne risposta. Provò con un paio di buffetti
sulla guance, ma fu tutto inutile.
Gabriella accostò lentamente l’orecchio ai
pettorali nudi ed apprese con orrore che il cuore non batteva. -Signora Bolton!-
urlò mentre gli occhi le si annacquavano
irrefrenabilmente.
°*_.-._*°
Capitolo
2: Lui Non L’amava
Nel frattempo Sharpay correva verso la scuola,
affannata. Non aveva idea dell’accaduto in casa Bolton. Giunse sul portone
appena trillò la campanella informando tutti che di lì a poco sarebbero arrivati
anche Troy e Gabriella.
Il migliore amico di Troy, ovvero il riccioluto
Chad Danforth, allungò improvvisamente il collo scrutando l’orizzonte e mormorò
-Ma quella non è Gabriella?- Tutti si voltarono nella direzione indicata e
Sharpay le corse incontro, interdetta nel non vedere il suo amico.
Le bastò trovarsi a tre metri da lei per capire che
c’era qualcosa che non andava. -Oi! Che è successo Gabry?- L’amica aveva il
volto pallido e lo sguardo vuoto. Rispose senza sentimento -L’hanno portato
all’ospedale. Ha avuto un infarto durante la notte.-
Sharpay si portò le mani alla bocca sgranando gli
occhi. Poi accorse Chad il quale appena apprese la notizia, fece per correre
verso la clinica della loro città ma fu trattenuto da Gabriella che gli mormorò
in tono quasi scocciato dalla sua
impulsività -Ma dove credi di andare? Non gli saremmo d’aiuto lì e comunque lo
andremo a trovare dopo gli esami-. Il moro dagli occhi scuri la squadrò stupito
ma decise che era meglio far correre le parole ed avviarsi in classe dove
avrebbero dato la notizia ai docenti.
I tre salirono lentamente le scale e si sedettero
ai banchi abituali. Chad era da solo. Taylor, la sua ragazza lo notò triste e si
accomodò al suo fianco facendosi spiegare tutto. Poi scambiò un’occhiata con le
migliori amiche Sharpay e Gabriella che però non si potevano alzare dal momento
che il commissario esterno aveva appena fatto il suo ingresso in aula.
Il tempo per pensieri extra-scolastici era finito.
Dovevano concentrarsi tutti sull’esame che avrebbe deciso la loro vita. Nessuno
di loro lo fece.
Taylor fu la prima a consegnare. La ragazza dalla
carnagione scura ed i lunghi capelli mossi aspettò i compagni appoggiata al
freddo muro esterno imbrattato di graffiti. Dopo di lei uscì Ryan, il quale si
era interrogato a lungo sul motivo degli sguardi passati in classe. Taylor gli
raccontò la situazione. Ryan era il gemello di Sharpay nonché uno dei migliori
amici di Troy. Preoccupatissimo.
A poco a poco tutti gli studenti lasciarono la
classe e si diressero verso l’uscita. Tutti tranne Gabriella Montez. Una ragazza
che con Troy Bolton, il capitano della squadra di basket non aveva poi molto a
che fare. L’aveva conosciuto per un caso del destino secondo il quale la
migliore amica del playmaker diventasse anche la sua migliore amica.
Ma Gabriella adorava il Destino e si fidava
ciecamente di lui. Dalla prima volta in cui posò gli occhi su Troy, capì che non
era stato un caso. O forse lo era. La coincidenza più bella che le fosse mai
capitata.
Quando anche lei ebbe terminato la prova, sceso le
gradinale e raggiunto gli amici, tutti insieme si avviarono all’ospedale. Appena
arrivati, gli infermieri comunicarono loro che una sola persona sarebbe potuta
entrare, per non caricare il paziente. Il gruppetto convenne che Sharpay, da
sempre migliore amica del playmaker e per il quale lui aveva un debole da
sempre, dovesse andare. La giovane però non se la sentiva di vedere Troy
attaccato a mille tubicini ed in più aveva il terrore del sangue. A quel punto
delegò Gabriella alla visita dato che l’aveva soccorso
lei.
La moretta prese in grosso respiro e fece il
proprio ingresso nella camera. Chi trovò all’interno le regalò un sorriso debole
che le parve magnifico. Restituì il saluto sedendosi su una seggiolina di vimini
accanto al letto.
Troy aveva gli occhi violacei, il viso pallido, i
capelli scomposti e le braccia forate da innumerevoli aghi e cannule destinate a
chissà cosa. Attraverso il camice bianco passavano un filo giallo e uno blu che
correvano fino ad arrivare ad un ingombrante cassa metallica a sua volta
attaccata ad un monitor con sopra numeri, istogrammi e linee saettanti bal basso
verso l’alto in un movimento costante.
Per Gabriella fu terribile vederlo in quello stato,
ma tentò di mantenere un’espressione serena ed esordì -Abbiamo avvertito
-Hai detto tutto a Chad?- Chiese dopo un po’ Troy
-Lo sanno tutti. Sono qui fuori. Avrebbero voluto accompagnarmi ma l’infermiera
ha detto di no, non vuole che ti “carichiamo troppo”…che tipa!- Gabriella face
una smorfia buffa. -C’è anche Sharpay?- La mora si aspettava quella domanda
-Certo. Volevamo che entrasse lei ma ha rinunciato perché ha paura del sangue.
Comunque ti manda un grande abbraccio.- Riferì la ragazza. -Un bacio sarebbe
stato meglio!- Commentò allora il biondo. -Io non capisco ancora come hai fatto
ad innamorarti della tua migliora amica. Credo che se succedesse a me, scapperei
in Tibet!- mugugnò Gabry.
Quello che Troy non sapeva era che in effetti la
ragazza ci stava passando. Ma lui aveva deciso. Non gli importava più di
Sharpay, da quel momento in poi l’avrebbe considerata solo un’amica anche perché
il suo amore non era ricambiato.
-Se vuoi la chiamo dentro- continuò lei -No,
aspetta! Ti devo dire una cosa!- La bloccò. -Dimmi tutto, invalido.- E Gabriella
ascoltò il racconto di come l’amico avesse abbandonato ogni speranza con Sharpay
e del fatto che già da un po’ di tempo pensava a lei, ma senza provare tutto
quel frenetico vortice di emozioni tipico degli
innamorati.
Ogni parola pronunciata in quel senso gonfiava di
felicità il cuore di Gabriella. Anche se ancora c’era un problema…lui non
l’amava.
"*"*"*"*"
Salve a tutti! Lo so lo so, il mio ritardo non è neanche qualificabile...^^ Mi limito perciò a dirvi che mi sono resa conto di aver eliminato tutti i dialoghi...quindi ho imbucato anche il primo capitolo qui ^^.
Vado di fretta ragazzi...perciò, un bacio enorme a tutti ^^
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