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Autore: Anonimadelirante    19/12/2014    1 recensioni
(FANFICTION RIPRESA)
Da Epilogo alternativo.
Immaturi|Grifoni|Serpi|Het|Slash|FemSlash|Crack
Il titolo parla da se. Immaturi.
La scuola è finita, Voldemort sconfitto, gli Horcrux distrutti.
Ma il destino -sotto forma del Ministro e della McGranitt- ha in serbo ancora un tiro mancino per i nostri beniamini.
Dal testo:
“«C..Come?!»
«Hai sentito Ron non fare lo sciocco – Hermione, la stessa espressione di un'Avvincino in faccia, annodò braccia e gambe così strettamente che Harry si chiese come avrebbe fatto a muoversi, dopo. – E non è finita…» […]

Theodore sorrise: proprio quello che ci voleva. «Uno uguale, grazie.»
Si issò sullo sgabello con una smorfia e sbuffò contro le dita intrecciate.
Fu allora che la sentì. Una voce stridula – si qualche ottava più alta del normale – sbalordita e conosciuta. Fastidiosamente conosciuta: «Nott?!?!» [...]

«Ehi, Potter! Che ci fai casa mia?»
«Casa tua, Malfoy? Casa mia,se mai.»
«Casa tua?!» [..]

«Draco... sonoincinta»
L'uomo si soffocò con il cocktail: doveva avere capito male: «Come hai detto?»
«Sono incinta.»
E Draco seppe che la sua vita sarebbe andata in malora per sempre.
«Cazzo»“

Storia di maghi ancora un po' bambini.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 1

Di crescita e maturazione

 

 

 

 

 

Draco Lucius Malfoy aveva sempre avuto la presunzione di essere una persona tranquilla e pacata. D'altronde, era un Malfoy.

D'altronde, essere sopravvissuti ad una guerra non voleva mica dire che era abbastanza maturo dal sopravvivere anche a....beh, a questo.

 

*
 

Hermione Granger era, ed era stato abbondantemente dimostrato in più e più occasioni, la strega più brillante della sua età.
Trent'anni appena compiuti una laurea ab honorem in Magisprudenza, due genitori – ex-dentisti dall'aria svampita – Babbani e un folto gruppo di amici, Hermione Jane Granger aveva maturato la convinzione di essere, finalmente, cresciuta.
Certo, non si poteva pensare che per una strega pignola come lei, “cresciuta” volesse dire “non passare la notte in bianco a scrivere e riscrivere l'arringa del giorno dopo perché fosse assolutamente perfetta” o altre cose similari; ma, in definitiva era abbastanza sicura di avere i nervi saldi.
Era organizzata per qualunque occasione e sapeva di poter contare su un certo sangue freddo, all'occorrenza, ma...

...Per fortuna era Babbana di nascita. Sapeva dove trovare il pub più vicino e come pagare il cocktail più alcolico che avessero.

 

*
 

Un trentenne dall'aria leggermente sconvolta entrò trafelato nel bar.
Aveva una folta zazzera nera scompigliata e portava una T-shirt babbana, grigia e scolorita – come se l'avesse usata per tempo immemore e non volesse separarsene. Il fatto che fosse fradicio da capo a piedi non pareva turbarlo, tutt'altro: pareva distratto, quando chiuse gli occhi inghiottendo a vuoto un paio di volte persino preoccupato.
«Vado io. Dici che è fidanzato?» una cameriera sulla ventina gli lanciò una lunga occhiata d'apprezzamento.
«Bah, non so. Tu prova.» quella sera Sarah era stranamente svagata.
«Che hai? – Kitty le sventolò la mano davanti. Sarah sbuffò – dico sul serio, sei...distratta
«Sono solo stanca, davvero.»
Kitty roteò gli occhi, ma l'altra non diede segno di essersene accorta.
La ragazza si strinse nelle spalle e tornò a sbirciare nella folla, sperando che il tipo Bel Figo non si fermasse al bancone, ma prendesse un tavolo. Ovviamente scelse la prima ipotesi.
Con sospiro, Kitty tornò ad asciugare i bicchieri con Sarah.

 

*
 

Theodore aveva cercato di trattenere il panico, davvero.
Producendo l'effetto contrario, si era dedicato ad altro, quali lavoretti di casa come lavatrici arretrate.
Sapeva anche che avrebbe dovuto affrontare il discorso “magia” con la sua ragazza, un giorno o l'altro. Quasi quasi questo gli procurava meno ansia di quello.
Il punto era che lui voleva davvero che funzionasse, quella volta.
Leila era una biondina bassa e non propriamente magra, dallo sguardo leggermente perso nel vuoto e un gran sorriso.
Quando l'aveva conosciuta per la prima volta, Theodore, l'aveva odiata e amata in un unico fluido gesto.
Gli era salito un conato, insieme a ricordi poco desiderati – molto poco desiderati – e il cuore gli era latitato in corpo per un minuto infinito.
Quando cominciava a dubitare persino di avercelo ancora, un cuore, la ragazza aveva fatto un commento sarcastico e per niente adatto a lei. L'aveva odiata – e venerata – perché non era lei. Non lo era affatto.
Aveva risposto troppo veloce, vagamente impacciato, lei aveva sorriso e lui, che, davvero, pensava che il suo sangue pompasse direttamente dal cervello, oramai, aveva sentito il suo cuore dare una sterzata improvvisa e riprendere a battere in un modo decisamente malato.

Non si ricordava proprio di avere la capacità di essere felice e disperato insieme.

 

*
 

Leila era fresca come un bicchiere d'acqua con una spruzzata di limone dopo una corsa sotto il sole. Theodore si era ritrovato fastidiosamente dipendente dal modo che aveva quella Babbana impertinente di pronunciare il suo nome, alla fine di ogni discorso, come a richiamare la sua attenzione di alunni distratto.
Aveva scoperto di non sopportare – e insieme di non poterne fare a meno – il suono della voce squillante di Leila.
Ancora impelagata in studi scientifici di dubbia riuscita, Leila, aveva la capacità di rendere interessante persino una bottiglia di birra – o se ben ricordava era stato un pacco di bottiglie di birra babbana, e la serata aveva preso un risvolto che Theodore aveva giudicato molto più che interessante. Il fatto che ricordasse, la mattina dopo, ben poco – ad eccezion fatta della pelle, liscia e profumata, di Leila e un paio di cose decisamente inadatte ai minori – era irrilevante.

O esilarante, come aveva commentato irritata Leila, prima di acchiappare la camicia e fare per scappare.
Fare per scappare, sì, perché, a dirla tutta, era finita in maniera completamente diversa – e quella volta Theodore ricordava tutto.

 

*
 

Theo – Merlino, odiava quel soprannome – si passò per l'ennesima volta la mano fra i capelli bagnati, suscitando la risatina poco virile di una ragazzo – decisamente troppo fatto, per i suoi gusti – e chiuse gli occhi di nuovo. Si sentiva sperso e decisamente scocciato – in tutto quel tempo aveva pensato di averla finita, finalmente, di poterci mettere un boazer sopra.
Lanciò un'occhiata al barista. Era un uomo dal sorriso gioviale e l'aria di chi sapeva esattamente quanto alcool stava mescolando – tanto, in effetti.
Theodore sorrise: proprio quello che ci voleva. «Uno uguale, grazie.»
Si issò sullo sgabello con una smorfia e sbuffò contro le dita intrecciate.
Fu allora che la sentì. Una voce stridula – si qualche ottava più alta del normale – sbalordita e conosciuta. Fastidiosamente conosciuta: «Nott?!?!»

 

 

 

 

Angolino della presunta autrice:

Uhm. sì. Della serie 'a volte ritornano'.

Bene. Sento che abbisognate (?) – o forse sono più io che devo darvele – spiegazioni.

Non pensavo, se devo essere sincera, che avrei ripreso a pubblicare. Non qui, non ora, non con questo.

Non è che sia propriamente soddisfatta, ma, per essere quello che è... No, okay, fa pena.

Non vi lascerò in sospeso ancora per molto, sappiatelo, perché sto scrivendo – ora – il secondo (o terzo) capitolo.

E va bene, va bene, lo ammetto: non è che è proprio più il mio genere, forse non è più il mio mondo. Ma riprenderò, ve lo assicuro.

Sono ritardataria e incostante, sì, ma non mi piace avere tutte queste cose – chiamiamole ff, per una volta, va' – in sospeso.

Un bacio,              mi aspetto taaaaante recensioni

_nox

 

 

PS: ripensandoci. Per delle spiegazioni serie ci sarà tempo. Devo aggiornare la bio, intanto.

 

  
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