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Autore: Glendora    20/12/2014    1 recensioni
Farla finita sembra davvero molto facile, soprattutto nella solitudine di una camera d'albergo a chilometri di distanza da casa. Questo, però, non sembra il destino di Ville Valo che, inaspettatamente, tra le mura di quello che sembra essere un vero e proprio girone dell'Inferno, troverà quello che ha sempre cercato, ciò che la fredda lametta di un rasoio appoggiato sulla pelle non è stata capace di dargli. Ma il fato ama giocare con le persone e Ville non è certo immune...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Lily?!” L’infermiera, una ragazza graziosa dalle forme rotonde nascoste da un paio di pantaloni verdi e un corto camice dello stesso colore che fanno risaltare ancora di più la sua carnagione ambrata, aspetta che la persona chiamata si faccia avanti e intanto, scruta la sala d’attesa guardando negli occhi i diversi pazienti che, con il medesimo sguardo tra lo spaventato e l’angosciato, aspettano il loro turno.

“Ciao Carla.” Alzandosi, Lily si avvicina alla ragazza che le sorride e la fa accomodare nella stanzetta, in attesa dell’arrivo del medico.

“La dottoressa Lang arriva subito, tu intanto sdraiati e cerca di rilassarti” consiglia la giovane.

“Fosse facile…”

“Spaventata?”

“Leggermente.”

“Ti ha fatto tanto male ieri? Aoki ha una mano molto delicata solitamente” ribatte la donna, cercando di tranquillizzare la paziente.

“Non è per il dolore che ho paura…è per tutto quanto il resto” risponde lei, muovendo nervosamente i piedi lasciati penzoloni dal lettino, cercando di non incrociare lo sguardo dell’infermiera per evitare di farle leggere la verità dietro a tanta preoccupazione.

“È per il tuo ragazzo? Non gliel’hai ancora detto?”

“No, non ancora. E poi dovrei avere qualcosa da dirgli prima di raccontargli qualsiasi cosa, o no?!” Tenta di scherzare, consapevole che il suo viso lascia trasparire tutta la sua tensione. Qualcosa da dire ce lo avrebbe anche, altrimenti non sarebbe in quell’ambulatorio, ma il suo aspettare, tergiversare, non è altro che il solo scudo dietro il quale proteggersi per ritardare l’inevitabile: dire tutto a Ville, alle persone che ama, renderebbe tutto troppo reale e Lily vuol credere ancora che quello sia solo un brutto incubo dal quale presto si sveglierà.

“Bè, ma se glielo avessi detto, ora sarebbe qui con te: non fa bene affrontare le cose da soli, soprattutto cose di questo genere. Hai bisogno di qualcuno al tuo fianco, Lily. Non dovresti privarti della possibilità di farti sostenere dai tuoi cari…”

Già, quello che Lily sta cercando di fare è proprio questo: privarsi di un sostegno capace di sorreggerla nel momento del bisogno, ma ha scelto di agire così per un motivo, per provare a proteggere chi ama, eppure non riesce a pensare ad altro se non alla mano di Ville che stringe forte la sua nel tentativo di confortarla, per non farle avere più paura. E ora ne ha davvero tanta, troppa. Una paura mai provata, perché ora ha qualcosa di molto importante da perdere se le cose si dovessero mettere male.

“Eccomi, scusate il ritardo. Avevo un consulto urgente.” Irrompendo nella stanza, la dottoressa Aoki Lang, una donna asiatica sui trentacinque anni, dai lunghi capelli corvini stretti in una coda di cavallo ed un sorriso gentile e cordiale dipinto in viso, saluta la sua giovane assistente e la sua paziente che conosce dai tempi dell’università. “Allora Lily, come ti senti oggi?” Chiede premurosa avvicinandosi alla donna senza perdere quell’espressione che riesce perfino a calmare Lily, tesa e nervosa.

“Più spaventata di ieri, soprattutto perché so che cosa mi aspetta.”

“Farò il più in fretta che posso, te lo prometto.” Facendola sdraiare sul lettino, la dottoressa Lang fa sistemare Lily in posizione fetale, quindi prende dalle mani di Carla la siringa che la giovane ha già preparato con il quantitativo giusto di anestetico e la inserisce nella schiena di Lily con tutta la delicatezza di cui è capace. “Fatto male?”

“Ora no, ma sto pensando al prossimo ago: ieri, finito l’effetto dell’anestesia, ho visto l’universo intero, quasi non riuscivo ad appoggiare la schiena ad una sedia.”

“A proposito, hai avuto problemi?”

“Niente di che, un po’ di spossatezza, qualche linea di febbre, proprio come avevi detto. Però ora sto bene!”

Chiacchierando ancora per qualche minuto del più e del meno, la dottoressa Lang cerca di far rilassare il più possibile Lily in attesa che l’anestesia locale faccia effetto e, una volta accertatasi che la schiena della sua paziente si è intorpidita, estrae il secondo ago, tozzo e massiccio, per procedere con la biopsia midollare.

Carla avvolge Lily con le sue braccia vigorose per tenerla ferma, mentre la dottoressa tasta delicatamente la schiena della paziente per trovare il punto esatto nel quale inserire l’ago che tiene ben saldo tra le mani. Bucando la parte superficiale di pelle, Aoki affonda con più forza per arrivare nella regione dell’osso, strappando un piccolo urlo a Lily che non riesce proprio a trattenersi.

“Dannazione Aoki, questo fa più male di ieri: sembra che mi stai trivellando la schiena.” Si lamenta sull’orlo delle lacrime che, però, prova con tutta se stessa a non far cadere per mantenere un minimo di dignità.

“Lo so, mi spiace. Ieri era un ago aspirato, dovevo solo estrarre del liquido, la biopsia è decisamente più invasiva e, a quanto pare, tu e l’anestesia non siete molto amiche: speravo ti aiutasse a non sentire così tanto male. Potresti avere dei dolori più forti finito il suo effetto e probabilmente verrà fuori un bel livido.”

“Un’altra cosa che dovrò spiegare a Ville…” sussurra lei, lasciando libera una lacrima che cola non tanto a causa del male, quanto per la consapevolezza di quello che potrà accadere quando metterà l’uomo davanti a quella verità.

“Oh, finalmente nomini questo benedetto ragazzo che ti ha fatto innamorare! Che nome strano che ha!”

“È finlandese.”

“Sei andata lontano a prendertelo! E come mai non è qui a tenerti la mano?” Alzando lo sguardo verso Carla, Aoki capisce che Lily ancora non ha raccontato ad anima viva le sue condizioni di salute, ma evita di commentare quella scelta, conscia che è Lily a dover decidere quando e come affrontare la faccenda con le persone a lei care. “Finito. Ti metto del ghiaccio.”

“Ti prego, dimmi che non dovrò mai più fare un esame del genere” supplica Lily ancora raggomitolata su se stessa, sfinita e dolorante.

“Spero di no, tesoro, ma non posso giurarti niente. Fra dieci giorni avrò i risultati, ti fisso un appuntamento così ne discutiamo insieme…di qualsiasi cosa si tratti. Sei in macchina o in taxi?”

“Taxi, ieri ho fatto una fatica terribile a guidare.”

“Non c’è nessuno che possa venirti a prendere?” Incalza, quasi sperando che Lily ceda a quelle insistenze: può anche aver deciso di non far preoccupare il suo fidanzato prima del tempo, ma Aoki sa che ci sono altre persone che la giovane donna può avvertire, il suo padrino ad esempio, l’uomo che anche lei ha avuto il piacere di conoscere e che è sempre stato presente in tutte le tappe più importanti della vita di Lily. Almeno lui ci dovrebbe essere, ma la dottoressa non può certo imporle il suo pensiero con la forza.

“Se mi passate la borsa chiamo Connor…” sbuffa, sapendo di non poter rimandare quella che sarà una difficile conversazione con il suo padrino. Digitando sul cellulare il numero dell’ufficio, Lily aspetta paziente che l’uomo risponda al telefono. Chiamarlo significa dovergli raccontare tutto, ma forse è giusto così, non può continuare a tacere ancora, non può farlo con Connor. “Con, ciao. Sono Lily: potresti venire a prendermi?”

“Lily, è successo qualcosa?” Chiede lui allarmato. La voce della figlioccia è quasi sofferente, non ha lo stesso tono squillante a cui è sempre stato abituato, in più sono due giorni che non riesce a parlare con lei, sfuggente come non mai e questo basta a farlo allarmare.

“No, bè…no. Sta tranquillo, ti spiego tutto in macchina, ma ho davvero bisogno che tu venga a prendermi.”

“Dove sei?”

“Sono…” inizia a dire con un tremito nella voce, che la costringe a fermarsi per un attimo in modo da recuperare un po’ di forza.

Coraggio Lily, diglielo. Digli dove sei. E poi preparati a raccogliere i cocci di un cuore ferito…

“Sono al Fox Chase…” Lily pronuncia quelle parole chiudendo gli occhi, certa della reazione di Connor.

“Il National Cancer Institute? Quel Fox Chase National Cancer Institute?” Domanda lui con un misto di apprensione, sconforto e anche con una punta di rabbia nascosta dalla paura e dalla confusione. Lily è lì, da sola, a fare chissà che cosa e lui non ne sapeva niente: non è un bel modo per venire a scoprire le cose, ma conosce bene la sua figlioccia e sa anche che, se è arrivata a fare quella telefonata, vuol dire che è davvero in una brutta situazione.

“Sì, Con. C’è solo un NCI a Filadelfia. È quello. Allora...? Potresti venire? Ho davvero bisogno di te.”

“Sapevo che mi nascondevi qualcosa. Arrivo.”

Mentre Lily aspetta l’arrivo di Connor, pensa a quello che dovrà dirgli e soprattutto a come glielo dirà: l’ha sempre considerata come una figlia e quella verità sarà una batosta difficile da reggere per lui, il migliore amico dei suoi genitori, colui che è riuscito a salvarla quando il suo mondo di bambina ha iniziato a sgretolarsi. Forse sarà capace di aiutarla anche adesso, peccato che questa volta non sia solo un’anima ad essere ferita.

   
 
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