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Autore: foodporv    21/12/2014    5 recensioni
Sarebbe rimasta lì ore ad ascoltarlo parlare nel suo accento marcato e nel suo gesticolare continuo e, diamine, avrebbe dovuto smettere di fare tutte quelle considerazioni su di lui: continuando in quel modo ci sarebbe ricascata e, gira e rigira, sarebbe stata un'altra delusione da aggiungere ad una lunga serie.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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First Chapter – All fucked up



Al suono della sveglia, Evelyn mugugnò qualcosa di incomprensibile ai comuni mortali. Pur essendo una gran dormigliona, era solita alzarsi molto presto, data la sua lentezza mattutina.
Sospirò pesantemente e aprì gli occhi, affondando le mani sotto al cuscino. Rimase sotto le coperte per qualche minuto e poi, con un po' di buona di volontà, fece forza sulle braccia e si alzò con velocità piuttosto ridotta.
Rabbrividì nel sentire il pavimento ghiacciato venire a contatto coi suoi piedi che fino a poco prima erano al caldo, sotto le coperte.
Alzò le tapparelle e si avvicinò al comò per recuperare la biancheria intima pulita, poi si diresse verso il bagno, sapendo che a quell'ora non avrebbe dovuto battibeccare con Nathan per chi dovesse entrare prima di chi.
Si fiondò nel box doccia e girò la manopola dell'acqua calda: oltre che per questioni igieniche, le docce ad Evelyn servivano per svegliarla, altrimenti le sarebbe risultato davvero difficile affrontare un'intera giornata. Un po' come Gwen con il caffè, insomma.
Dopo essersi insaponata, si risciacquò un'ultima volta e cessò il getto d'acqua. Uscì dal box doccia e recuperò l'asciugamano beige, si asciugò i piedi decisamente piccoli per la sua età e infilò le pantofole. Andò davanti allo specchio e osservò la sua figura riflessa, poi impugnò il suo spazzolino e si lavò accuratamente i denti.
Quando ebbe concluso, aprì la porta del bagno e per poco non le venne un colpo alla vista di suo fratello Nathan. Era un diciottenne alto, dalla pelle chiara e con le spalle larghe. I capelli erano spettinati mentre gli occhi castani stanchi, così come il volto che era velato di un leggero strato di barba. Lui ed Evelyn si passavano un anno e qualche mese, ma sembrava che Nathan fosse molto più grande, probabilmente ciò era dovuto al suo aspetto imponente.
«Ciao nana» la salutò così, prendendola in giro per la bassa statura. 
La mora non si offese neanche, abituata alle beffe del fratello, piuttosto lo guardò con un sopracciglio alzato e 
«Ciao stupido», ricambiò.
Nathan alzò il braccio muscoloso e appoggiò sul viso della sorella una mano che Evelyn si scostò di dosso immediatamente, sorpassandolo e dirigendosi in camera. 

Una volta messo l'intimo, la mora scelse i vestiti senza pensarci troppo su: indossò una semplice maglietta bianca infilata dentro a dei jeans neri strappati all'altezza delle ginocchia. Ai piedi un paio di Dr. Martens nere, basse, che le lasciavano le caviglie leggermente scoperte.
Mise a posto il letto e piantò i piedi davanti allo specchio nascosto in un'anta del suo armadio: recuperò la trousse di trucchi da un cassetto del comodino e una volta preso il mascara se lo passò sulle ciglia di entrambi gli occhi, sorridendo poi per il risultato ottenuto senza fare troppi disastri.
Sollevò la tracolla poggiata sulla scrivania, emettendo un mugugno strano nel notare quanto pesasse. Attribuì la causa al libro di letteratura di ben millecentotrentanove pagine 
 ottimo modo per distruggersi le spalle.
Chiuse l'armadio e dopo una spruzzata di profumo, si diresse verso il piano inferiore, da cui sentiva provenire un intenso odore di caffè che non le dispiacque affatto.

Entrò in cucina e vi trovò il resto della famiglia: suo fratello, appoggiato al frigorifero, era alle prese con il suo telefono, sul quale stava digitando dei tasti sin troppo rapidamente. Il padre, Stephen, portava un paio di occhiali da lettura e borbottava a proposito di qualche notizia sul giornale locale; Claire, sua madre, sorseggiava del tea seduta di fianco al marito.
«Bonjour, le monde!» esclamò Evelyn in francese. Era la sua seconda lingua, sua madre era francese ed aveva esteso la conoscenza della sua prima lingua anche presso i suoi due figli. Non si poteva dire che Nathan ed Evelyn parlassero il francese come la madre, ovviamente, erano però in grado di esprimersi in modo più o meno corretto e scorrevole.
Si sedette accanto al padre, ma lo vide prendere la borsa da lavoro e piegare il giornale alle bell'e meglio: «Nate, finiamo di fare quel discorso stasera
» pronunciò queste parole e «Claire, andiamo?», chiese alla moglie. Léa annuì posando la tazza nel lavabo, in seguito baciò la fronte ai figli e, seguita da Stephen che accarezzò il capo ad Evelyn, insieme uscirono di casa.
Stephen Beadle era un uomo di bell'aspetto, alto, capelli scuri e occhi di ghiaccio - Evelyn aveva preso da lui. Insegnava storia della filosofia all'università di Manchester, sede che lui stesso aveva frequentato e dove aveva conosciuto la madre dei suoi figli. Dal canto suo, Claire era una maestra d'asilo che spesso all'interno del suo lavoro s'improvvisava cantante - e, no, non era affatto intonata.
Evelyn sentì la porta d'ingresso riaprirsi e nel vedere sua madre 
«Dimenticato qualcosa?» chiese, aggrottando leggermente le sopracciglia.
«Sì» rispose e «Non marinate!» si raccomandò dopo aver trovato ciò che cercava: il cellulare.
«Ovvio che no! Nous sommes des gens sérieux» urlacchiò Nathan nonostante sua madre fosse già uscita di casa.
Evelyn lo scrutò con un sopracciglio alzato, in segno di disappunto: 
«Tu primo fra tutti, guarda» lo prese in giro dandogli un pizzicotto che non lo scalfì minimamente ma che Nathan ricambiò con uno sul fianco della mora.
«Idiot»





«Cazzo, cazzo, cazzo! Non so niente di chimica!» furono le parole pronunciate da una Gwen più che in ansia, con tanto di viso pallido  il che facilitava la visione delle lentiggini sparse sul viso.
«Sì, certo. Poi prendi otto» borbottò Evelyn scuotendo teatralmente la testa. Gwen aveva una grande dote, le bastava stare attenta in classe, leggere una volta gli appunti e tutto le entrava in testa come se niente fosse.
Dal canto suo, Evelyn poteva affermare di andare diversamente bene: non si ammazzava di studio, arrivava alla sufficienza senza troppo sforzi e questo le andava più che bene. Se si parlava di materie scientifiche però, bisognava aprire un altro capitolo: faceva completamente schifo in fisica e chimica - in matematica si salvava.
Gwen la cantilenò tramite un verso strano e le fece una linguaccia che Evelyn fece finta di non vedere.

«C'è Saunders che ti fissa, Eve» l'avvertì l'amica, mandando un'occhiata truce a Marcus. Lo considerava un emerito coglione: si era lasciato scappare una ragazza come Evelyn e, detto francamente, non ne avrebbe trovata un'altra come lei nemmeno a distanza di cento anni. 
«E lascialo fare, non m'interessa» dichiarò, chiudendo il suo armadietto con un gran tonfo.
Cazzata.
Le interessava eccome, d'altronde erano passate soltanto due settimane dalla loro rottura e dire che l'avesse del tutto rimosso dalla sua testa significava mentire spudoratamente a se stessa. Continuava però ad essere convinta del fatto che, alla fine, quello ad averci perso qualcosa, era stato Marcus.
Il corridoio era gremito di gente che si muoveva da una parte all'altra della scuola e un vociferare animato faceva da sottofondo. 

«Hey, fanciulle!» le due si sentirono chiamare da una voce sin troppo familiare.
«Styles!» esclamò Evelyn, stringendo il ragazzo che l'avvolse tra le sue braccia. Appoggiò la testa sul suo petto e in seguito si alzò sulle punte dei piedi per lasciargli un bacio sulla guancia. 
«Hey, Harry» lo salutò Gwen, restia sul da farsi. Non aveva idea di come salutarlo.
Decise che si sarebbe comportata in modo normale e si tranquillizzò quando vide che fu il riccio a prendere l'iniziativa: Harry si piegò leggermente alla sua altezza e posò un bacio sulla gote di Gwen che cercò di non arrossire, con risultati scarsi.

«Che avete alla prima?» chiese il riccio, passandosi una mano fra i capelli.
«Chimica. E Gwen "non sa un cazzo"» imitò le virgolette con le dita e la cosa fece ridacchiare Harry che «Sì, certo. Anch'io vorrei non sapere mai un cazzo come te» disse, ridacchiando leggermente.
«Va bene ragazze, io vado. Ho una verifica adesso e devo cercare di non farmi rubare il posto tattico» spiegò il riccio, concludendo la frase con un occhiolino. 
«Sì, Styles, va' pure. Ci vediamo all'intervallo» fu Evelyn a parlare per entrambe.
Una volta che vide Harry abbastanza lontano, girò il capo in direzione dell'amica e «Tu fai pure finta di niente, ma non smetterò di tartassarti finché non mi racconti tutto nei minimi dettagli» disse.
«Nei minimi dettagli?» Gwen sottolineò le ultime due parole rendendo acuto il tono di voce, facendo capire alla mora che non avrebbe davvero voluto sapere ogni cosa.
«Okay, forse nei minimi dettagli no. Però voglio sapere tutto» chiarì la mora.
Il breve tragitto fino alla loro classe avvenne in silenzio. Le due misero i piedi in classe al pelo perché subito dopo si sentì il suono stridulo della campanella e una volta cessato, entrò in classe il signor Street. «Speriamo si sia alzato dal lato giusto – borbottò a mezze labbra Gwen, andandosi a sedere di fianco a Evelyn che aveva già preso posto – Pourquoi tu ne meurs pas?» questa volta alzò di più la voce, per farsi sentire dal diretto interessato.
«Thompson, ha detto qualcosa?» domandò il professore non avendo capito nulla.
L'essere bilingue di Evelyn era diventato un punto a favore per entrambe, durante le ore di chimica, e in quasi tutte le situazioni. E poi «Rende meglio gli insulti» la mora aveva svelato a Gwen, la quale non aveva perso occasione di farsene insegnare qualcuno.
«Significa che oggi la trovo meglio del solito, prof» gli rispose mimando un "ok" con le dita e arricciando le labbra.






«Ciao ragazzo con la voce da donna!» Evelyn si sedette sui gradini nel cortile della scuola. Era finalmente l'intervallo e tutta la scuola non aspettava altro che quel quarto d'ora per rilassarsi un po': chi per farsi uno spuntino, chi per prepararsi psicologicamente alle tre ore successive e chi per fumare.
«Guarda che sono in fase di pubertà anch'io, eh» commentò Louis come se fosse abituato a farlo e stampandole un bacio sulla gote. Evelyn lo prendeva spesso in giro per la sua voce acuta e ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Conosceva Louis da circa sei mesi e il loro primo incontro era avvenuto in circostanze abbastanza strane e divertenti: era la festa di compleanno di Harry e lui aveva avuto l'idea di provarci con lei. Evelyn l'aveva rifiutato e lui se n'era uscito con un'alzata di spalle e un ampio sorriso.
«Ma se sei un vecchio!» lo prese in giro lei toccandogli i capelli castani: «Aspetta che guardo se hai i capelli bianchi». Si divertiva un mondo a scherzare con lui, conscia del fatto che lui non si sarebbe offeso ma che, al contrario, avrebbe riso con lei.
Louis Tomlinson poteva apparire il diciottenne più superficiale e frivolo di tutta Manchester, ma al tempo stesso era un tipo consapevole: era capace di prendere per il culo qualcuno facendo credere a questo di star scherzando. Sapeva essere subdolo alle volte.
Poco dopo a loro si aggiunsero Gwen ed Harry. Evelyn riservò all'amica un'occhiata curiosa e Gwen annuì come per dirle che poi le avrebbe spiegato tutto.

«Eve, c'è il tuo amico. Quel moro carino dell'altra volta» Gwen avvertì l'amica.
Quelle parole attirarono l'attenzione di Evelyn che seguì lo sguardo dell'amica: vide Zayn andare nella loro direzione e si ritrovò a sperare con tutta se stessa che l'avesse riconosciuta e che stesse venendo a salutarla.
«Tommo, hai una paglia?» chiese a Louis e la mora osservò la scena curiosa, ignara che i due si conoscessero.
Louis si tastò le tasche anteriori dei jeans e una volta estratto il pacchetto, porse una Camel Black a Zayn che «Grazie amico», mormorò.
«Bella Styles, tutto a posto?» chiese al riccio, dandogli una pacca sulla spalla. Harry gli rispose e presero a conversare.
Evelyn lo scrutò accuratamente, attenta a non perdersi nessun particolare del suo viso. 
Zayn infatti si sentì osservato, cosa che non lo metteva proprio a suo agio, si girò verso sinistra e riconobbe il volto della mora nella "ragazza delle macchinette": 
«Hey, Evelyn!» esclamò, stirando le labbra in un sorriso. 
Aspirò il fumo dalla sigaretta in un gesto che Evelyn trovò maledettamente attraente, poi la mora gli sorrise e «Ciao Zayn» ricambiò il saluto, cercando di non far trapelare dalla voce il troppo entusiasmo che dentro di sé provava. Stava gongolando come una bambina di fronte alla nuova casa di bambole, infatti si ordinò mentalmente di darsi un minimo di contegno.
Evelyn lo guardò con attenzione: a fasciargli il petto c'era una maglietta blu, sopra ad essa aveva una camicia color blu acciaio, gli avambracci scoperti. I jeans erano di un grigio chiaro, ai piedi delle scarpe da ginnastica con cui, qualche minuto dopo, schiacciò la sigaretta ormai finita.
Evelyn iniziò a maledirsi in tutte le lingue che conosceva: lo stava certamente ammirando sin troppo e, no, non poteva prendersi una cotta per lui, avrebbe dovuto almeno conoscerlo!
E poi lo sapeva, coi ragazzi la sfiga sembrava perseguitarla, alla fine sarebbe andata come con Marcus e quella a rimetterci sarebbe stata sempre e solo lei. 






Nell'aula 8 gli alunni si alzarono di colpo, nel vedervi entrare il preside Howard. Tutti si chiedevano il perché di quell'irruzione e nel sentire le parole «Open night», nessuno di loro seppe trattenere qualche urletto euforico.
«Speravo che foste così entusiasti!» esclamò sorridente, cosa che quasi fece rabbrividire Evelyn: non aveva mai visto il volto del signor Howard assumere espressioni che andassero al di fuori della solita che esprimeva disappunto perenne, vedergliela mutare poteva considerarsi un evento da festeggiare.
Anche l'entusiasmo di Gwen era alle stelle: un sorriso le caratterizzava il viso, facendo risaltare le lentiggini sparse su di esso. Gli occhi chiari si erano ingranditi leggermente e brillavano di luce propria.

«Bene, i vostri professori mi hanno aiutato ad individuare alcuni di voi che potrebbero come dire... farci fare una bella figura ed attirare nuove prede nella scuola» la classe rise non tanto perché la battuta del signor Howard fosse divertente, ad esserlo era la situazione: era davvero convinto di poter anche solo vagamente sembrar simpatico?
«Avete l'occasione di fare lezione autonomamente e, soprattutto, parlare di qualunque cosa vi piaccia. Detto ciò, in questa classe i nominativi sono: Atkins, Beadle - Evelyn sbiancò nel sentire il suo cognome, non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, aveva sperato di potersi godere l'evento come gli altri mentre sarebbe dovuta essere lei ad organizzarlo - Hawkins e Thompson» nel sentire il cognome di Gwen, la mora fece un sospiro di sollievo, almeno sarebbe stata con qualcuno che conosceva.
«Coloro che ho chiamato dovranno tenermi il più possibile aggiornato. Entro la fine della giornata passeranno le circolari con tutte le informazioni utili e, udite bene, potete decidere di collaborare con persone di altre classi. Insomma, io penso di poterlo dire, fate un po' come vi pare!» concluse infine, accompagnando quelle parole con un gesto della mano che riprendeva la frase.
Il signor Howard uscì dalla classe e gli alunni presero a chiacchierare animatamente, nonostante le suppliche della professoressa di fisica di far silenzio.

«Hey! - Gwen colpì l'amica, chiedendo attenzione - Detto senza troppi giri di parole: noi che cazzo facciamo?» domandò mentre Evelyn fingeva di prendere appunti a proposito dei vettori - in realtà stava scarabocchiando il quaderno con il nome di qualche band semi-sconosciuta che le aveva fatto ascoltare Nathan.
Evelyn inarcò le sopracciglia e alzò le spalle. Si schiarì e «Ci inventeremo qualcosa, al peggio scappiamo dalla città per una settimana e fingiamo che ci abbiano rapite» spiegò all'amica. Nel vederla ridacchiare la fissò negli occhi e «Guarda che non sto scherzando, Thompson, sono terribilmente seria!», precisò.





«Lou, hai proprio rotto le palle con The Rhythm Of The Night!» Evelyn rimbeccò l'amico giocosamente, fingendo un'espressione di disappunto. 
«Beh, dobbiamo pur entrare nel tema, no?» domandò retorico il castano, continuando a muoversi in modo decisamente imbarazzante: muoveva il busto e spostava le braccia verso l'alto a destra e a sinistra mentre dal suo telefono si sentivano le notte della hit simbolo degli anni '90.
Le lezioni erano finite, Evelyn, Louis, come al solito, erano sulle panchine di fronte al cancello: la mora, sdraiata e con la testa appoggiata sulle gambe del castano, aspettava che suo fratello la passasse a prendere in macchina, mentre Louis poco dopo avrebbe avuto i corsi di teatro. Si facevano compagnia a vicenda.
La mora, prima di uscire, era andata dalla professoressa coordinatrice di classe, insegnante di fisica, a chiedere perché avesse scelto proprio lei per l'Open Night. Ad Evelyn aveva risposto con un 
«Vai piuttosto male nella mia materia, perciò questo potrebbe agevolarti durante gli scrutini», subito dopo l'aveva congedata.
«Guarda non ne parliamo! Howard e la Bowden mi hanno praticamente costretta ad inventarmi qualcosa da fare. Ho per caso scritto in faccia "organizzatrice di eventi"? No perché se è così cancellatemela subito!» borbottò Evelyn, alzando gli occhi azzurri al cielo e sbuffando sonoramente.
«Anche io sono stato obbligato, ma alla fine mi aiuterà con la questione dei crediti finali e io non sono così stupido da rifiutare una proposta del genere» spiegò con fare ovvio Louis.
Ad attirare l'attenzione della mora fu Zayn che andava nella loro direzione, con la solita sigaretta fra le labbra. Evelyn a quella visione morse le sue, di labbra. 

«Okay, certamente, ma non possono incastrare le persone in questo modo, senza neanche chiedere il loro parere!» esclamò, tornando a parlare con Tomlinson.
«No! - sentì la voce di Zayn alzarsi - anche tu sei costretta ad organizzare l'Open Night?» chiese alla mora con sorriso sghembo, subito dopo si portò alle labbra la sigaretta.
«Sì, a quanto pare in questo modo mi alzerei la media in fisica. Per quanto possa valere passare da un tre a un quattro» mormorò ilare, alzando di poco le sopracciglia. Tornò in posizione eretta, permettendo a Zayn di sedersi di fianco a lei, cosa che il moro fece, e «Tu invece?» gli chiese poi, curiosa di sapere come avesse fatto lui a trovarsi in quella situazione.
«Beh, io ho lanciato la carta igienica dalla finestra e pur di non espellermi, di nuovo, mi hanno detto di fare questa cosa qua... ma tutto ha una spiegazione, non ho fatto quello che ho fatto intenzionalmente!» spiegò, concludendo con una risata alla quale si unì anche la mora.
Evelyn la udì come una delle migliori risate che avesse mai sentito, piena e particolare.
Louis li salutò, sarebbe dovuto ritornare a scuola, perciò i due rimasero uno di fianco all'altra restando in silenzio, in un primo momento.

«Stavi con Saunders, vero?» le domandò Zayn all'improvviso. Lo guardò infatti leggermente stranita, arrossendo quando i loro occhi si incrociarono.
«Vero. Fortunatamente ho riacquistato il mio buon senso» mormorò, concludendo con un sorriso tirato.
«Meglio tardi che mai, no?» ribatté lui, guardandola insistentemente, cosa che la fece arrossire ancora di più. «E poi, per quel poco che ti conosco, posso dire che tu e lui non c'entrate proprio niente. Meriti di meglio!»
«Grazie Zayn» gli rispose sinceramente, grata che avesse pronunciato quelle parole e felice di avergli fatto una buona impressione. «Dai, raccontami qualche tua altra bravata...» lo incitò, dandogli una gomitata lieve sul braccio e incominciando già a ridacchiare.
Sarebbe rimasta lì ore, ad ascoltarlo parlare nel suo accento marcato e nel suo gesticolare continuo e, diamine, avrebbe dovuto smettere di fare tutte quelle considerazioni su di lui: continuando in quel modo ci sarebbe ricascata e, gira e rigira, sarebbe stata un'altra delusione da aggiungere ad una lunga serie.










 
no trouble!
(nulla di quello che leggerete avrà senso)
sono le 00.27 e ho finalmente concluso questo capitolo. sto tipo sclerando e mi sento una specie di vampiro (wtf)
beh, una parola tira l'altra e i nostri due protagonisti si stanno conoscendo meglio. l'idea dell'open night ha basi concrete, perché a gennaio la mia scuola ha intenzione di organizzare una cosa del genere e quindi booom!

non temete, liam e niall arriveranno tra non molto, devo solo spremermi le meningi ed inventarmi qualcosa.
mi auguro di essere riuscita a descrivere le sensazioni di evelyn al meglio e di non essere stata troppo logorroica (perché mi rendo conto di esserlo!), nel caso rendetemelo noto e cercherò di rimediare.
e zayn, beh, io lo amo a prescindere, ma spero che nel corso dei capitoli riusciate ad apprezzare anche lui. per ora di quello che pensa a proposito di evelyn non sappiamo un granché ma... lo scopriremo solo vivendo!
niente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se sinceramente a me non fa impazzire, ma qualunque idea vi siate fatti sulla storia e sul mio modo di scrivere, fatemela sapere che i commenti sono sempre bene accetti!!!
vi lascio con nathanstephenléa (rispettivamente fratello, padre e madre di evelyn) e marcus saunders, il suo ex.
buone vacanze di natale (e sappiate che il 27 it's my b-day) e buon anno!

alla prossima, 
enrica 



 
 
  
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