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Autore: LadyElle1203    22/12/2014    1 recensioni
[Norman Reedus]
[ Fanfiction sull'attore Norman Reedus (Daryl Dixon di TWD)]
Fleur ha trent'anni, e vive a New York da quando ne ha dieci. I suoi genitori sono francesi, di Lille, e decisero di trasferirsi nella Grande Mela per questioni di lavoro: sua madre è una famosa pittrice, mentre suo padre è architetto. Lei ha la passione per la fotografia, e da qualche anno lavora in proprio. Ed è proprio mentre sta fotografando scene di vita quotidiana che avverrà un incontro speciale...di quelli che non ti aspetti. Quegli incontri che si fanno solo una volta nella vita, e che sono destinati a farti battere il cuore...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX

 
Caro Diario,
è buffo, ma solo adesso mi sei ricapitato tra le mani. Sfogliando le pagine precedenti, mi sono accorta di averti trovato sempre nel momento del bisogno: la fine di una storia, le litigate con i miei genitori, i battibecchi con Max.
Ed ora eccomi di nuovo qui, a consumare inchiostro in queste pagine ingiallite dal tempo. Sorrido, nel pensare che, come l’ultima volta, ti scrivo della fine di un amore.
Ebbene sì, mio caro…con Norman è finita…e da tempo, anche. Circa cinque mesi fa.
A ripensarci, neanche mi sono accorta che la nostra storia stesse finendo: ci vedevamo a studio, a casa sua, a casa mia. Ci sorridevamo, ci baciavamo in continuazione. A letto, poi…lasciamelo dire: andava a gonfie vele.
…eppure la nostra storia si è incrinata…probabilmente ho detto o fatto qualcosa di troppo…o di meno…
Non lo so: più ci penso e più non so darmi una spiegazione.
Davvero è bastato andare per due mesi in Francia (ah giusto…in tutto ciò, è anche morto il nonno Clemont, ed io, la mamma e papà siamo dovuti tornare a Lille per i funerali.) per far crollare tutto quello che avevamo costruito? Davvero gli è bastato conoscere una ragazza qualunque per dimenticare tutto quello che c’è stato tra noi?
…probabilmente, se non fosse stato per Max, a quest’ora sarei stata ancora all’oscuro di tutto.
Quella foto che mi ha mandato, di Norman e della sua nuova fiamma che si baciano di fronte ad un portone, ancora ce l’ho nel cellulare. Non ho voluto cancellarla, come monito per il futuro: gli uomini sono e resteranno degli stronzi.
All’inizio non volevo crederci, e pensavo si trattasse di una specie di scherzo. Ma se ripenso a quel giorno…beh…classica scena da film.
Avevo deciso di rientrare prima dei miei genitori e, senza dire niente né a Norman né a Max, ho preso il primo aereo per New York e sono tornata. Sono andata prima da Max, che mi ha aiutata a disfare le valigie.
“ Sei già stata da Norman?” mi aveva chiesto. Non gli risposi, continuando a svuotare la valigia. Max non mi chiese più nulla, sapendo che, ormai, la frittata era fatta.
Quella sera andai a casa di Norman: Mingus non c’era, così aprii con le chiavi che mi aveva dato Norman stesso, qualche mese prima.
Ancora ricordo il cuore che mi batteva, le mani che mi tremavano. Avevamo discusso, prima della mia partenza, e per un mese non ci eravamo sentiti. Neanche ricordo il motivo di quella discussione…forse perché la mia partenza coincideva con un evento al quale eravamo stati invitati…non ricordo.
Aprii la porta di casa, senza dire una parola.
Ricordo il profumo di vaniglia che si sentiva per casa, e delle risate provenire dalla camera da letto. Pensavo fosse un film, o roba simile.
Andai in cucina, e notai che, nel lavandino, c’erano due bicchieri: uno aveva lo stampo di un paio di labbra rosse.
Allora capii tutto: le risate che sentivo non erano quelle di un film. Avrei dovuto riconoscere la sua risata: bassa e roca, ma comunque piena di vita.
Ricordo di essermi seduta al bancone della cucina, a fissare la bottiglia di vino vuota di fronte a me. Aveva delle goccioline di condensa, segno che stava lì da molto tempo. Forse ore.
Sentii dei passi, e l’odore di Norman mi arrivò dritto alle narici. Era sorpreso: non si aspettava di trovarmi a casa. Cominciò a balbettare qualcosa, e cercò anche di abbracciarmi.
Ricordo che, piangendo, mi allontanai da lui, fissandolo con odio.
E allora, probabilmente, solo in quel momento Norman si ricordò dei bicchieri nel lavandino. Ricordo il suo sguardo dispiaciuto, e la testa che si abbassava.
“…da quanto…?” gli chiesi, in un sussurro.
Neanche mi rispose. Rimase immobile, ad osservarsi i piedi scalzi.
Quella fu l’ultima volta che lo vidi. Gli lanciai addosso le chiavi di casa, per poi sbattermi la porta alle spalle ed uscire da quel palazzo.
Non cercò di fermarmi, non mi chiamò più, non mi cercò più.
Il giorno dopo consegnai le mie dimissioni dallo studio, e dopo una settimana ricevetti gli arretrati nello stipendio e la liquidazione. Ovviamente, fu il suo avvocato a recapitarmi le lettere.
Di lui eliminai qualsiasi traccia: numeri, foto…cioè…non proprio tutte le foto.
L’unica che conservai, e che ora è arrotolata all’interno del mio armadio, è quella che gli feci la prima volta che lo vidi, al parco con suo figlio.
Non ho il coraggio di buttarla: è troppo bella per finire in un cestino.
Organizzai una mostra, per tenermi la mente impegnata, e riuscii a vendere anche parecchi scatti. Lui non venne, anche se Max gli aveva spedito un invito.
New York cominciava a starmi stretta: avevo paura di poterlo incontrare in strada, o a Central Park, od in qualsiasi altro luogo della città.
Così, dopo un’attenta analisi dei pro e contro che mi facevano rimanere lì, decisi di tornarmene in Francia, a Parigi. I miei genitori tornarono a New York, ma non opposero resistenza alla mia decisione.
Max decise di venire con me: anche la sua storia con Rufus era finita male, e non aveva più motivi di rimanere lì.
Quindi, caro diario, è proprio dal mio nuovo attico di Parigi che ti sto scrivendo. Cioè…l’attico lo divido con Max che, oltretutto, ha deciso di aiutarmi ad aprire uno studio di fotografia.
 
Ormai Norman è storia passata, e rispetto ogni sua decisione. Mi tengo alla larga da siti di gossip o da programmi o film in cui lui potrebbe esserci: di fatto, ho dovuto rinunciare a vedere The Walking Dead…ma solo per un anno o due. Ho bisogno di tempo per…assimilare la botta.
Chissà…magari alla prossima delusione amorosa risalterai fuori dal nulla…o magari questo è un nuovo inizio…Fleur e la sua nuova vita parigina. Potrebbe essere il titolo per un film…o per un romanzo…
 
Con affetto,
tua Fleur.
 
 
 
 
Ebbene sì, cari i miei lettori. Siamo giunti alla fine di questa storia. E' stata breve, lo so...ma spero sia stata intensa e che vi abbia appasionato.
La decisione di concludere la storia l'ho presa ieri, dopo aver appreso la notizia che, il nostro amato Norman Reedus si è felicemente fidanzato con una modella di 20anni, di nome Cecilia.
Perciò, anche per una questione di "rispetto" per la nuova coppia, mi è sembrato giusto concludere la ff.
Spero di avervi tenuto compagnia, e spero anche che siano di vostro gradimento le altre storie da me scritte.
Vi abbraccio tutti, ad uno ad uno.
- Lauretta -
   
 
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