Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: simply_me    22/12/2014    2 recensioni
Una fanfiction un po' diversa dai soliti schemi, narrata dal POV della più irriverente segretaria mai esistita in questo manga.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I: DIVENTERÓ… SEGRETARIA
 
Sono nata nel lontano millenove… Ehi! Aspettate un momento.
Non penserete davvero che vi dica quale sia il mio anno di nascita?!
Non sapete che non sta bene chiedere l’età a una signora?!
Come dite? Nessuno me lo aveva chiesto?
Ah.
Comunque… non ho ugualmente intenzione di dirvi quale sia l’anno della mia nascita.
Anche perché, ad essere sinceri, non lo so neppure io.
Secondo la mente di questa fan fiction la somma creatrice dovrebbe avermi dato qualche (ma pochi, pochissimi!) anno in più rispetto al mio attuale ex-capo.
Ora, se considerate che la mia somma creatrice ha fatto iniziare la storia nel dicembre del ’75 e che in quella data lui aveva ben 23 anni, potrete ben immaginare quanto sia deprimente pensare a quale sia il mio anno di nascita nonché la mia età.
Ma state tranquilli. Vi svelerò un piccolo segreto.
Avvicinatevi, su. E che resti tra di noi, eh? Sia beninteso.
Perché, sapete, nel mondo dei manga il tempo è flessibile.
Come? Dite che è il segreto di pulcinella?
Perdonatemi, sono pur sempre un personaggio inventato: per me è stata una scoperta eccezionale.
Il che, ovviamente, ha permesso alla mia somma creatrice di narrare appena dieci anni di storia per la bellezza di circa quarant’anni(con estremo disappunto della mente di questa fan fiction che teme di raggiungere vecchiaia e cecità prima di leggerne la conclusione… e ho il sospetto che non sia la sola. Mi sbaglio?).
Vi ho dato spunti a sufficienza, a me non interessa fare questi calcoli.
Quello che invece voglio mostrarvi è la piccola culla in quella piccola casa in periferia.
La vedete? Quella piccola culletta con la copertina rosa?
Come? Non vedete coperte rosa?
Bravi, avete indovinato.
Sì, perché la coperta è azzurra.
A dire il vero i tre quarti del mio corredino da infante erano azzurri, il restante verde e bianco.
Non alzate le sopracciglia a quel modo.
Vi ricordo che quando sono nata non c’erano ancora le ecografie, i miei genitori erano totalmente, indiscutibilmente e irrevocabilmente convinti che io fossi un maschietto e ciò ha indotto mio padre a crescermi come un ragazzo.
Forse quest’ultima frase vi ricorda un’opera della Ikeda?
È esattamente quello che ho obiettato anche io alla mente di questa fan fiction!
Ma lasciate che vi spieghi meglio: non sono stata cresciuta nel gender bender.
Quello che mio padre mi ha insegnato in tutta la sua vita sono solo quattro semplici regole che valgono per tutti.
  1. Sii sempre e comunque autosufficiente;
  2. Se proprio non dovessi riuscirci, sii furba;
  3. Non mostrare mai le tue debolezze;
  4. Se proprio non dovresti riuscirci, cerca di trasformarle in tuoi vantaggi.
Il succo è sempre quello: sii sveglia, conosci te stessa e non mostrarti debole a meno che non ne valga la pena.
Detta così è facile, vero?
Adesso, però, provate a metterle in pratica, senza fallire neppure una volta, alla tenera età di cinque anni. Oh, non è più così facile, vero?
Bene, questo vi da un quadro più che sufficiente della mia infanzia e della mia giovinezza.
Non vi tedierò oltre con questo argomento, anche perché non è questo il tema di questa storia. Ma, come dice il titolo di questo capitolo, ci sono tappe della mia vita che a questa storia sono invece legate e la mia decisione professionale è indubbiamente una di queste.
Avete presente quei moduli che vi fanno compilare da ragazzi? Quelli sui quali dovete esprimere la vostra opinione sulle vostre aspirazioni professionali e occupazionali?
Ai miei tempi, per una donna, non vi erano molte possibilità di scelta.
Per succedere le strade erano tre: sposare un avvenente riccone, sfondare nel mondo dello spettacolo, intraprendere una seria e faticosa carriera professionale in qualità di segretaria o infermiera o insegnante.
Ora, avete idea di quanto possa essere difficile trovare un avvenente riccone in un’umile periferia di città?! Per non parlare poi del fatto che certi ambienti sono delle vere e proprie caste chiuse. Perfino la storia  di Cenerentola ve lo insegna: è estremamente difficile superare certi confini senza le giuste conoscenze. E, ovviamente, nessuna di queste rientrava tra le mie: niente fata madrina per me.
Dite che avrei potuto sfondare nel mondo dello spettacolo?
Hmm… la vedete ancora quella bambina di cinque anni?
Guardate bene dove si trova adesso, che sta facendo?
Non capite?
Sì, sì, ok, è più grande adesso. Ha circa 14 anni. Ma per il resto beh, non è che ci sia molto da capire. È una scena muta.
Oh, forse dovrei spiegarvi che la scena, in realtà, non era affatto muta.
A dire il vero continuo a nutrire seri dubbi su questa vicenda: io ricordo di aver parlato tutto il tempo (dieci lunghi minuti di ilare monologo sul mondo otaku, al centro di un palco durante il festival studentesco). Eppure, nessuno dei presenti ha mai dichiarato di avermi sentito. Sostenevano anzi che non solo non avessi emesso un minimo suono, ma che anche la bocca e la mimica facciale fosse rimasta immutata per tutta la durata del monologo: insomma, sembra sia stata una statua di cera.
Tralasciamo pure le conseguenze allora immediate di questa vicenda (che tu sia ancora maledetto, Taniyama!). Penso che quanto vi abbia appena raccontato basti anche a voi per escludere la seconda di quelle strade tra le mie opportunità dell’epoca.
Eccomi quindi lì, a compilare quel modulo, proiettata sulla terza.
Perché non infermiera? Mi ci vedete davvero con il camice bianco? Ecco, neppure io.
Insegnante? Non fa per me.
Segretaria è stato, dunque.
Dite che avrei fatto meglio a tentare comunque di cercarmi un avvenente riccone, nel frattempo?
Non posso negare di non averci pensato un paio di volte almeno durante tutti questi anni (eh va bene! ogni volta che rientravo a casa coi piedi doloranti!), ma… mi piace il mio lavoro.
Non sono una di quelle persone che lo fa tanto per farlo. Mi piace davvero lavorare come segretaria.
Mi è sempre piaciuto…finora (il che ci riporta al presente con me, il mio scatolone, la neve e i miei tacchi).
Che cosa vuol dire? Perché?
Oh, non temete. Ci arriveremo presto.
Molto, molto presto.

continua...


  
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