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Autore: The_Last_Smile    23/12/2014    2 recensioni
Dal testo:
- la morte non è la fine, quest’ultima è come una bellissima canzone che parla della nostra vita-.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pomeriggio sembrò appropriarsi di tutto il tempo che desiderava, ero distesa sul letto, rimuginando su quale prototipo di umano avrei potuto trasformare. Doveva avere particolari capacità fisiche? Doveva essere capace di sopportare tutta quella pressione? Ovvio che sì, erano domande stupide, sicuramente non adatte a una diretta discendente di una stirpe tanto potente quanto invisibile ai deboli occhi umani. La mia storia, la nostra storia, era antica e fondata su un'infinità di guerre. Draculesti, la nostra stirpe, opposta da secoli a quella dei Danesti, due casate in perenne conflitto. Ma non è stato sempre così: cinquecento anni fa Draculesti e Danesti erano la stessa cosa, condividevano gli stessi cibi, usavano danzare nelle stesse sale e amavano in egual modo. Quattro secoli fa, accadde che Dracula, il più anziano tra tutti e creatore della nostra specie si trovo in conflitto con un nobile dei Danesti, l'astio era reciproco, e quando si sfidarono a duello, com'era usanza fare, Dracula vinse, trafiggendo con tutta la sua forza ed il suo odio il cuore del rappresentante dei Danesti.
Il conflitto non terminò con quel duello, infatti molte altre guerre soggiunsero, e Dracula spaventato della crescente potenza dei Danesti ricorse ad un patto, vendette la sua anima e quella degli altri Draculesti nello scopo di sconfiggere definitivamente la casata avversaria. Ma con il passare degli anni i Danesti escogitarono altri modi per poter uccidere i successori di Dracula e Dracula stesso. L'apice dell'odio tra le due casata venne raggiunto subito qualche anno dopo, fummò ingannati e molti di noi persero la vita per mano del fuoco. Chiusi gli occhi, non volevo ricordare più nulla di quell'orrendo passato, i Danesti erano stati tutti annientati e noi avevano costruito un nostro codice morale per garantire la serenità tra la nostra razza. 
Io non appartenevo alle selvagge terre della Transilvania, il mio era puro sangue italico, amavo scoprire posti nuovi e la Transilvania mi attirava particolarmente per i loro costumi. Fu proprio quattrocento anni fa che diventai ciò che sono adesso. Sin dal mio arrivo in Transilvania sentii come se in quel luogo avrei trovato la rovina e la rinascita. E fu proprio così: Quando vidi per la prima volta Dracula ero in fin di vita, stremata, lasciata a marcire sul ciglio di una strada sterrata, violentata e piena di profondi tagli impossibili da curare, il dolore allucinante e i polmoni impregnati dell’odore del mio sangue non mi permettevano di respirare, sentivo come se la mia vita in quel momento fosse giunto al culmine. Poi vidi un paio di occhi pieni di dolcezza mista a sdegno, quegli occhi sembravano capaci di far tutto, azioni buone e cattive, e fu in quel momento che ricevetti la prima lezione sulla mia nuova vita, le parole uscirono dalle sue labbra come sibili, - la morte non è la fine, quest’ultima è come una bellissima canzone che parla della nostra vita-. Le parole mi rimbombarono in testa frastornandomi, mi raccolse e mi strinse a se facendomi scoprire un mondo sconosciuto.
Entrai in quello stupido edificio che ormai frequentavo da un mese, e chissà per quale ragione, questa volta captai qualcosa che non mi convinceva. Sentii l’odore di un mio simile, ma non aveva l’odore del sangue di Dracula, né di un altro vampiro che avesse il diritto di crearne altri. Cominciai a seguire il suo odore, proveniva dal bagno degli uomini. Aprii fregandomene delle morali che dovevo indossare per sembrare una perfetta umana e scrutai con gli occhi la stanza. L’odore era sempre più forse ma questa volta si camuffava con gli altri sgradevoli odori che provenivano dai gabinetti. Ma nonostante tutto riuscii a trovarlo.
Provai a parlargli – ehi-.
Sussultò.
-Che succede?- gli chiesi facendogli credere di non sapere nulla.
Lui aprì la porta lievemente e mi scrutò con i suoi occhi rossi.
-Posso aiutarti?- gli chiesi con premura. Quel ragazzo mi faceva davvero pena.
Se un secondo prima mi guardava, il millesimo dopo tentò di saltarmi addosso per uccidermi. Fu troppo lento, l’attacco diretto con me non funzionava, e quando fu sopra di me pronto a mordermi lo presi per il collo e lo appesi al muro.
-prima ti conviene accertare se il tuo pranzo sia commestibile-. Gli feci un ringhio grottesco.
- chi sei?- chiesi quasi incuriosita.
Lui non rispose, si limitò a guardarmi con gli occhi sbalorditi e terrorizzati.
- Andiamo, ti conviene parlare altrimenti ti ucciderò all’istante -. – chi sei?- ripetei nuovamente sperando in una risposta.
- Mi chiamo Gabriele – disse col fiato corto. – ti prego... lasciami-.
- Sei impazzito? Vuoi che muoiano degli innocenti? Tu vieni via con me – gli ordinai.Lui acconsentì e saltando fuori dalla finestra ci disperdemmo per le strade come persone normali.
 

- Prendo un caffè, grazie- dissi io sorridente.Eravamo seduti faccia a faccia e sentivo la sua paura.
- Perché sei spaventato?- chiesi accendendo una sigaretta.
- Non ho mai incontrato una persona come me- disse mentendo.
- Bugia -.
- Sì, oltre al mio creatore – ammise lui, restio nel parlarne.
- Mi ha mandato lui -, fece una sosta e con gli occhi bassi e continuò – non so come si chiamasse, mi ha solo riferito che doveva terminare qualcosa che aveva cominciato quattrocento anni fa, non so a cosa si riferisse…-
il suo sguardo era pieno di scuse e paura. Era chiaro che quel ragazzo non aveva idea di cosa facesse. Mi riportò alla mente i miei prima anni da vampiro, quando uccidevo senza rimorso e solo per il gusto di farlo, lui stava aspettando questo e lo sapevo... lo leggevo nei suoi occhi, nell’irrequieto modo che aveva di sfregare le mani, della sua compostezza, come se stesse in agguato, pronto a balzare addosso a qualcuno se si fosse presentata l’occasione. Sapevo chi era l’uomo che lo aveva trasformato. Era lo stesso uomo che mi aveva lasciato volontariamente dissanguata sul ciglio della strada. Io e Dracula conoscevamo chi era e qual era il suo nome.
Mi assalì una rabbia incontrollata, ma la mia era una collera composta, non avevo bisogno di dare spettacolo in pubblico del mio odio nei suoi confronti, avevo solo bisogno di trovarlo e ucciderlo sì, ucciderlo alla stessa maniera in cui lui mi aveva ridotta secoli orsono.
- Adesso andiamo da mio padre, li sarai giudicato – dissi io alzandomi e spegnendo la sigaretta.
- Noi possiamo… - non finì la frase ma con gli occhi indicò la sigaretta e mi fece intuire il resto.
- Beh, sono scelte… a me aiuta a calmarmi – ammisi sorridendogli.Ci dirigemmo verso casa mia per raccogliere alcuni oggetti a me cari e altre cianfrusaglie inutili, ero quasi felice di tornare da Dracula, gli dovevo l'immortalità da un lato, dall'altro ero frustrata, ogni volta mi tormentavo con una stessa solita domanda che troppo a lungo ha richiesto una risposta: perché mio padre era giunto a salvarmi solo dopo avermi vista in fin di vita?
  
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