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Autore: TheGayShark    25/12/2014    3 recensioni
Brittany Pierce ha una particolarità: vede i fantasmi. Dopo le prime difficoltà fa di questo dono un vero e proprio stile di vita, costruendoci su un lavoro con cui sopravvivere ed aiutare gli spiriti.
AU; BRITTANA.
Momentaneamente gialla, ma devo ancora pensarci.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I FEEL YOU
_Il Dubbio_

 



Mi chiamo Brittany Pierce ed ho un problema: il mio più gran difetto è ciò che amo di più in me.

Se dovessi dirla tutta, ho molti più problemi che semplicemente uno, ma credo che questo sia quello più significativo, se non addirittura la fonte di tutti gli altri problemi.
Che sbadata, vi sto vendendo aria fritta ma non vi ho ancora detto di che si tratta! Per esperienza personale, non proverò nemmeno ad addolcire la pillola perché mi prenderete per stupida lo stesso.
Vedo i fantasmi.
Ecco, l'ho detto, e scommetto che non mi credete. Mi sbaglio? Non provate neanche a scuotere il capo, perché posso vedere la verità brillarvi negli occhi.

Gli unici ad aver capito immediatamente sono stati i miei genitori, mamma ha detto che anche la pro-zia stramba di papà poteva farlo e che perciò il gene del sensitivo si sarebbe dovuto presentare da qualche altra parte in famiglia. Se non fossi stata io, probabilmente questa fortuna o disgrazia sarebbe capitata a mia sorella, quindi meglio così.

A mio padre venne il sospetto perché ogni volta che andavamo al cimitero per trovare i nonni, il mio viso anziché tramutare in un'espressione annoiata (come accadrebbe nella normalità per gli altri bambini)  si illuminava ed io saltellavo di gioia. 

C'erano una marea di persone là dentro, e questo mio "dono" mi ha confuso le idee più e più volte.

Insomma, non so cosa dicano i telefilm a riguardo ma.. i fantasmi sono esattamente come noi. Non sono trasparenti, non sono umani scoloriti ed hanno più umorismo di tanti altri esseri viventi. Ecco perché all'inizio per me è stato quasi impossibile capire che non si trattava di forme di vita vere, ma di uomini del passato.

Avrei dovuto cominciare ad insospettirmi quando mi si presentò in camera George Washington, in effetti. 

All'epoca pensai che mi fosse apparso in aiuto per aiutarmi con il compito di storia,  che trattava però della storia moderna. Pensando che lui ne sapesse più di un libro, le cui parole comunque mi confondevano anche più dello strano modo di parlare di Georgie - sì, siamo diventati molto intimi!- 

Neanche a dirlo, ho preso la mia bella F ma non feci  storie perché il Presidente in persona (o quasi)  mi disse che la mia insegnante era un'istruttrice poco qualificata e dotata di visioni troppo futuriste, per i suoi gusti. Oh, se lo dice Washington io mi fido! Chi sono io per dare torto al fondatore del Paese? .. Infatti nessuno.

No, non nessuno, io sono Brittany Pierce. 

Sono Brittany Pierce e vedo i fantasmi.

Insomma, il liceo con questo grosso problema non è stato esattamente quello che si può chiamare una passeggiata, ma mi sono divertita. Il mio ex ragazzo, Artie, credeva che la storia dei fantasmi fosse solo una pagliacciata, una delle mie tante stranezze. Eh sì, perché a Lima, al McKinley High ma credo anche da tutte le altre parti del mondo, non avere una passione smisurata per lo studio significa essere stupidi. 

Un certo Einstein mi aveva convinta del contrario.

Mi ero chiusa in bagno a scuola per piangere indisturbata dopo l'ennesima insufficienza  presa quando questo signore baffuto mi apparve davanti.

Ho provato a mandarlo via in tutti i modi, anche perché era un uomo e si trovava in un bagno femminile, inoltre poteva essere accusato di stupro o di qualcosa come la pedofilia, dai, io avevo solo sedici anni! Non ero più vergine da un pezzo, ma quell'ometto non faceva esattamente per me.

Lui crucciato mi disse che aveva già troppe persone sulla coscienza e che prima di andare oltre avrebbe voluto aiutare almeno la metà delle persone di cui aveva causato la morte, perciò non mi avrebbe lasciata in pace senza un sorriso.

Quando capii di che stava parlando avrei tanto voluto abbracciarlo, ma con i fantasmi è una cosa che non si può fare a meno che loro abbiano un qualche permesso, o qualcosa del genere.

Mi disse anche di essere stato perseguitato a modo suo. Mi confessò di essere stato bocciato e giuro che anche se erano solo parole  mi furono di sollievo.

Fu lì che appresi che non era certo un voto ad dare valore alla persona.

Appresi anche che i fantasmi dovevano andare da qualche parte, e con l'aiuto della pro-zia morta di mio padre finalmente ebbi tutte le risposte che cercavo.

Da allora, sono quello che sono: una medium.

Oggi ho 23 anni e no, non ho fatto il college. 

Sono una medium a tutti gli effetti, ho dei biglietti da visita colorati con uno zombie finto sopra che si toglie il cappello a mo' di saluto.

Ho pensato che potesse essere più confortante del solito "tutti quelli che ami sono morti e io sono l'unica speranza che hai per dirgli che ti dispiace". 

Ho anche uno studio, ma ci vado solo quando il mio coinquilino, Mike, porta a casa la sua quasi moglie Tina.

Se mi faccio pagare per quello che faccio? Nì.

Insomma, ho delle regole! Se sono delle persone vive con un cuore pulsante nel petto, allora certo, devono pagare. 

Lo faccio solo perché mi chiedono spesso e volentieri di metterli in contatto con gente che è già passata oltre, e che quindi io non vedo più. Posso solo sentirli, ma per mettermi parlare con loro devo faticare parecchio.

Se invece è un fantasma a venire da me, non richiedo un pagamento. 

Sono due cose totalmente differenti.. Voglio dire, i fantasmi sono BLOCCATI in questo mondo, non possono andare avanti. 

Le persone che vogliono parlare con i loro cari defunti, invece, possono continuare la loro vita comunque. E' solo un capriccio che sono ben disposta di soddisfare.

Mike è l'unico ragazzo che al college mi ha creduta immediatamente. 

Ci conoscemmo  a danza e frequentammo assieme il glee club del liceo.

I suoi genitori non erano molto contenti del fatto che "trascurasse" la scuola per la danza, un giorno arrivarono addirittura a dirgli che era la vergogna della famiglia e che tutti i suoi antenati si stavano probabilmente contorcendo nella tomba o dovunque essi fossero per via di un discendente tanto scapestrato.

Aveva preso A meno in chimica.

Lui ne rimase talmente tanto abbattuto che mi misi in contatto con i suoi antenati di mia spontanea volontà, per fargli sentire con le loro parole che non era così.

Non so come riuscii a farlo, ma quella volta anche lui sentì le voci dei suoi antenati. Non c'era nessun altro nella stanza, solo io  e Mike.

Io, Mike, ed una ventina di voci che parlavano una strana lingua asiatica.

Da quel momento diventammo inseparabili. Lui cominciò ad aiutarmi a scuola, ed io.. beh, io ballavo con lui.

Artie mi lasciò per la gelosia, nessuno sapeva che anche Mike aveva una ragazza, perché all'epoca Tina era più simile ad un ombra piuttosto che una vera alunna.

Ora, come già vi ho detto prima, viviamo insieme.

Non so per quanto sarà ancora così, oggi Mike mi ha chiesto di lasciargli casa libera al pomeriggio perché deve assolutamente proporre a Tina di sposarlo, ed io sono che dirà di sì.

Ha addobbato l'appartamento con scritte che sembravano disegni, anche se lui dice che sono ologrammi o ideogrammi o.. non so, mi ha confusa un po'.

Comunque, quando sono uscita di casa l'appartamento sapeva di fiori di loto, e più che la mia dimora sembrava.. un bordello cinese degli anni venti. 

Sono andata alla mia caffetteria di fiducia, mi sono seduta al tavolino e ho cominciato a mettere per iscritto vari pensieri, tra cui il fatto che erano almeno tre mesi che non vedevo un fantasma. 

Potevo comunque sentirli, ma nessuno si era più presentato come uno spirito da tre mesi, appunto.

Stavo per battere un'altra parola al computer quando lo schermo del portatile mi si chiuse sulle dita.

 

-Brittany Pierce? -

 

Alzai lo sguardo per scoprire chi mi aveva appena ghigliottinato le dita in un portatile quando credo mi venne un infarto.

Non uno di quelli veri eh, quelli che vengono a chi ama tanto tanto tanto.

La ragazza più bella di Seattle mi aveva appena mozzato le dita, il fiato e la lingua, visto che non riuscii neanche a dirle "sì".

Era mora, poco più bassa di me, carnagione caffè-latte. Lo stesso colore del contenuto della mia tazza.

Sembrava aver fatto una corsa perché aveva l'aria di una realmente stanca.

 

- Mi devi aiutare. -

 

Più che una richiesta di aiuto mi sembrava un ordine, mi stupii di non scattare in piedi sull'attenti. Aveva un tono di voce caldo, più roco del normale per le ragazze ma che le dava un'aria incredibilmente sexy.

Certo, avrebbe dovuto lavorare un po' sui suoi modi di fare, perché non è molto educato chiudere il computer ad una persona che nemmeno conosci ed obbligarla ad aiutarti.

Qualcosa in lei mi fece pensare che.. no, non era un ordine. Era una disperata richiesta di aiuto.

 

-Puoi sederti se ti va, così ne parliamo. - Le mostrai la sedia di fronte alla mia, dall'altra parte del tavolino, ma lei apparve spaventata all'idea.

-Non qui. - 

 

Aggrottai la fronte, cercando di capire cosa volesse propormi.

Prima che potesse parlare ancora mi ricordai di avere uno studio, anche se era più una sala divertimenti..

Tirai fuori dal portafoglio il mio biglietto da visita, porgendoglielo. 

Ancora una volta, si limitò a fissare la mia mano protesa verso lei senza neanche degnarsi di prendere il bigliettino. 

Forse aveva bisogno di un incoraggiamento.

 

- C'è scritto l'indirizzo del mio studio, se non vuoi parlarne qui possiamo parlarne là. - Le sorrisi gentilmente, incontrando un'altra volta i suoi occhi scuri.

 

Niente da fare, non mi rispose neanche. Continuò a fissarmi invece, e credo di essere arrossita.

Passarono almeno dieci secondi prima che potessi risentire la sua voce.

 

-No. Ci vediamo al Magnolia Park.-

-..Okaaay..- Annuii, constatando che realmente conoscevo quel parco, perciò non sarebbe stato un grosso problema arrivarci. 

- Quando, adesso?- 

Alla mia domanda, lei rise. Una risata che.. non so neanche descrivervi.

-Domani. Alle nove di sera, va bene?-

Per la prima volta, finalmente, la sentii dubitare delle sue parole.

Senza quella strafottenza nella voce era ancora più carina. 

- Sì può fare ma.. non è chiuso a quell'ora??- 

 

Rise un'altra volta e senza neanche salutarmi se ne andò, così com'era arrivata. 

Guardai l'ora sul computer e notai che si era fatto tardi, così recuperai le mie cose e andai alla cassa a pagare, speranzosa di poter trarre qualche informazione su quella ragazza tanto strana quanto bella.

 

- Due dollari e cinquanta, come sempre. - Il titolare mi sorrise, cambiandomi la banconota da dieci di cui ero provvista.

-Ehi, ma tu la conosci al ragazza con cui parlavo prima?- 

 

Mi guardò silenziosamente, scuotendo poi il capo. -Quale ragazza?-

Okay, forse non era rimasta tanto tempo a parlare con me, però sapevo di averla vista davvero, non era un'allucinazione.

-Quella mora, carina.. aveva una maglietta nera scollata a V.. -

Pensai ad altri dettagli da dargli, ma non mi venne in mente nulla. Recuperai i miei soldi e presi lo scontrino, gettando tutto in disordine nella borsa.

Sarebbe stata una bella caccia al tesoro, dopo.

- Non.. non l'ho proprio vista, mi dispiace. - 

Mi mordicchiai il labbro alla sua risposta. Che fosse.. 

-OH!- Per tutti i pirati delle Maldive, se fosse stata un fantasma?!

-Uhm, non fa niente, grazie lo stesso Joe!- 

 

Lui fece un cenno del capo ed io corsi fuori dal locale, stranamente preoccupata.

Non può essere un fantasma, mi ha chiuso il computer! Però non voleva prendere il biglietto.. forse perché non poteva farlo.

Questa volta mi era capitato un bel grattacapo.

Peccato solo che in quanto a logica non fossi una cima.
 


Ooookay, è solo un'idea, quindi che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate in una recensione o in un messaggio privato?
Io sono molto dubbiosa... Grr, fatemi sapere qualcosa. :3
Ciao ciao, scusate gli errori!

   
 
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