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Autore: Inside_My_Mind    26/12/2014    1 recensioni
La felicità è effimera e sfugge dalle mani come acqua, non puoi trattenerla. Eppure, se penso a cosa significhi per me la felicità, qualcosa in mente torna…una voce…un volto… e poi è come un pugno al petto che toglie il fiato.
Louis...
“ Ti vorrei presentare una persona Louis, si chiama Tommy"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where Do Broken Hearts Go

 
Avevo fatto i conti con molte così in quegli  ultimi sei mesi , con la delusione dei miei genitori quando avevano scoperto la mia situazione, con i pregiudizi delle persone attorno a me, per nulla abituate a vedere una ragazza così giovane e minuta arrotondata dalla gravidanza. Tuttavia, sino a quel lunedì, non avevo ancora fatto i conti con l’idea che, prima o poi, la verità sarebbe saltata fuori.

La giornata era cominciata in maniera normalissima, tra il lavoro in biblioteca e le lezioni all’università sino ad ora di pranzo, cercavo di portarmi avanti poiché sarebbe stato molto difficile continuare quelle attività a gravidanza troppo inoltrata. Con la prospettiva della laurea in Mediazione Linguistica entro il semestre, avrei potuto iniziare il mio vero lavoro di traduttrice. Nel primo pomeriggio ebbi  la malaugurata idea di controllare la posta elettronica. 5 email con mittente “Harry Styles” torreggiavano in cima alla lista.

Feci finta di nulla finchè non tornai al mio appartamento, ignorando la spia rossa lampeggiante della segreteria telefonica. Dopo aver riposto la spesa  e riassettato la cucina, mi feci forza e premetti il pulsante per ascoltare i messaggi registrati.

- Sono ancora io, sono settimane che ignori i miei messaggi, inizio seriamente a preoccuparmi! Per favore richiamami! – Tuonò la voce registrata, roca, calda e dolce allo stesso tempo. 

Il piacere del sentire nuovamente una voce amica fu direttamente proporzionale alla voglia di staccare definitivamente il telefono.  Non amavo che la gente non accettasse le mie decisioni, anche se faceva male a me quanto a loro.

In preda all’ansia mi sedetti sul divano meditando sul da farsi. Prima o poi Harry si sarebbe presentato urlando al mio appartamento e allora sarebbe stato peggio, meglio una telefonata rapida e apparentemente indolore. Mi rigirai la cornetta fra le mani per minuti che sembrarono ore prima che mi decidessi a comporre il numero.
Il telefono squillò parecchie volte.

Non so nemmeno dove si trova, magari lì sono le 3 di notte….Magari sta facendo le prove ed ha il cellulare in camerino…Magari sta facendo un’intervista e non può rispod..

Le mie riflessioni furono interrotte bruscamente.

- Tu vuoi farmi morire d’infarto vero? Lo sai quante volte ti ho chiamata? Stavo per prendere un volo per Londra per capire che fine avevi fatto! – Tuonò un Harry furente dall’altra parte del telefono 

Respirai a fondo cercando una scusa plausibile.

-Scusami Harry, è un periodaccio, ho sempre un milione di cose da fare…come stai? – Risposi cercando di sembrare naturale

-Come sto io??? Spero che tu stia scherzando,  non è affatto divertente – 

Le lacrime iniziarono a sgorgare, maledetto Harry, maledetti ormoni da gravidanza.

- Scusa Harry, non ero nelle condizioni di parlare, ora che ci penso non lo sono nemmeno ora, ci sentiamo – Chiusi bruscamente, riagganciando. 

Con la testa fra le mani mi abbandonai sul divano singhiozzando. .

Quante cose che non devi sapere amico mio, quante cose cambiano.

Nei giorni successivi non ricevetti altre telefonate o messaggi di Harry, pensavo che fosse stato abbastanza  acuto da capire che doveva lasciarmi in pace, erano passati mesi eppure non era cambiato nulla.

Il sabato successivo, di ritorno dal lavoro, trovai un pacco davanti alla porta del mio appartamento, quando lo aprii vi trovai dentro un assortimento di cioccolatini e leccornie da procurare il diabete ad un esercito. In cima c’era un biglietto scritto in una grafia disordinata.

"Magari con questi ti addolcisci un po’, comunque, che tu voglia o no, stasera siamo in città per un incontro con i discografici. Ci vediamo alle sette al nostro posto. Non ti preoccupare “lui” non ci sarà, voglio solo abbracciarti e vedere come stai. Ti voglio bene
Harry
P.S. Se non vieni lo sai che ti cerco…e ti trovo!"


Panico! No Harry non deve sapere. Girai per la casa come un’anima in pena in cerca di una soluzione che mi permettesse di  incontrarlo senza fargli capire nulla. Ma chi voglio prendere in giro?! Come nascondo un pancione di 6 mesi?

Smangiucchiando Smarties come se non ci fosse un domani, arrivai alla conclusione che se ne avessi parlato con lui probabilmente avrebbe mantenuto il segreto.
Harry è un amico leale, se gli faccio capire che è la cosa migliore per tutti starà con il becco chiuso.

Ma come posso chiedergli di mantenere un segreto di tale portata con uno dei suoi migliori amici?

Passai le successive ore che mi separavano dall’appuntamento a fissare la porta, indecisa sul da farsi. In un eccesso di coraggio afferrai la borsa ed uscii. Erano le 6 e 35

Impiegai più di venti minuti di metro a raggiungere la stazione di Oxford Circus, poche decine di metri a piedi e vidi finalmente l’insegna dello Starbucks di Princes Street. Non ci tornavo da almeno un anno, senza Harry non aveva senso andarci, era il nostro posto speciale, piccolo e intimo per evitare che venisse preso d’assalto dalle fan. Tanti e troppi ricordi di pomeriggi passati a mangiare dolci, dire stupidaggini e bere litri di caffè.

Mi sedetti al tavolino appena fuori la porta del locale, in attesa di vedere la familiare chioma riccia e scompigliata. Dieci minuti…un quarto d’ora…non arrivò nessuno. Dispiaciuta e abbastanza irritata mi alzai per andarmene.

Appena mi avviai verso la strada principale, nella luce intermittente di una vecchia insegna, vidi la figura di  un ragazzo appoggiato al muro. Occhiali da sole, nonostante l’ora, cappello con visiera che mal celava una folta chioma di ricci castani, molto più lunghi di come li ricordavo. Quello che mi spaventò fu la sua smorfia di stupore e disappunto.

Con il cuore che batteva all’impazzata mi fermai di fronte a lui, incapace di articolare alcun tipo di frase, saluto o scusa. Levò gli occhiali, scoprendo gli occhi verdi arrossati dal pianto e ci guardammo per un tempo lunghissimo.
Senza preavviso alcuno, mi getto le braccia al collo stringendomi forte. Misi la testa nell’incavo della sua spalla, respirando il familiare profumo di dopobarba e cuoio. Mi sentii finalmente a casa.
- Non ce l’ho fatta, ti ho vista camminare per la strada e non volevo crederci, sono andato totalmente nel panico e non sapevo cosa avrei potuto dirti – Mi disse baciandomi la testa 
Mi accarezzò il pancione da sopra la sottile stoffa del vestito estivo, sussultando all’improvviso movimento del bambino.

- Ora per favore, spiegami, perchè non ci sto capendo nulla-  Continuò facendomi forza. 

Spiegare gli ultimi mesi a Harry mi mise a dura prova, certi pensieri che non ero riuscita ad ammettere nemmeno con me stessa vennero fuori, con le lacrime e con i singhiozzi. Ascoltò ogni singola frase senza chiedere nulla, con un’espressione ancora incredula dipinta sul volto. Quando finii era a bocca aperta.

- Perché quella faccia stupita Styles, a parte la faccenda del bambino, credevo che sapessi già tutto – 
- Qui ti sbagli di grosso, siamo venuti a sapere poco e nulla, semplicemente abbiamo scoperto da un giorno all’altro che era finita ed eri andata via – Esordì irritato. 

La cosa mi lasciò abbastanza interdetta, pensavo che almeno a loro lo avrebbe detto. Avevo così tante cose da chiedere, eppure non riuscivo a tirarle fuori.  Sospirai facendomi coraggio.

- So che la cosa non mi riguarda ma…lui come sta? – Avevo la necessità malsana di saperlo, anche se non avrei voluto ammetterlo. 

Harry alzò le spalle incerto – Non so come risponderti, parla poco ultimamente, il che per lui è molto strano lo sai – Asserì sorseggiando il suo cappuccino – In qualche modo la tua partenza lo ha cambiato profondamente, non lo riconosco –

- Vista la situazione che si era creata non capisco questa sua reazione e nemmeno mi interessa capire –
- Cosa c’è da capire? Gli manchi! Si autoconvince di essere troppo confuso e arrabbiato per venire a cercarti! –
- Non è questo che volevo sapere Harry, mi basta sapere che gode di buona salute, il resto non è affar mio – 

Per la rabbia accumulata, il ragazzo sbattè il bicchiere di cartone sul tavolo
- Con suo figlio in grembo mi vorresti venire a dire che lui non è più affar tuo?! – Domandò rabbioso – Glielo devi dire Pearl! Ha il diritto di sapere! –
- MIO figlio non è affare che lo riguardi, non ha più nulla a che fare né con me né con lui – 

Mi guardò come se non mi riconoscesse, sbigottito.

- Dov’è finita la mia Pearl? Tu lo ami ancora e lui ama te! Non puoi negargli di conoscere suo figlio! E non aspettarti che io faccia finta di nulla per mantenere il tuo segreto –
 
Scoppiai in un pianto rabbioso

- Se mi amasse, come dici tu, sarebbe venuto a cercarmi, me lo avrebbe fatto capire. Non c’è stato giorno, da quando sono partita, in cui non abbia sperato di vederlo presentarsi alla mia porta! Ora non ho bisogno di lui, non ci spero più – Conclusi fredda
 
Harry si alzò senza dire una parola, prese una custodia quadrata dalla tasca della giacca e me la mise in mano. Quando capii di cosa si trattava mi sentii molto indispettita. Non avevo aperto Youtube per mesi pur di non avere brutte sorprese, non andavo nei negozi di cd, non ascoltavo la radio, non guardavo nemmeno più MTV…ed ora FOUR era nelle miei mani, come una bomba che sta per esplodere.

- Scusami tanto Harry, per quanto possa apprezzare la vostra musica non sono nelle condizioni psicofisiche di ascoltare il vostro nuovo album – 

Il ragazzo sorrise sornione, mi lasciò un bacio sulla guancia e fece per allontanarsi.

- Fossi in te ascolterei la traccia 3 – Mi consigliò sorridendomi allusivo 
Gli feci una linguaccia, appena voltò l’angolo girai la copertina del cd per leggere la tracklist .
 
Where Do Broken Hearts Go...che titolo stupido.
 
Un’ora dopo ero avvolta dalle lenzuola del mio letto, insonne a causa dei calci del bambino che non mi davano tregua. In preda all’agitazione presi il mio fedele lettore cd, resistito coraggiosamente all’avvento dei lettori mp3, e inserii FOUR. Con il cuore che batteva forte andai subito alla terza traccia, insicura su cosa aspettarmi.

1 minuto…2 minuti…3 minuti…

Tell me will you ever love me again?
 
 
Questa è sicuramente la più bella dichiarazione d’amore che abbia mai sentito.
   
 
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