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Autore: ___Darkrose___    26/12/2014    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Inuyasha e i suoi compagni un giorno si fossero ritrovati nel presente? Cosa sarebbe successo se al posto di Kagome avessero incontrato un'altra ragazza?
Ci saranno nuove sconvolgenti sorprese, una nuova avventura piena di colpi di scena e di nuovi personaggi che si uniranno al gruppo dei nostri amati eroi!
La mia prima FF, sono emozionata! *.*
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Nuovo personaggio, Sango, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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Inuyasha, due anni dopo...

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte.
L’avevo sognata ancora una volta, la mia Sam.
Avevo sognato di nuovo della notte in cui era morta, e ormai erano passati ben due anni da quel giorno e tante cose erano cambiate.
La Sfera dei Quattro Spiriti era andata distrutta per sempre e con lei anche l’anima di Samantha. Avevo cercato per un anno dei segnali che potessero confermarmi che in realtà era solo andata da un’altra parte, ma nel mondo non c’era più neanche un frammento, questa volta non sarebbe tornata.
Non appena si era uccisa Naraku aveva perso potere e avevo riversato la mia furia su di lui, ma averlo ucciso non aveva risanato il mio dolore, perché lei era comunque morta. A nulla erano servite le imprecazioni, le lacrime e la rabbia, nulla avrebbe mai potuto riportarla indietro.
Ora vivevo in una casa al limitare del villaggio della vecchia Kaede, sperando di vederla sbucare all’orizzonte come se nulla fosse successo, con quel suo sorriso ironico e gli occhi pieni di gioia nel rivedermi. Sapevo che era solo una vana speranza, ma era l’unica cosa che mi permetteva di andare avanti.
Nel frattempo avevo cercato di far vivere il suo sogno. Avevo cercato di creare un ambiente pacifico per quel villaggio, dove non ci fosse alcun pericolo per nessuno.
Sesshomaru aveva lasciato Rin lì con noi perché potesse imparare a vivere nel mondo degli umani, in modo che potesse scegliere dove vivere quando fosse stata più grande.
Dopo l’anno trascorso alla sua ricerca mi ero stabilito nel villaggio e mi prendevo cura di quella ragazzina come aveva fatto Samantha, era un modo per farla vivere ancora.
Per il resto del tempo aiutavo la vecchia Kaede con le erbe medicinali e i contadini nei campi.
Quel mattino andai al villaggio, percorrendo la strada che portava nel luogo dove avevamo fatto l’amore l’ultima notte che era rimasta viva. Ancora crescevano i fiori che aveva creato per Rin. Io e lei avevamo deciso di prendercene cura e in quello era diventato come un luogo di sepoltura. Non avevamo neanche potuto crearle una vera tomba, dato che il suo corpo si era dissolto insieme alla Sfera.
Rimasi per qualche minuto ad osservare quei piccoli fiori viola che tanto me la ricordavano. Gli altri dicevano che non avrei dovuto passare così tanto tempo in quel luogo, mi facevo solo del male. Avevano ragione, ma non riuscivo proprio a non farlo, avevo bisogno di trovare un luogo dove poterla sentire vicina.
Arrivai al villaggio e trovai Sango, Shippo e Miroku che erano appena tornati da un villaggio dove avevano combattuto dei demoni. Anche loro avevano continuato a combattere dopo la sua morte. Nonostante Sango e Miroku si fossero sposati da ormai un anno, avevano deciso di aspettare a mettere su famiglia. Come se attendessero anche loro il suo ritorno per godere di quella gioia con lei. Era una follia, lo sapevamo tutti, ma non riuscivamo proprio a dimenticarla.
Mi accolsero con un sorriso sincero e mi arrivarono incontro.
- Allora, tutto bene qui? – mi chiese Sango.
Quella domanda era sempre un tasto dolente. Non sapevo più  definire il mio stato d’animo, riuscivo solo ad andare avanti cercando di vivere al meglio delle mie possibilità.
Miroku mi posò una mano sulla spalla. – Dai vieni in casa, Sango ha preparato il pesce! – esclamò, cercando di essere cordiale.
Mangiammo tutti insieme, mentre loro mi raccontavano del demone che avevano combattuto. Ogni volta speravo che i demoni più forti possedessero un frammento della Sfera, ma le mie speranze venivano puntualmente calpestate.
Shippo notò il mio sguardo affranto e mi passò il suo pesce. – Lo vuoi? – mi domandò cercando di essere dolce.
Io scossi il capo. – No, grazie -.
In quel momento lo sguardo di Sango si illuminò. – Inuyasha, abbiamo trovato una cosa nel villaggio nel quale siamo andati – mi disse.
Dalla borsa tirò fuori una specie di libro consumato dall’acqua che io conoscevo molto bene.
Era l’album di foto di Samantha.
- Lo aveva trovato un’anziana signora che credeva fosse una strana reliquia, è rovinato – disse Miroku. – Ma pensavamo che fosse giusto che lo avessi tu -.
Lo presi tra le mani titubante, aprendolo e cercando di non rovinarlo. Molte fotografie erano andate perse, ma ne erano rimaste altrettante.
Erano le foto di quando lei era nel suo mondo e il suo sguardo sereno mi scaldò il cuore. Era così che volevo ricordarla. Felice e allegra, come l’ultimo sorriso che mi aveva riservato prima di andarsene.
Accarezzai una foto che la ritraeva sotto l’albero di mele dove l’avevo toccata per la prima volta, impedendole di sfracellarsi al suolo.
Sei sempre stata così sbadata pensai, lasciandomi scappare un sorriso.
Alzai gli occhi verso i miei amici. – Grazie – mormorai.
Si radunarono attorno a me, cercando di consolarmi. – Manca a tutti noi – sussurrò Sango.
- Ma sarebbe felice di vedere cosa stai facendo – aggiunse Shippo, osservando la sua foto.
Già, probabilmente era così.
La sera tornai a casa stringendo forte quell’album a cui tanto teneva. Ora avevo due cose che le appartenevano. Il suo maglione giallo e le sue foto. Lo misi nel cofanetto nel quale tenevo il maglione e il suo odore mi invase le narici.
Non riuscii a trattenere le lacrime che mi solcavano il viso. Perché era dovuta morire per salvarci? Non si meritava una fine del genere. Lei era così pura, forse troppo per quel mondo. Era stata creata dal dolore, ma era riuscita a donarmi una felicità che mai nessuno sarebbe riuscito a farmi provare di nuovo.
La sua presenza era quasi riuscita a farmi riconciliare con mio fratello, che alla scoperta della sua morte mi aveva addirittura detto che mi sarebbe stato vicino.
Chiusi gli occhi, addormentandomi con il suo maglione stretto tra le mani.

Era davanti ai miei occhi e sorrideva.
Era la notte in cui era morta.
Volevo gridarle di fermarsi, ma non avevo voce. Lei continuava a guardarmi con quel sorriso sereno e dolce, che mi sarebbe rimasto impresso per tutta la vita.
- Ti amo – mi continuava a sussurrare. – Non è colpa tua amore mio, io sto bene. Sarò sempre con te -.
Io volevo afferrarla, ma più cercavo di raggiungerla più lei si allontanava, fino a svanire del tutto nel buio.

Mi svegliai di nuovo completamente madido di sudore e con le mani che stringevano convulsamente quello che un tempo indossava.
Sapevo che non sarei più riuscito a riprendere sonno, così mi alzai e camminai fino a quando non mi ritrovai davanti al Goshinboku.
Abbassai il capo e presi un lungo respiro.
In quel luogo mi aveva detto che sarei dovuto andare avanti e non rimproverarmi per quello che era successo a Kikyo, e che avrei dovuto vivere la mia vita anche se non sarebbe stata con lei.
Quanto era stata stupida, come avrebbe potuto pensare che volessi passare la mia vita con qualcuno che non fosse lei?
- Sei sempre stata una testa matta Sam – dissi, come se fosse davanti a me. – Eppure nessuno riuscirà mai a prendere il tuo posto nel mio cuore, perché sei l’unica che mi ha donato quella pace che non ho più provato da quando sei andata via -.
Parlavo come se fosse davvero davanti a me. Toccai la corteccia dell’albero con la mano, come se fosse il suo viso.
Solo in quel momento mi rendevo davvero conto di quanto si potesse amare una persona. In quel luogo ero stato confinato per cinquant’anni e dopo essere stato risvegliato mi ero ritrovato nella sua epoca. Non avrei cambiato una virgola di quello che era successo con lei. Preferivo soffrire così ora, piuttosto che non averla mai incontrata.
Una stella cadente passò nel cielo notturno e mi ricordai di quando mi aveva confessato che la sera che eravamo arrivati dal suo pozzo aveva espresso il desiderio di incontrare qualcuno che l’amasse e che era stata esaudita.
- Torna da me ti prego – mormorai. – Samantha voglio che tu torni da me! -.
Una forte luce si propagò dall’albero per tutta la foresta impedendomi di vedere.
La prima cosa che sentii fu un forte odore di pesca, poi una mano che afferrava saldamente la mia.
Una ragazza dal vestito a fiori e la lunghissima treccia nera sbucò fuori dal tronco del vecchio albero e io la trattenni per non farla cadere.
Quando la guardai negli occhi rimasi impietrito.
Il mio cuore non aveva mai battuto così forte.

- Andrea, dove stai andando? – gridò mia madre, mentre mi infilavo nel bosco.
Alzai gli occhi al cielo. – A fare un giro mamma! – risposi annoiata.
Odiavo fare i pic-nic e almeno volevo passare qualche minuto da sola.
Venivamo lì da quando ero piccola, nella foresta vicino al quale c’era il grande dio albero Goshinboku. Mia madre mi aveva insegnato che quell’albero aveva addirittura cinquecento anni e che aveva visto un sacco di cose meravigliose.
Io mi ero sempre sentita a casa sotto quelle fronde.
Non so per quale motivo mi toccai dietro il collo e ritrovai quella cicatrice che avevo da quando ero nata. Mia madre e mio padre non sapevano a cosa fosse dovuta, sembrava quasi un morso.
Ogni volta che la toccavo provavo uno strano calore e una gioia profonda si ridestava nel mio animo, come se in una vita precedente fosse significata qualcosa.
- Ti ho trovata finalmente – disse una voce alle mie spalle.
Quando mi voltai davanti a me trovai una ragazza dai capelli biondi e il viso segnato da una profonda bruciatura.
All’inizio mi spaventai, ma il mio istinto mi diceva di non andare via, perché io conoscevo quella ragazza, anche se non l’avevo mai vista prima.
- Callie? – mi stupii di essermi ricordata quel nome, io non la conoscevo neanche quella ragazza.
Lei sorrise amabilmente. – Sono felice che ti ricordi chi sono – disse. – Eppure, nonostante tutto il male che ti ho fatto, ancora non provi paura quando mi vedi. Sei davvero una persona fantastica Sam -.
- Sam? – domandai perplessa. – Credo che tu ti sia sbagliata, io mi chiamo Andrea -.
Scosse il capo. – Giusto, ci metterai un po’ a ricordare la tua vita passata, ma per fortuna il tuo corpo non è cambiato, altrimenti sarebbe stato davvero difficile ritrovarti, ci ho messo due anni! Mi hai fatto sudare sette camice, eh Sammy? -.
Indietreggia spaventata, ma di cosa stava parlando quella strana ragazza. – Senti, lasciami perdere, non ho soldi come -.
Alzò gli occhi al cielo e allugò la mano, racchiusa in esso c’era un piccolo frammento di cristallo e ricordai cos’era; la Sfera dei Quattro Spiriti.
Me lo posò in mano e sorrise. – Per fortuna quando hai distrutto la Sfera, io ero ancora in vita. Se l’emanazione non era morta, neanche la Sfera poteva andare del tutto distrutta -.
Più parlava, più ricordavo. Mi ricordai di me che piantavo un pugnale dentro un cristallo e questo veniva distrutto e poi il nulla.
- Cosa? Ma come è possibile? – balbettai.
Mi fece sedere davanti a lei e cominciò a raccontarmi. Mi disse che quando io avevo colpito la Sfera questa si era distrutta, ma il frammento dal quale lei era stata creata non poteva andare distrutto se era ancora viva. In quel modo io ero sopravvissuta, anche se ero molto debole. Così ero scappata di nuovo in quella dimensione, ricominciando una nuova vita e dimenticando quella passata. Mi confessò anche che nel momento in cui fossi passata dall’altra parte lei sarebbe sparita per sempre. In punto di morte il frammento si era legato a lei, diventando di nuovo la sua fonte di vita come era stato in passato.
Mi strinse la mano, cercando di tranquillizzarmi. – Non avere paura, davvero. Va tutto bene – mi sussurrò. – Ma c’è una persona che ti aspetta dall’altra parte, tu devi andare -.
- Dove dovrei andare? – esclamai.
Mi prese e mi condusse davanti all’albero. – Tu sei soppravvissuta grazie a questo frammento, che non è andato distrutto perché io ero ancora viva. Sei scappata di nuovo in questa dimensione e mi hai portata con te. Ci ho messo tanto a trovarti, ma ora non posso perdere tempo. Addio -.
Callie stava svanendo, ma prima di scomparire mi spinse contro l’albero e prima che potessi sbatterci il viso contro, lo attraversai.
Prima di cadere a terra afferrai una mano, che a sua volta mi strinse e rimasi scioccata nel trovarmi di nuovo nello stesso bosco nel quale ero prima.
Tenevo lo sguardo basso e ancora non riuscivo a cogliere chi fosse la persona che mi aveva afferrata e immaginai fosse la stessa ragazza che mi aveva buttata a terra.
Alzai lo sguardo e davanti a me trovai un ragazzo dagli occhi color ambra e i lunghissimi capelli bianchi e ciliegina sulla torta…un paio di orecchie da cane!
- Sam – mi sussurrò, quasi come se non potesse credere a quello che aveva appena visto.
Gli lasciai la mano e lo guardai perplessa. – Perché tutti insistete a chiamarmi Sam?! Io sono Andrea! A-n-d-r-e-a! Mi capisci? -.
Mi resi conto solo in quel momento che in quel posto era notte e che non mi trovavo più nei parchi con i miei genitori, ma completamente in un altro posto.
- Non ti ricordi? Sono Inuyasha – mi disse, avvicinandomi a lui e abbracciandomi.
Io mi allontanai spaventata, rendendomi conto che avevo ancora la possibilità di scappare da dove ero venuta, con quel tipo strano non volevo rimanerci un minuti di più.
Cercai di scappare, ma lui si parò davanti all’albero. – No, questa volta non ti lascerò andare via, devi ascoltarmi! -.
Gli tirai un pugno e questo mi fece venire in mente una scena. Già una volta avevo colpito quel ragazzo e di colpo mi tornarono in mente alcune cose.
Nella mia mente apparve il viso di una ragazza, di un monaco e di un piccolo cucciolo di demone volpe. Mi strinsi la testa tra le mani per il dolore dei ricordi.
- Sango…Shippo…Miroku – sussurrai, mentre lo strano ragazzo mi guardava preoccupato.
Provò ad avvicinarsi a me, ma io arretrai. – Lasciami stare per favore -, avevo paura, in pochi minuti erano successo così tante cose che mi sembrava di aver vissuto una vita intera in pochi attimi.
- Di me non ti ricordi? -, il suo sguardo disperato mi fece stringere il cuore, così lo guardai attentamente cercando di vedere se per caso mi ricordavo.
Alla fine abbassai lo sguardo tenendomi di nuovo la testa. – No, non mi ricordo. Ti prego…troppe cose.. – mormorai.
Lui mi prese per le spalle costringendomi a voltarmi e mi scostò i capelli dal collo. – Allora non avevo sentito male! Hai ancora il mio odore e il mio segno! – esclamò esterrefatto.
Lo allontanai bruscamente. – Ti ho detto di lasciarmi stare hai capito?! – sbraitai.
Mi bloccava il passaggio per tornare indietro, così scappai nel bosco con il terrore di essere ancora inseguita da lui.
Corsi fino a quando arrivai nei pressi di un fiume e lì cominciai a piangere.
Il dolore alla testa era insopportabile, come un flash mi tornavano alla mente un sacco di visi familiari; Sesshomaru, Rin, la divina Kaede e Koga.
Mi accasciai a terra continuando a versare un mucchio di lacrime. Come era possibile? Perché sapevo tutte quelle cose? Era come se una parte di me volesse tornare alla luce, ma io avevo troppa paura per farle prendere il sopravvento, così continuavo a reprimerla.
Io non volevo ricordare, perché in quel luogo sapevo che mi era successo qualcosa di orribile, io non volevo essere quella Sam di cui tutti parlavano.
Presi fiato e mi guardai intorno cercando di ricordare da dove ero venuta per poter tornare indietro e fu in quel momento che vidi dei fiori viola a terra.
Non riuscii più a controllare quella parte di me, che prese il sopravvento come un’onda anomala.
Ricordai tutto quanto, tutto quello che era successo e come mai era accaduto.
Io non ero Andrea, io ero Samantha.
Mi toccai il viso come se non potessi credere di essere di nuovo in quel luogo. Guardai il mio riflesso nel fiume. Avevo gli occhi rossi e rigati dalle lacrime, ma ero di nuovo tornata. Ringraziai Callie con il cuore per avermi salvata e avermi riportata di nuovo nell’epoca Sengoku. Mi aveva cercata per tutto quel tempo solo per riportarmi indietro e farsi perdonare per tutto quello che era accaduto.
Ti perdono amica mia, spero che tu possa essere felice adesso pensai, mentre stringevo il suo frammento tra le dita.
- Scusami -.
Quella voce alle mie spalle, io sapevo chi era. Adesso me lo ricordavo, era il mio Inuyasha. Come avevo potuto non ricordarmi di lui? Come era stato possibile di dimenticarmi colui a cui avevo donato per sempre il mio cuore?
Rimasi immobile voltata di schiena, mentre lui continuava a parlare. – Hai ragione, non ho il diritto di tenerti bloccata qui, se vuoi tornare indietro sei libera di farlo. Non ti tratterrò -.
Anche dopo tutto questo tempo lui continuava a stupirmi, il suo amore era così grande che piuttosto che costringermi a ricordare preferiva vedermi felice anche senza di lui.
Mi alzai, voltandomi verso di lui con le lacrime che mi rigavano il viso.
Era ancora lì, proprio come me lo ricordavo. I suoi occhi color ambra, i capelli argentei e le sue orecchie. Rimasi a contemplare il suo viso, mentre teneva gli occhi bassi e le sue labbra erano piegate in un’espressione dispiaciuta.
Gli andai incontro titubante, avevo paura che quello fosse tutto un sogno e che in realtà lui non fosse davvero davanti ai miei occhi. – Hai ragione – mormorai. – Non devi costringermi a rimanere -.
Le sue orecchie si piegarono all’indietro come era solito fare quando era dispiaciuto.
Arrivai davanti a lui e con la mano tremante gli accarezzai la guancia, quasi come se avessi paura che toccandolo svanisse per sempre. – Non devi costringermi perché non c’è altro posto dove io stessa vorrei rimanere. Casa è dove è il mio cuore, e il mio cuore sei tu – bisbigliai.
I suoi occhi si illuminarano di felicità e quando mi strinse di nuovo tra le sue braccia mi sembrò di poter toccare di nuovo il cielo con un dito. Lo strinsi convulsamente a me, mentre entrambi mormoravamo i nostri nomi, nessuno dei due poteva credere di essere di nuovo insieme.
- Sei qui, sei davvero qui – mormorò, mentre continuava a tenermi stretta tra le braccia.
Io mi scostai quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi. – Te l’avevo detto, nessuno ci avrebbe potuti dividere e io sono qui -.
- Non sei un sogno, vero? – mi chiese, mentre tratteneva le lacrime.
Il mio mezzodemone, ancora non si era abituato a mostrarsi debole, anche se era davanti a me. – No Inuyasha, sono davvero qui e nessuno potrà mai portarmi via te lo giuro -.
Gli raccontai quello che era successo, di come Callie si fosse sacrificata per riportarmi indietro e farmi vivere insieme a lui. parlammo tutta la notte, raccontandoci quello che avevamo fatto. Mi sentii lusingata nel sapere che lui si era preso cura di Rin e del villaggio solo perché era quello che avrei voluto e che anche Sango, Miroku e Shippo avessero fatto lo stesso.
Quando mi raccontò della notte in cui ero “morta”, si sentiva che faceva ancora fatica a ricordarlo. Mi disse che avevano ucciso Naraku e che questa volta era scomparso per sempre.
- E’ impossibile che la Sfera ricompaia, vero? – mi chiese preoccupato.
Io sorrisi. – E’ come se improvvisamente fossi libera da un vincolo, quello che lega me e questo frammento è solo la nostra natura, il resto della Sfera non potrà più essere creato. Sono libera – sussurrai commossa.
Mi baciò sulle labbra fino a farmi perdere il fiato e l’alba ci accolse e ci illuminò mentre eravamo ancora abbracciati.
Aver ricordato tutto in così poco tempo mi aveva stancata e così mi addormentai alle prime luci dell’alba.

Quando mi svegliai poche ore dopo Inuyasha mi teneva appoggiata con la schiena al suo petto. Era rimasto sveglio tutto il tempo.
Mi voltai e lo guardai perplessa. – Come mai non hai dormito, c’è qualcosa che non va? – gli domandai.
Inuyasha sorrise divertito. – E’ solo che non riuscivo a dormire, avevo paura che al mio risveglio saresti sparita -.
- Pensi di non dormire mai più allora? – scherzai.
Cominciò a farmi il solletico. – Tu guarda, appena tornata e già prendi in giro! – esclamò.
Delle voci in lontananza bloccarono quel nostro momento di gioco.
- Inuyasha! Inuyasha, dove sei? – chiamava una voce femminile che ricordavo bene.
Mi alzai estasiata. – Sango! – esclamai.
Quando la ragazza mi arrivò davanti rimase paralizzata e continuò a fissarmi esterrefatta.
Anche Miroku, Shippo e Rin arrivarono ed ebbero la stessa reazione, come se non potessero credere di vedermi lì.
Sango fu la prima ad avvicinarsi a me, toccandomi un braccio per avere conferma che fossi reale. – Samantha-chan, sei proprio tu? – mi chiese.
Le buttai le braccia al collo sorridendo. – Sì sono io, sono davvero qui – esclamai estasiata.
Shippo mi corse incontro piangendo e buttandosi tra le mie braccia. – Sei tornata, sei tornata! -.
Miroku e Rin guardavano la scena ancora perplessi ma felici, tanto che fui io ad andargli incontro per confermare quello che avevano appena visto.
Ci fu una grande cena tutti insieme, dove ci raccontammo tutto quello che era successo e come avevamo trascorso quegli anni.
- Che peccato, mi sono persa il matrimonio – dissi dispiaciuta, mentre mi ingozzavo del riso cucinato da Sango.
La ragazza sorrise. – Rifaremo la cerimonia! – esclamò.
Miroku sbiancò. – Cosa?! Di nuovo? -.
Sango lo fulminò con lo sguardo. – Hai qualcosa in contrario? – sibilò.
- Nono assolutamente! -.
La piccola Rin e Shippo mi stavano vicini e continuavano a riempirmi di domande su cosa avevo fatto prima di tornare nel Sengoku.
- Samantha-chan, stasera posso dormire con te? – mi chiese Shippo felice.
Inuyasha cominciò a ringhiare. – Ma non ci pensare neanche cucciolo pestifero! -.
- Inuyasha non essere così cattivo – lo rimproverai.
Lui incrociò le braccia sul petto e mosse le orecchie innervosito. – Beh avrò il diritto di passare un po’ di tempo da solo con te -.
Sorrisi e lo baciai. – Adesso abbiamo tutta la vita per stare un po’ da soli -.
E cullati da quel pensiero, potemmo finalmente sorridere al nostro futuro.

 


Finita!
La prima storia che completo, che emozione *.*
Beh che dire? Ringrazio chiunque abbia letto, messo tra le seguite o le preferite e commentato la mia storia!
Ma un ringraziamento speciale va a BluTsunami che mi ha sostenuta fino alla fine e mi ha seguita per tutto questo tempo, sei stata davvero fantastica e ti ringrazio con tutto il cuore!
Spero che abbiate gradito tutti quanti la mia storia.

P.S. HO GIA’ UN SEGUITO
E sì, tornerò con un seguito della storia per raccontare come se la caveranno i nostri eroi!
Spero di risentire tutti anche in quella storia.
Grazie di tutto e a presto
!

   
 
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