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Autore: C and S_StorieMentali    26/12/2014    7 recensioni
Samantha è la secondogenita di Clary e Jace. La sua vita sembra procedere come al solito, tra le peripezie per nascondere la sua identità di Shadowhunter agli amici mondani e tra i continui battibecchi con Max, il figlio di Simon e Isabelle. Samantha, però, non sa che il male è in agguato... E' del tutto ignara di quello che si nasconde nell'ombra, che di soppiatto entrerà nella sua vita, sconvolgendone gli equilibri e costringendo la giovane Cacciatrice a intraprendere un'avventura che mai avrebbe immaginato, un'avventura al termine della quale dovrà compiere una scelta che decreterà il suo destino e quello dell'intero Mondo delle Ombre... Tutto ciò che conosce crollerà, e, forse, anche la realtà dei mondani è in grave pericolo.
Dal CAPITOLO 1: "Premetto che essere la figlia dei due Shadowhunters più famosi degli ultimi tempi non è per niente così eccitante come sembra. Mi spiego: se i tuoi genitori, durante la loro adolescenza, hanno compiuto mirabolanti avventure che farebbero la barba persino a un cane parlante (di questo parleremo più tardi... Effettivamente riguarda più me che loro, la storia del cane), be', tutti si aspettano grandi cose da te."
SPOILER COHF!
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come ogni mattina, uscii dall'Istituto di New York e mi voltai un attimo per dare un ultimo sguardo all'imponente costruzione prima che si trasformasse in una cattedrale abbandonata sotto i miei occhi. Eppure riuscivo sempre a percepirlo, lo strano luccichio che indicava che quell'aspetto non era reale.
Ad ogni modo, mi misi in marcia verso la scuola, la faccia avvolta nella sciarpa contro la fredda aria di dicembre. Mi complimentai tra me e me per come, il giorno prima, ero riuscita a stendere Max agli allenamenti e anche a studiare benissimo le venti pagine di storia che la mia prof mondana aveva assegnato. Insomma, filava tutto liscio come l'olio. Ero convinta che, a quel punto, niente avrebbe potuto distogliermi dalla felicità che quell'autocompiacimento mi stava dando.
La consapevolezza che non avrei potuto pensare cosa più sbagliata mi colpì come uno schiaffo in pieno viso quando entrai in classe.
Lì per lì, non mi accorsi di niente.
Poi, raggiunto il mio banco all'ultima fila, percepii uno strano formicolio alla nuca, esattamente quello che si prova quando si avverte di essere osservati.
Mi guardai dietro e, mollemente appoggiato sulla sedia, vidi il caro vecchio Max, con un ghigno divertito stampato in faccia.
Mi resi conto solo in quel momento di avere la bocca semiaperta per lo stupore e il disappunto.
Anche buona parte delle altre ragazze della classe lo stava guardando, ma con la bocca proprio spalancata per sbavare.
La cosa più ripugnante era che anche la mia migliore amica Chloe era impegnata nell'ammirazione di Max, neanche fosse un adone greco.
Mi lasciai cadere sulla sedia accanto a quella di Chloe.
-Hai visto quello nuovo? Mio Dio, è così...- fece lei con aria sognante, una volta che si fu ripresa dalla trance -...figo.-
Oh, Raziel. Conoscevo Chloe da quando avevamo sei anni. E se c'era una cosa che sapevo di lei, perché valeva anche per me, era che, secondo la sua opinione, non poteva esistere qualcuno degno di essere chiamato figo, fatta eccezione per alcuni attori e i protagonisti maschili dei nostri libri preferiti.
Fu per questo che cominciai a preoccuparmi sul serio: immaginavo che Max avrebbe fatto il perfetto della situazione anche lì.
Cioè, la scuola mondana era sempre stato il posto dove eccellevo, proprio perché IPC era come se non esistesse. Adesso ero fermamente convinta che si sarebbe messo a fare Raziel sceso in Terra pure là.
La professoressa Martin fece il suo ingresso in classe: solito giubbetto in pelle, soliti jeans aderenti in posti sbagliati, solita camicetta a sbuffo e solita convinzione di avere vent'anni, nonostante ne avesse sessanta e ne dimostrasse ottanta.
Girava voce che tentasse di adescare poveri studenti (maschi, questo bisognava concederglielo) dietro la scuola. Per me era semplicemente una rachitica professoressa di storia leggermente esaltata. Come altro si potrebbe definire una che sorride solo quando mette in difficoltà gli studenti durante le interrogazioni? Ogni volta che capitava, gli occhi le luccicavano e si tiravano verso i capelli tinti simili a paglia, per quanto quelli erano stretti in una crocchia, e storceva la bocca in un ghigno maliziosamente malefico. Tra i vari demoni che avevo incontrato, ben pochi mi erano sembrati sadici come lei.
-Oggi interroghiamo Herondale!-
Stronza.
Comunque, avevo studiato benissimo e potevo stare tranquilla. Avrei dimostrato a IPC che anch'io potevo eccellere in qualcosa.
*****
-Bene, sei andata molto bene. Nove-
Ovvio. Dopo aver studiato fino a tardi la notte prima, mi sentivo decisamente soddisfatta. Mi sentivo soddisfatta soprattutto perché sapevo che Max mi aveva ascoltato e aveva capito che, con me, non c'era storia. Per una volta, mi sentivo migliore di lui. Mi crogiolavo nella gloria, sapendo che aveva sentito ogni mia parola riguardo l'assassinio di Giulio Cesare e il periodo in cui è avvenuto. Avevo persino detto la frase che Cesare rivolse a suo figlio, quando il poveraccio s' accorse che tra quelli che l’avevano fottuto c’era il caro Bruto.
Certo, l'avevo detta con accento americano, e non so quanto l'avessi storpiata, ma l'impegno c'era stato, e la perfezione non esiste.
Una mano alzata. Dimentico sempre che qualcuno di perfetto c'è.
-Ah, Lewis, tu sei il nuovo studente- la Martin squadrò Max, che si stava dimenando per far notare la sua fottuta mano alzata.
-Professoressa, se mi è concesso, la pronuncia corretta sarebbe Tu quoque, Brute, fili mi!- Sfoderò un perfetto accento e una perfetta cadenza latina, sembrava un oratore romano. Gli mancavano solo la toga e la corona d'alloro. Dio, quanto lo odiavo.
La Martin lo guardò ammirata, e un coro di sospiri si levò dalle altre ragazze della classe. Fui costretta a sentire cose tipo:
-Ommioddio, quanto è figo!-
-Hai sentito che pronuncia?-
-E che voce, poi...-
-Sembra ancora più sexy!-
Sto per vomitare, avrei voluto dire io.
Max continuò col suo sproloquio che sprizzava perfezione -Herindille, giusto?- Mi lanciò un'occhiata di finto dubbio, come se non mi conoscesse. Sentii la rabbia cominciare a salire. Ma certo, pronunciava alla perfezione una citazione latina e poi diceva il mio cognome in modo assurdo. E nessuno, tranne me, sembrò notarlo.
Continuai a puntare il mio sguardo sulla cattedra. Aprii la bocca per replicare e dirgli il mio cognome correttamente, ma non aveva ancora finito. Si rivolse direttamente a me. E io continuai a non guardarlo. -Tu, invece, hai detto Tu quoque, Brutus, filius mi. Ora, sicuramente non è colpa tua se non riesci a pronunciarla correttamente, comunque la mia è solo una precisazione.-
Mi sentii avvampare.
-Perfetto, Lewis, a dir poco P-E-R-F-E-T-T-O!- la Martin cominciò a fargli una valanga di complimenti.
-Ora ti metto un bel nove + sul registro, che ne dici?-
Cominciai a credere alle voci su di lei. Cercando di cacciare giù il vomito -mi era appena comparsa nella testa un'immagine della Martin avvinghiata a Max- contai fino a dieci per non esplodere.
*****
Quando suonò la campanella alla fine delle lezioni, mi precipitai fuori dalla scuola e mi avviai verso l'Istituto il più velocemente possibile, per quanto le mie gambe "Non-Convenzionalmente-Lunghe" me lo permettessero.
-Samantha!- Max gridò alle mie spalle.
-Ma bravo, ora ti sei pure ricordato come mi chiamo!- gli urlai, non voltandomi e accelerando il passo.
Mi raggiunse in poche falcate. Imprecai mentalmente contro le sue gambe lunghe. Mi afferrò un braccio e mi costrinse a voltarmi, in modo che potessi guardarlo dritto nella stampa della felpa mondana che portava sotto il giaccone. Pensai per un attimo a come dovesse essere esilarante, per Chris, guardarci litigare: io sembravo più piccola della mia età, chiunque non mi conosceva mi dava un paio d’anni in meno. Max, invece, troneggiava su un sacco di persone, perciò era facile credere che fosse più che quindicenne.
Così, ogni volta che io e IPC litigavamo, ero costretta a farmi venire il torcicollo per guardarlo minacciosamente negli occhi.
-Ti vuoi fermare?!- Max assunse quel suo tono di superiorità che usava ogni volta che mi doveva rimproverare come se fossi una bambina piccola, e che mi faceva saltare i nervi.
-Non mi fermo finché non mi dici cosa cazzo ci facevi a scuola! Cos' è questa storia che ora fai parte della mia classe?-
Max sghignazzò -Sei arrabbiata solo perché mi ha messo nove+ perché ti ho corretta...-
-Anche! Perché adesso ti metti a fare il perfetto della situazione pure lì. Le uniche ore al giorno in cui non ero costretta a sopportarti sono sparite... Puff!- mimai un'esplosione, giusto per rendere più chiaro il concetto -E ora, di grazia, potresti dirmi il motivo?-
-Tuo padre vuole che ti controlli anche a scuola. Dopo il casino che hai fatto l'altro giorno, è chiaro che hai bisogno di...-
-Questa è solo la tua vendetta per uno stupido scherzo che ti ho fatto!- sbottai -Non ho bisogno di un babysitter! Posso cavarmela benissimo da sola.-
-No, non puoi. Perché sei troppo avventata. Samantha, tu non pensi mai a quello che potrebbe succedere a te o a chi ti sta intorno per ogni cosa sconsiderata che fai. È sempre la stessa storia. Se non fosse stato per te, il Raum non si sarebbe mai avvicinato all'Istituto.-
Max piantò i suoi occhi, in quel momento quasi ambrati, nei miei.
-So benissimo che è sempre la stessa storia- dissi, a denti stretti -ma giuro che appena torno ne parlo direttamente con mio padre. E farò di tutto per sollevarti dal tuo incarico di balia, così entrambi riavremo le nostre ore di pace senza l'altro.
E io non sarò costretta a vederti essere migliore di me anche nella scuola mondana. -
Max strinse le labbra in una linea dritta e mollò la presa sul mio braccio, quindi continuò a percorrere la strada verso l'Istituto.
Non gli avrei dato la soddisfazione di compiere un'uscita trionfale, così, facendo la cosa più dignitosa che mi passò per la testa, mi misi a trotterellare per tenere il suo passo. Io e Max arrivammo all'Istituto non parlandoci e odiandoci reciprocamente in silenzio.
Prendemmo l'ascensore e ognuno si fiondò in camera sua sbattendo la porta.






COMMENTO SCRITTRICI:
Ecco, quanto sarà durata la nostra pazienza prima di pubblicare il CAPITOLO 2? Mezz'ora? Vabbè, lasciamo stare. Vi avvertiamo che anche il terzo capitolo è pronto, ma, per oggi, non pubblicheremo più niente. E 'sta volta è una promessa solenne!
Comunque, speriamo che la nostra storia vi stia attirando. Soprattutto, speriamo che vi stiano piacendo i nostri personaggi, perchè li abbiamo creati noi e li amiamo. 
Vi avvisiamo che nel prossimo capitolo ci saranno anche Jace e Clary. Non vi anticipiamo niente, ma a noi è piaciuto tantissimo scriverlo, quindi, se è valsa la pena di leggere ciò che abbiamo pubblicato fino ad ora, il prossimo capitolo vi conquisterà più dei precedenti.
Se vi va, fateci sapere cosa pensate della nostra storia. ;) 
   
 
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