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Autore: ___Darkrose___    28/12/2014    3 recensioni
SEGUITO DI "LEI VIVE"
Dopo la distruzione della Sfera dei Quattro spiriti Samantha è riuscita a sopravvivere e può finalmente vivere la sua vita con Inuyasha come aveva sempre desiderato. Ma qualcuno nell'ombra continua a tramare alle loro spalle, riusciranno ad affrontare queste nuove avversità?
Eccomi di nuovo con questa nuova FF, spero che anche questa vi possa piacere :)
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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Era passato molto tempo da quando ero tornata nell’epoca Sengoku per vivere per sempre con Inuyasha. Per l’esatteza sette mesi, sette meravigliosi mesi.
Facevo una fatica tremenda ad abituarmi a non avere più le comodità del mio secolo, ma piano piano mi stavo abituando.
Avevo detto ad Inuyasha che avrei smesso di mettermi in mezzo nelle battaglie tra demoni, anche perché ormai mi divertivo a farmi insegnare dalla vecchia Kaede ad usare le erbe medicinali e mi sarebbe piaciuto diventare un dottore in quell’epoca, anche se ero una donna. Spesso aiutavo anche Rin, le insegnavo a scrivere e a leggere e le parlavo del mio mondo, ormai era diventata una sorella minore.
Sango e Miroku si erano sposati ormai da un anno, ma quando ero tornata avevano deciso di celebrare nuovamente la cerimonia per farmela vedere ed ero stata la damigella d’onore di Sango.
Inuyasha ancora non mi aveva fatto la grande proposta, ma a me andava bene così. Come ragazza “vissuta” nel ventunesimo secolo volevo avere prima un periodo di convivenza, peccato che Inuyasha ci mettesse più del previsto a costruire la nostra nuova casa, anche perché avevamo accordato di averne una abbastanza grande per poter avere ospiti. Lui non era d’accordo all’inizio, ma io gli avevo detto che era una tradizione del mio secolo…tutte cavolate ovviamente, avevo solo sempre sognato di vivere in una specie di villa, quindi i lavori procedevano a rilento.
Nel frattempo, Sango e Miroku erano ben contenti di ospitarci con loro, anche perché quando erano a caccia di demoni toccava a noi occuparci della casa.
Per il mio compagno l’unico problema era cercare di tenermi ferma. Volevo sempre fare qualcosa e tornavo a casa sempre distrutta. In poche parole, anche senza demoni, la nostra vita era ormai frenetica.
Al villaggio tutti pensavano che io fossi una sacerdotessa e io glielo lasciavo credere, dopo la battaglia gli unici poteri che mi erano rimasti erano quelli simili a quelli di una sacerdotessa. Ci avevo provato a lungo a cercare di evocarli di nuovo, ma niente. Quell’unico frammento della Sfera non mi dava abbastanza potere per riaverli, ma forse era meglio così. Se fosse ancora esistita sarei stata di nuovo in pericolo e non era proprio quello che volevo. Una vita pacifica era proprio quello che mi ci voleva dopo tutte le disavventure che avevamo avuto.
Quel pomeriggio ero in giro per il villaggio alla ricerca di stoffa per crearmi dei vestiti. Non riuscivo proprio ad abituarmi a quegli scomodi kimono e avevo imparato a cucire per creare dei vestiti il più simile possibile a quelli della mia epoca.
Inuyasha non era molto felice, diceva che attiravo troppi sguardi in quel modo.
Rin mi veniva dietro, mostrando fiera la treccia che le avevo appena fatto e rideva felice.
Io le sorrisi. – Tra poco tornerà Sesshomaru, lo sai? – le dissi; ogni mese il demone veniva puntualmente a farle visita e io cercavo sempre di mettere pace tra i due fratelli, ma tutto sfociava puntualmente in una lite.
La ragazzina sorrise allegra. – Sì! Non vedo l’ora di fargli vedere la mia treccia! – esclamò.
Non avevo ancora parlato con Inuyasha dell’idea di avere dei figli, mi sentivo ancora giovane. Sango invece non vedeva l’ora di avere dei bambini, ma faceva fatica ad avere figli. Avevano aspettato fino al mio ritorno per mettere su famiglia e ora sembrava che non ci fosse la possibilità. La divina Kaede diceva che non ci provavano nei periodi lunari giusti, così c’erano sere prestabilite in cui io ed Inuyasha ci allontanavamo per potergli lasciare la loro privacy.
Effettivamente era strano che io ed Inuyasha non avessimo ancora avuto figli e spesso mi chiedevo se non fosse a causa della mia natura di spirito. Ma ci avrei pensato al momento opportuno, ora avevo molte altre cose a cui pensare.
Comprammo la stoffa e tornammo a casa a cucire, dovevo finire un paio di brache che avevo cucito con del tessuto.
Inuyasha entrò in casa con una cesta di pesci per la cena. – Se è un’altra gonna giuro che stavolta la distruggo! – si lamentò.
Alzai gli occhi al cielo. – Stai un po’ tranquillo? Sono dei pantaloni e poi ti ho promesso che la gonna la metterò solo quando ci sei tu -.
Le abitudini dell’epoca Sengoku erano dure a morire.
Sango e Miroku rientrarono stravolti da un’altra battuta di caccia.
Miroku si buttò a sedere, appoggiando la testa al muro, tutto sporco di sangue. – La prossima volta dimmelo prima di colpire il demone – commentò il monaco.
- Via con la veste sporca dal pavimento! Dannazione ogni volta devo pulire per ore! – lo rimproverò Sango, prendendolo per un orecchio e facendolo uscire di casa. – Fila a farti un bagno, svelto! -.
- Vieni con me? – chiese lui ironicamente e l’unica risposta che ottenne fu uno schiaffo sulla nuca.
Rin rise divertita e anche io sorrisi.
Le preparai la roba per fare un viaggio di due giorni con Sesshomaru, chissà dove voleva portarla.
La ragazzina era emozionata e continuava a toccarsi i capelli e a chiedere a tutti se stava bene.
Le diedi la borsa e mi diressi verso la porta per accompagnarla al limitare del bosco.
- Ehm ehm – disse Inuyasha. – Dove pensi di andare? – mi domandò.
Mi guardai e mi resi conto che portavo il vestito a fiori che lui odiava che portassi in pubblico. – Se non la pianti con questa storia ti prendo a sberle! – sbottai. – E poi sono già uscita questa mattina vestita così -.
Lo sguardo del mio mezzodemone si fece esterrefatto. – Sam! Me lo avevi promesso! Torna qui dai! -.
- A cuccia! -.
Eh sì, anche quelle abitudini erano dure a morire.
Era il tramonto quando Sesshomaru arrivò a prendere Rin e se la portò via. Con me aveva quasi un bel rapporto, ma questo si limitava ad un cordiale “ciao” e “arrivederci”. La sua era più che altro gratitudine per essermi sempre presa cura di Rin.
Guardai la luna sbucare nel cielo e poco tempo dopo Inuyasha mi raggiunse esasperato.
- Miroku mi ha fatto una testa così sul fatto che deve stare solo con Sango stasera, quindi dormiamo fuori – sospirò.
Io gli sorrisi avvicinandomi  a lui in modo ammiccante. – Vuol dire che saremo soli soletti per stasera -.
Inuyasha sorrise. – Finalmente! -.
Ogni volta che i nostri due amici dovevano avere quegli incontri noi dormivamo sotto il Goshinboku e la maggior parte delle notti facevamo l’amore.
Quella notte non sembrava fare differenza.
Inuyasha cominciò a baciarmi il collo e il suo respiro caldo mi fece rabbrividire e strinsi il viso tra le spalle.
Mi fece stendere sull’erba e mi guardò con aria famelica. – Beh, dopottutto non è così male stare soli io e te – mi sussurrò a fior di labbra.
Io arrossii, nonostante mi avesse già vista tante volte alcune volte ancora mi vergognavo davanti a lui e mi misi di fianco per potermi accoccolare meglio a lui. – Dai smettila – gli dissi.
Lui mi baciò e mi strinse al suo petto. – Ammetto che questo vestito però mi piace, anche se in questo momento è un po’ ingombrante -.
- Dai Inuyasha! -, era uno strano periodo, avevo degli sbalzi d’uomore improvvisi, ma la divina Kaede diceva che era dovuto al fatto che mi ero trasferita in un’altra epoca per sempre, era normale che fosse così.
Il ragazzo abbassò le orecchie. – Scusami, non volevo metterti in imbarazzo -.
Lo baciai e lo strinsi forte a me. – Non importa amore, non importa -.
Lui rimase perplesso e mi guardò stranito. – Sono parecchi giorni che non so come comportarmi con te, c’è qualcosa che non va? – mi chiese. – Sei arrabbiata perché non ho ancora finito la casa? -.
Scrollai il capo. – No, no davvero! È solo che mi sento un po’ strana, devo ancora abituarmi a vivere qui -.
Inuyasha mi sorrise e mi baciò la fronte. – Vuoi che ti lasci dormire? -.
Lo baciai intensamente, cominciando a scostargli la veste. – Tu cosa pensi? – sussurrai divertita.
Ricambiò il mio sorriso saltandomi quasi addosso. I suoi baci sulle mie labbra si fecero roventi e cominciò a scendere lungo il mio collo e le mie spalle.
Mi levò il vestito e rimasi a farmi osservare da lui arrossendo. Lui mi accarezzò il viso divertito. – Sei ancora timida dopo tutto questo tempo? -.
Io abbassai lo sguardo. – Beh siamo comunque in mezzo ad un bosco, ci potrebbe vedere chiunque – risposi divertita.
Lui mi baciò ogni centimetro della pelle. – Non verrà nessuno – mormorò, mentre io cominciavo ad annaspare di piacere.
Dopo aver pronunciato quelle fatidiche parole sentimmo dei rumori che ci spaventarono. Mi rannicchiai dietro di lui cercando di infilarmi il vestito il più in fretta possibile, poi davanti a noi sbucò una figura minuta e veloce.
- Samantha-chan? -.
Era la voce del piccolo Shippo, doveva esserci venuti a cercare.
- Tu guarda questo piccolo… -, prima che Inuyasha finisse di ringhiare lo fermai.
Mi avvicinai al cucciolo. – Come mai non sei dalla vecchia Kaede? – gli domandai.
Il cucciolo abbassò lo sguardo. –Sta russando e non riesco a dormire e non posso andare da Sango e Miroku -.
Inuyasha diventò rosso dalla rabbia. – E ti è sembrata una buona idea venire da noi?! Guarda che anche noi stavamo… -.
- A CUCCIA! – gridai prima che potesse andare avanti. – Non davanti al bambino – sibilai.
Shippo diventò rosso a sua volta, ma per la vergogna. – Oh mamma scusata! – esclamò. – Torno dalla divina Kaede – rispose e in meno di due secondi svanì nel nulla.
Inuyasha era ancora piantato a terra. – Dannazione, ma perché non potevi solo dirmi di stare zitto? -.
Lo guardai divertita. – Così recepisci meglio il messaggio -.
Mi stesi sopra di lui e cominciai a baciargli il petto e massaggiargli le orecchie, sapendo che questo lo faceva impazzire. Nel frattempo lui passava le mani su ogni centimetro del mio corpo rendendomi completamente succube delle sue carezze.
Ogni notte con lui era passione e amore.
Quando raggiungemmo il piacere entrambi, ci accasciammo a terra.
Mi accoccolai sul suo petto, mentre lui baciava e leccava il simbolo che avevo dietro il collo, facendomi vibrare di nuovo di piacere.
Mi scostai leggermente per poterlo guardare negli occhi. – Non credi che per stasera basti? – gli sussurrai vicino alle orecchie facendolo rabbrividire.
Lui mi strinse ancora di più facendo aderire i nostri corpi. – Se avessi la possibilità non mi fermerei mai – mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Dopo esserci stuzzicati ancora per parecchio tempo ci addormentammo coperti dalla sua veste e scaldati dal calore dei nostri stessi corpi.

Il mattino dopo mi svegliai completamente avvolta nel suo caldo abbraccio. Inuyasha era già sveglio e mi guardava sorridente.
- Buongiorno – mi disse, baciandomi la punta del naso.
Io sbadigliai stiracchiandomi. – Dormito bene? – gli domandai, senza sciogliere il nostro abbraccio.
- Meravigliosamente -.
Dovevo ammettere che il fatto che Sango e Miroku avessero bisogno di quelle notti ci faceva davvero comodo. Avevamo una scusa per sparire senza essere notati troppo e amavo quelle sere, anche se nei giorni che trascorrevamo dai nostri amici la voglia di lui in certi momenti diventava insaziabile ed era difficile aspettare.
Ci rivestimmo, nonostante lui provasse a trattenermi per rimanere ancora un po’ nel bosco, ma quel giorno avevo promesso alla divina Kaede di aiutarla con le sue erbe medicinali.
Ci stavamo dirigendo al villaggio, quando un turbine di vento che conoscevo troppo bene ci investì.
Quando la nube di polvere che si era alzata si diradò, davanti a me trovai il volto di Koga, che era montato sopra alla schiena di Inuyasha.
- Samantha – disse sorridente. – E’ un piacere rivederti -.
- Levati di dosso lupastro! – ringhiò Inuyasha.
Lui lo guardò perplesso. – Oh scusa, non ti avevo notato – disse, scendendo dalla schiena del mio povero mezzodemone.
Inuyasha si parò davanti a me. – Quante volte devi ripeterti che lei è mia?! – sbraitò. Ormai avevo imparato che i demoni cane erano molto protettivi nei confronti della loro compagna e che raramente lasciavano avvicinare degli estranei o degli altri demoni.
Koga lo guardò spazientito. – Calmati cagnaccio, volevo solo parlare da solo con Samantha -.
Il viso del mezzodemone si fece purpureo per la rabbia. – Ma non ci pensare neanche, hai capito bene?! È M-I-A! -.
Alzai gli occhi esasperata. – Dai calmati, il caro Koga ormai sa che io sono la tua donna -.
- Caro? – sibilò Inuyasha.
Lo allontanai. – Vai a finire di costruire la casa, forza! -, i miei occhi dolci lo convinsero, anche se continuò ad osservarci fino a quando non sparì dalla nostra vista.
Koga mi invitò a sedermi sull’erba davanti a lui, mentre continuava a muovere la coda nervoso. – Devo chiederti una cosa importante – mi disse imbarazzato.
Lo guardai perplesso. – Dimmi pure -, ormai eravamo diventati quasi amici, nonostante spesso continuasse a fare allusioni al fatto che sarei diventata la sua donna un giorno.
Lui arrossì. – Come si fa a chiedere ad una donna di sposarla? -.
Rimasi allibita da quella domanda. – Oh Koga, ma tu lo sai che ormai io sono la donna di Inuyasha e che ho donato il mio cuore a lui… -.
Fu in quel momento che Inuyasha tornò indietro, doveva essere rimasto nei paraggi a sentire il discorso. – Sono io che un giorno le chiederò di sposarmi tu non azzardarti a provarci, chiaro?! -.
- A CUCCIA! – sbottai, in modo che cadesse proprio sul povero Koga, che rimase schiacciato dal suo peso.
Aiutai Koga a rialzarsi e lui mi guardò imbarazzato. – Sai che per molto tempo ho nutrito importanti sentimenti nei tuoi confronti, ma non era a te che volevo fare questa proposta -.
Il viso di Inuyasha sembrò rilassarsi e anche io tirai un sospiro di sollievo, ero davvero felice che quella storia fosse finalmente finita.
Sorrisi dolcemente. – Beh e chi è la fortunata? – domandai.
- Vorrai dire sfortunata – commentò Inuyasha, che in tutta risposta ricevette una gomitata da parte mia.
Koga lo fulminò con lo sguardo. – Taci! – sbottò. – Comunque si chiama Ayame, fa parte della mia tribù e vorrei che diventasse la mia sposa. In questo periodo mi ha molto colpito e vorrei chiederle ufficialmente la sua mano, ma volevo domandarti come potevo chiederglielo. Sei l’unica donna di cui mi fidi -.
Mi sentii lusingata, ma io davvero non sapevo come si potesse fare una proposta del genere, dato che non ne avevo mai ricevuta una. Non avevo neanche mai pensato a cosa mi sarebbe piaciuto ricevere.
Cominciai a pensare. – Beh, magari con un mazzo di fiori oppure con un annello – risposi, anche se sapevo bene che erano tutte idee scontate, ma davvero non sapevo cosa consigliargli.
Koga arricciò le labbra pensieroso. – Un anello…mhh – commentò. – Non ci avevo pensato -.
Mi stupii che ancora non avesse avuto quell’idea, ma forse avevo anticipato un po’ i tempi, forse nella loro epoca non era ancora in uso donare anelli per il matrimonio. Nonostante questo il demone mi sorrise contento e mi prese le mani, suscitando un nuovo ringhio da parte di Inuyasha.
- Grazie mille Samantha, sei una ragazza davvero speciale – mi disse sorridendomi. – Ci terrei molto se tu fossi presente al matrimonio -.
Inuyasha sbuffò. – Certo come no -.
- Non stavo parlando con te botolo ringhioso! -.
- Ripetilo se hai il coraggio! -.
- Ragazzi basta – esclamai esasperata. – Sicuramente verrò non appena mi dirai la data, sarei molto felice di partecipare e non mancherò di certo a un evento così felice! -.
Il demone sembrò contento dell amia risposta e dopo avermi salutato cordialmente, scomparve in un turbine di polvere.
Inuyasha si rilassò. – Finalmente smetterà di farti la corte quel lupastro -.
Lo guardai con occhi imploranti. – Ma perché devi sempre fare il geloso? -.
Tornammo al villaggio discutendo se fosse giusto o no che si mettesse sempre in mezzo a quelle cose e io mi infilai nella capanna della divina Kaede, mentre lui si dirigeva verso il limitare del villaggio per finire la nostra casa.
Si dava davvero da fare per casa nostra, tagliava la legna, montava le travi, organizzava le stanze e avrebbe costruito anche i mobili che ci servivano. Era davvero fantastico e non avevo nulla di cui lamentarmi. Mi dispiaceva solo che ci volesse così tanto e sarebbe stato bello avere le comodità della mia epoca per poter finire i lavori più in fretta.
Entrai dentro la capanna e la vecchia Kaede mi aspettava già con le erbe pronte. – Buongiorno, dormito all’aperto stanotte? – chiese.
In quel momento notai che avevo qualche ciuffo di erba tra i capelli e li scrollai alla svelta, quel pomeriggio mi sarei dovuta fare un bagno.
Mi misi d’impegno per cominciare a fare quelle erbe, fino a quando non sentii una forte nausea. Era diventata molto più sensibile agli odori in quel periodo e fui costretta ad uscire a causa dei forti conati di vomito.
- Tutto bene? – mi chiese la donna, avvicinandosi a me e toccandomi la fronte per sentire se avevo la febbre.
Io scossi il capo. – Non proprio, sono parecchi giorni che sento tutti gli odori e ho forti mal di testa al mattino -.
L’anziana donna mi osservò per parecchio tempo, poi mi invitò a stendermi sul futon. – Potresti per favore scoprirti il grembo? – mi domandò.
La guardai perplessa, ma feci come mi aveva detto. Cominciò a schiacciarmi il basso ventre con forza, facendomi quasi male e strinsi i denti per evitare di mugugnare.
Poi, dopo aver finito di contrallarmi mi disse di coprirmi e di alzarmi in piedi.
Mi osservò attentamente. – In questo periodo hai messo su qualche chilo -.
Arrosii visibilmente. – Mi scusi, ma non credo sia una cosa carina da dire! Sarà perché sono più ferma – mormorai.
Lei scosse il capo. – Rispetto alla tua epoca e a quello che eri abituata a mangiare avresti dovuto perdere almeno un minimo di peso, invece in questo periodo ne hai acquisito -.
Abbassai il capo. Me ne ero resa conto anche io, ma ero molto sensibile sull’argomento.
- Quando hai avuto per l’ultima volta il sangue? – mi domandò.
Quella domanda mi lasciò di sasso. – Beh non me lo ricordo…forse più di un mes… -, fu in quel momento che capii di cosa stava parlando, ma io ancora non volevo crederci.
La guardai disperata, ma le sue parole arrivarono come una secchiata di acqua gelida.
- Sì, sei incinta -.

 




Rieccomi!
Eh già, sono tornata per raccontare cosa succede ai nostri amici dopo l’uccisione di Naraku.
Spero che questa storia vi possa piacere e spero che mi direte cosa ne pensate.
A presto :*

   
 
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