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Autore: kesese_93    28/12/2014    2 recensioni
Chi ha detto che l'Italia è uno zerbino? Chi ha detto che è debole? Chi ha detto che è stupida?
Chi ha detto che le cose non possono prendere un'altra piega?
E se riscrivessimo la storia del nostro amato paese?
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[ALTERNATIVE HETALIA]
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[SPAMANO] [UKITA] [AMERIPAN]
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Dall'ultimo capitolo:
''Nonno... nonno ti prego... apri gli occhi... io, cosa devo fare in una situazione del genere?
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Genere: Guerra, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender
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Capitolo 3
Sembrava tutto così perfetto



Il pennello scorreva sulla tela lasciando un leggero fruscìo nell'aria e strisce di colore dietro sè, che si univano ad altre forme e colori, formando un'armonia.
Il tempo intorno alla piccola Isabella si era come fermato. In quel momento vi erano solo lei e la sua arte.
Da quanto tempo era lì? A mala pena lo ricordava...
Non contando la lunghezza, quel lasso di tempo passato in quella villa l'aveva cambiata, come se l'avesse fatta crescere.
Aveva iniziato ad apprezzare tante cose oltre al disegno, come la lettura, il ballo, il canto...
Ma tutto quello che le piaceva di più di tutto questo era il fatto di aver passato tanto tempo con suo nonno.

A proposito di quest'ultimo, negli ultimi tempi l'aveva trascurata, era sempre nervoso, sovrappensiero, preoccupato e teso.
Che voleva dire?
Una forte agitazione era ciò che invadeva la piccola Isabella, non aveva mai visto suo Nonno in quello stato.
Era davvero preoccupata.

Appoggiò il pennello delicatamente per terra, e sospirando si mise ad osservare il suo lavoro.
Un paesaggio, con grandi prati verdeggianti, un cielo limpido, chiaro, sereno, che dominava su quei campi, nei quali su uno di essi sorgeva un albero, e ai piedi di ques'ultimo vi erano due figure che si abbracciavano.

''Vorrei che tornasse quel nonno... quello premuroso e gentile... ora lui.. fai davvero paura...''

In quell'istante le venne come un lampo di genio. Forse se avrebbe fatto vedere il dipinto al nonno a lui sarebbe tornata la voglia di stare con lei!
Scese le rampe di scale più veloce che potè e quando trovò Romolo lo prese per una mano.
''Nonno vieni vorrei farti vedere una co-... Nonno?''
La mano dell'uomo era diversa, come lui del resto, era leggermente tremante, quasi debole, vecchia, stanca.
''Dimmi.. Isa..'' Disse lui, sospirando.
''...Che ti succede?'' La voce della piccola stava per infrangersi in un pianto, aveva già un presentimento di quello che stava accadendo al suo amato nonno.
''...niente.'' Mentiva lui, nel mentre che la mano sinistra veniva stretta dalla bambina che rantolava, la destra sorreggeva un elmo militare dorato.
''Non è vero... dove stai andando? Perchè hai quell'elmo... e la tua spada..?'' Disse fra un singhiozzo e l'altro.
''...devo andare a Roma a sistemare degli affari.''
''Tu... stai andando in guerra?''

Lui, quasi vergognandosi, annuì.
''Stai tranquilla... non è la prima volta che vengo attacato da qualcuno, solo che sta volta... è molto diverso. I Barbari* vogliono
invadere la nostra capitale.''
Lei rimase in silenzio.
''Vedrai... tornerò sano, salvo e vincitore.'' Disse lui, scompigliandole i capelli e dandole un bacio sulla fronte.
Ancora silenzio.
''Tranquilla, miraccomando.'' Concluse dirigendosi verso il suo cavallo e la spada agganciata al fodero della cintura, diede un colpo al cavallo e prese la sua corsa, verso la città.
Lei, una volta che il nonno si era allontanato, ancora con le lacrime agli occhi ebbe il coraggio di guardare Roma in lontananza, sembrava tutto normale, a parte le nubi di fumo che dominavano su essa.
Forse qualcosa aveva accidentalmente preso fuoco?... pensava lei.
No, la battaglia contro i barbari era già iniziata. Loro distruggevano ogni cosa che incontravano: rubavano, saccheggiavano, facevano razzie di donne e uccidevano bambini, uomini.
Lei non riusciva a crederci, quando era successo tutto ciò?!

Era quello il motivo della depressione di Nonno Roma, sapeva forse che la sua fine stava giungendo?

La cosa che più dava fastidio a Isabella era che lei era totalmente impotente.
Però... non voleva che Nonno Roma fosse da solo in una situazione del genere.
Lei, con la voce ancora rotta dal pianto, chiese ad uno dei pochi servi che erano in quella villa di prepararle un cavallo.

Abbiamo capito tutti le intenzioni di Isabella, e tutti sappiano che andare là sarà come buttarsi di faccia nell'inferno.

Appena il cavallo fu pronto per il viaggio lei uscì, guardò con una malinconia infinita quella casa, con la consapevolezza che dentro quelle mura lei avrebbe lasciato tutta la sua infanzia serena.

Preso il trotto, lei cavalcava, calcava senza sosta, e spesso le tornava la voglia di piangere, le tornava alla mente le volte in cui nonno Roma le aveva insegnato a domare un cavallo, tutte le volte che lei cadeva e lui l'aiutava a rialzarsi per poi ricominciare.
Era meglio non pensarci, era meglio seppellire i ricordi.

Una volta giunta a Roma le crollò il mondo addosso, vide quella città che suo nonno aveva messo in piedi con tanta fatica cedere sotto tutti quegli attacchi.

Era orribile.

Non le piaceva fare male agli animali, ma in quel momento spronò talmente forte il cavallo che quasi  sentì male lei stessa, ma almeno funzionò, l'animale prese una velocità tale che lei giunse in pochi istanti al colosseo.
Sapeva che avrebbe  trovato lì il nonno, scese da cavallo non curandosi di legarlo, e corse dentro l'arena.
Tutto ciò che vide era solo un insieme di volti familiari.
Germania Magna, Sacro Romano Impero, Spagna,  suo fratello e... aspetta, dov'era il più importante?

Dov'era Nonno Roma?!

Germania Magna era in piedi nel centro dell'immensa arena, davanti a sè vi erano solo un'armatura dorata, un mantello porpora che si muoveva al vento e una gigantesca spada, dal manico evidentemte vissuto, avvolto da una garza sull'impugnatura... ah dimenticavo, anche un corpo senza vita.

Tutte le nazioni si voltarono verso la piccola, che a stento riusciva a urlare nel vedere il corpo del suo amato Nonno, così pallido.
''Italien...'' Sussurrò fra sè e sè il piccolo sacro romano impero.
Germania Magna rimase in silenzio.
Il piccolo Lovino urlava a squarcia gola il nome del nonno, scalciava, tentando di liberarsi dalla presa dell'iberico.

La bambina corse verso il corpo freddo del nonno, immerso nel sangue:

''Nonno... nonno ti prego... apri gli occhi... io, cosa devo fare in una situazione del genere? Io ho paura.''


Silenzio.
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*popoli germanici, chiamati così perchè ogni popolo straniero veniva riconosciuto in questo modo. (Bàrbaros) Poi col tempo la parola ha assunto un significato negativo.


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Macciao gente!!
Eh sì. non sono ancora morta di ebola per vostra sfortuna (vostra e del fandom).
Alorz... spero che questo capitolo sia stato convincente e adesso in questi angoli del mal augurio , come promesso nel capitolo precendente, parlerò un pò del backstage della storia, mostrandolo sotto forma di nota, capitolo per capitolo (?).
Ci si vede/sente/non lo so! :3
***

1. Due o più nazioni per distruggersi devono effettuare un combattimento esclusivamente tra di loro, far combattere una nazione contro un semplice umano non sarebbe alla pari.
***

https://www.youtube.com/watch?v=tzYIHzV3gq4

 
   
 
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