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Autore: J85    29/12/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17

“Corsa e nuoto”

 

 

 

“… Solo con la collaborazione possiamo andare avanti” concluse il suo pensiero Oscar, mentre tutto il gruppo era entrato nella nuova stanza.

Tommaso diede una rapida occhiata all’ambiente “Questa sembra più grande del…” purtroppo il suo pensiero fu interrotto da una violenta pallonata che, come un potente pugno, lo colpì in pieno volto.

“Siamo sotto attacco!” urlò Simone, sfoderando immediatamente la sua arma da fuoco.

“Aspettate un attimo…” richiamò l’attenzione Rosa “sono solo dei palloni”.

Ad una più attenta osservazione si poteva facilmente notare che, affacciato da un’apertura nella parete, vi era un piccolo cannone, dalla cui bocca partì una nuova raffica di sfere.

I dieci si difesero come meglio poterono da quel singolare assedio.

“Sembra assurdo ma, questa prova, è la peggiore che ci sia capitata da quando siamo qua dentro!” esclamò Stefano, mentre una palla lo andava a colpire sulla sua ampia testa.

“Eppure ci deve essere un modo per fermarlo!” sbottò imbestialita Sara.

“Ci vorrebbe qualcosa per tappare quel coso!” appoggiò la sua idea, Carla.

Il capo di Andrea scattava da una parte all’altra del suo collo, cercando disperatamente qualcosa con cui mettere in atto quel piano improvvisato. Poi tornò a fissare l’arma del soldato.

“Perché non provi con quel fucile, Simone”.

La stessa compagnia di persone si mise a fissare il possibile oggetto risolutore.

Il militare fissò l’unico di cui rispettava gli ordini, Roberto.

“Ha ragione Lupo. Può essere la nostra unica possibilità”.

“Sbrigati Simone!” gli sbraitò contro Marco che, fin da subito, teneva fisse le sue braccia incrociate davanti al volto.

L’interessato mosse i suoi primi passi verso l’obiettivo. Accortosi di ciò, il cannone focalizzò la sua mira verso colui che si stava avvicinando minacciosamente. Quest’ultimo respingeva le pallonate usando la sua arma come fosse una racchetta da tennis.

“Fai attenzione, Simone” udì a malapena la voce della dottoressa.

“Forza figliolo!” lo spronò mentalmente il politico.

Rosa, invece, preferì l’incoraggiamento verbale “Dai Simone, che ci sei quasi!”.

Ormai i palloni lo colpivano come una pioggia torrenziale ma lui, abituato a situazioni ben più pericolose, raggiunse la bocca da fuoco.

Aspettando l’attimo esatto in cui la raffica si placava, con una rapida mossa infilò l’arma dentro il buco, facendovi penetrare tutto il calcio.

Subito si allontanò rapidamente per evitare che essa, a causa della spinta delle particolari munizioni che era andata a bloccare, non schizzasse via come il tappo di una bottiglia. Fortunatamente, non successe nulla del genere.

“Eh bravo il nostro Simo!” esultò felice Silvestri.

“Tutte queste palle e non poterne calciare neanche una…” sospirò triste Orsi.

“Pensavano di fermarci con così poco…” fece inspiegabilmente lo spavaldo Noro.

“Che dite, proseguiamo?” domandò ironica l’attrice, mentre si stava già incamminando.

Sarti si riunì al gruppo, affiancando Santucci per comunicargli ”Missione eseguita, signore” concludendo il tutto con un sincero sorriso.

“Ottimo lavoro, soldato!” fu la risposta.

Il gruppo riprese la propria marcia dentro quell’enorme stanza metallica. Il loro procedere fu però interrotto poco dopo da un particolare stile di pavimentazione, a loro recentemente noto.

“Ma stiamo scherzando?!” esclamò sorpresa Sara “Di nuovo con queste mattonelle?”.

Tutti i presenti fissavano inebetiti il pavimento davanti a loro.

Lo scienziato si avvicinò all’imprenditore per sussurrargli all’orecchio “Erano quelle nere da evitare, giusto?”.

“Sì, sempre che usino lo stesso criterio della stanza precedente…” gli rispose un dubbioso Sciullo.

“E se ci fosse di nuovo una botola?” ipotizzò Wilson.

“Dovremo affrontarla come abbiamo fatto prima” le diede una risposta il calciatore.

Nonostante ciò, nessuno si azzardava ad effettuare il primo passo.

“Perché, come prima, non vai avanti te, Lupo?” propose il poliziotto, divertito.

“Fanculo sbirro!” sbottò il fuorilegge “Perché invece non ci provi te, eh?”.

Alla fine, fu nuovamente il militare a precedere il resto della comitiva “L’unica cosa certa, al momento, è di utilizzare le mattonelle bianche”.

Come se andasse al rallentatore, appoggiò leggermente la punta del piede a terra. Poi, a poco a poco, tutta la pianta dello stivale. Non accadde nulla.

“Pare che vada tutto bene…” azzardò Testa.

“Ok, vado anch’io!” partì convinta Rosa.

Una volta al limite del tratto pavimentato in bianco e nero, la giovane donna ripeté esattamente le stesse mosse del soldato. Il risultato fu il medesimo.

“Bene, dai!” esclamò dopo un sospiro di sollievo Sara “possiamo andare tutti!”.

Gli altri, anche i più claudicanti, procedettero in quella particolare attraversata, con l’attrice che era già più avanti di loro.

“Mi raccomando…” esordì il tutore dell’ordine “Metteteci tutto il tempo che volete, ma siate certi di mettere i vostri piedi sopra una mattonella bianca”.

“Meno male che ce l’hai detto te…” lo sfotté il ladro.

“Vedi che mi ricordavo bene!” parlava a bassa voce Noro “le mattonelle bianche!”.

“Con calma… con calma… con calma…” ripeteva sistematicamente, più a sé che agli altri, Carla.

Improvvisamente, un suono stridulo s’insinuò nell’aria. Il panico s’impossessò del gruppo.

“Chi è stato?” urlò isterica Rosa Simone che, nel frattempo, aveva raggiunto l’altra sponda.

“Oh cazzo!” si sentì un imprecazione anonima.

Tutti all’unisono si voltarono verso Marco Sciullo.

Quest’ultimo tentò di scusarsi “Mi sembrava fosse bianca…”.

I più lesti presero dunque ad osservare, ciclicamente, il pavimento, le pareti ed il soffitto.

“Sembra tutto calmo…” osservò Simone Sarti, nonostante rimanesse sempre all’erta.

Passò ancora qualche minuto, nella più totale immobilità generale.

“Forse ci stanno prendendo per il culo?” ipotizzò Sara Silvestri, continuando a squadrarsi tutt’attorno.

“Cerchi di moderare i termini, signorina” la richiamò il più anziano della squadra.

“Che facciamo, allora?” riprese Stefano Noro “Andiamo avanti?”.

Per tutto il tempo, Roberto Santucci era rimasto in silenzio, con la mano ben salda sulla sua pistola d’ordinanza.

“A questo punto, mi sorge un dubbio…” disse.

Tornato a rilassare il proprio corpo, iniziò a camminare con noncuranza.

“Fermo Roberto!” lo richiamò con un urlo la dottoressa.

Con qualche passo, aveva già pestato una decina di piastrelle scure. Tutte, una volta premute, emettevano il loro caratteristico suono, illuminandosi al contempo. Dopo di ciò, però, non accadeva assolutamente niente.

“Ci hanno fregato! Quei bastardi ci hanno fregato!” proruppe stizzito Tommaso Orsi.

Tra le proteste generali, il gruppo aveva superato quella nuova difficoltà senza danni, in una maniera decisamente insperata.

“Anche questa è andata!” esultò rasserenata l’attrice.

“Arrivati a questo punto” concettualizzò Roberto “cercano di colpirci anche solo con semplici attacchi di stress mentale”.

“Non hanno proprio pietà per noi!” sottolineò il più stressato di tutti, Marco.

“E nemmeno per i miei piedi” ricordò uno zoppicante Tommaso che, di tanto in tanto, si appoggiava alle spalle di Simone.

“Abbiamo tutti i nostri acciacchi, figliolo” aggiunse Oscar.

“E questo cos’è?” richiamò l’attenzione di tutti la giovane bionda.

Essa stava picchiettando, con la punta del piede destro, su una nuova tipologia di pavimento che, con gran sorpresa, s’infossava con esso.

“Sembrerebbe gomma” ipotizzò Stefano.

“Perfetto! Una nuova trappola!” sentenziò l’altra bionda.

“Magari è innocuo come quello prima” azzardò Andrea, mentre lo controllava egli stesso con il piede.

Il gruppo si era nuovamente fermato.

“Cari compagni” esordì il più anziano “non possiamo fare altro che proseguire, come abbiamo fatto finora” concluse, facendo il primo passo.

Tutti seguirono il suo esempio.

“Per i miei piedi è pure confortevole” constatò il calciatore.

“Forse ci vogliono concedere un po’ di relax…” ironizzò, con un sorriso finale, Silvestri.

“Io ancora non mi fido…” polemizzò ancora Sciullo.

Come fosse stato un brutto presagio, il suolo iniziò a muoversi, facendo deambulare all’indietro tutti i presenti sopra di esso.

“Ma che diavolo?” imprecò Lupo.

“Questo è… un tapis roulant!” esclamò sorpresa più che mai la moretta.

Di colpo, tutti quelli che avevano già effettuato qualche passo sopra di esso, furono rispediti indietro.

“Ora pretendono pure che facciamo un po’ di ginnastica?” ci scherzò su Santucci, tenendo le braccia larghe e le mani appoggiate lateralmente alla sua vita.

“Beh, male non potrà farci” sottolineò Wilson.

“Certo ci è capitato nella nostra peggior situazione: molti di noi sono infortunati, altri non hanno un grande stato di forma fisica…” spiegò Sarti, fissando per un attimo Noro, mentre concludeva il suo pensiero.

“Cosa vorresti dire?” sbraitò l’uomo di scienza, in evidente sovrappeso.

Improvvisamente, l’attrice partì, cominciando ad attraversare quel nuovo ostacolo “Per me non è un problema, ho passato ore sopra questi cosi per avere questo fisico”.

Il calciatore fissava in silenzio la sua quasi coetanea “A questo punto, devo cercare anch’io di rimettermi a correre”.

Detto ciò, iniziò ad aumentare la frequenza dei passi. Ma i suoi piedi infortunati non lo ressero. Finito sdraiato sopra il rullante, tornò dove era partito.

“Forse dovremo cercare di aiutare i più bisognosi…” propose il giovane imprenditore.

“Bene. Allora Simone tu occupati di Tommaso, io penso ad Oscar” ordinò il poliziotto.

“Sì signore!” rispose il militare.

“Ma quanto gli piace dare ordini…” sussurrò appena il ladro.

I nove si prepararono per questa improvvisata corsa di allenamento, mentre Rosa li aspettava di già dall’altra parte, riprendendo fiato.

Una volta partiti, come da previsione, i quattro personaggi, accoppiati a due a due, erano in netto ritardo. Nella medesima situazione, questa volta per cause da imputare esclusivamente a lui soltanto, vi era pure Stefano. Nel contempo, Lupo stava ormai raggiungendo il traguardo.

“Dai su! Forza ragazzi!” li incitava l’attrice.

Anche Silvestri, spronata forse da colei che sentiva sia come amica che come rivale, riuscì a raggiungere il pavimento immobile.

“Anf… ricordatevi di inspirare con il naso… anf… e di espirare dalla bocca… anf” Wilson cercava, nonostante il forte fiatone, di dare i suoi consigli medici ai compagni.

Approfittando della potenza muscolare delle sue braccia, Roberto, riusciva quasi a tenere sollevato il più anziano del gruppo che, nonostante fosse alto quanto lui, era decisamente meno fisicato.

Per quanto riguarda l’altro accoppiamento, sia Simone che il claudicante Tommaso cercavano di offrire la medesima prestazione. Ma, ancora una volta, i piedi malmessi dell’atleta cedettero.

Mentre entrambi si accovacciarono al suolo, Sarti si avvicinò all’orecchio di Orsi.

“Ti chiedo un favore Tommaso: Impegnati ancora una volta, come sono certo sai fare, così possiamo superare questo nuovo ostacolo, e raggiungere gli altri per, speriamo, riposare”.

Il volto del centrocampista era contratto dal dolore “D’accordo!”.

Dopo appena qualche secondo, la coppia si rialzò e, con una velocità inaspettata, riuscirono ad unirsi nuovamente a tutti gli altri. Tutti tranne uno.

Stefano Noro, sudato come se stesse correndo ad una maratona, stava perdendo la  sua sfida con la macchina.

“Non ci credo!” esclamò Andrea Lupo “Come fa a rimanere lì?”.

“Ehi gente!” richiamò l’attenzione di tutti Rosa Simone “Guardate qua!”.

Tutti si voltarono dall’altra parte, trovandosi davanti una lunga piscina, fortunatamente allungata non nella direzione che dovevano seguire loro.

“Una bella nuotata è proprio ciò che serve alle mie stanche ossa” disse un sollevato Oscar Testa.

“E per quello sfigato cosa facciamo?” chiese al gruppo Sara Silvestri, indicando con il pollice lo scienziato, ancora impegnato con la corsa sul tapis roulant.

“Ci penso io!” urlò Marco Sciullo, scattando a soccorrere l’amico.

Con questo importante aiuto, i dieci erano di nuovo tutti insieme.

“Proprio quello che mi serve: una bella piscina rilassante!” esclamò entusiasta il calciatore.

“Sicuro di farcela da solo?” gli domandò il soldato.

“Certo! L’acqua annullerà il mio peso e farà riposare i miei piedi” gli spiegò lo sportivo.

D’un tratto, un pensiero illuminò lo sguardo del tutore dell’ordine.

“Se volete, ragazze, potete anche togliervi qualche vestito, per effettuare meglio la nuotata…”.

La risposta della giovane attrice fu “Porco!”.

“Col cazzo che lascio i miei vestiti qui!” aggiunse la bionda.

“Cos’è? Avete paura che ve li rubino?” le sfotté l’esperto in queste attività.

Ancora una volta senza proferir parola, l’imprenditore si tuffò in acqua, cogliendo tutto il gruppo di sorpresa.

“Bene, signori” riprese parola il politico “Possiamo entrare in acqua anche noi”.

Quasi tutti, a parte gli infortunati, si tuffarono in bello stile. L’unico che esagerò fu lo scienziato che, preso da una strana euforia, si buttò a bomba.

“Era proprio necessario tutto questo casino?” lo richiamo stizzita Rosa.

“Rilassati Rosa” le consigliò il calciatore.

“Come siamo acide…” la canzonò Sara.

“Scusatemi” parlò, una volta tornato a galla, Stefano “Ma ci voleva proprio una bella nuotata!”.

“In effetti, è strano che ci concedano tutto questo relax…” pensò ad alta voce Roberto.

“Forse si stanno stufando anche loro” ipotizzò Andrea, mentre nuotava a dorso “Oppure presto ci faranno secchi…”.

Queste ultime parole fecero rabbrividire il resto della squadra.

“Possiamo provare a pensare positivo?” esclamò stizzita Carla.

Detto ciò, la dottoressa fu investita da un grosso schizzo d’acqua.

“Ha ragione Carla” disse l’altra bionda della comitiva, autrice di quello scherzo “Ed io conosco un bel modo per farci tranquillizzare tutti…”.

Nel giro di qualche secondo, tutti i membri iniziarono a spruzzarsi addosso più acqua possibile. Lo stesso Oscar, la persona più vecchia del gruppo, si divertiva a prender parte a quel gioco infantile. Roberto cercava di bagnare il più possibile Rosa, nella speranza di osservare più trasparenza possibile nella sua maglietta bianca. Wilson si presa la sua vendetta su Silvestri, mentre anche Andrea e Marco parevano liberi da ogni cattivo pensiero. Il più confusionario si confermò Stefano, riuscendo a schizzare più gente possibile. Anche Tommaso si dimenticò dei suoi infortuni.

Dopo un lazzo imprecisato di tempo, la fatica, seppur condivisa con la gioia, prese possesso dei sette uomini e delle tre donne.

Sara, mentre riprendeva fiato, si mise ad osservare freneticamente il soffitto, come alla ricerca di qualcosa “Ancora nessun richiamo?”.

“Davvero strano…” concordò la moretta.

“In ogni caso, ci conviene uscire dall’acqua” propose un guardingo Simone.

“Hai ragione, Simone. Meglio non tirare troppo la corda…” aggiunse Roberto.

“Se non altro abbiamo dove sistemarci!” informò gli altri Marco con la sua erre moscia, indicandogli un punto davanti a lui.

Tutti si voltarono e videro esattamente dieci sedie, ben saldate al pavimento, disposte tutte attorno ad un tavola dalla forma rotonda.

“Almeno potremo rifiatare un momento” ipotizzò un affaticato Orsi.

Con grande lentezza, la compagnia uscì dalla piscina per accomodarsi in quell’improvvisato posto di ritrovo.

I dieci attesero lì per delle ore, venendo riforniti di cibo e, per quanto riguarda Lupo, di sigarette, trovati dentro ai soliti vani comparsi, come per magia, dalle pareti metalliche della stanza.

Improvvisamente la porta di uscita, situata a qualche metro da loro, si aprì, travolgendoli con una luce accecante.

 

  
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