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Autore: __lovatosheart    29/12/2014    3 recensioni
"Non siamo distrutti, solo rotti, e possiamo imparare ad amarci di nuovo."
Cosa succede, quando conosci l'amore a sedici anni e ti viene portato via?
Possono le cose riniziare davvero?
Può il vero amore trovarsi due volte, o è chiedere troppo?
Dal prologo: "Possiamo imparare ad amare di nuovo, Lauren, possiamo farlo insieme."
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La ragazza si sveglió con un tremendo mal di testa.

La prima cosa che notò, prima ancora di aprire gli occhi, fu che non era sola.

Ebbe un tuffo al cuore, ma poi vide che il peso che sentiva sul braccio destro non era altro che quello di Normani.
'Povera illusa.', pensò.

Immagini della serata precedente le affiorarono nella mente come oggetti tornati a galla, e Camila fu subito presa dal panico.
Riusciva a ricordare in modo lucido fino a circa il terzo bicchiere di alcolico che aveva ingerito, poi non vi era altro che nebbia e confusione.

Si tirò su facendo leva sui gomiti, cercando di non svegliare la ragazza al suo fianco, e vide il suo cellulare posato a terra.
Lo raccolse, non senza qualche contorsione, e vide che non aveva nuovi messaggi.

Non fu una sorpresa, in ogni caso.

Tornò a sdraiarsi e osservò le altre due ragazze che dormivano nella stanza. 
Normani aveva la bocca dischiusa e i capelli che le ricadevano disordinati sul volto, dei residui di trucco della notte precedente ancora sotto gli occhi.

Poco più in là dormiva Ally, girata di spalle, permettendo a Camila di vedere solo i suoi capelli e la sua schiena.

Incapace di ricordare cosa fosse successo qualche ora prima, si ritrovò a sperare di non aver fatto brutte figure con quella ragazza: sperava di poter diventare sua amica.
Non riuscendo a tornare a dormire, i suoi pensieri si concentrarono sul loro obiettivo preferito: Lauren.

Prese nuovamente il telefono e aprì Facebook, cercando con velocità il profilo dell'altra.
Era presente una sola foto, e non era stata postata da lei ma bensì da una certa 'Dinah' che Camila conosceva solo di nome.

I suoi occhi furono subito catturati dal volto della mora, che analizzarono e studiarono come se fosse una poesia, piena di significati nascosti.
Camila notò immediatamente che non sembrava dimostrare grande entusiasmo, e questo la rincuorò.

Certo, non le faceva piacere vedere l'altra triste, ma sapere che senza di lei non se la stava cavando granché bene era una misera consolazione per il suo cuore spezzato.
Rimase a guardare quella foto, come ipnotizzata, finché non fu distratta da dei movimenti.

Ally si era svegliata, e quando Camila distolse lo sguardo del display del suo telefono notò che aveva già gli occhi aperti e che la stava fissando.

"Buongiorno", le disse poi con un sorriso.

Camila ricambiò il saluto, nascondendo immediatamente il telefono e chiedendosi da quanto fosse osservata.

"Come stai?" 
La mora intuì dal tono di voce dell'altra che la sera prima era sicuramente successo qualcosa, e si preoccupò immediatamente.

"Bene, penso, ignorando il fatto che non ricordo quasi nulla di ciò che é successo la scorsa notte." Rispose poi, decidendo di essere onesta con l'altra. Ormai, cosa aveva da perdere?

"Chissà perché, ma me lo aspettavo." Replicò Ally, sorridendo.

"Ti va di raccontarmi? Non è carino avere un buco nero al posto della memoria." Chiese la minore, sperando che l'altra la accontentasse.

"Certo, però è meglio se andiamo di là, altrimenti sveglieremo Normani."

Si alzarono e, prestando attenzione a non fare troppo rumore, si spostarono in cucina.
Camila chiese se non fosse peggio rischiare di svegliare i genitori di Normani, ma Ally la rassicurò dicendo che la sera prima avevano scelto di restare lì proprio perché erano fuori città. 

"Allora, -iniziò la maggiore mentre si metteva ai fornelli e iniziava a preparare del caffè- fino a cosa ricordi?"
Camila le spiegò, e Ally iniziò a raccontare.

Non voleva far sentire in colpa o in imbarazzo l'altra, quindi decise di omettere alcuni dettagli, dicendole solo che aveva avuto una 'sorta di attacco di panico'.

La mora sentì un enorme peso sullo stomaco, come se fosse sul punto di vomitare.

"Mi dispiace.." Sussurrò, abbassando lo sguardo.

"Non preoccuparti - Fece Ally, avvicinandosi e mettendole una mano sulla spalla. - non é qualcosa che puoi controllare, in ogni caso, quindi non devi scusarti."
Camila le sorrise debolmente, non del tutto convinta.

Ci fu un momento di silenzio, seguito da una domanda che Ally voleva fare da quando si era svegliata.
"La ragazza nella foto che stavi guardando prima.. è lei?" Chiese, mordendosi poi la lingua e sperando che l'altra non l'odiasse per aver fatto quella domanda.

"Si, è Lauren." Rispose, e non c'era né rabbia né fastidio nella sua voce, solo una grande tristezza.

Ally, nonostante volesse sapere di più su cosa fosse successo, decise di non infierire ulteriormente. Se fossero diventate amiche, come sperava, sarebbe stata l'altra a parlarne.

Si sedettero una di fronte all'altra e iniziarono a bere il caffè, quando Normani le raggiunse, gli occhi ancora socchiusi dal sonno.

"Buongiorno.", le salutò, stirandosi come un gatto e sedendosi accanto a loro. "Di che parlate?" 

"Ally stava facendo luce su quanto è successo ieri sera, visto che io non ricordo niente, anche se penso che sia troppo buona e stia omettendo qualcosa.." Rispose Camila, sorridendo.

"Oh." Fu tutto ciò che disse Normani, prendendo una tazza di caffè e sedendosi vicino alle altre.

"Non c'è bisogno che me lo diciate esplicitamente, in ogni caso, quindi vi chiedo scusa se vi ho spaventate col mio comportamento.." Si scusò la mora, abbassando lo sguardo. Se aveva attacchi di panico da sobria, poteva solo immaginare cosa aveva detto o fatto da ubriaca.

"Tranquilla Mila.." La rassicurò Normani, un sorriso coperto da una patina di tristezza sul volto.

Passarono il resto della mattinata a vedere film e a parlare, e Camila scoprì di provare sempre più simpatia per Ally.

All'ora di pranzo si prepararono qualche panino, troppo stanche per cucinare un pasto completo.

"Penso che sia meglio che vada a casa.." Annunciò Camila verso le quattro, sollevandosi a fatica dal divano dove era seduta.

"Di già?" Le chiesero le altre due quasi all'unisono.

"Si, sono stanca e comunque i miei vorranno che trascorra un po' di tempo anche con loro.." Si giustificò, ringraziando poi le altre e rifiutando la loro proposta di accompagnarla a casa. 

Non che le dispiacesse la loro compagnia, al contrario, ma aveva bisogno di stare un po' da sola.

'Effetti collaterali dell'avere il cuore spezzato', pensò mentre si incamminava verso casa, le mani in tasca e il giubbotto allacciato fino al collo.

Era così immersa nei propri pensieri che quasi non si accorse della persona che le camminava di fronte, diretta nel verso opposto.

Quando la vide, Camila si sentì come sul punto di vomitare, e si arrestò bruscamente sul ciglio della strada.
 
L'avrebbe voluta chiamare, fermarla e convincerla finalmente a parlare, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un singolo suono.
Era come se qualcuno avesse risucchiato via l'ossigeno presente nell'atmosfera circostante: non era più in grado di respirare.

Davanti a lei, gli occhi leggermente spalancati per la sorpresa e le labbra coperte da una spessa sciarpa, c'era Lauren.
Camila si sentì mancare la terra sotto i piedi, e per un momento temette di essere sul punto di cadere.

L'altra se ne accorse, evidentemente, perché allungò un braccio, come a volerla aiutare, per poi ripensarci e lasciarlo cadere lungo un fianco. 
Le mani della più bassa iniziarono a tremare, e senti il suo respiro farsi corto e veloce.

Milioni di pensieri e possibili cose da dire le turbinavano nella mente come un uragano, ma dalle sue labbra non uscì nemmeno un suono.
Dopo un tempo che parve interminabile ad entrambe, Lauren la superò, camminando velocemente e lasciandosi l'altra alle spalle senza più voltarsi a guardarla.

Un singhiozzo spezzò lo stato di trance in cui era caduta Camila, accorgendosi solo in quel momento di aver stretto così tanto i pugni da avere dei segni rossi sul palmo della mano.

Iniziò a camminare, ma non più verso la stessa meta: lasciò che i passi la guidassero senza pensare, e poco dopo si ritrovò in un parchetto deserto.

Si sedette su una panchina, e per un momento credette di essere sul punto di vomitare.

Non riusciva nemmeno a contare tutte le volte in cui lei e Lauren erano state in quello stesso posto.
Ripensò all'incontro che aveva appena avuto, agli occhi glaciali dell'altra.

Era come se, dopo averla lasciata ferita per giorni e giorni, avesse deciso di tornare solo per spingere un po'più a fondo il coltello li dove lo aveva lasciato.

Tirò le gambe sù sulla panchina e si strinse le ginocchia al petto; chiuse gli occhi, cercando di respirare e mandare via ogni pensiero e ogni ricordo.
Era inutile, per quanto ci provasse, il volto dell'altra sembrava essere stampato nella sua memoria, nitido e perfetto.


'Pronto? Oh, salve signora Cabello. No, Camila è andata via un'ora fa per tornare a casa.. Si, se la vediamo chiamiamo subito. Okay, non si preoccupi.'

Normani mise giù il telefono con una faccia che fece spaventare Ally.

'Che è successo?'

'Stanno cercando Camila, non risponde al telefono e non è tornata a casa.' Disse la mora, prendendo la giacca e dirigendosi verso la porta di casa. 'Andiamo a cercarla.'

Uscirono e rimasero qualche secondo ferme, indecise su dove cercare. Provarono a loro volta a chiamare l'amica, ma sembrava che avesse spento il telefono.

Dopo mezz'ora di ricerca nei d'intorni, Normani ebbe un'idea.

'Se non è nemmeno qui, non so davvero che altro pensare.'

Arrivarono nel parchetto che Normani conosceva bene, lo stesso dove lei, Camila e Lauren giocavano da piccole.
Sapeva che era anche il luogo dove si erano baciate la prima volta, per questo motivo temeva e sperava allo stesso tempo di trovare lì Camila.

I suoi sospetti non furono contraddetti, infatti videro l'altra seduta su una delle panchine. Era da sola, raggomitolata come a volersi tenere tutta insieme.
'Camila!' La raggiunsero, spaventate e sollevate al tempo stesso.

La ragazza, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo. Quando le vide, si chiese da quanto tempo fosse lì, e perchè le altre l'avevano cercata.

Le due spiegarono che i suoi genitori erano preoccupati per lei perchè non rispondeva al telefono, e Camila rispose che si era scaricato.

'Si ma.. cosa ci fai qui?' Chiese Ally, cercando di porre la domanda con più gentilezza possibile.

'Ho visto Lauren, prima.' Rispose dopo qualche istante, guardando un punto indefinito dietro di loro.

Il silenzio che seguì questa affermazione sembrò raggelare ulteriormente il parco intorno a loro.

'Cosa ha-' stava chiedendo Normani, ma fu interrotta dall'altra.

'Non ha detto nulla.' Disse, ridendo poi, lo sguardo pieno di rabbia e tristezza.

'Non ha detto assolutamente nulla, capisci? Mi ha guardata, e poi mi è passata vicino, come se non fossi nessuno.' Continuò, ignorando le lacrime che le riempivano gli occhi, rendendoli lucidi.

Ally si sedette vicino all'amica, stringendola in un abbraccio, seguita subito da Normani.

'Come mai sei venuta proprio qui?' Chiese Ally dopo un pò, spezzando il silenzio che si era formato.

'Non lo so, ogni tanto mi piace stare sola in posti silenziosi per pensare un pò.' Si giustificò, scrollando le spalle, evitando accuratamente di dire che era che si erano baciate la prima volta.

'Come se non lo facessi già abbastanza.' Disse Normani, con un sorriso consolatorio sulle labbra, evitando anche lei di far cenno a quel fatto. 'Dai, andiamo, dobbiamo chiamare i tuoi e rassicurarli.' Aggiunse poi, mettendo una mano sulla spalla di Camila.

-

'Era lì, Dinah.' Stava spiegando Lauren per la centesima volta, camminando avanti e indietro per la stanza. 'Era e mi guardava come se-come se l'avessi pugnalata.' Finì, scuotendo la testa.

L'altra la osservava, seduta sul suo letto, con uno sguardo triste.

'Lo sapevi già che stava male.' Disse poi, non capendo dove volesse arrivare l'altra.

'Si, ma vederla è stata tutta un'altra cosa. Non so come ho fatto ad andarmene.'

'Forse andare via non era la cosa giusta da fare, Lauren.'
Notò Dinah, incapace di comprendere le motivazioni dell'amica, nonostante questa le avesse spiegate più e più volte.

'Sai come la penso, Dinah.' Disse questa infatti, guardandola dritto negli occhi. 'Non potevo fare altrimenti.'

'Dici sempre così, ma-'

'Lo sai che non voglio parlarne, per favore.' - La interruppe Lauren, frustata. Non sopportava che tutte le sue amiche la contraddicessero, dicendole che stava sbagliando e che si stava comportando male.

Persino i suoi genitori erano arrivati a dirle che non si stava comportando bene.

Sembrava che nessuno era in grado di capire perchè avesse agito in quel modo, nessuno capiva o pensava a come si dovesse sentire lei.

'Non voglio essere scortese, ma non sopporto più di essere giudicata e criticata di continuo.' Spiegò poi, sedendosi vicino all'amica.

'Lo so Lauren, lo so. E se ti dico come la penso è solo perchè credo di consigliarti il meglio, ma se ti dai fastidio la smetto.' Fece, mettendo un braccio intorno alle spalle
dell'altra. 'Lei ha detto qualcosa?' Chiese poi, riferendosi all'incontro che aveva appena avuto.

'No, ma forse sarebbe stato meglio.' Constatò, ripensando al modo in cui Camila l'aveva guardata. 'Non l'ho mai, mai vista così. Sembrava quasi malata. Normani mi aveva detto che stava male, ma non avrei mai immaginato di vederla così.'

'Davvero?' Chiese Dinah; nonostante non fosse amica di Camila, si sentiva come se la conoscesse da sempre. Lauren le aveva raccontato tutto ciò che avevano passato, ed era stata così precisa nel descriverla, probabilmente senza nemmeno accorgersene, che Dinah avrebbe potuto farne un perfetto ritratto fisico e caratteriale.

'Sembrava sul punto di svenire, e non sai quanto avrei voluto abbracciarla. O almeno assicurarmi che non si sentisse male.' Finì poi, abbassando lo sguardo.
I sensi di colpa per ciò che aveva fatto si facevano più grandi giorno dopo giorno, ma sapeva di non poter tornare sui propri passi.

E se prima quella distanza la stava logorando, adesso si sentiva spenta, vuota. Lo sguardo di Camila rimaneva impresso nella sua mente, triste ricordo di un dolore troppo grande per essere espresso a parole.

Ciò che aveva visto nel volto dell'altra non solo l'aveva fatta sentire in colpa, l'aveva spaventata.
Perchè era il buio, quello che aveva visto; una voragine di tristezza priva di luce. E il peggio, forse, era sapere di essere stata quella che l'aveva spinta, dentro quella voragine.







Okay, ciao a tutti!
Come comparire dopo un anno e riniziare una storia come se nulla fosse, complimenti a me. *si applaude*
Ho deciso di aggiornare almeno una delle storie che ho in corso una volta alla settimana, se possibile entrambe, ma visto che fra non molto rinizia la scuola, e io ho qualcosa come due compiti e tre interrogazioni al giorno per le prime due settimane, non posso promettervi troppo.
In ogni caso, questa storia, nonostante abbia la muffa per il tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento, sono decisa a continuarla, sperando che a voi faccia ancora piacere leggerla.
Aspetto i vostri commenti su questo capitolo, sono curiosa di sapere se qualcuno vuole seguire ancora questa storia!
Un bacione e, se non dovessi riuscire ad aggiornare THOH prima di capodanno, buon anno a tutti ♥
Laura. 


   
 
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