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Autore: Giorgia_Farah    29/12/2014    0 recensioni
Alexia, Alucard e Gioiella: una famiglia di vampiri felice, con il nonno Drakon e i genitori di Alexia. Prima di questo però la vampira dovette affrontare mille avventure, delusioni e pericoli. Red Moon 2 è il secondo capitolo della storia di Alexia. Questa volta però la loro perenne felicità viene distrutta a causa di un vampiro che li accusa di aver trasformato la loro figlia una vampira neonata ( un pericolo per la loro razza) e chiedono guerra. Per impedire tutto questo Alexia, insieme ai suoi componenti della famiglia, dovrà ritornare di nuovo alla sua vita spericolata e avventurosa di prima. Quando era ancora una mezza vampira.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sembrava essermi appena addormentata quando mi svegliai, il venticello faceva rumore fra le mura glaciali del castello, il respiro di Alucard era lieve; come sempre ero la prima a svegliarmi puntualmente tra i due. Era una condanna. Mi coprii con la coperta fino alla testa, infastidita dalla luce del fuoco acceso nel camino. Fuori nevicava, sarebbe stato un giorno memorabile quello di Gioiella, solo al pensarlo mi fece sorridere.

Il materasso sprofondò appena al peso di Alucard: si era svegliato. A quel punto mi scoprii la testa per prepararmi al contatto delle sue labbra contro le mie.

“Buona sera, amore’’, mormorò.

“Buona sera’’

Mi baciò dalla spalla fino al palmo della mano e poi di nuovo fino alla spalla. Risi sotto i baffi. “Controllati’’

Rise. “È difficile, sai, soprattutto quando sono di buon umore’’

“È da due anni che sto insieme a te e ancora mi ci devo fare l’abitudine. Non finisci mai di stupirmi’’

Mi baciò il mento. “Ti amo ’’

“Ormai sai già la risposta’’

Ma baciò la gola. “Fammela capire, allora’’

Risi divertita sotto il bacio di Alucard, non molto presto si posò sopra di me dopo varie carezze e baci a non finire, mi sollevò la gonna della vestaglia da notte ed ebbi un brivido di piacere. Mi sollevò appena, da sotto le coperte, la gamba destra per accarezzarmela, tracciò con la punta del naso una scia sopra la mia gola prima di baciarla. Respirai il suo profumo, desidererai che quell’attimo non finisse mai.

Solo quando sentii un rumore provenire da un’altra stanza del nostro corridoio mi irrigidii, ma Alucard non finì. Solo quando la porta si aprii si scostò da me.

La bambina graziosa saltò sul letto con la grazia di una ballerina, ci sorrise e spalancò le braccia. “Buona sera!!!”, esclamò con la voce cristallina più bella che avessi mai sentito. Gioiella: ogni giorno che cresceva diventava sempre più bella, i tratti simili ai miei sempre più precisi e perfetti, gli occhi verdi di Alucard gli erano ancora rimasti, i miei invece erano ritornati rossi- quando avevo sete od ero arrabbiata- mentre i suoi capelli erano lunghi fino alla vita, mossi e leggeri, era una folta chioma che gli copriva sia la schiena che le spalle.

“Ciao, tesoro’’, rispose Alucard accarezzandole la manina.

Lei incominciò a saltellare. “C’è la neve, c’è la neve! Avete visto?’’

“Sì, vuoi andare a giocare fuori?”, chiesi mentre mi alzai dal letto.

“Sì’’, rispose saltando alta fino a toccare il soffitto con le dita. Non appena atterrò il padre batté le mani e la strinse a se, sussurrandole: “Brava, la mia principessa”

Li guardai fiera, quel giorno non poteva essere che bello: lo sentivo. Gioiella era la nostra felicità, ebbe le stesse precocità che io ebbi da piccola: disse la parola “mamma” a soli nove mesi, prima che compisse un anno sapeva già camminare, era astuta e vispa, intelligente come il padre. Da me aveva preso l’amore verso la famiglia, l’affetto che dimostrava, ma dalle sue gesta e comportamento c’era anche qualcosa di umano: la fissa che mia madre e Jessica gli aveva messo sulla testa. Che disgrazia! Però…l’importante è che piacesse alla bambina.

I miei amici erano sempre al mio fianco, la mia nuova natura non era sembrata così orribile perfino a loro. Anzi: ero sempre la stessa per tutti, a parte i sensi molto sviluppati. Ora lavoravo insieme a mia madre: tre volte a settimana facevamo i turni di notte nel nostro nuovo “centro di bellezza”, perfino Jessica lavorava con noi, e per lei era dedicato metà appartamento per stilista. In parte se ne occupava anche mamma, soprattutto negli abiti da sposa.

Hendrik e Jessica si erano fidanzati un anno fa, due settimane fa finalmente Mattew ebbe la sfacciata fortuna di comprare un anello per Lilly e due giorni dopo erano fidanzati. Ora tutti si aspettavano che Alucard mi portasse all’altare, ma noi preferivamo aspettare ancora un po’. Sotto sotto però capivo che Alucard ci stava pensando negli ultimi mesi di farmi la classica proposta.

Per quanto a Louis….

“Mamma! Andiamo!’’, mi anticipò Gioiella, presentandosi nella camera già preparata, o meglio: l’aveva preparata Alucard, interrompendo i miei pensieri.

Alla svelta, quando la bambina uscii mi sfilai la vestaglia rimanendo solo con reggiseno e mutandine. Non incrociai lo sguardo di Alucard che mi stava osservando dalla testa ai piedi, mi misi i jeans blu scuri a vita alta, camicetta color panna con una maglia di cotone nera, sandali col tacco di pelle nere e un foulard marrone scurissimo con piccoli brillanti incastonati alla stoffa. Da quando avevamo aperto il centro, io e mamma avevamo risparmiato così tanto che non avevamo mai perso l’occasione di compraci qualcosina. Consuelo non era da meno.

Prima che potessi chiudere la porta, Alucard mi cinse la vita baciandomi ripetutamene il collo.

“Non vedo l’ora che sia giorno’’

Sbuffai. “E io non vedo l’ora che inizi la festa così posso stare il più lontano possibile da te ’’, dissi dandogli uno strattone per liberarmi dalla sua presa ferrea. Lui fece un passo indietro quando gli feci male e scoppiò a ridere. Gli lanciai un bacio e corsi verso mia figlia che si era già avvicinata al portone. Drakon la teneva in braccio, indossava un cappotto lungo fino alle ginocchia di pelle marrone.

“Dove vai, nonno?’’, chiese Gioiella, mentre gli dava una carezza sulla guancia liscia.

“Da nonna Kate, devo parlarle di una cosa, però tu non mi seguire’’, gli ordinò un po’ severo mentre i suoi occhi diffondevano amore.

“Tranquillo papà, la controllo io’’, dissi appena gli fui accanto.

Lui mi cinse la vita con il braccio libero per stringermi a se, mi scoccò un bacio sulla guancia. “Ci vediamo verso le nove’’

“Sì, salutami mamma, li aspettiamo tutti qui’’

“Papà non viene?’’, chiese Gioiella mentre guardava dietro le spalle del nonno.

“Papà si deve vestire per raggiungere il nonno’’, risposi prendendola in braccio.

Mi guardò corrugando la fronte. “Non viene a giocare?’’

“No, tesoro. Deve andare col nonno, è importante’’

“Ma dopo viene a giocare con la neve?’’

“Dopo verrà a giocare quanto vuoi’’

I suoi occhi si illuminarono. “Anche zia Consuelo?’’

“Sì, anche loro’’

“Bene donne, io vado ’’, annunciò Drakon e ci salutò con un bacio sulla fronte prima di scomparire. La porta cigolò appena quando si aprii. Gioiella spalancò le braccia e mi strinse il collo. “Mamma, non posso andare col babbo?’’, chiese implorante. Quando alzò lo sguardò i suoi occhi verdi mangiarono i miei, lo sguardo simile ad un cagnolino abbandonato.

Risi sotto i baffi: conosco i miei polli. Una volta si era azzardata di raggiungere mia madre verso casa per scoprire cosa avesse fatto di regalo ad Alucard il giorno del suo compleanno, scoperto questo andò a comunicarlo subito al padre. Non la sgridammo, eravamo solo strabiliati, io più di tutti: l’avevo lasciata con Consuelo a giocare di giorno sapendo che non sarebbero state attente e un’ora dopo si erano allontanate dal castello.

“No, tesoro. Questa volta ti terrò stretta a me. Ricorda che dopo dobbiamo andare a comprare qualcosa da nonna’’

“Andiamo al tuo centro?’’

“Sì, devo prendere una cosa ’’

“Sì!’’, mi abbracciò di nuovo e mi riempì di baci il collo. Quando sentii una fitta sulla pelle strinsi le labbra per trattenere un urlo. Lo faceva poco ma specialmente con il padre, soprattutto quando aveva tanta sete, non era per dispetto solo per necessità: quando voleva trattenere una sete incontrollabile beveva un pizzico del mio sangue, aiutava a placare la sete per tre giorni al massimo.

Sorseggiò due volte e poi si staccò di me, le sue labbra erano sporche di sangue, i sangue dei vampiri era freddo certe volte glaciale e duro, difficile da succhiare, si riscaldava e scorreva soltanto quando l’immortale era al contatto con qualcosa di caldo- in questo caso era Gioiella- oppure aveva bevuto sangue caldo. Stavamo però attenti alla sua sete, a differenza di Alucard che da piccolo ne beveva a strapiombo, cercavamo di mantenere un equilibrio giusto tra il sangue e il cibo umano, aveva imparato a cacciare le prede del padre anche se lo trovavo ingiusto; quanto a me ero sempre andata a cacciare a Boscosenzafine. Dopotutto per rinforzarmi l’energia Alucard mi mandava sempre uno o due bicchieri di sangue umano prima di mettermi a dormire. Non ci mancava niente, insomma.

“Babbo!”, esclamò Gioiella non appena Alucard mi fu dietro le spalle interrompendo i mei pensieri. Sobbalzai dalla sorpresa, girandomi verso di lui, porgendogli la bambina visto che già la guardava con ammirazione. Lo vidi baciarla per tre volte e lei scese verso il suo collo per ripetere quello che aveva fatto a me, fortunatamente lui si irrigidì soltanto perché abituato ai morsi della figlia.

Tre secondi dopo quando si staccò dal padre l’impronta del morso si deteriorò all’istante come sicuramente successe anche a me: le ferite dei vampiri scompaiono un secondo, ammesso che non sia fuoco, un paletto, e oggetti di chiesa come l’acqua santa o la croce.

“Ci vediamo fra un’ora’’, disse baciandomi, fu un bacio caldo pieno e perfetto.

“Va bene’’, presi Gioiella e lasciai che il padre gli spettinò i capelli prima di sparire. Si udii una risata e poi il silenzio.

Rimanemmo sole, a passo da umano la portai fuori. La neve aveva praticamente riempito il cortile, c’erano ancora delicati fiocchi di neve che scendevano dalle nuvole, formavano un mantello color latte che coprivano il cielo. La densa stesa bianca era alta diciassette centimetri, il mio piede sprofondava nella neve. Fui scossa dalla preoccupazione quando Gioiella aveva già raggiunto il centro del cortile e si era tuffata nella neve per formare un angioletto. Lei era ancora umana, e poteva rischiare di ammalarsi. Soffocata da tal pensiero corsi per avvicinarmi a lei, mi levai il foulard che aveva al collo e lo misi sul suo anche se aveva già una sciarpa. Il suo naso e le guance erano già rosse dal freddo ma per fortuna il padre l’aveva coperta per bene quella notte. Se non fossero state per le luci che Drakon aveva messo intorno alle colonne e sopra all’arco del castello delle ghirlande illuminate da lucciole a quest’ora gli invitati non avrebbero visto più in là del loro naso, ad eccezione per Gioiella che aveva la vista un po’ più sviluppata degli altri umani: sapeva semplicemente allungarla a dieci chilometri, non era chiara, fine come la mia e il padre. Riusciva a sentire i bisbigli e i sussurri di chi le stava vicino ma non più lontano di tre chilometri ed era meno veloce di me. Infondo tutti questo sviluppo si sarebbe approfondito solo quando per lei sarebbe stato il momento di trasformarsi.

Agli alberi che percorrevano la stradicciola era stata aggiunta il tipico decoro del compleanno di Alucard, quell’addobbo mi faceva tornare indietro del tempo. Era incredibile che erano passati di già tre anni, ero diventata mamma di una splendida bambina, fidanzata di un bellissimo vampiro, ero una nuova me, e la mia vita era più bella. Sembrava solo ieri che avevo diciott’anni, attratta del mio fratellastro senza neanche sapere il perché, che combattivo per l’amore del mio ex-fidanzato e quello di Alucard, ne avevo passate tante ma n’era valsa la pena.

Strinsi a me Gioiella mentre guardavo affascinata il cortile. “Sai, amore, questo fa ricordare tanta cose alla mamma ’’, le sussurrai nell’orecchia.

Mi guardò interessata. “Che?’’

Ritornai a guardami intorno. “Quando conobbi il papà, e quante ne abbiamo passate prima di dirci che ci amavamo’’

“E come hai conosciuto babbo?’’

Sorrisi, avevo ricordo appena sfuocato di quella notte. “Si era presentato al mio diciottesimo compleanno’’

“E perché?’’

“Perché mi voleva fare una sorpresa’’

Mi accarezzò la guancia per farmi vedere un ricordo di un mese fa: mi faceva vedere io ed Alucard che ci baciavamo. “No, lui ancora non mi amava, ma mi conosceva’’, risposi quando capii quello che mi voleva dire.

“Ma come faceva a conoscerti?’’

“Be’….credo che il nonno Drakon gli avesse parlato di me quando il papà aveva deciso di trasferirsi da lui ’’

“Oh! E così che aveva iniziato a conoscerti?’’

“Sì’’, sorrisi, sviando però il fatto che all’inizio pensavo che fosse il mio fratellastro. Entrambi avevamo tralasciato a nostra figlia quella parte, avevamo deciso di rivelargliela non appena fosse adolescente.

La presi poi per mano e ci incamminammo verso l’uscita. “Andiamo dalla nonna? Devo prendere qualcosa’’

Lei mi saltò fra le braccia. “Sì’’

Scattai da un razzò sollevando la neve dietro le spalle come polvere, ero più veloce della mia vita passata, era più eccitante, i piedi quasi non li sentivo come il terreno. Sembrava che volassi. Un minuto dopo eravamo arrivati al nostro centro. Il tetto era bianco di neve come il balcone.

Dietro le luci erano accese, un’ombra si incamminava sicura nella stanza, aprii la porta e la campanella sopra le nostre teste suonò, rischiusi piano la porta e premetti la mano contro le mura per trovare il tasto che cercavo. Accesi la luce.

“Oh, siete arrivate!”, disse mamma non appena si alzò da sotto la tavola di legno di quercia. Ci venne in contro e ci abbracciò.

“Nonna!”, la salutò la bambina tendendogli le braccia.

“La mia nipotina, vieni qui!’’, la prese e la riempì di baci mentre la piccola rideva di gioia.

“Da quando sei qui?”, chiesi quando mamma aveva messo per terra la sua nipotina.

“Da quasi un quarto d’ora’’, disse sollevando le spalle.

“Mi dispiace che ti ho fatto aspettare tanto’’, dissi mettendo le chiavi sulla tasca.

Lei vece un movimento con la mano. “Non essere permalosa, dovevo solo sistemare l’appartamento, pulirlo, eccetera’’, disse sospirando. Poi mi fece l’occhiolino.

Io mi guardai attorno, avevamo deciso di allestire l’appartamento in caratteri orientali, i colori delle muri rispecchiavano un luogo primo di pace, calore e relax, c’era il profumo della natura. Ad entrambe era sempre piaciuto quell’allestimento, e sembrava che grazie a questo i clienti di Solemville andavano a ruba. Stavamo poi conquistando tutto il villaggio con i trattamenti che riuscivano alla perfezione, presto saremmo apparse sui giornali.

“Mamma, posso andare a vedere i vestiti che ha fatto zia Jessica?’’, chiese Gioiella quando si avvicinò alla scala posta alla parte sinistra della stanza, aveva già salito un gradino.

“Va bene, però non rompere niente. Guardare ma non toccare’’, gli ordinai.

“Sì’’, e si diresse con passi felino verso il piano superiore. Io intanto avevo incrociato le dita dietro la schiena.

Mamma rise sotto i baffi quando se ne accorse. “Mi dai da pensare, Alexia. Ti fidi di tua figlia e ora hai paura che possa far cadere un vaso? Abbiamo abbastanza soldi per comprare tutto’’, disse dirigendosi verso il tavolo.

La seguii. “Non voglio che….’’, tacqui un attimo, poi ricordare che non poteva sentirci. “Lei è diversa da tutte le altre bambine’’

Alzò le occhi al cielo. “Lo so, lo so, ma è sicura di se. Basta lamentarsi, ‘sta sera deve essere importante’’

Sorrisi. “Già, mi sembra impossibile che già compie due anni’’

“Come vola il tempo, eh?’’, si abbassò e aprii un cassetto, non sbirciai ma sentii il rumore della carta scontrarsi contro il legno, sfregandolo contro e poi il cassetto si chiuse. La sua mano sorreggeva una bustina di cartone bianca, un fiocchettino rosa lo chiudeva nel mezzo, e poi lo porse a me.

“Vi raggiungerò mezz’ora dopo ’’, mi sussurrò facendomi un’altra volta l’occhiolino.

“E Drakon ti ha parlato’’

“Sì, mi ha aiutato a sistemare il casino che prima c’era qui dentro’’. Si vede dai suoi occhi sognanti, anche non avevano smesso di amarsi.

“Bene’’, le baciai la guancia e corsi al piano superiore per prendere Gioiella.

Uscimmo dall’appartamento in fretta e furia. Girando lo sguardo verso sinistra mi accorsi della macchina di Hendrik parcheggiata accanto al fianco dell’abitazione.

“Che cos’è’?’’, chiese la bambina notando la bustina che tenevo in mano.

“Una sorpresa’’, risposi ammiccando.

Nelle sue labbra sbocciò il familiare sorriso di Alucard e mi baciò la mia mano che teneva stretta. Di sorpresa mi misi in ginocchio sulla neve ghiacciata e gli sorrisi. “Salta in sella, cowboy!”, la invitai con un cenno alla schiena.

Il suo sorriso si allargò di più, adorava starmi sulla schiena mentre correvo, corse verso di me e mi saltò su prima che partii a correre.

Questa volta rallentai la corsa per ammirare le luci di Solemville, a metà strada decidemmo di camminare mano nella mano, sul marciapiede saltellava felice schizzando tra una spiedata e l’altra la neve davanti a lei, e canticchiammo un canzone che ci aveva imparato Alucard.

“Mamma, presto mi farò una amico ’’, disse dopo dieci minuti di canto.

La guardai accigliata. “Hai visto qualcosa nel tuo futuro?’’

“Sì’’

“E quanti amici ti vuoi fare?’’

“Mi basta solo uno, di già ho zia Consuelo e poi le sue altre amiche’’

“Oh! E sai come si chiama questo nuovo amico?’’

“No’’, rispose prontamente. Avrei voluto continuare dato l’interessamento ma l’argomento finì lì, dopotutto ne avrei parlato la prossima notte di questo. Quella sera volevo che fosse tutta sua. Perfetta come la voleva lei.

Arrivati a casa incontrammo Drakon nella cucina che preparava alcune cose sfiziose per il compleanno. Mi unii anche io, anche se il cibo umano non mi attraeva più, mentre la bambina restò a guardare le lingue di fuoco del camino.

“Sei un bravo cuoco, non smetterlo mai di dirlo papà’’, gli complimentai.

Lui mi strinse a se e mi baciò la guancia. “Grazie, tesoro. Devo dire che anche tu non sei da meno, per quante volte ti ho visto cucinare’’

Alzai i pollici. “Merito di mamma, se ha insegnato ad una creatura ibrida tra l’umano e il vampiro come me scommetto che nessuno ha la batte neppure se insegna ad un vampiro come te ’’

“Sai quante volte le ho lasciato fare prima che mi abituassi al cibo?’’

Risi. “Ne dubito, un mese’’

“Un mese e una settimana, precisamente’’

Scoppiai a ridere. “Accidenti, che disgrazia’’

“Per te è facile, ci sei nata tra genitori umani’’, si lamentò per poi facendomi l’occhiolino. Scoppiammo a ridere e ritornammo a riempire i piatti di cibo. Quella sera però Gioiella doveva dare un piccolo sacrificio: niente sangue.

Pochi minuti dopo bussarono al portone. Solo io e Drakon la sentimmo, Gioiella guardava tra le finestre i fiocchi di neve che cadevano. Pian piano mi diressi verso la porta lasciando Drakon con la piccola.

C’erano tutti: Consuelo, Hendrik, Kate, Mattew, Lilly, Jessica e Hora. Tutti mi abbracciarono e mi diedero un po’ di buste che tenevano in mano, erano veramente tante. Che cosa gli avevano fatto questa volta? L’ultimo della fila era il mio fidanzato.

“Accidenti, gente! Avete fatte la rivoluzione con queste borse’’

Scoppiarono a ridere. “Per la principessa è importante regali speciali’’, disse Lilly.

“A proposito, dov’è?’’, chiese Hora allungando la testa per vedere dietro le mie spalle.

“Si trova in cucina, intenta a contare i fiocchi di neve, fate piano quando entrate. Voglio che sia una sorpresa’’

“Faremo del nostro meglio!’’, rispose Jessica ammiccando.

Entrarono in silenzio, quello che sembrava passi silenziosi da umani, e raggiunsi Alucard lasciando che mi cingesse, io sembravo goffa con tre buste per ogni mano; non appena entrammo Gioiella si era messa ad aiutare il nonno con il cibo.

“SORPRESA!!! BUON COMPLEANNO GIOIELLA!!!”, urlammo in coro, sollevando le buste e corremmo verso la bambina.

Gli occhi verdi di Gioiella si erano illuminati e incominciò a saltellare per la gioia. Consuelo la raggiunse e la sollevò da terra per farle poi un girotondo su se stessa. Si baciarono sulle guance.

“Buon compleanno Gioia’’, urlò spalancando le braccia.

“Grazie zia, grazie!’’, disse lei saltellando mentre teneva le mani della piccola zia.

“Ehi! La Gioia di Redmoon!’’, la salutò Mattew sollevandola da terra e facendola sollevare appena per l’aria per riprenderla sulle mani.

“Zio Mattew!’’, rise lei.

Per lei tutti i miei amici d’infanzia erano tutti suoi “zii”, erano tutti la sua famiglia.

“Ehi! Venite, la cena si fredda’’, si intromise Alucard stringendo le labbra per trattenere una risata.

“Uh! Pop-corn, la vita non avrebbe senso senza i pop-corn’’, disse Hora alzando le braccia, ma non appena vidi l’espressione di Jessica si pentii di quello che ebbe detto. “Ehm…volevo dire. La vita non avrebbe senso senza di te, amore’’, precisò con un sorriso di scusa.

Jessica si calmò e gli baciò le labbra. Ci piegammo in due dalle risate, data la comicità di come aveva parlato.

Poi ci sedemmo tutti a tavola. La festeggiata si trovava a capotavola, io e Alucard ai suoi lati. Incominciammo a parlare di scuola visto che Consuelo aveva appena iniziato la prima media, fra qualche mese sarebbe stato il suo undicesimo compleanno, e incominciai a preoccuparmi sapendo che prima o poi anche Gioiella avrebbe iniziato ad andare a scuola.

“Pensi che Gioiella riuscirà a farsi nuovi amici?’’, mi chiese Jessica.

“Penso che è abbastanza intelligente a superare tutto. Infondo, ci sto ancora pensando di inscriverla a scuola, dato che ha molta difficoltà di adattarsi al sangue umano ’’

“Alucard la porta a caccia di sangue umano?’’

“Alcune volte, maggiormente beve il sangue animale, e specialmente quello del padre’’

“E in cosa consiste?’’, chiese Lilly particolarmente interessata alla discussione.

“Per noi è come un modo per controllare la nostra sete. Il sangue del vampiro di mantiene in forze massimo una settimana senza aver bisogno di bere. Ho pensato di fargliene bere tot volte che andrà a scuola, ma non posso far dissanguinare sia me che il mio fidanzato. Sono molto a disagio su come impararle a controllarsi’’

“Te la caverai, ne sono certa’’, mi incoraggiò Jess stringendomi la mano.

Anche se tenevo a cuore la sua tenerezza, avevo comunque paura per mia figlia, non sapevo quanto sarebbe stata in grado di controllarsi, quanto avrebbe scoperto il mondo. Dopotutto c’era anche da prendere in considerazione la consapevolezza che era più intelligente degli altri bambini, più potente e sviluppata psichicamente. Quindi se saltava la scuola non era di certo un problema, c’era poi anche Drakon e Alucard che potevano insegnarle tutto, infondo il mio fidanzato accoglieva di buon grado la possibilità di fare da insegnante a nostra figlia dato che nella storia lui c’era nato.

Continuammo a parlare di scuola, mentre Gioiella giocava con la piccola zia. Mi sentii sollevata sapendo che aveva bevuto abbastanza sangue da noi per conservare la sua brama di sete. In quei tempi avevo compreso quanta sete provasse Alucard da piccolo vedendo nostra figlia crescere. E più cresceva più richiedeva continuamente sangue.

Ma Alucard non sembrò preoccuparsene perché sapeva la vera natura di sua figlia, perché sfortunatamente c’era passato anche lui, quindi sapeva come prenderla. Io che ancora ero un Mezzosangue non capivo molto a pieno la loro continua brama di sete, non erano come me che potevo resistere anche un giorno o due senza bere dato che nella mia mezza vita passata mi avevano imparato a tenere a bada la sete. Sinceramente, una parte di me soffriva sapendo che non ero in grado di captare raramente in fabbisogno di mia figlia. Da un’altra parte mi consolava l’idea che Alucard era sempre lì ad aiutarmi per provvedere.

Finito di mangiare Gioiella corse a scartare i regali. Fecero vestiti di tutti i generi e colori, sembrava i regali per una principessa, e quante volte Gioiella mi faceva vedere questo e quell’altro abito per quanto era felice. Presto la sala si riempì di coriandoli e fili di stoffa colorati, io e Alucard giocammo per qualche tempo con nostra figlia, facemmo una piccola sfilata facendole indossare i vestiti regalati e scattando avvolte qualche foto come ricordo.

Ormai la mia vita era per sempre, infondo però da mesi mi turbava un pensiero: saremo riusciti a vivere per sempre felici. Infondo, la felicità non era per sempre. Guardavo mia figlia sorridere, giocare con la piccola zia, eppure avevo il timore che quel sorriso non lo avrei visto più fra molto tempo. Come madre, dovevo stare attenta ai suoi errori, era una grande responsabilità ed una nuova esperienza. Ecco perché, ogni volta che rimanevo sole io e lei, mi sentivo come una cerva allerta, attenta per sentire quando e dove prima o poi il cacciatore si sarebbe avvicinato.

Tre anni fa avrei pensato che ora ogni momento brutto avrebbe cessato di essere perché possedevo la gioia più desiderata in questo mondo, poi due anni dopo la terra cominciò a tremare: da quel lontano annuncio nel giornale, prima della festa da ballo di fine anno, le notizie su morsi e licantropi si diffuse su tutta la Terra, nel Regno di Lupus c’erano continuamente ribellioni ed uccisioni, come il mio vecchio aveva previsto. Fu così  costretto a far visita ai suoi pelosi amici, io ed Alucard purtroppo non potevamo accompagnarlo perché dovevamo badare alla bambina, e tre mesi dopo che ritornò la situazione sembrò essersi placata. Ma non per molto, lo sentivo dentro le ossa.

Non ne avevo mai parlato con Alucard, temendo che questo avrebbe distrutto la sua felicità, ma sentivo che qualcosa nella nostra vita sarebbe cambiato. Mi preoccupavo oltretutto delle sue visioni, diceva di una amico che sarebbe apparso molto presto, e in più quella antica sensazione di disagio e paura che mi dominava ogni qual volta che la vedevo dormire.

Le braccia di Alucard mi distrassero da ogni pensiero e ritornai a sorridere vedendo nostra figlia che faceva ogni posa di stilista mentre i miei amici gli facevano migliaia di foto. La festa durò fino a tarda notte, tutti furono così stanchi che quando uscirono dal portone sembravano dei barcollanti ubriachi. Soltanto i miei genitori si trattennero per qualche minuto, poi salutammo anche loro.

A braccetto, ritornai con il mio compagno nella sala da pranzo dove Gioiella si stava mettendo le due scarpette nuove di pelle luccicante nera, dei piccoli jeans e una camicetta bianca. Dopo venni io ad aiutarla per mettergli un maglioncino di lana marrone, nonostante la sua tenera età era già brava anche vestirsi da sola.

“Avrei voluto che non se ne andassero’’, mi sussurrò quando mi attorcigliò le braccia al collo. “Perché loro vanno a dormire così presto, mamma?’’

Alucard ed io ci guardammo. “Be’….perchè gli umani dormono in un ora diversa dalla nostra’’

“Ma come mai agli umani battono il cuore così lento?’’

“Perché loro….sanno sopravvivere anche con poca energia nel sangue’’

“Perché allora il mio cuore batte veloce?’’

“Perché tu un giorno diventerai come noi…ed è per questo che il cuore ti batte così veloce: si sta preparando per farti diventare più forte’’

C’eravamo seduti su una delle sedie, Alucard stava mettendo apposto la tavola piena di bicchieri e piatti vuoti, intanto però ci stava guardando.

“Anche tu eri come me da piccola?’’

Si poteva dire di sì, anche io ero forte come lei, il cuore mi batteva all’impazzata, ed la mia intelligenza era sviluppata in modo precoce. “Sì, ero come te’’

“E quando sei diventata come papà?’’

Sentii il sorriso di Alucard quando pronunciò la parola “papà”. Lo guardai, infatti ci stava guardando dolcemente. “Quando tu sei nata, perché la mamma stava molto male’’

Gioiella pronunciò un sorrisetto, lo stesso sorriso incantevole ereditato dal padre, e mi accarezzò la fronte. Poi ricordai il mio viso da umana che lei ha visto in migliaia di foto, e di quando ero bambina, oppure l’ultimo mio momento da mezza-vampira.

“Non te ne sei mai dimenticata, vero?’’, chiesi alla bambina.

La piccola scosse la testa. “No, mai. Eri bellissima mamma ’’

Le strinsi forte a me. “Tu sei la più bella, gioiellino mio”, sussurrai, baciandole teneramente il collo.

Poi sciolse l’abbraccio. “Mamma, cosa sono i Sanguemisti?’’

La guardai sconcertata. “Chi te lo ha detto questa cosa’’

“Il nonno Drakon. Ha detto che una volta eri un Sanguemisto, ma allora come potevi essere uguale a me?’’

Io e Alucard ci guardammo disorientati. Perché papà aveva fatto questo? Era troppo piccola per sapere tutto, nonostante fosse già molto intelligente per capire tutto. Ma era ingiusto fargli capire talmente cose il più presto possibile.

Il padre gli si fece subito vicino, la prese in braccio e la sedette sopra le sue gambe. “Che cosa ti ha detto il nonno, Gioia?’’

“Mi ha detto che i vampiri non sono tutti uguali. Cioè che sono vampiri ma ci sono razze diverse, che sono nati e procreati in modo diverso. Ma non mi ha detto tutto con precisione’’

Ci guardammo di nuovo. “E quando te lo ha detto tesoro?’’

“Questa mattina, quando io non riuscivo a dormire’’

“Non ti ha detto nient’altro?’’, chiese il padre, ancor più tenero.

“No, babbo’’

Avevamo promesso a Drakon che ne avremmo parlato io e Alucard su queste cose, tempo fa, eravamo d’accordo. Forse riteneva giusto rivelarle qualcosina, ma non senza il mio permesso.

“Scusa, mamma. Sei triste?’’, chiese Gioiella, improvvisamente dispiaciuta. Infatti, non avevo una bella espressione.

Ritornai subito a sorriderle. “Non ti preoccupare, tesoro. La mamma sta bene’’, le accarezzai dolcemente il viso.

Lei passò tra le braccia di Alucard alle mie. “Non mi arrabbio se mi devi dire qualcosa. Andiamo fuori? Ho visto che vuoi fare una passeggiata insieme a me’’

Ormai era diventata talmente vispa da lasciarmi di stucco. Ero prona per uscire, infondo, e gli avrei raccontato quello che di opportuno doveva sapere. La strinsi forte e mi alzai dalla sedia insieme al mio fidanzato.

“Davvero vuoi uscire, non prenderai freddo?’’, chiesi.

“Ormai hai deciso’’, ribatte felice, sicura che più di tanto non avrei insistito.

Alucard mi strinse a se. “Andate, metterò io apposto qui. Parlerò con mio padre quando sarà di ritorno’’

Sorpresa, non mi ero accorta che se n’era andato. “Dov’è?’’

“A caccia, fa anche un piccolo controllo ai confini di Solemville’’

“Okay”, lo baciai dolcemente e lasciai che accarezzasse a nostra figlia sulla guancia.

Poi sfrecciammo verso il portone. Di colpo mi fermai, desiderando con tutta me stessa quel terribile mal di pancia che tanti anni fa mi faceva capire quando ero nervosa o impaurita.

“Che c’è mamma?’’, chiese Gioiella fra le mie braccia.

La guardai con devozione. “Quante cose devi sapere, Gioia. Eppure sei così piccola’’

“Non ti preoccupare mammina, accetterò tutto’’, mi accarezzò la guancia.

“La mamma si preoccupa soltanto di te’’

“Non ti devi preoccupare, ti dico. Presto sarò una vampira come te e babbo: saprò cavarmela da sola’’

Sorrisi malinconica, pensando a quella sensazione d’angoscia e terrore che provai quando la mia vita da mezza-umana incominciò a cambiare radicalmente. Chiusi la porta e sfrecciai fuori dal castello, mettendo mia figlia dietro la schiena.

   
 
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