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Autore: shihoshinichi99    30/12/2014    2 recensioni
Sono passati ben sette anni, ma quei tempi non si possono dimenticare, restano impressi nella memoria e nulla li rimuove. Aspettano “il Giudizio Universale”. Come succederà? Come finirà? Sono domande a cui nessuno può rispondere, a meno che non possegga una macchina del tempo o qualche antico manufatto dai poteri stupefacenti. Ma io non ho niente di tutto ciò (per fortuna) e non avrei mai potuto sapere che un giorno le nostre strade si sarebbero di nuovo incrociate.
-Buongiorno! Mi esponga il suo problema …- dissi all’uomo che mi sedeva di fronte, annuivo e non ascoltavo davvero, “tanto” pensavo “sono un famoso detective” -Continui pure …-
-L e stavo proponendo di condurre uno stage … le va bene?-
by Shihoshinichi99
p.s. Questa è la terza serie di "Mentre la neve cade", seguito di "La neve color rosso sangue"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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AD OSSERVARE LA NEVE CADERE
capitolo 4: Lasciami andare ... fidati di me!


AI HAIBARA/ SHIHO MIYANO
Camminavo lungo quel corridoio freddo e silenzioso. Lavoravano tutti e nessuno osava fare ciò che avevo proibito. Mi fermai, davanti a me c’era un uomo coi capelli lunghi e biondi, sospirai e continuai a camminare.
-Da quando non si saluta, capo?-
-Buonasera, Gin … torna al lavoro-
Mi sfruttavano, sapevano che la polizia mi conosceva e che non avrebbe pensato a me come loro capo, ma ero proprio io. Durante l’ultimo attentato, le cose non sono andate come avevo detto, hanno sparato alla folla innocente. La mia promessa di quella sera era stata infranta.
Aprii la porta dell’unico luogo dove potevo stare da sola. Il mio ufficio. Entrai e richiusi subito la porta. Appoggiai la fronte al legno e i capelli mi scivolarono di fianco.
Tolsi la maschera bianca e l’appoggiai alla scrivania.
C’era un fascicolo.
-Un altro?- mi domandai.
-E’ un politico …-
Mi voltai verso l’angolo della stanza e un uomo mi si avvicinò. Aveva una cicatrice sull’occhio destro e l’altro invece era di un verde vispo. I capelli neri raccolti in un codino e un giaccone scuro che arrivava fino alle ginocchia, da dove spuntavano i pantaloni. Lo guardai in viso.
-Lo respingo …-
-Perché?-
-Esci subito di qua- lo guardavo minacciosa negli occhi.
-Agli ordini-
Uscii silenzioso com’era entrato e prima di uscire disse qualcosa che non capii, lo aveva bisbigliato. “Un altro nemico, se continuo così sarò io a morire” pensai ironica.
Non facevo altro che respingere omicidi inutili, ma quello della settimana prima era avvenuto a mia insaputa. Avevano agito per loro puro piacere. Uccidere gente innocente, che stava soltanto facendo una passeggiata. Portai la mano al viso.
-Sono stata debole …-
Mi sedetti a guardare il soffitto. Contavo le mattonelle colorate. Quelle a pezzi. Quelle mancanti.
-E’ stata colpa mia …-
Sospirai e ripensai a quando ero arrivata sul luogo, tutta quella gente morta a terra, parenti che piangevano e la polizia che indagava.
Mi alzai e andai verso l’armadio. Presi la borsa e i cappotto. Rimisi la maschera e uscii dall’ufficio per andarmene a casa. Abitavo da sola, lì vicino.
Ma quando uscii, una marea di macchine della polizia ci circondarono. Ero spaventata, non sapevo che fare. Corsi dentro e feci scattare l’allarme che fino a quella sera non era mai stato azionato. Tutti iniziarono a correre in giro per i corridoi, si armavano. Andai verso il mio ufficio, accessi il computer e mi preparai a difendere l’edificio. Mi ero preparata. Avevo sintetizzato in un’unica fonte tutti i sistemi di protezione, da quelli antincendio a quelli d’intrusione. Sospirai.
-Non pensare a nulla …-
Tolsi il cappotto. Ero cresciuta in quell’anno, ma non di molto, ero ancora snella. Quella sera indossavo un paio di pantaloni neri e una camicia nera. Tolsi quest’ultima e mi infilai una maglietta, sempre nera, e sopra misi una felpa con la cerniera. Indossai la maschera bianca.
-Che lo show abbia inizio …-

CONAN EDOGAWA/ SHINICHI KUDO
Avevamo trovato il loro covo. Nulla mi fece pensare che sapessero del nostro arrivo. Cercai di farmi spazio tra i colleghi che invece mi trattenevano indietro. Proprio in quel momento vidi uscire dall’ingresso una marea di uomini vestiti di nero.
Seguirono delle esplosioni dietro di noi: ci avevano circondati. Non sapevano, ma sono sempre stati pronti.
-Non avvicinatevi!- ci urlò un uomo, riconobbi quella voce. La voce che ci aveva perseguitato per tutti quegli anni.
-Gin …- sospirai.
Guardai meglio e mi sorpresi nel riconoscere che nessuno dei cinque uomini in prima fila non aveva un telecomando o qualcos’altro per le bombe: allora, chi le aveva fatte esplodere? Forse qualcuno indietro.
Tutti alzarono le mani e scoppiò un’altra bomba, all’interno però.
-Che fate?- chiese un ‘ispettore davanti.
-Non riuscirete a scoprire i nostri segreti, moriranno con il capo.
“Moriranno?!?” pensai in pensiero.
-Non ci riuscirete …- dissi da dietro -Fatemi parlare con il capo-
-Impossibile detective, ci rinunci- rispose un altro di quelli in prima fila -Sono i nostri ordini-
Un’altra esplosione, questa volta proveniente dal sottoterra.
“E’ sotterranea? Ecco perché non la trovavamo …” pensai.
I poliziotti iniziarono ad avvicinarmi, ma io rimasi indietro, fermo. Dovevo entrare dentro. Corsi con l’obbiettivo di andare davanti a tutti. Spuntai di fronte a Gin, quando ero abbastanza vicino, gli diedi un pugno in faccia e uno sullo stomaco. Stavo per farcela. Sentivo gli spari dietro di me, ma io dovevo entrare.
Un’altra bomba proprio davanti a me, l’ingresso esplose. Fui scaraventato via.
Sentivo il petto bruciare dal dolore e la gamba non la sentivo più, ma mi rialzai e riuscii ad entrare tra le macerie. Il fuoco si stava dilagando in tutto il corridoio. Guardai in alto e mi chiesi come mai i sistemi antincendio non scattassero.
Mi diressi verso i sotterranei alla ricerca del capo.
-Dove sei?- urlai, anche se sapevo non mi avrebbe risposto.
Un’altra esplosione dietro di me. Niente uscite. Bene, sarei morto dopo averla trovata. Iniziai a correre. Il fuoco mi stava raggiungendo.
-Accidenti Haibara!- urlai fermandomi per il dolore.
Una mano mi afferrò da dietro e iniziò a strascinarmi. La vista mi si era annebbiata. Mi fidai di quella persona. Vedevo quella figura snella davanti a me, correva veloce, nell’altra mano teneva un computer. All’improvviso si fermò, si accovacciò a terra, col fiatone, schiacciò i tasti e poco dopo ci fu un’altra esplosione abbastanza vicina. Poi si rialzò, sbuffò e mi riprese per mano per ricominciare, poi, a correre ancora più veloce. Iniziava a fare davvero caldo e il dolore cresceva sempre di più.
-Cosa c’è che non va?- chiesi vedendo che si era fermata.
-La porta … è stata bloccata- aveva un modificatore di voce.
Si guardò intorno e corse verso l’estintore, lo prese e iniziò a sbatterlo contro la porta.
-Accidenti! Bastardi!- sembrava davvero arrabbiata.
Alla fine riuscì ad aprirla, ma il corridoio era già avvolto nelle fiamme.
Abbassò lo sguardo, poi si girò verso di me e mi infilò un casco che indossava lei. Notavo che portava una maschera bianca che faceva contrasto con gli abiti neri. Dalla maschera intravidi i suoi occhi verdi smeraldo.
Mi prese di nuovo per mano e mi tirò dentro la stanza, lei mi aveva ceduto l’unica protezione che aveva con sé, sarebbe morta asfissiata. Le passai un fazzoletto di stoffa vedendo che aveva iniziato a tossire.
-Non lo voglio …- lo respinse e continuò a camminare, senza fermarsi più.
-Chi sei?-
-Non te lo posso dire, mi dispiace, per ora pensa solo che sei stato uno stupido ad entrare. Okay?-
Sembrava arrabbiata. Mi ricordò Haibara quando se la prendeva con me. Era identica.
Trovammo una finestra per uscire, però era davvero in alto, sapendo che eravamo in un tunnel sotterraneo. La ragazza prese il computer e lo appoggiò. Poi si accovacciò, sganciò qualcosa dalla gamba e poco dopo teneva in mano un lungo bastone di ferro. Riuscii ad aprire la finestra, si abbassò e mi fece segno di uscire per primo. Scossi la testa. La presi per la vita e la spinsi fuori da quella piccola fessura. Poi vidi la sua mano tornare indietro, l’afferrai e in pochi minuti eravamo fuori dall’edificio e in salvo.
La vista stava tornando come prima, la vidi lì, davanti a me. Con il bastone in una mano e una pistola nell’altra. Si voltò e andò verso la guerriglia. Tolsi il casco e le corsi dietro. Si dirigeva verso la mia macchina. Cercai di raggiungerla e quando arrivò a destinazione, la bloccai contro il finestrino.
La disarmai.
-Che volevi fare?-
-Lasciami ti prego, fidati di me … io so qual è il loro vero obbiettivo!-
-Cosa? Quale?-
-Non posso dirtelo …- mi diede una gomitata nello stomaco -Scusami, Kudo-kun -
La riconobbi in quel momento.
-Ai?-
Ma era già salita in macchina e si dirigeva verso il centro città.
Che potevo fare, dove stava andando, qual’era il vero obbiettivo? Non riuscivo a rispondere. Rimasi fermo pensando come raggiungerla.

 

***************angolo*******************
Ciao a tutti :) ecco a voi il quarto capitolo ... che non è comunque l'ultimo :)
spero presto di inserire l'ultimo e di leggere cosa ne pensate di questo capitolo ...
certo non era quello che immaginavo, ma diciamo che la piega che sta prendendo la storia non mi dispiace XD
Alla prossima :-*
Bye Bye
Shihoshinichi99

  
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