“Che ne sarà di me, ora?” domandò, senza che nessuno le potesse rispondere.
Era sola.
Ancora una volta.
“Ci ho provato, Ino. Davvero. Perdonami anche tu...” bisbigliò, le lacrime che le sfioravano le guance scavate e pallide.
Aprì con la mano libera il piccolo flacone di medicine accanto a lei, prima di portarselo alla bocca.
C’erano almeno una decina di pasticche, la dentro.
Sorrise, sapendo che di lì a poco, tutto questo sarebbe stato solo un brutto ricordo.
Passò le forbici lungo il polso, con forza, mentre la lama entrava nella carne con facilità, lasciando una scia rosso vivo dietro di sè, che si mescolava all’acqua.
“Sto arrivando...” e rise, ancora una volta.
Il passato, ora, non le faceva più paura.