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Autore: Rakyr il Solitario    14/11/2008    3 recensioni
Un demone ed un angelo si alleeranno, ed allora la luce raggiungerà anche gli inferi più profondi
Genere: Dark, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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7: Dovere ed ambizione
 
La lama corse dritta verso il petto del giovane, che solo all’ultimo istante si scansò.
La punta trapassò il cuoio consunto e la maglia di stoffa al di sotto, ma i riflessi del ragazzo erano stati abbastanza veloci da evitargli qualsiasi genere di ferita.
I due  pugnali intrappolarono la spada che aveva cercato di ucciderlo, ma il gesto fu impacciato e quella si mosse troppo velocemente.
Serek si allontanò di qualche passo, sorpreso e compiaciuto allo stesso tempo.
-Perché ti ostini ad usare la spada se sei così abile con il pugnale?!- chiese in un ringhio, vibrando un fendente che venne scansato in extremis dal biondo.
-Non ti riguarda!- urlò mordendosi un labbro per l’amarezza che aveva sollevato quella domanda.
Due fendenti verticali in salto costrinsero il demone alla difensiva.
Le daghe stridettero violentemente sull’acciaio dell’arma, costringendo il moro a sforzare i muscoli, lanciando l’avversario a qualche metro di distanza con un arco della spada.
Marne atterrò malamente, e nell’assicurarsi del buono stato dei pugnali vide la macchia.
Era sangue, ne era sicuro.
Aveva ferito quel guerriero, ci era davvero riuscito?
Sorrise felice al pensiero delle capacità che aveva affinato abbastanza da essergli utili in battaglia.
-Come osi distrarti, novellino?- chiese glaciale una voce dietro di lui.
Solo allora notò la lama che incideva il cuoio del pettorale, tenuta al contrario da una mano che spuntava da sopra alla sua spalla sinistra.
La lama si mosse.
Marne chiuse gli occhi. Non voleva morire, non ora, non così.
Sentì lo spostamento d’aria di due colpì e poi il vento rinfrescò il petto sudato.
Riaprì gli occhi e li sbattè più volte.
La spada era sparita dal suo petto e l’armatura giaceva a penzoloni dai suoi fianchi, la cinghie tagliate.
Si tirò un pizzicotto.
Nulla.
-Sei ancora vivo, non temere, se avessi voluto ucciderti non pensare che te la saresti cavata con qualcosa di veloce ed indolore.- la voce dello straniero, un po’ discostata.
Tastò la cintura.
-Se cerchi queste non preoccuparti, stavo soltanto dandoci un’occhiata, non uso armi così corte di solito.- due tonfi dietro di lui lo fecero girare.
Si chinò a riprendere le sue armi e le rimise nei foderi nascosti.
-Sai, ho un amico che ti assomiglia molto sia per come combatti che per come agisci- disse Serek in un sospiro –Ora io sono in una posizione molto delicata, ma lui scommetto che sta facendo di tutto per potermi aiutare a tornare alla mia terra-
-Sei stato cacciato? Quindi sei un esiliato…- chiese Marne, non capendo bene.
-Si…- sembrava che fosse successo qualcosa di spiacevole, qualcosa di così grande da riuscire a cambiare l’atteggiamento dell’ex demone.
-Non mi hai ancora detto il tuo nome però, straniero…- sorrise conciliante guardandolo negli occhi.
-Non…- si fermò un attimo, rovistando nei suoi pensieri -…mi chiamo Serek Udrail…-
-Non ci voleva molto, eh? Io mi chiamo Marne Jihan.- tese la mano fiducioso.
Serek la guardò per un po’, indeciso sul da farsi.
Quel ragazzo era una copia quasi perfetta dello Scaltro, stessa maniera di combattere, stessa disarmante amicizia.
Sembrava di vedere come sarebbe stato se non fossero nati all’inferno.
Ma quello era successo, e nessuno poteva cambiarlo.
Strinse vigorosamente la mano, usandola per tirarsi in piedi dal sasso su cui era seduto.
-Casa mia è di qui- disse subito, per stemperare l’atmosfera che si era fatta tanto pesante.
Lo straniero lo seguì senza discutere, armeggiando con i lacci della cintura e cercando di fissarsela al fianco.
Sembrava un bambino, alle prese con qualcosa di insolito ed estremamente assorto nella sua azione.
-Fatto- disse soddisfatto dopo aver legato i due lacci alla bell’e meglio.
Marne pensò seriamente che fosse buffo, una persona totalmente diversa da quella che aveva affrontato prima, più docile, quasi tranquilla, nonostante la fiamma della battaglia e, se è possibile, della crudeltà bruciassero senza sosta nelle sfaccettature dello smeraldo.
Non sapeva nulla della sua condanna, né il perché di quella né il rapporto con il suo amico a cui sembrava affidare senza rimpianti la sua salvezza.
Tuttavia i suoi pensieri vennero stravolti quando giunse in vista della sua casa.
Era una piccola casupola di legno, con finestre che non erano che aperture tra un tronco e l’altro e l’unico costrutto in pietra era rappresentato dal comignolo che sbucava dal tetto a spiovente, dove la vernice richiedeva una ritoccata in più punti.
Cosa avrebbe fatto suo padre? Di sicuro la spada se la sarebbe ripresa, ma come? Sperava di non assistere ad un duello tra suo padre e Serek, in fin dei conti, nonostante lo avesse quasi ucciso, iniziava a stargli simpatico.
Magari aveva fortuna e suo padre era fuori…ma no, meglio non illudersi…o forse era a dare una mano al taglialegna, ultimamente faceva anche quello…sì, no…chissà…
Con risoluzione instabile e passo debole posò la mano sul legno levigato della porta.
E spinse.
Tutte le sue illusioni furono sgretolate dalla brezza dispettosa.
Suo padre infatti non era fuori casa.
Era lì, davanti, vero…troppo vero.
E pareva furioso.
-Marne, razza di sfaticato incapace, perché diavolo te ne sei andato dall’allenamento?!- sbraitò il guerriero, per poi accorgersi della presenza dell’ospite –E chi cazzo è quel tizio che se ne sta imbambolato sulla porta?!-
Vi fu un attimo di silenzio imbarazzato.
Marne tentò di articolare una frase, ma tutto ciò che riuscì a produrre furono suoni incoerenti.
-Qualcuno ti ha mangiato la lingua, stupido demente?- riprese il padre.
-Scusate la mia audacia nell’intervenire, ma ero stato aggredito da un gruppo di banditi e se questo ragazzo non fosse venuto a soccorrermi ora sarei di sicuro cibo per vermi.- il viso di Serek era limpido mentre diceva quella menzogna, quasi come se mentire fosse diventato ormai qualcosa di automatico, normale, che non doveva neanche più essere tradito da rimorso o indecisione.
Marne si voltò verso l’ex demone, con espressione riconoscente, mentre il padre si passava una mano sulla barba ispida e tagliata alla buona, per poi sfiorare i ruvidi baffetti, patetica parodia di quelli di un barone.
-E chi saresti tu?!- il tono era aspro.
-Mi chiamo Serek Udrail, e sono uno straniero che è stato esiliato dalla sua patria.- rispose calmo il moro.
-Ma bene, un esiliato, che hai fatto, ammazzato qualcuno? Violato la figlia del re?- il capofamiglia Jihan si espresse con un’acida ironia.
-No, ho risparmiato una persona per rispettare una promessa fatta ad una creatura onorevole in punto di morte.- il volto dello spadaccino era impassibile.
-Sei bravo a combattere?- chiese il padre.
-Posso dire che me la cavo, anche se sembra sia un po’ peggiorato. Farmi colpire, benché di striscio, da dei banditi è di sicuro un grande smacco.- sorrise cortese, anche se nei suoi occhi ardeva una fiamma nascosta che solo Marne seppe individuare.
Era una smania di combattere, di affrontare avversari sempre più forti, tanto grande da metterlo in soggezione e fargli domandare se quell’essere fosse umano.
-Seguimi, se hai abbastanza palle per sfidarmi- ghignò malvagio il mercenario.
Con un sorriso quasi malvagio nascosto da un modesto inchino liberò il passo all’uomo, che lo precedette nello spiazzo davanti alla sua casa.
L’aria era calda, ed anche il vento leggero che spazzava con timide folate l’atmosfera non riusciva ad alleviare la calura.
Il mercenario si avvicinò a passo pesante ad un tronco tagliato, svellendone la pesante ascia che vi era infissa saldamente.
Serek estrasse la sua spada, gelido.
-Cosa? Credi di battermi con quello stuzzicadenti?! E come, facendomi il solletico?- rise sguaiato il padre di Marne.
Il moro sorrise –Vedremo- e si spinse alla carica.
-Idiota…- l’ascia cozzò contro la spada, ma il colosso non vide il calcio che seguì il colpo e lo colpì in pieno petto.
Spingendosi con il piede usato per il colpo, si spinse indietro –Allora?-
La risposta fu una risata maligna –Come mi aspettavo, sei solo spazzatura, di buona qualità, per carità, ma sempre spazzatura…non mi hai fatto nemmeno il solletico eppure mi hai fatto ridere.- con questo il gigante si avventò verso il demone con la possente ascia che lasciava un solco nel terreno.
Cercare di pararla era un suicidio, probabilmente avrebbe spezzato la spada.
Corse avanti, troppo vicino rispetto alla portata dell’arma del mercenario.
Non esitò ad allungare un pugno contro il torace dell’uomo.
In un movimento rapidissimo lo colpì con un buon colpo al mento, dall’altro al basso, durante il quale saltò.
Le mani del nemico tentarono di colpirlo, ma lui riuscì a divincolarsi a mezz’aria, afferrando ambedue gli ampi polsi con una presa salda, usando i soli muscoli delle braccia per sostenersi e colpendo in pieno viso con ambedue i piedi l’avversario.
I suoi muscoli, brucianti, non riuscivano a sorreggerlo oltre, e perse la presa, cadendo a terra malamente di schiena.
Gli fu subito addosso.
Un colpo lo raggiunse allo stomaco e sentì il sangue sulle labbra. Alcune costole scricchiolarono, macabre.
-Merda…- imprecò il giovane, tossendo sangue e saliva, privo di ogni forza.
La sua vista si faceva offuscata, ma poteva vedere che i suoi attacchi erano riusciti a fare qualcosa.
Certo, lo avevano a malapena scalfito, ma  ora era al livello di un umano comune, o poco più.
Con in aggiunta un bagaglio di conoscenze di uno spadaccino ultracentenario.
Per quanto riguardava le sue conoscenze magiche, quelle erano sigillate troppo bene in una lontana parte dalla sua anima, in attesa di essere liberate.
Il mondo divenne nero e perse i sensi.
-Ma guarda questo stronzo!- sbottò il padre di Marne –Per una volta, sciagurato, hai fatto qualcosa di buono- si voltò verso il figlio, che lo guardò stupito –Questo bastardo è troppo abile per essere così flaccido.- tastò i bicipiti dallo svenuto per poi increspare i suoi, scuotendo la testa.
-Portalo in casa, e fai in fretta, chiamerò il chierico per rimettergli insieme tutto ciò che gli ho spappolato.- fece per andarsene –D’ora in poi lui prenderà il tuo posto negli allenamenti, e tu ti allenerai con lui, se butto via soldi perché qualcuno vi dica come usare una spada, che almeno sia utile a qualcuno!-
Questo tizio non è normale pensò Marne Non solo non aveva paura di mio padre, ma addirittura lo ha sfidato ed è riuscito a fargli qualcosa. Se solo penso che può diventare ancora più potente ho paura. Si avvicinò all’ex-demone, mettendosi il suo corpo in spalla Chi diavolo sei Serek, ma soprattutto, cosa diavolo puoi diventare?!
Ancora tremante camminò verso la porta di casa.
 
*****
 
 
-Lenie Eril, di rapporto sulla missione di preservazione dei confini celesti.- il consiglio angelico era fremente d’impazienza.
Solo l’uomo con la barba sembrava trattenere a malapena le lacrime davanti all’espressione di glaciale odio dipinto negli occhi della cherubina.
Poi lei iniziò a parlare –La missione è stata un totale fallimento.- disse inespressiva.
La sala fu percorsa da forti vocii, campanelli di anziani discutevano, sbiancati in volto.
L’uomo con il cappuccio alzò una mano tanto rigida e tesa da tremare.
La stanza si azzittì improvvisamente.
-Dimmi, Lenie, cosa è successo?- la voce era una via di mezzo tra la voce di un padre in lutto per il suo figlio defunto e quella di un genitore che discute serio con il suo pargolo.
-I demoni erano cinque volte superiori ai nostri soldati, siamo stati soverchiati…io sono l’unica superstite, e fatico a capire perché.- brusii terrorizzati sibilavano inquieti, ma in mezzo a loro parlò l’uomo, zittendoli.
-Dunque era solo un fattore di svantaggio numerico?- chiesero gli anziani.
Un’amara risata senza speranza si levò dalla gla di Lenie
-Di quei demoni ne sono rimasti solo due.- un mormorio di soddisfazione si levò, timido –Gli altri sono tutti morti in pochi minuti prima che iniziasse la battaglia. Uccisi da quei due che hanno annientato totalmente la nostra unità. Anche il mio Seril…giace mutilato nei confini, trafitto a terra dalla sua stessa spada angelica.-
Non un alito di vento osò dire la sua, l’unico rumore era quello delle toghe che frusciavano sul liscio pavimento.
-Due…demoni…hanno distrutto…cento angeli? E’…è assurdo!- si lamentò un vecchio, con tono piagnucoloso.
-Lenie, conferma se dico bene, i due erano incolumi dopo la battaglia vero?- chiese l’incappucciato.
-E’ così, Signore, solo la spada di Seril è riuscita a ferire il demone squamato- rispose Lenie, digrignando i denti.
-Ma non è servito a nulla contro i suoi trucchetti sleali, sbaglio?- c’era amarezza nella voce, ma Lenie scattò.
Si trovò a stringere la stoffa grezza del mantello, tanto vicina al corpo che ne era coperto da sentirne il calore.
E lo stava scuotendo con veemenza.
-Come osi?!- urlarono gli anziani, ma l’uomo li zittì nuovamente, rigido, per poi abbracciare teneramente la schiena della singhiozzante fanciulla angelo.
-Va tutto bene, figliola…o meglio…proveremo a far sì che andrà tutto bene.- questo strappò una piccola risata alla donna, che ancora in lacrime si allontanò.
Quando alzò lo sguardo vide dei capelli castani un po’ arruffati, che incorniciavano con la barba un viso splendido e due occhi azzurri che piangevano.
Cadde in ginocchio dinnanzi a lui, in soggezione.
-Capisco come ti senti, figliola…- Lenie sentì una mano che gli accarezzava il capo, gentile.
Era piacevole.
-Vuoi la vendetta così tanto?- la domanda la colse del tutto impreparata, e si chiese come facesse ad aver capito.
Poi si rispose. Onniscienza.
-Si- la voce determinata, gli occhi duri ribollivano di forza.
-Non ho il diritto di toglierti questa possibilità.- sorrise brevemente, di un sorriso mesto –Ti proclamo Vendicatrice…-
-Vi ringrazio, mio Signore, possiate benedirmi.- un piccolo sorriso le tirò le labbra.
Si voltò ed iniziò ad avviarsi tra tutti i vecchi verso la porta.
-Probabilmente ora il demone draconico non si trova più nell’Inferno, ma è esiliato nel Mondo di Mezzo, il Diavolo che ora hanno gli Inferi di sicuro non potrà tollerare che un suo subordinato gli abbia disobbedito.-
-Grazie dell’informazione.- disse Lenie, ed uscì.
Lentamente l’uomo si rimise il cappuccio, sospirando.
-Rabbì, cosa accadrà?- chiese uno degli anziani.
-Non lo so….-neanche l’onniscienza e l’onniveggenza potevano prevedere cosa sarebbe potuto accadere….


RINGRAZIAMENTI:
Romance: Come al solito troppo gentile, grazie di continuare a prenderti cura di me. Ti Amo da morire!
Illidan: Caro nakama e (quasi) compaesano, spero che anche questo ti possa piacere. Sei contento che Marne non crepi? Per ora almeno...comunque non è di questo che voglio parlare. Le domande che mi hai fatto, tutte più che legittime, troveranno risposta solo più avanti (anche se credo di averti detto qualcosa in merito...beh...fai finta di nulla. E già che ci sei tira un calcio al baby Boromir da parte mia)
anil13: Grazie delle recensioni, sebbene un po' astiose nei miei confronti...spero continuerai a leggere e, chissà, magari questa storia potrebbe anche iniziare ad andarti a genio.
  
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