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Autore: lapoetastra    03/01/2015    1 recensioni
1-13 Gennaio 1945. Bastogne, Lussemburgo.
"C'era un declivio con una fila di alberi.
Lì ci fecero scavare la trincea.
I tedeschi ci videro, e ci diedero una gran brutta batosta."
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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3 Gennaio 1945

Sono molto contento, oggi.
Finalmente, dopo lunghi giorni passati in una stanza piccola ed umida di ospedale, sono tornato sul campo di battaglia, con i miei compagni.
Qui fa molto freddo, ma non mi importa.
La vicinanza dei miei camerati mi scalda come nessun fuoco potrebbe mai fare.
Ma c'è poco tempo per festeggiare il mio ritorno ed essere gai.
Le bombe iniziano ad esplodere con i loro boati assordanti, tutto intorno a noi.
Cerco di trovare riparo in qualche buca, ma la volontà del destino mi coglie prima che possa fare qualsiasi cosa e tentare qualsiasi fuga.
Mi sento improvvisamente spinto all'indietro da una forza incredibile, a cui non riesco ad opporre resistenza.
Mi piego in due come una bambola di pezza.
Quando riapro gli occhi, dopo un tempo sconosciuto, mi ritrovo per terra, sdraiato sulla neve fredda.
Non sento più le gambe, ed immagino immediatamente che la bomba mi abbia spezzato la spina dorsale.
Mentre la vista comincia a snebbiarsi, però, capisco che è solo quella destra che non riesco più a percepire.
Per quanto faccia fatica, riesco a tirarmi su di un poco, e ciò che vedo è ancora più devastante dell'impatto vero e proprio.
La gamba destra non c'è più, non è più parte del mio corpo.
Il sangue esce copioso dal moncherino, come un torrente in piena, e colora la neve di un orrendo rosso scuro.
Ma non c'è tempo per compiangere la perdita.
Sono già stato fortunato a non essere ucciso dall'esplosione, e se voglio continuare a vivere devo nascondermi.
Le bombe dei tedeschi continuano a cadere e scoppiare, intorno e vicino a me.
Provo ad alzarmi, ma come era prevedibile non ci riesco.
Il dolore e la debolezza pervadono ogni singola fibra del mio essere, prevalendo sull'istinto di sopravvivenza.
Allora urlo, dato che non posso fare altro.
Chiedo aiuto, fino a sentire la gola scorticata, ma tanto so che non accorrerà mai nessuno in mio soccorso.
In questi momenti ognuno pensa a salvare la propria pelle, ed io non posso certo biasimare nessuno per questo.
Di colpo, però, vedo una figura corrermi incontro a perdifiato, incurante delle bombe e del pericolo.
Lo riconosco: è Bill Guarnere, il mio migliore amico.
Quando mi si avvicina rimane un attimo sconvolto alla vista della mia gamba tranciata di netto, ma si riscuote subito e prova con tutte le sue forze a cercare di tirarmi su.
Io sono stremato dal dolore e dalla stanchezza, e mi abbandono a lui come fosse l'unica ancora di salvezza in grado di impedirmi di affogare.
Non potrò mai sdebitarmi nei suoi confronti, non dopo che ha anteposto la mia vita alla sua sicurezza.
Ma un'esplosione mette fine ai miei pensieri.
Ed io sento unicamente il gusto acre della neve e del mio stesso sangue nella bocca.
Poi il mondo perde ogni colore.
   
 
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