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Autore: Yutsu Tsuki    04/01/2015    7 recensioni
Dal primo capitolo:
“Osservando il suo volto, si accorse di una cosa. Tutti quegli anni passati dietro a due spesse lenti rotonde gli avevano fatto dimenticare di quanto belli fossero i suoi occhi. Erano di un verdeacqua chiaro, ma intenso, quasi luminoso. Si avvicinò ancora allo specchio e allungò la mano, come per poter afferrare quel colore che era un misto fra il cielo azzurro senza una nuvola ed un prato fresco d'estate.
Voleva toccarli, sfiorare quella luce e immergersi in essa, ma venne bruscamente interrotto dalle urla di sua sorella: — Keeeen! Vieni a cena, è prontooo!
Si allontanò in fretta dalla sua immagine riflessa. Per un attimo restò senza parole. Era rimasto affascinato dal suo stesso volto. Poi scoppiò a ridere, rendendosi conto dell'assurdità della cosa.
Aprì la porta della stanza gridando: — Mi chiamo Kentin!! — e corse in cucina.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Kentin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21


Pinguino







Tour e buffet furono alquanto piacevoli. I ragazzi inglesi si dimostrarono davvero gentili ed educati nel mostrare agli ospiti tutti i luoghi e le aule della loro scuola. Al termine del giro gli alunni e gli insegnanti del Dolce Amoris cominciarono la loro visita di Londra.
La prima tappa fu Buckingham Palace, dopodiché attraversarono il St James’ Park, per poi arrivare a Trafalgar Square. Verso le cinque del pomeriggio si recarono alla National Gallery, nella quale, accompagnati dalle accurate spiegazioni di una guida, poterono ammirare le opere dei maggiori maestri dell’arte rinascimentale ed impressionista. Sebbene fosse per lui un’enorme emozione avere l’occasione di vedere dal vivo gli stessi dipinti che trovava stampati sul suo libro di scuola, Kentin fu per quasi tutto il pomeriggio con la testa altrove.
L’idea che Alexy aveva avuto lo metteva in gran difficoltà. Come si sarebbe comportato a stare in camera con Candy? Uno strano presentimento gli diceva che non sarebbe filato tutto liscio e più ci pensava, più l’ansia e la convinzione che qualcosa sarebbe andato storto si facevano largo in lui. Certo, era stato suo compagno di classe per molti anni, aveva conosciuto tutto di Candy - il suo carattere, il suo modo di fare, i suoi gusti, le sue qualità, pure i suoi difetti - ma mai aveva avuto con lei un contatto così stretto. E se fosse successo qualcosa di imbarazzante? Già la situazione fra loro non era delle migliori e se in più ci si aggiungevano tutti gli incidenti che sarebbero potuti capitare a due compagni di stanza, non osava immaginare come sarebbe andata a finire.
Ma forse si preoccupava troppo. Forse bastava che rimanesse se stesso come aveva sempre fatto.
Arrovellarsi ulteriormente su questa faccenda avrebbe solo peggiorato le cose; fu per questo motivo che, dopo essere tornato al liceo Sweet Amoris ed aver cenato nella mensa, raggiunse la propria camera insieme a Candy senza nessun pensiero pessimista in testa.
Una volta entrati, Candy prese la parola: — Senti, Alexy e gli altri pensavano di andare a fare un giro fuori. Ti va di venire?
Kentin ragionò un attimo, prima di rispondere.
Uscire e vagare senza meta nel freddo di Londra col rischio di prendersi una bronchite? No, grazie. Non gli era mai piaciuto andar fuori la sera durante le gite; e poi, per una volta che poteva restare da solo con Candy!
— Ehm, a dire il vero non molto — rispose pacatamente. — È che sono molto stanco… Oggi è stata una lunga giornata — aggiunse nel tentativo di non passare eccessivamente per un asociale.
— Capisco. Allora ci vediamo dopo — concluse Candy, rivolgendogli uno dei suoi soliti sorrisi.
Kentin non disse niente. Anche se non poteva vedersi, era certo che dalla sua faccia non trasparisse altro che delusione. Continuò ad osservare la ragazza, mentre si avvicinava alla porta e poggiava la propria mano sulla maniglia. Candy, però, non l’abbassò, ma restò per alcuni secondi ad osservarla. Poi, lentamente, la lasciò andare e si girò verso di Kentin.
— Non importa, resto qui — affermò tornando sui propri passi.
— Ma non sei obbligata, se vuoi uscire con gli altri vai pure — esclamò subito lui, reprimendo l’entusiasmo che gli stava esplodendo dentro.
— Non ti lascio qua da solo — dichiarò Candy con tono deciso. Kentin ammutolì.
Rendendosi conto di aver detto troppo, aggiunse velocemente: — Voglio dire, mi dispiace che tu resti qui in camera, mentre noialtri siamo fuori a divertirci, ecco.
— Sei sicura? — insisté un’ultima volta.
— Certo — confermò lei — e poi devo ancora disfare la valigia. Almeno lo posso fare ora e non ci devo pensare domani.
— Ok — finì Kentin.
Dopodiché calò il silenzio.
Notando che stavano giungendo i primi segni di imbarazzo fra i due, Kentin si guardò intorno per cercare un diversivo. Influenzati dalle parole di Candy, i suoi occhi si posarono sulla propria valigia.
— Vado in bagno a mettermi il pigiama — si affrettò a dire, estraendolo rapidamente dalla borsa e avviandosi verso la stanza.
Una volta chiusa la porta, tirò un lungo sospiro di sollievo. Il primo passo era fatto. Ora non doveva far altro che cambiarsi per la notte e tornare in camera con un buon argomento di conversazione.
Non appena vide ciò che aveva in mano, però, si sentì mancare.
Quello che aveva avuto la sfortuna di portarsi da casa non era un pigiama normale. Non era a tinta unita o, al limite, a righe o a quadri, no. Era di un color grigio tendente al rosa, con stampato al centro della maglia un ridicolissimo pinguino blu. Se qualcuno lo avesse visto, avrebbe pensato fosse appartenuto ad un bambino di sette, o al limite otto anni.
Com’era potuto accadere? Eppure l’aveva detto chiaro e tondo a sua madre di non mettergli quello in valigia! Adesso come avrebbe fatto a mostrarsi a Candy conciato così?
Pensò rapidamente ad una soluzione. La prima idea che gli venne in mente fu quella di tornare in camera e pescare dalla borsa un’altra maglietta, ma in quel caso avrebbe solo fatto la figura dell’idiota. L’alternativa era infilarsi quello stupido pigiama e cercare di nasconderlo almeno finché non avesse raggiunto le coperte del letto. La scelta più sensata era la seconda. Doveva solo sperare che Candy non lo vedesse: in quel caso la sua reputazione sarebbe andata definitivamente a farsi benedire.
Dopo essersi cambiato ed aver sommariamente piegato i vestiti che indossava, aprì la porta del bagno e sbirciò fuori. Candy era girata dall’altra parte, intenta a riporre le sue cose nell’armadio. Che fortuna!
Cercando di non destare troppa attenzione, Kentin uscì in punta di piedi e si spostò verso il centro della stanza: un solo passo falso e l’umiliazione sarebbe stata totale. Gettò velocemente nella valigia gli abiti che aveva in mano e aggirò a grandi balzi il letto, fino ad arrivare al lato che dava sulla finestra. Rimanendo girato verso la parte opposta a Candy, tirò su le coperte e si imbacuccò dentro. Proprio in quel momento si ricordò di non aver lavato i denti, ma constatò che non era proprio il caso di tornare in bagno.
Quando Candy si accorse di lui, aggrottò le sopracciglia e chiese: — Dormi di già?
— No, no, è che… ho freddo — rispose Kentin, cercando di apparire il più rilassato possibile. Perfetto, cominciamo bene!
— D’accordo — disse, incerta, la ragazza.
Mentre lei continuava a disfare la valigia, Kentin se ne restava zitto e immobile a letto, pregando che non fossero successi altri danni e lanciandole delle occhiate di tanto in tanto. Dopo che ebbe finito, andò pure lei in bagno, per poi tornare in camera con indosso il suo pigiama. Con la coda dell’occhio Kentin constatò che anche con quello Candy era veramente carina. Distolto lo sguardo da lei, la sentì scivolare sotto le coperte di fianco a lui, perciò si assicurò che il pinguino fosse ben celato.
Poi piombò di nuovo il silenzio.
La prima a rompere il ghiaccio fu Candy. — Metto io la sveglia? — domandò afferrando il suo cellulare dal comodino.
— Ah, sì. Grazie.
— Alle sette va bene?
— Direi di sì, dato che dobbiamo essere in mensa alle otto.
Dopo averla impostata, ripose il telefono dove stava precedentemente e chiese: — Com’è andata oggi?
— Molto bene, Londra è fantastica. A te, invece? — fece Kentin di rimando.
— Benissimo, la National Gallery mi è piaciuta un sacco!
La conversazione andò avanti per una buona mezz’ora, finché, entrambi stanchi per la lunga giornata, si diedero la buonanotte ed andarono a dormire.
Non appena si spensero le luci, nella camera calò il buio, e con esso il silenzio.
Girato verso la finestra, Kentin sprofondò lentamente nel suo cuscino. Anche se il viaggio era stato molto faticoso e ogni suo muscolo reclamava un po’ di sano riposo, non riusciva affatto ad addormentarsi. Non con la sua Candy distesa così vicina accanto a lui.
A cosa pensava quando l’aveva accettata come compagna di stanza? Che credeva, che avrebbe potuto dormire con lei come se nulla fosse? Che non si sarebbe impadronita di lui l’ansia o che l’agitazione non lo avrebbe pervaso? Invece erano lì tutte e due, a pochi passi dal letto. Le sentiva che stavano arrivando e che aspettavano solo il momento giusto per attaccare. Più ci pensava, più si rendeva conto della persona che aveva di fianco e più quelle si avvicinavano. Ora erano completamente su di lui e nulla avrebbe potuto respingerle.
Improvvisamente si sentì invadere da strani brividi lungo braccia e gambe. Che aveva combinato? Com’era potuto essere così stolto da acconsentire lo scambio con Alexy? A quest’ora doveva esserci lui lì, non Candy. Non si era immaginato l’effetto che gli avrebbe fatto?
Anche se non la vedeva perché era alle sue spalle, la poteva sentire. Sentiva i flebili respiri della sua compagna di stanza ripetersi ad intervalli regolari, mentre lui faceva di tutto per trattenere i suoi, affannosi e concitati, sotto le coperte.
Ma non era l’unica cosa da nascondere. Il pulsare che gli martellava nel petto come un tamburo crebbe sempre di più, tanto che sperò non si propagasse nel letto, divenuto cassa di risonanza, fino a Candy. Chissà se lei stava provando la stessa cosa.
Cercando di non fare altro rumore, si mise a pancia in su e con nonchalance sbirciò alla sua destra. Un fioco raggio di luna sfuggito al tessuto della tenda illuminava la schiena e le spalle della ragazza. Mai quanto allora la tentazione di avvicinarsi e stringerla a sé fu tanto forte.
Ma dovette trattenersi.
Sia in rispetto del patto di amicizia stipulato, sia per i danni che quel gesto avrebbe potuto comportare.
E poi gli bastava la sua presenza a confortarlo. Per lui era sufficiente osservarla mentre dormiva beata, perché il tumulto dentro lo stomaco si placasse e la mente ritrovasse la serenità.
Rimase, dunque, a contemplare ciò che di più caro aveva al mondo, ringraziando di essergli così vicino e ripromettendosi che non lo avrebbe mai abbandonato.

Non sapeva quanto tempo fosse passato dall’istante in cui si era addormentato, quando si sentì scuotere più volte la spalla. Non appena aprì gli occhi, l’angelico volto di Candy era sopra di lui e lo invitava a svegliarsi. Si tirò su sbadigliando e si girò verso di lei.
— Dormito bene? — gli chiese con gentilezza la ragazza. Kentin fece di sì con la testa, arrossendo lievemente.
Lo sguardo di Candy passò poi dalla sua faccia alla sua maglietta, e un piccolo sorriso le curvò le labbra. — Bel pigiamino — constatò, divertita.
Allo stesso modo la vista di Kentin si spostò meccanicamente da ciò che aveva davanti, a ciò che stava sotto al suo naso. Il rossore sparì all’istante e si sentì impallidire. Non voleva credere a quello che era successo: Candy aveva visto in pieno quella roba imbarazzante che stava indossando.
Senza pensarci nemmeno, si liberò velocemente della maglietta e la gettò ai piedi del letto, come a voler negare ogni legame con essa. Tornato a guardare Candy, la ritrovò con il viso bordeaux e gli occhi fissi sul punto in cui prima c’era il pinguino, che a quanto pare si era magicamente trasformato in una bella tartaruga…
Dopo essersi reso conto dell’enorme errore che aveva commesso, Kentin emise un grido mozzato e agguantò in fretta le lenzuola, per andare a coprire ogni millimetro nudo del suo corpo. Sentì la propria faccia divenire incandescente per la vergogna, mentre Candy, contro ogni aspettativa, scoppiava platealmente a ridere.
— Ti assicuro che non c’entro niente, è stato un errore! — esclamò lui nel tentativo di scagionarsi.
— Oh, Kentin! — lo interruppe Candy alzandosi dal letto — Sei troppo tenero, lo sai? — e sparì, sorridendo, in bagno.
Il ragazzo respirò a fondo… Anche nella sfortuna, gli era andata bene.

Non appena i due arrivarono in mensa, presero le cose da mangiare dai tavoli allestiti per la colazione, dopodiché cercarono dei posti liberi nella grande sala.
I primi compagni che videro furono Alexy e Melody: erano seduti uno davanti all’altro e si guardavano in cagnesco. Kentin e Candy pensarono che qualcosa fra i due fosse andato storto durante la prima notte come compagni di stanza, così decisero di andare a sedersi vicino a loro.
— Allora? Com’è andata con Nathaniel? — domandò Kentin ad Alexy.
— Lascia stare. Ha voluto dormire in bagno! — rispose l’amico, sbuffando.
— Eh?!
— È inutile che ti lamenti, è stata colpa tua! — esclamò Melody, indignata.
— Mia? — fece Alexy, alzandosi dalla sedia.
— Ragazzi, calmatevi: sapete com’è fatto Nathaniel, dovevate prevedere che avrebbe reagito così — intervenne Candy per placarli.
— Sì, forse hai ragione — borbottò il gemello. — A voi invece com’è andata? Eh? — riprese piantando tre gomitate nei fianchi di Kentin.
I due chiamati in causa si rivolsero un’occhiata veloce, per poi rispondere all’unisono: — Bene, bene — e, senza aggiungere altro, iniziarono a far colazione.
Meno male che Candy non è andata a dormire in bagno, pensò Kentin gustandosi la sua brioche.






✤✤✤




Guardate un po' chi si rifà viva dopo più di DUE MESI di silenzio?
Non so se potrete mai perdonarmi per l'enorme ritardo che c'è stato nel pubblicare il nuovo capitolo...ma sapete com'è: se non ho l'ispirazione, preferisco non scrivere niente, che scrivere male.
Comunque, dopo un casino di tempo, ce l'ho fatta a finire questo capitolo. E devo dire che, rileggendolo, non l'ho trovato così male! Le scenette comiche mi sono venute in mente per caso, mentre, scrivendo, volevo andare avanti velocemente con la storia. E sinceramente non potevo scartarle, una volta che mi si erano formate bene in testa xD
Ora vorrei fare una cosa che avevo intenzione di compiere tempo fa, ovvero ringraziare ad una ad una tutte le persone che hanno recensito questa storia. Sembra poco, ma la trovo davvero una grande soddisfazione svegliarmi la mattina e vedere che la fic ha ricevuto anche solo un commento! Quindi grazie di cuore a Shinichi_chan, ad Arte Prime, a LiaLoveCat, ad AriadnesLinon, a Kikiloca, a KerimaGirl e ad AleKH95. È anche grazie a voi se ho trovato la forza di continuarla pure nei momenti difficili u.u
E un'altro grazie va, ovviamente, a tutti coloro che l'hanno aggiunta fra le preferite: GRAZIE!
Spero che questa fanfic possa ancora piacervi :)
A presto col nuovo capitolo<3
   
 
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