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Autore: Adeia Di Elferas    04/01/2015    1 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)][http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)][http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Oscar_(film)]Se non conoscete il film di Lady Oscar del 1979 diretto da Jacques Demy , vi prego, cercatelo subito su Youtube (lo trovate pure doppiato in italiano e se volete vi passo pure il link in pm). Solo dopo averlo visto – o aver visto anche solo la parte riguardante il capitolo – o anche mentre si guarda il film, vi consiglio di provare a leggere questa mia parafrasi delle scene. La dedico a mio cugino, che ha coniato alcuni dei soprannomi e ha espresso alcune delle considerazioni che ho aggiunto, doverosamente, in determinate scene. E ora... che cominci lo spettacolo e che si accendano i titoli d'apertura scritti con i neon (nemmeno fossimo in un locale equivoco anni '70)!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '...ma in un attimo il silenzio c'è'
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~~[Piccola legenda: ricordiamo a tutti che il padre di Lady Oscar è qui presentato con il nome di Kant]


 “Onore...” dice André, seduto in posa plastica su una delle poltrone: “Qualsiasi cosa significa non vale la tua vita.”
 Oscar, preda di uno strano desiderio di imitazione, è appoggiata in posa ancor più plastica alla finestra.
 “Inoltre non ti conosce nemmeno, vero?” continua André: “Ti conosce?” chiede, insistente. Oscar abbassa la testa, una mano sull'elsa della spada.
 “E allora dimmi: perchè rischiare con uno che non sa neanche il tuo nome?” domanda André, raggiungendo il letto e sedendocisi sopra, con un fluido movimento, nella speranza di farsi notare da Oscar, che invece se ne sta irrigidita accanto al vetro.
 Attirata improvvisamente, Oscar muove rapidi passi versi André e declama, come la miglior attrice di soap opera sudamericane: “Il mio nome lo conoscerà presto!”
 Esasperata dalla cocciutaggine di Oscar, André si alza, abbandonando l'idea che gli era venuta: “No, non puoi andare, non puoi rischiare, non te lo permetterò.” conclude André, aggirando Oscar.
 Dopo una brevissima esitazione, André dichiara: “Se sarà necessario ti legherò!” Oscar resta con un'espressione intontita, perchè non ha colto il senso più profondo della frase, così André ripiega: “...ma farò di tutto per impedirtelo.”
 Colta da una vivacità non sua, Oscar si porta un dito alla bocca e zittisce André: si sono sentiti dei passi!
 In un impeto di fisicità, Oscar afferra il braccio di André e lo trascina via: “Vieni...” gli sussurra, illudendolo una volta di più.
 Dietro ad un ignobile ritratto di Oscar, scopriamo esserci un passaggio segreto di cui, evidentemente, solo Oscar stessa conosce l'esistenza. Ci butta dentro André, giusto in tempo, prim che Kant faccia il suo ingresso nella stanza.
 Col portamento adatto ad una Prima Ballerina della Scala, Kant entra nella camera con un plico in mano, sicuramente la sua nuova revisione della Critica del Giudizio.
 “Ho appena ricevuto la notizia. Hai qualcosa da dirmi?” chiede Kant, incedendo maestoso.
 Oscar, più bassa addirittura di Kant, che, diciamocelo, non è certo un gigante, dice: “No, signore. Non ho niente da aggiungere...” Muove qualche passo e chiude, tragica: “È deciso.”
 Il padre fissa la figlia di bianco vestita (a parte il diadema di plastica che porta al collo) e poi dice: “Devo dire che sebbene trovi discutibile la tua difesa di un comune cittadino, la tua prontezza nel difendere l'onore dei Jarjayes mi riempie di orgoglio.”
 Dicendo ciò, Kant appoggia il pacco contente le pagine della Critica del Giudizio su una scrivania e guarda il volto coperto di mascara della figlia: “Questa – dice, aprendo il pacco che contiene a sorpresa anche due pistole – mi è stata data da mio padre alla vigilia del mio primo duello.” Porge una pistola comprata di certo da Toys Center a Oscar, che la prende in mano come fosse una bomba sul punto di esplodere.
 “Il calcio è fatto con un osso di pantera.” si allarga Kant, dicendo il nome del primo animale che gli è venuto in mente, fregandosene del fatto che basterà uno sguardo più attento per vedere il 'made in china' impresso accanto al marchio CE contraffatto.
 Guardando Kant con un misto di diffidenza e pietà, Oscar fa finta di niente: “Grazie, signore.” poi, colta da un dubbio improvviso, butta lì: “Ma dite... E se io dovessi morire?” Con la certezza che ha chi le cose le sa, Kant risponde sbrigativo: “Non morirai.” e, buttando una mano sulla spalla della povera giovane, decreta, in un eccesso di umiltà: “Hai avuto un'ottima scuola.”
 Senza più dire nulla, Kant si avvia con passo in quattro quarti alla porta, piroetta alla Fracci e uscita di scena in grande stile: sguardo penetrante e altro mezzo giro sul posto.
 Rimasta sola, Oscar inizia a vagare per la stanza, tenendo la pistola in mano come una subrette terrebbe una pochette.
 Si siede sul letto, apparentemente avvilita, ma forse solo stremata dal peso della pistola, visto che lei ha un fisico da rachitica, più che da soldato.
 Dal passaggio segreto rispunta André, che, ovviamente, ha origliato ogni singola parola.
 Si avvicina ad Oscar: “Allora è deciso.” dice, guardandola con un lieve disprezzo. Si allontana rapido, cercando invano di raggiungere l'uscita. Oscar lo blocca: “André...” Lui, incredulo, abbandona le braccia lungo i fianchi, mentre Oscar fa la sua proposta indecente: “Resta con me, questa notte.” Ma l'illusione svanisce quando la giovane nobile aggiunge: “Come una volta. Era tutto semplice, allora. Ed è così complicato, adesso...”
 Con l'empatia di un macellaio davanti a un gregge di pecore, André ribatte: “Il tempo passa per tutti.” Si appoggia con la posa plastica che ce lo ha fatto amare palo del baldacchino e rimarca: “Ormai siamo grandi.” Sperando che quella testa vuota di Oscar finalmente capisca i veri intenti del povero André, da mille anni costretto a vita monacale. Ma la rachitica ha la testa più dura del previsto: “Ti prego, André. Resta.”
 André abbandona la sua postazione, lasciando Oscar (e anche noi) nel dubbio: resterà o se ne andrà?
 Oscar abbassa lo sguardo sulla pistola, di cui si era nel frattempo dimenticata e si perde nei suoi tristi pensieri.

 La notte avvolge la stanza di Oscar e André, comodissimo!, dorme sulla poltrona più scomoda di Francia. L'aveva comprata Kant agli ultimi saldi Chateau D'Ax, ma siccome era un pezzo di marmo, l'ha rifilata subito alla figlia.
 Mentre un drammatico rintocco di pendola – la famosa pendola da milioni di decibel che rintocca a caso in casa Jarjayes giusto per sottolineare i momenti clou – scandisce il tempo, André si risveglia.
 Attraversa la stanza buia, illuminata solo da abili fasci di luce che colpiscono le zone interessanti a fini scenici. Raggiunge Oscar, che dorme, anche lei ovviamente vestita di tutto punto (perchè all'epoca i nobili non usavano cambiarsi d'abito, tanto meno togliersi gli stivali, per andare a letto) e si china al suo fianco.
 È indeciso: darle l'assalto mentre è incosciente, toglierle gli stivali, che ormai saranno tutt'uno con la gamba o soffocarla con un cuscino e porre fine alle sofferenze di tutti?
 Mentr sta ancora pensando al da farsi, Oscar si volta nel modo più normale: aprendo scenicamente le braccia e ruotando su se stessa, mettendo in bella mostra gli stivali che indossa dall'età di un anno e che sono cresciuti con lei.
 Restando di colpo rigida come un pezzo di baccalà, Oscar continua a dormire, mentre André continua a fissarla, indeciso su come approfittarsi al meglio della situazione.
 Poiché non riesce a venire a un dunque, si rialza, ripromettendosi di sfruttare meglio la prossima occasione che il fato gli proporrà.
 Si allontana e, sconfitto, si rimette a sedere sulla poltrona Chateau D'Ax che ora più che mai gli par simile a un pezzo di alabastro.

   
 
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