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Autore: Papillon_    04/01/2015    4 recensioni
“Promettimi che qualunque cosa accada, Blaine, qualunque, un pezzetto del tuo cuore rimarrà comunque mio. Anche piccolo, anche insignificante; tu promettimi che lo lascerai per me. A me basterà. Sarà la cosa più bella del mondo, e potrò dire che mi hai amato. Senza paure e per sempre.”
“...Te lo prometto, Kurt.”
.
Blaine è convinto di aver perso Kurt per sempre e adesso è completamente solo, in un mondo fatto di paura e di virus e di morte. Ma un giorno ogni cosa cambia - e Blaine scoprirà l'importanza delle seconde opportunità, ed avrà l'occasione di ricominciare tutto da capo.
[Crossover Glee/In the flesh; Klaine AU]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8

Pain

 

Il mattino dopo Blaine baciò a lungo Kurt prima di lasciarlo andare via – anche se in realtà non aveva davvero nessuna intenzione di farselo scivolare via dalla braccia, e Kurt era ancora straordinariamente senza trucco, e Blaine era curioso. Tanto curioso.

“La cicatrice sul sopracciglio...”

“Quando mi hanno colpito per portami alla terapia. Dovevano assicurarsi che...non facessi loro del male.”

Blaine era rimasto ad accarezzargliela per minuti interi, proprio come se sotto le dita potesse scomparire.

“E' tutto finito, Kurt.”, sussurrò poi lievemente. “Sei al sicuro adesso, quel mondo non ti appartiene più.”

“Lo so.”, sussurrò Kurt. “Appartengo a te.”

I baci tra di loro non erano mai scontati, soprattutto quelli che li facevano avvicinare così tanto – e i loro cuori erano alla stessa altezza, e sembravano battere insieme, uniti da un filo che nemmeno si poteva vedere.

Ma poi Kurt dovette scivolare via dalle braccia di Blaine, perché non poteva restare senza lenti a contatto e trucco per sempre, così si diresse in bagno, e lì cominciò a prendersi cura della sua pelle-

Le sue mani tremavano.

Non era mai successo prima, ma ora le osservava e non smettevano di tremare, un tremore innaturale e troppo forte per essere dovuto solo al freddo. Kurt cercò di non badarci troppo, e strinse le mani a pugno sperando che quel tremore si placasse.

Quando ebbe finito di fare tutto ciò che doveva fare per sembrare un pochino più sé stesso, andò fuori e chiese a Blaine di fargli la solita iniezione.

Quando Blaine schiacciò il pulsante, dovette tenere forte il corpo di Kurt perché tremò molto più del solito.

“Kurt, amore mio, stai...stai bene?”

Kurt aprì piano un occhio, e poi quell'altro. Il punto in cui Blaine gli aveva iniettato la medicina bruciava tantissimo.

“S-sì.”, mentì, cercando di rilassarsi tra le braccia di Blaine. “Sto bene, non devi preoccuparti.”

Sperò davvero con tutto il cuore che fosse così.

 

***

 

Blaine non sapeva nemmeno più come si faceva a respirare.

Il suo petto sembrava muoversi continuamente quindi significava solo una cosa: era vivo. Contro ogni logica e ogni previsione era vivo - e non aveva scelta. Doveva continuare ad andare avanti anche se ogni piccola particella del suo corpo gli chiedeva di fermarsi.

Blaine rimase vicino al corpo di Kurt per ore intere.

Non lo disturbarono mai mentre gli teneva la mano, rimanendo lì ad osservare il suo viso immutato, bello proprio come un tempo.

Kurt aveva smesso di respirare quella notte.

Kurt non c'era più, e Blaine stava osservando un involucro vuoto.

Lo chiamò per diverso tempo.

Kurt.”

Solo il suo nome, nient'altro, quel groviglio di lettere conficcato nella carne e antico come il mondo, puro come l'acqua.

Kurt.”

Ma Kurt non si muoveva.

Blaine iniziò così a cantare. Canzoni del passato, quelle più importanti per loro, quelle che si erano portati dentro tutto quel tempo. La dedica che gli aveva fatto al loro matrimonio, la primissima canzone che Kurt aveva cantato di fronte a lui, e altre ancora, sempre più chiaramente, senza che mai la voce si spezzasse.

Blaine cantò fino a rendersi la voce roca. Cantò con le lacrime che lasciavano i suoi occhi e si infrangevano sulla coperta del letto lì, sotto le sue dita.

Kurt non riaprì più gli occhi.

E Blaine morì insieme a lui.

 

Pianse per giorni interi.

Pianse così tanto da non avere più fiato, così tanto da sentire il corpo abbandonarlo, fino a stordirsi e perdere ogni briciola di fiato. Pianse fino a non ricordarsi più nemmeno perché esisteva. Non c'era più niente. Non c'era più luce o buio e fame o sete o senso o cuori che pulsavano o bellezza.

Blaine pianse fino a non capire perché il sole là fuori da qualche parte si ostinasse a sorgere.

E lo guardava, il sole, qualche mattina. Rimaneva lì a fissarlo con gli occhi gonfi e il cuore pieno di rabbia perché il mondo là fuori in qualche modo andava avanti – e lui era rimasto in quella stanza d'ospedale, ad aspettare che Kurt si svegliasse e gli dicesse che andava tutto bene e che lo amava.

Non si accorse nemmeno di come fece a tornare a percepire la realtà. Il tempo aveva perso ogni importanza e consistenza – finchè un giorno si era alzato e aveva guardato il loro appartamento – era loro, non solo suo, non ce la faceva a pensare ancora a lui come persona sola, era così tanto che non era più un'unica persona – e aveva cercato le cose di Kurt.

Le aveva raccolte una per una, e di tanto in tanto si fermava ad abbracciare qualche felpa e annusare il suo profumo.

Proprio come facevi tu, piccolo.”, sussurrava, e le lacrime scendevano senza sosta. “Ricordi?”

Non rispondeva mai nessuno.

E tutte le volte era come rivedere Kurt immobile sul letto che non rispondeva alle sue carezze – e ricominciava sempre tutto da capo.

 

Il dolore si impossessò di Blaine e lo trasformò in una persona diversa.

Una persona spenta, senza luce e passioni e verità. Una persona che non era capace di essere – ma era mai stato in grado di esistere senza Kurt?

Blaine dovette imparare ad essere solo Blaine.

Dovette abituarsi di nuovo al suo cognome incompleto e al suo appartamento piccolo e vuoto.

Dovette abituarsi agli incubi in cui vedeva Kurt scivolargli via dalle dita. Oppure ai sogni in cui riusciva a vederlo per qualche assurdo scherzo del destino.

Smise di suonare e cantare, fino a dimenticarsi il suono della sua stessa voce.

Quella di Kurt no. Quella di Kurt rimase sempre impressa nella sua memoria.

 

Ehi, fratellino.”

Erano in un piccolo bar di Lima – non il Lima Bean. Mai il Lima Bean. C'erano troppi ricordi, poi quello stupido aroma di caffè e dolcezza e Ti amo sussurrati, e Blaine non voleva più vedere quel posto, proprio non ci riusciva.

Come- uhm...come stai?”

Blaine strinse forte la tazza di plastica tra le dita.

...non sento niente, Coop.”

Gli occhi di Blaine erano persi, persi e vuoti e incolori e senza emozioni. Cooper gli prese una mano tra le sue.

Blaine, io- ti prego. Dimmi cosa devo fare. Qualsiasi cosa, dimmi qualsiasi cosa- non sappiamo più cosa fare. Non sei più tu.”

Blaine era così piccolo – lo era sempre stato, ma in quel periodo era dimagrito tantissimo, e sembrava volesse scomparire.

Rivoglio indietro Kurt.”

Blaine-”

So che non si può, ma non so nemmeno cosa ci faccio qui a respirare senza di lui.”, sussurrò Blaine. Era così stanco, stanco di tutto. “Non sono capace di vivere senza di lui- davvero, non sono capace. Non ho mai voluto scoprire cosa sarei stato senza di lui- e non ho nemmeno il coraggio di guardarmi.”

Lo so.”, Cooper tremava ed era sul punto di piangere. “Lo so.”

Era tutta la mia vita.”

Voglio andarmene.

Il mio respiro.”

KurtKurtKurt ti prego salvami portami via-

Mi emozionava.”

Questo non posso dartelo, fratellino. Perdonami, ma non posso.”

Blaine non riusciva più a trovare la forza di piangere.

Ti prego, fallo smettere, Coop.”, soffiò a un certo punto. “Fa' smettere tutto il dolore.”

Ma Cooper non sapeva davvero come fare.

 

Alla cena del ringraziamento, Kurt era solito cucinare un dolce. Quell'anno Carole tentò di imitarlo ma non ci riuscì, così lo sostituirono con dei semplici biscotti.

Blaine parlava solo se veniva interpellato.

Restava nell'angolo della tavola a fissare gli altri parlare di tanto in tanto – e quando sentiva il fiato abbandonarlo stringeva forte forte la fede che aveva al dito.

Sei lì sei sempre lì eccoti ti stavo cercando da una vita non ti lascio andare promesso-

E respirava, respirava a fondo con quel filo dorato in mano, e tutto tornava quasi semplice. Semplice nella sua rottura.

Ma dopo il dolce si spostarono in salotto e Blaine ricordò di tutte le volte che lo avevano fatto, di quanti duetti lui e Kurt proprio lì avevano improvvisato, e il buio lo avvolse.

Scappò via e si nascose in corridoio, l'aria che si faceva sottile nei polmoni e non riusciva più a distinguere niente con nitidezza – e si aggrappò al muro di fronte a sé con tutte le forze che aveva in corpo ma gli sembrava di soffocare, stava soffocando-

Finchè due braccia calde lo riportarono alla realtà e lo aiutarono a sedersi sul pavimento.

Avanti, Blainey, respira-”

Non puoi avermi lasciato davvero mi avevi promesso il per sempre-

Blaine, avanti, Devi solo concentrarti e respirare. Sei con me. Sei qui con me.”

KurtKurtKurtKurt

“Coraggio, Blaine-”

Non ce la faccio-”

Dio santo, sì che ce la fai, Blaine. Sì che ce la devi fare. Scommetto che Kurt è proprio qui e che si sta incazzando perché tu non ti calmi e non respiri.”

E Blaine alzò il volto, chiuse gli occhi e respirò. A fondo. Adesso i suoi polmoni facevano male e il mondo attorno a lui non sembrava altro che una lama conficcata in ogni poro della pelle.

Così, fratellino.”, gli disse Cooper, accarezzandogli i ricci. “Dimmi di cosa hai bisogno. Qualsiasi cosa.”

Voglio qualcosa di suo.”, sussurrò Blaine impercettibilmente. “Voglio qualcosa di Kurt- dammi qualcosa di suo. Che sappia di lui. I-io ne ho bisogno-”

Va bene.”, sussurrò Cooper. “Va bene, fratellino. Va bene.”

Cooper tornò qualche istante dopo con il blazer della vecchia divisa della Dalton di Kurt. Blaine lo prese in mano con estrema delicatezza e ci gettò il naso dentro – ed era come se Kurt lo stesse abbracciando.

Cooper sentì il cuore fermarsi quando Blaine prese ad accarezzarlo.

Scusa se non sono capace di essere forte, Kurt. Scusami.”, sussurrava. “E' che senza di te non ci riesco.”

 

***

 

Non so nemmeno perché ti sto scrivendo.

Voglio dire – i medici hanno detto che potrebbe farmi bene, così ci sto provando. E' solo...è difficile. Non so nemmeno da dove cominciare perché ho troppe cose da dire e tutte insieme.

E sai qual'è la verità, Kurt? Che alla fine tu questa lettera nemmeno la leggerai.

Ti parlo. Ti parlo spesso. Beh, credo che in effetti tu mi senta. Credo di aver cominciato a parlarti anche nel sonno, ormai. E' solo che ne ho bisogno. Da quando sei arrivato nella mia vita hai cominciato ad essere il mio migliore amico da subito, e da allora ti ho sempre detto tutto. Non credo di riuscire a smettere. A volte lo faccio per ore intere e mi fermo solo perché ho la voce roca.

Altre volte è così doloroso che devo fermarmi.

 

Non ce la faccio a venire a trovarti. Ti prego di perdonarmi. Le donne anziane qui a Lima mi dicono che i fiori che ti lasciano Cooper e Carole sono sempre bellissimi, e io ci credo, perché di solito i mazzi li scelgo io. E' solo che...non ci riesco, Kurt. Non riesco a venire lì e sapere che sei lì, perché tu per me non sei lì. Sei nel mio cuore. E nel mio respiro. E nella mia voce quando canto – anche se ho quasi smesso di cantare.

 

Non sono riuscito a rimanere nel nostro appartamento. C'erano i tuoi libri di cucina, quelli di moda e la macchina da cucire; c'erano i tuoi vestiti e il tuo profumo ovunque andassi. Mi sembrava di non respirare più. Mi dispiace di non essere così coraggioso come vorrei, Kurt.

 

Mi manchi. Ha senso dirlo? Mi manca ogni piccola cosa di te. Di noi. Del nostro amore. Mi mancano i nostri corpi mescolati insieme e la tua voce al mattino e le tue labbra tenere e il tuo respiro sulla pelle e il modo in cui sorridevi e i tuoi occhi blu dalle sfumature verdi con l'esplosione di stelle. Mi manca tutto. Mi mancano persino i momenti quando mi sgridavi. O quando litigavamo. Mi manca vedere alzarti gli occhi al cielo. Mi manca rifugiarmi tra le tue braccia quando ho freddo.

Così tanto che a volte vorrei solo scomparire.

 

Credo di aver desiderato farlo, a un certo punto, sai – solo, lasciarmi andare, e di non essermene nemmeno vergognato. Poi però ho pensato a quanto ti saresti arrabbiato – e allora mi sono detto di rimanere qui.

E' solo che qui non mi sembra di avere senso, Kurt.

 

E' solo...è solo che avrei voluto parlarti un'ultima volta. Non sono nemmeno riuscito a dirti...addio? O non lo so, avrei dovuto farlo? Perchè non so se ne sarei stato capace. O un ultimo Ti amo – qualsiasi cosa, Kurt. Invece continuo a rivederti in quella stanza immobile e sento la mia voce che ti chiama ma tu non dici niente di rimando e-

Non c'era più luce, Kurt. Improvvisamente tu avevi portato via tutto.

Sono così arrabbiato con me stesso, Kurt. Mi dispiace pensarlo, ma è così. Rimarrò con il rimpianto di non aver lottato abbastanza per tenerti con me, e di averti dato solo lacrime e tristezza negli ultimi tempi che abbiamo passato insieme. Avrei voluto sorridere di più. Avrei voluto fare tante cose, Kurt.

Adesso rimango solo un involucro vuoto.

 

Ti amo. Se c'è qualcosa che ho fatto nel modo giusto nella mia vita è quella di averti trovato e amato. Non sono perfetto; ho sbagliato tanto con te e a volte ti ho fatto soffrire, questo lo so; ma devi sapere che ho fatto davvero tutto ciò che potevo per renderti felice. Perché lo meritavi, Kurt. E mi dispiace di non essermi accorto subito che ti amavo. Adesso so che lo facevo, l'ho sempre fatto, come lo farò per il resto della mia vita.

E' impossibile continuare a vivere senza di te – ma nei momenti più difficili penso a quanto esattamente sia stato fortunato ad amarti e mi dico: “Pensa, tu sei stato così fortunato ad avere avuto il cuore di Kurt Hummel.” Mi auguro che tu non ti sia mai pentito di avermelo dato, Kurt.

Io sono molto felice delle mie scelte.

 

Spero di incontrarti, nella mia prossima vita. Scenderemo entrambi le scale e ci guarderemo ancora e ricomincerà tutto da capo, forse.

Sono certo che comunque il mio amore per te è così immenso che una vita sola non basta. Forse non bastano nemmeno mille vite. Forse nemmeno l'eternità.

Ti amo, Kurt Hummel. Senza paure e per sempre, e anche adesso, quando non posso vederti, io sono completamente, veramente, irrimediabilmente tuo.

E' come se non mi avessi mai lasciato. (No, non alzare gli occhi al cielo, è come se fosse così per me. O per lo meno, mi piace pensare che sia così).

 

Ci vediamo nella nostra prossima vita – io sarò quello che ti guarderà come se ti stesse aspettando da un'eternità.

Tuo per sempre - e anche oltre il per sempre, anche se non mi è concesso sapere se esiste,

 

Blaine

 

P.S.

I will love you until the end of time...”

 

***

 

A un anno dalla morte di Kurt, Blaine andò alla Dalton una sera.

Imparò come entrarci senza possedere le chiavi e percorse gli stessi corridoi dove lui e Kurt avevano imparato ad amarsi.

Rimase seduto sulle scale per quasi tutta la notte, la testa nelle ginocchia e gli occhi completamente asciutti.

Poi era andato nella stanza in cui si erano baciati per la prima volta.

Eccoti qui, ti sto cercando da una vita.”

Blaine si sedette al tavolo di legno, nello stesso posto in cui era seduto Kurt mentre decorava la tomba del piccolo Pavarotti. Un particolare grottesco e buio da cui era nata una storia che gli aveva portato via il cuore.

I raggi del sole entravano pigramente dalla finestra, adesso, pallidi e leggeri.

Blaine strinse a sé il blazer di Kurt, e finalmente – finalmente – sorrise, una lacrima che scendeva lungo il viso.

Ti amo.”, sussurrò, parole pasticciate in mezzo ai singhiozzi. “Non smetterò mai.”

 

***

 

Un giorno, Blaine una volta tornato dal lavoro trovò Kurt vicino alla finestra, un groviglio di arti e gambe tutto accartocciato e piccolo, le lacrime che gli solcavano il viso.

“Kurt-”

Blaine era spaventato. Aveva paura, perche a volte succedeva quello, che Kurt si isolasse e piangesse. Soprattutto di notte, dopo essersi addormentati accanto, spesso Kurt si svegliava e non riusciva a impedirsi di piangere – e semplicemente Blaine lo prendeva tra le braccia e lo cullava finchè entrambi non erano pronti a dormire di nuovo - e lasciarsi consumare dai demoni.

Kurt non piangeva perché era fragile. Lo faceva perché era forte – e perché odiava quello che avevano dovuto sopportare.

Kurt era immobile e fissava un punto impreciso davanti a sé, e solo quando Blaine gli si avvicinò riuscì a capire di cosa si trattava.

Era la sua lettera. La primissima lettera che aveva scritto, dopo che Kurt era-

“Kurt.”, sussurrò Blaine, inginocchiandosi esattamente di fronte a lui. “Mettiamola via. Non c'è bisogno che tu ti faccia questo-”

“Ti ho portato via tutto, Blaine.”

Quello di Kurt fu un sussulto appena udibile, un soffio che Blaine riuscì a distinguere solo per la loro vicinanza.

“E'...è tutto passato adesso. Quella parte della mia vita non fa nemmeno più parte di me. Voglio dimenticarla-”

“Ma non puoi cancellarla, Blaine.”, sussurrò Kurt. Accarezzava il foglio nel punto esatto in cui c'era la firma piccola e sbilenca di Blaine. “D-dei, ti ho ferito così tanto-”

“Non è stata colpa tua.”

“No, però ti ho lasciato.”, Kurt adesso singhiozzava piano, dei sussulti che scuotevano tutto il suo corpo. “Ti ho lasciato solo e non ero con te quando hai perso tua madre e ti ho portato via tutto e poi sono ricomparso come se niente fosse-”

“Kurt, smettila.”, disse piano Blaine, afferrando saldamente le sue mani. “E' tutto okay.”

Gli occhi di Kurt furono nei suoi per un attimo che durò troppo poco.

“T-ti amo. E' egoista, e a volte vorrei che potessi odiarmi, perché credo che sarebbe più facile. Ma ti amo, Blaine. Ti amo più di quanto credevo fosse concesso a una persona.”

Blaine gli baciò la fronte con delicatezza – piano, estremamente piano, come se quel bacio potesse durare per sempre.

“Ti ho detto che ti avrei amato sempre, qualsiasi cosa sarebbe successa.”

“E lo hai fatto, Blaine. Lo fai.”

“E non smetterò mai. Mai- anche se credi che sia più facile, non smetterò mai di amarti. Rimarrò sempre qui.”

Blaine avvicinò le loro labbra, senza mai baciarlo davvero.

“Il mio cuore nemmeno batte più, Blaine.”, sussurrò Kurt, e non c'era altro che vivo, pulsante dolore nei suoi occhi. Un grido di scuse. “Non batte più.”

“Kurt, non-”

“Non provare a dire che non è vero.”, disse fermamente Kurt, una lacrima calda e traditrice che scendeva lungo la guancia. “Non ci provare.”

Ed era vero, quello Blaine non lo poteva negare. Eppure Kurt lo amava e lui amava Kurt e quello non si poteva cambiare, era come scritto sui corpi e sulle loro esistenze. Così Blaine fece quello che era semplicemente nato per fare – continuò ad amare Kurt. Posò una mano sul punto dove il suo cuore avrebbe dovuto battere, e ricordò tutte le volte in cui lo avevano fatto da giovani, quando ancora i problemi non esistevano. Ricordò i mezzi sorrisi di Kurt e i tentativi di dire Ti amo in mezzo ai mille baci, ricordò il sapore del caffè mischiato a quello della vaniglia, e ricordò quel tum tum, tum tum familiare sotto le dita.

“Stavo per dire che non m'importa.”, soffiò, ed era la pura verità. Non era l'organo in sé che pulsava sangue a dettare le leggi, tra loro due. Era qualcosa che in qualche modo nasceva da un altro punto, più in profondità, più difficile da trovare e da sentire. Qualcosa che c'entrava con il tempo e il destino e le anime che dovevano incontrarsi ad ogni vita.

“Perchè ti amo lo stesso, e se vuoi puoi usare il mio, di cuore.”, sussurrò Blaine, sbattendo appena le palpebre. “Può bastare per entrambi.”

Kurt aveva gli occhi spalancati, le labbra che tremavano di emozione.

“...mi ami così tanto?”

“No.”, rispose Blaine, veloce e netto e innamorato e bellissimo. “Ti amo molto, molto di più.”

E ci sarebbero state così tante cose da dire, così reali e tutte intense e piene di verità, ma Kurt preferì chiudere gli occhi e annullare la loro distanza, lasciando che fossero le sue labbra a ringraziare Blaine. Lasciando che fosse quel bacio a dire tutto quello che lui non riusciva a dire in altri modi – grazie di non lasciarmi, non farlo mai, resta con me. Resta con me per sempre.

E Blaine avvolse il suo viso e si perse in un piccolo sospiro di bellezza e sorpresa insieme, e lasciarono che il tempo scorresse tra le loro dita senza badarci veramente. Quando si staccarono, Kurt aveva ancora gli occhi lucidi ma comunque limpidi, più sicuri, e sembrava che dentro ci fosse qualcosa di profondo, inafferrabile.

Blaine lo prese tra le braccia e lo portò a letto, e lì continuarono a baciarsi ed accarezzarsi e venerarsi a vicenda. A volte serviva solo quello: semplicemente cercare conforto nel calore dell'altro, vivo, presente, reale.

Perchè Kurt e Blaine erano lì adesso, ed erano insieme. Ed erano reali.

E questo era ciò che contava davvero.

 

***

 

Quel giorno fuori c'era particolarmente freddo, ma il cielo era calmo, senza piogge. Senza neve. Kurt era sul divano e stava lavorando a un nuovo progetto, lì che muoveva solo il polso di tanto in tanto per tracciare qualche linea con la matita sul foglio immacolato.

Era da un po' che aveva ricominciato a disegnare modelli, ed era un po' come tornare a casa.

A un certo punto sentì una mano delicata sulla spalla e un piccolo bacio tra i capelli – e Blane adesso lo stava abbracciando da dietro, il volto appoggiato sulla curva del collo.

“E' bellissimo.”, sussurrò vicino al suo orecchio, il fiato caldo e la voce roca. Kurt sorrise appena.

“Dici sul serio? Perchè forse dovrei fare delle modifiche qui-”

“A me piace così.”, disse piano Blaine, prima di baciargli piano una guancia. Presto Kurt ruotò il volto per averlo di fronte, e rimasero a guardarsi per un attimo, il mondo intorno a loro che sembrava essersi fermato.

“Sono così felice che tu abbia ricominciato a disegnare.”, sussurrò piano Blaine, facendo scivolare lo sguardo sulle labbra di Kurt. Questo sorrise, un sorriso piccolo, un Grazie a te ci sono riuscito.

“Anche io lo sono.”, disse di rimando. E poi Blaine lo baciò. Una furia di piccoli baci stampati sulle labbra o sull'angolo della bocca e poi proprio sul naso, facendolo ridere, ridere di gusto come faceva poche volte – ma quando lo faceva incantava il mondo.

E poi bussarono alla porta, e Kurt tenne le labbra di Blaine sulle sue ancora un po' prima di lasciarlo andare ad aprire.

“Forse è Carole.”, borbottò Blaine, quel piccolo sorriso beato che aveva sempre dopo che erano soliti baciarsi in quella maniera libera e inaspettata. Kurt lasciò che scivolasse lontano da lui e si sistemò meglio la sciarpa di lana attorno al collo – perché anche se era in casa, a volte c'era così freddo che era un bene tenere la sciarpa anche in un ambiente chiuso. Un'abitudine che non avrebbe mai perduto.

Blaine aprì, ma non a Carole.

“C-capitano Roger?”

Quello di Blaine fu un soffio, nulla di più.

“Salve, Blaine.”, rispose Roger, un uomo di mezza età dal bell'aspetto e il viso di chi aveva visto tante cose nella sua vita, sia belle che brutte. “Mi faresti entrare?”

“Perchè?”, Blaine non voleva suonare così distaccato, ma non potè farne a meno. Non vedeva Roger da quanto aveva smesso di lavorare per l'esercito, e non aveva voglia di rivederlo adesso. Non se quello significava farlo avvicinare a Kurt.

“I-io...devo solo parlare con Kurt. Giusto un minuto, Blaine, non ci metterò di più.”

“Non se ne parla.”

Blaine era risoluto, immobile. Guardò gli occhi di Roger con tutta la rabbia che riuscì a trovare nel suo piccolo corpo – finchè una mano calda non si infilò nella sua, e improvvisamente tutto smise di essere sbagliato.

“Fallo entrare, Blaine.”, sussurrò Kurt, un piccolo sorriso sul volto. “Va tutto bene, davvero.”

E alla fine, solo perché Kurt lo stava guardando con quegli enormi da Fidati di me, Blaine lasciò che Roger entrasse. E lasciò che si portasse dietro anche altri due membri del HVF.

Blaine rabbrividì quando vide quelle divise verde scuro, e poi serrò le mani a pugno lungo i fianchi, i ricordi che lo attraversavano come una scossa di elettricità. Ricordò quel periodo della sua vita con una rabbia che non credeva nemmeno di poter provare, desiderando di poter cancellare tutto.

Blaine incrociò le braccia; accanto a lui, Kurt muoveva i piedi a disagio.

“Che cosa c'è?”, chiese Blaine, lettere accartocciate e piene di rabbia.

“Siamo qui per ordine del dipartimento, Blaine.”, spiegò semplicemente Roger. Non sembrava una persona cattiva, e per quanto Kurt potesse capire, sembrava anche che ci tenesse a Blaine. Era chiaro che avessero lavorato insieme. “Per quello che è successo con David.”

Kurt si irrigidì quando sentì il suo nome. Sbattè le palpebre innumerevoli volte, e avvolse le braccia attorno al suo corpo.

“Voi sapete che è stato arrestato per ciò che ha fatto.”

“Sì.”, sussurrò Kurt. Perchè era così, era semplice, niente di più. “E'...è successo qualcosa?”

Roger abbassò la testa, e sembrava davvero stanco. Stanco di tutto, del suo lavoro e degli errori della gente e delle notizie che doveva portare.

“Quando abbiamo interrogato David, lui...beh- ha detto alcune cose che ci hanno portato a pensare che la dinamica di quello che è accaduto possa essere stata riportata in modo sbagliato.”

“David si aggrapperebbe a qualsiasi cosa pur di non finire in carcere, Roger.”, disse immediatamente Blaine. Kurt non lo aveva mai visto così determinato.

“Lo so, Blaine. Devi credermi, è quello che ho pensato anche io- ma ho bisogno di fare dei controlli.”

“Che cosa?!”, sbottò Blaine, gli occhi che si allargavano impercettibilmente. Nel frattempo, gli uomini della HVF avevano cominciato a girovagare nell'appartamento, muovendo le mani alla ricerca di qualsiasi piccolo particolare. Aprivano cassetti e armadi e guardavano sotto le tavole e nei divani, e Kurt li guardava respirando con sempre più fatica.

“Roger, David ha cercato di uccidere mio marito, per l'amor del cielo! L'ho visto con i miei occhi, e se non fossi arrivato in tempo ora lui non sarebbe nemmeno qui! Devi fermare questa pazzia-”

“Mi dispiace, Blaine, ho degli ordini da seguire.”

“Lo fai solo perché David era uno dei tuoi, Roger, e faresti di tutto per salvargli il culo! Non ti fidi di Kurt solo perché pensi che sia diverso ma ti renderai conto di quanto assurda sia tutta questa storia!”

Blaine stava gridando. E Kurt non avrebbe mai voluto vedere il suo Blaine gridare.

Passarono diversi istanti, prima che il silenzio venisse spezzato. Kurt temeva di essere caduto in un precipizio.

“Capitano.”, disse fermamente uno degli uomini. “Abbiamo trovato questa in uno dei cassetti in cucina. Era a portata di mano, non ho dovuto nemmeno frugare.”

E il cuore di Kurt si sarebbe fermato, se avesse potuto. Perchè il cuore di Kurt non batteva più, e non lo avrebbe mai più fatto.

Però in quel momento fu la sua vita a fermarsi, insieme al suo respiro che rimase da qualche parte bloccato nella gola.

Rimasero tutti immobili a fissare quello che il soldato aveva in mano: una boccetta blu scuro, piccola e con delle scritte argentee.

Blaine guardò prima Roger e poi Kurt.

“Che cos'è?”

Ma Kurt non aveva il coraggio di rispondere. Non sapeva cosa dire; anche se scavava, le parole rimanevano un concetto troppo grande per essere trovato. Aprì la bocca, ma tutto quello che ne uscì fu un piccolo lamento di dolore.

“Mi dispiace, Kurt, dobbiamo portarti via con noi.”

E il mondo di Blaine si incrinò – portandogli via tutto.

“Cos- no.”, disse semplicemente, il suo sguardo che scivolava tra i soldati e Roger. “Non puoi- non-”

“Mi dispiace, Blaine. E' la regola.”

“La regola di cosa?”, gridò Blaine, tremando come mai aveva fatto in tutta la sua vita. “Non so nemmeno che cosa sia quella roba-”

“E' una droga, Blaine.”, spiegò semplicemente Roger. “Con una piccola dose, quelli come Kurt possono tornare ciò...ciò che erano prima. Per breve tempo. David ci ha detto che aveva dei sospetti, ed era venuto a controllare. Per questo quel giorno era qui, non per fare del male a Kurt.”

E Blaine perse tutte le forze. Le braccia gli caddero lungo i fianchi, tutte le forze scivolarono via, abbandonandolo lentamente.

Non è vero non è vero non è vero non è reale

“No.”, sussurrò, scuotendo la testa. “No no no solo- no.”

I soldati raggiunsero Kurt, che nel frattempo si era fatto piccolo contro il muro del salotto.

“Non è mia.”, sussurrò, lo sguardo perso e vuoto e riempito di nuovo di paura. “Lo giuro- non è mia. Non so nemmeno come ci è finita lì, lo giuro-”

“Kurt.”, la voce di Roger era calma, ma lui sembrava davvero dispiaciuto. “Dimmi la verità, tu conoscevi questo tipo di droga? La Blue Oblivion?”

Kurt tremava come una foglia. “S-sì, io...l'ho conosciuta nel periodo in cui mi hanno guarito, alcuni la prendevano e ne ho sentito parlare m-ma...non ne ho mai fatto uso. Non voglio farne uso, i-io non so nemmeno come si fa a procurarsela!”

Kurt cominciò a piangere, e Blaine era lontano. Troppo lontano da lui.

“Vi prego, non- non è mia. Non potrei mai desiderare di tornare come una volta- vi prego.”

“Mi dispiace, Kurt.”, mormorò Roger. I due soldati afferrarono le braccia di Kurt. “Ma anche solo il possesso è punibile per legge. Devo portarti via di qui.”

No!”, gridò Kurt, perdendo ogni senno e inibizione, cercando di scivolare via dalle braccia di quei soldati. “No io- vi prego, non ho mai fatto niente!”

E poi scoppiò a piangere, le forze che lo abbandonavano e ogni tentativo di rimanere forte che smetteva di avere senso o importanza.

Blaine era rimasto immobile, finchè il grido di Kurt non lo risvegliò. E il suo cuore precipitò nello stomaco.

“E' sempre stato con me.”, sussurrò flebilmente. “Lui- lui non poteva, è sempre stato qui.”

“Mi dispiace, Blaine.”, disse Roger. “Magari mentre eri al lavoro.”

“No.”, sussurrò semplicemente. “No, Kurt- Kurt non è così. Lui non lo avrebbe mai fatto.”, i suoi piedi si mossero da soli, nel tentativo di raggiungere Kurt.

“Blaine!”, gridò Kurt, forte, la sua bella voce che si incrinava e mutava. “Blaine ti prego-”

“Lasciatelo andare.”, soffiò Blaine, ancora troppo debole e stordito e ferito per gridare. Guardò Kurt ed entrambi sembravano così smarriti, così alla deriva, che quello sguardo assomigliò molto di più a una ferita in pieno petto.

E poi Kurt in qualche modo riuscì a liberarsi da quelle mani troppo grandi e troppo tutto e corse verso Blaine, prendendogli il viso tra le mani.

“Blaine.”, disse, gli occhi limpidi e quasi trasparenti. “Blaine, lo sai che non sono stato io.”

Ma Blaine non riusciva a guardarlo. Ho paura ho paura ho così tanta paura-

“Blaine.”, un singhiozzo. “Blaine ti prego- guardami.”

E Blaine lo guardò. Lo guardò davvero, e sentì che si stavano sgretolando insieme.

“Dimmi che ti fidi di me.”, sussurrò Kurt, la voce calda e sincera e loro, così loro. “Dimmi che mi credi.”

E Blaine ci provò; ci provò a guardarlo di rimando, a vedere oltre come aveva sempre fatto, ed era certo che Kurt non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere eppure quella droga era lì, era lì, reale e nella loro casa, lì dove in qualche modo tutto era tornato ad essere semplice e perfetto-

“Non lo so.”, disse. “Non lo so, Kurt, i-io-”

La voce di Blaine era un tremolio.

Le braccia di Kurt caddero lungo i fianchi, insieme a delle lacrime che rotolarono giù, lungo le guance.

“Blaine.”, un soffio impercettibile. “No, Blaine, ti prego-”

Ma poi Kurt venne trascinato via, e Blaine non fece nemmeno in tempo a stringerlo un'ultima volta. Vide che lottava contro gli altri, e che lo guardava negli occhi come aveva sempre fatto, in quel modo devoto innamorato.

Ma questa volta c'era anche disperazione.

Blaine!”, gridava, piangendo e singhiozzando e lottando con tutte le forze che aveva. “Blaine, lo sai che non sono stato io, lo so che il tuo cuore lo sa-”

Ma poi la porta venne chiusa e Kurt portato lontano.

Roger gli mise una mano sulla spalla.

“Mi dispiace davvero.”

Blaine si allontanò da lui.

“Dove lo portate?”

“...in carcere, Blaine. Dove non potrà fare del male a nessuno.”

Blaine osservò le sue mani tremare e a malapena udì il rumore della porta che veniva aperta e poi richiusa.

C'era freddo quel giorno, troppo freddo, e non aveva più un corpo da tenere al sicuro, adesso. Un corpo da stringere e tenere al sicuro.

Crollò sul pavimento qualche istante dopo, il corpo scosso da singhiozzi orribili e il cuore che nel frattempo si disintegrava in mille minuscoli pezzi.

E nella sua testa, c'era un miscuglio di parole troppo grandi e troppo difficili per essere comprese. Mi dispiace di non averti creduto. Mi dispiace di aver dubitato. Mi dispiace di non aver lottato abbastanza.

Mi dispiace di avere avuto paura.

Pianse così tanto da stordirsi. Così tanto da rimanere immobile sul pavimento a fissare il vuoto.

Cosa ti ho fatto?

 

***

 

Passarono due giorni.

Due giorni in cui Blaine rimase immobile a piangere e credere che Kurt avesse cominciato a odiarlo – e ne aveva tutto il diritto, e questo era ciò che lo feriva di più.

Due giorni, e poi prese in mano il telefono e cominciò a chiamare chiunque lo potesse riportare da Kurt – ma fu difficile, perché nessuno poteva farli parlare.

E Blaine prese la decisione di andare contro ogni logica e combattere per ciò che aveva provato. E di rimediare, perché non poteva davvero permettersi di perdere Kurt. Non adesso che lo aveva ritrovato.

Prese la macchina e guidò per ore intere, finchè non trovò il posto che stava cercando.

Gli dissero che non poteva essere lì, ma Blaine aspettò comunque per ore ed ore. Aspettò così tanto che a un certo punto una signora gli venne vicino e gli disse di seguirla. Gli disse che avrebbero dato loro qualche istante.

Lo portò in una stanza e gli disse di sedersi al tavolo. Pochi secondi dopo, dall'altra parte del vetro apparve Kurt, che si sedette di fronte a lui.

“Sapevo che saresti venuto.”

Blaine non riusciva a dire nulla.

“Smettila, Blaine- non sono arrabbiato. Cioè, mi hai un po' spezzato il cuore, ma non più di quanto io abbia fatto con te.”

E a quel punto Blaine scoppiò a piangere - e Kurt non lo aveva mai, mai visto così piccolo e fragile e vulnerabile. Mai, nemmeno una volta, nella loro prima vita insieme.

Ma in quella vita era tutto diverso.

“M-mi dispiace-”

“Shhh, è tutto a posto, sei qui adesso.”

“No io- io ti credevo. Ti credo. Davvero Kurt, non so perché fossi bloccato, non so davvero che cosa mi abbia impedito di tenerti con me e mi dispiace così tanto, io-”

“Va tutto bene, Blaine”, disse piano Kurt, avvicinandosi col corpo, anche se a conti fatti non potevano toccarsi. “Hai avuto paura. Credo sia lecito. Hai avuto paura che io ti avessi mentito.”

“Ma non lo hai fatto. Non potresti mai farlo e io davvero non so-”

“Shhh.”, soffiò Kurt. “Non puoi essere perfetto, Blaine. Va bene se sbagli, delle volte.”

Blaine annegò negli occhi di Kurt per un tempo che parve infinito, e dentro a un certo punto gli sembrò di vedere anche l'esplosione di stelle che aveva imparato a memoria.

Kurt era senza lenti e senza trucco – ed era bellissimo, suo e bellissimo, e per quello gli sorrise.

“Mi dispiace.”, sussurrò poi. “Mi dispiace così tanto.”

“Lo so.”, mormorò Kurt, sollevando una mano e poggiandola sul vetro. “Stiamo bene adesso.”

Anche Blaine sollevò una mano, adagiandola esattamente nel punto in cui dall'altra parte c'era quella di Kurt.

“Ti amo.”, sussurrò Blaine. “Anche se non ti merito, ti amo.”

“Smettila subito, Blaine Anderson.”, lo rimproverò Kurt. “Lo so che mi ami. Lo so sempre.”

Rimasero fermi per minuti interi, le mani separate semplicemente da uno strato sottile di vetro.

“Ti tirerò fuori di qui, okay?”, calde lacrime scivolavano lungo le guance di Blaine. Kurt annuì.

“E' stato David, Blaine.”, sussurrò Kurt lievemente. “Non so come ha fatto, ma deve aver messo la droga nel cassetto per far ricadere così la colpa su di me, il giorno in cui è venuto per uccidermi.”

E il cuore di Blaine si inondò di consapevolezza.

“L-lo so. Adesso lo so.”, disse, gli occhi pieni di luce. “E ti prometto che troverò un modo per tirarti fuori di qui, okay?”

“Ti credo, Blaine.”

Mossero le dita, come se effettivamente potessero toccarsi.

“Ti amo.”, sussurrò Blaine. “Vorrei tanto stringerti in questo momento.”

Kurt sorrise, un sorriso piccolo e incredibilmente dolce. “Ti amo anche io, Blaine. E grazie di aver guardato oltre.”

“Grazie di aver creduto in me.”, disse Blaine. “Grazie di aver saputo che non ti avrei lasciato.”

 

E Blaine così lottò. Lottò con tutte le sue forze per riportare Kurt a casa, lottò per l'unica ragione che aveva mai avuto nella sua vita di essere migliore e respirare.

Incontrò Roger e cercò di spiegargli le teorie che avevano lui e Kurt. Cercò di convincerlo che quella di David era tutta una bugia, e che la droga era stata portata lì da lui. Pianse e si arrabbiò – e alla fine, ottenne che David venisse interrogato nuovamente, questa volta in presenza di Kurt.

Non ottennero nulla, perché David continuava a negare di aver fatto qualcosa a Kurt, nonostante Blaine fosse un testimone. David cominciò ad accusare Blaine di proteggere Kurt, e di aver sempre saputo che lui in realtà possedeva la droga.

Blaine e Kurt si stavano sgretolando – ogni giorno diventata sempre tutto più buio e inutile. Gli unici momenti di conforto li trovavano quando potevano vedersi per pochi minuti attraverso quel vetro, con parole sussurrate e lacrime e calore dato da lontano.

Con quei Ti prego dobbiamo essere forti e Non smetterò mai di essere forte per te.

Arrivò il giorno della loro ultima possibilità, con l'incontro davanti a un giudice.

Blaine aveva le mani sudate quel giorno, mentre si preparava per uscire e incontrare il suo destino.

 

Il carcere era un posto buio. Un posto in cui la gente entrava e vedeva scivolare tutti i suoi sogni lontano dal proprio corpo, in un posto lontano e senza forma.

Ma Blaine quel giorno era lì per ritrovare la sua, di luce, e per questo si sforzava di sorridere, e di credere che presto sarebbe andato tutto bene.

Si sedette in un corridoio ad aspettare per minuti interi, finchè qualcuno non chiamò il suo nome – forte e chiaramente, con una voce cristallina e pura e perfetta.

Blaine!”

Blaine fece appena in tempo ad alzarsi in piedi ed allargare le braccia, e poi finalmente Kurt fu accanto a lui, caldo e vivo e presente, e oh- era così tutto riaverlo accanto dopo così tanto tempo, dopo che aveva seriamente temuto di perderlo. Gli accarezzò i capelli e la schiena con le dita, immerse la testa nell'incavo del suo collo e prese a baciare quella curva con dolcezza e nostalgia, e poi Kurt gli prese il volto tra le mani, i suoi occhi erano lucidi, ma pieni di qualcosa che sembrava bellezza.

“Mi sei mancato così tanto.”, sussurrò, lì vicino alle sue labbra. “Così tanto, Blaine-”

“Mi se mancato tanto anche tu.”, disse Blaine, stringendogli la vita e lasciandogli un bacio lungo sulla fronte calda. Fece scontrare i loro nasi e poi con entrambi i pollici lavorò per scacciare via le lacrime.

“Ehi, va bene, va tutto bene.”, disse, il tono di voce avvolgente. “Ci sono io adesso, sono proprio qui.”

“Lo so.”, mormorò Kurt, stringendo forte il suo maglioncino e mordendosi una porzione di labbro inferiore. “Lo so- è che non voglio che tu te ne vada ancora. Voglio tornare a casa, Blaine. Voglio tornare a casa con te.”

Blaine gli baciò piano le labbra, poi la guancia, uno zigomo.

“Anche io voglio che torni.”, sussurrò piano, ogni parola che era uno sbuffo di fiato sussurrato sulle labbra di Kurt. “Ti rivoglio con me. Voglio che tutto questo finisca.”

Kurt lo strinse forte, immergendosi completamente tra le sue braccia e lasciando che Blaine lo tenesse ancorato al suo corpo con entrambe le braccia. Rimasero così a lungo, le dita di Blaine che imparavano di nuovo la fisionomia del corpo di Kurt, ogni angolo e curva e perfetta imperfezione.

“Ti amo.”, sussurrò tra i suoi capelli scompigliati, e Kurt aveva incominciato a piangere senza singhiozzi, solo lacrime accennate. “Ti amo, e andrà tutto bene. Te lo prometto.”

Kurt cercò le sue labbra per un bacio sfiorato, un bacio di sospiri che sapeva di lacrime.

“Ti amo anche io. S-sempre, Blaine, lo sai.”

Concentrati com'erano in quell'abbraccio, non si accorsero che David li stava osservando da lontano.

Non si accorsero del suo piccolo sorriso malinconico, delle sue braccia inermi lasciate lungo i fianchi.

Non avrò mai quello che hanno avuto loro.

Li osservò a fondo, perdendosi nei loro sorrisi e nelle loro confessioni a fior di labbra.

E quello, per quanto fosse assurdo, era amore.

E David, per la prima volta in tutta la sua vita, sentì che non era sbagliato.

 

“Come sarebbe a dire, David ha confessato?”

Roger era più sconvolto di loro.

“Vuol dire proprio questo. Che ci ha detto tutto. E' stato lui a mettere la droga nel cassetto per far ricadere la colpa su Kurt.”

Kurt cadde sulla sedia più vicina e Blaine gli fu accanto in un istante, stringendolo forte a sé.

“Vuol dire che...che-”

“E' finita, Blaine.”, disse Roger, un sorriso che gli increspava le labbra e mostrava più chiaramente le rughe del volto. “Puoi tenere Kurt con te.”

Kurt scoppiò a piangere – ma erano lacrime di gioia, di pura gioia, e Blaine lo strinse più forte e gli baciò le labbra, chiudendo gli occhi e perdendosi in quei bellissimi attimi in cui poteva sentire che non era finita, non era finita per niente.

E poi rimasero a pochissima distanza, i loro occhi e le membra mescolati insieme.

“E' finita. Mi hai tenuto con te.”

“E' finita.”, sussurrò Blaine, baciandogli poi il centro della fronte. “Andiamo a casa, adesso. Coraggio.”

.





 

.





 

.

Per chi non avesse visto il telefilm, la Blue oblivion è una droga che se assunta da un non-morto fa tornare per un breve tempo totalmente zombie. Ha l'aspetto di una polverina bianca contenuta in un piccolo barattolino blu – da qui il nome, suppongo. Niente, era solo per essere più chiara.
(Sono perfettamente consapevole che questo sia un capitolo pesante. Ma tipo - pesante pesante. Ma tranquilli, di angst a questo livello non ce n'è più, promesso.)
Il prossimo ragazzi è – ahimè – l'ultimo capitolo, dopodichè ci sarà l'epilogo. Dio mio, non posso crederci che siamo già qui :,)
Un grazie infinito a tutte le persone che mi stanno seguendo! Siete speciali. Come al solito, per spoiler e annunci vari, mi trovate qui!
Vostra,
 
Je <3
   
 
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