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Autore: DioMagoPrescelto99    06/01/2015    2 recensioni
Salve popolo di EFP
Questa è una fanfiction che da tempo pensavo di pubblicare. La storia parla dei nostri amati Big Four in Panem, nel periodo dopo la rivolta dei ribelli e della Ghiandaia Imitatrice. Quest'ultima però non uccise la Coin con la freccia lasciandola vivere e attuare i suoi piani ...
Dal primo capitolo:
"Per quanto la rivolta, a parer di Jack, abbia diminuito l’egocentrismo e la futilità, gli Hunger Games sarebbero dovuti cessare per sempre, ma ancora una volta quest’anno eccoli che si ripresentavano sotto il nuovo nome di CAPITOL GAMES. Una volta i partecipanti di questi giochi erano due tributi, uno maschio e uno femmina, per ciascun distretto che va dal primo al dodicesimo. Ora invece la Coin aveva cambiato questa regola, facendo partecipare non più tributi dei distretti, ma cittadini di Capitol City."
Spero vi piaccia *^*
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2.



AMICI DA TEMPO
 
Hiccup
 
I quattro tributi non ebbero neanche il tempo di scambiarsi due parole che vennero presi e scortati all’interno del palazzo di giustizia in quattro varie camere. L’ansia dell’attesa e della mietitura ancora non era passata. Hiccup camminava avanti e indietro nella stanza attendendo la visita di qualcuno del suo dipartimento. Qualcuno che sarebbe venuto a salutarlo. Dopo lunghi minuti somiglianti ad ore finalmente la porta si aprì. Due figure entrarono nella stanza con un’andatura e sicurezza quasi vichinga. Suo padre e sua madre si chiusero la porta alle spalle e rimasero a fissare loro figlio. I due si sistemarono nella stanza sedendosi sul grande e comodo divano di un sottile tessuto morbido e setoso. I suoi genitori avevano sempre pretesto molto da lui. Il padre, grande e potente ricco di Capitol City, uno sponsor, voleva tanto che suo figlio diventasse come lui o addirittura sperava che un giorno sarebbe potuto diventare il presidente di Panem grazie alla sua intelligenza. 
Ricordava ancora quando l’omone lo costringeva a guardare gli Hunger Games per poter valutare un tributo sulle sue condizioni, sulle sue probabilità di vita e sul fattore sponsor che avrebbe potuto salvarlo fino anche a portarlo alla vittoria. Ma ad Hiccup tutto questo non era mai piaciuto. Lui odiava con tutto il suo cuore i giochi, odiava l’ex presidente Snow per aver eretto gli Hunger Games. Odiava gli Hunger Games stessi. Ed ora doveva essere lui uno di quei tributi nell’arena a scontrarsi mortalmente contro ben 23 persone compresi tre suoi amici fin da bambino.
I minuti passavano e i tre nella stanza non emisero alcuna parola fuorché sospiri o parole mangiate dal silenzio. Hiccup sapeva che avrebbe dovuto parlare con i suoi genitori. Sapeva che se non l’avrebbe fatto ora, se ne sarebbe pentito dopo. Sapeva che questa poteva essere l’ultima possibilità di parlare con i suoi genitori. Perché nel giro di una settimana o più avrebbe avuto elevate possibilità di morte trasmesse in onda in tutta Panem. Odiava essere lì. Odiava sapere che non ce l’avrebbe mai fatta ad uccidere persone innocenti. 
-    Mamma, Papà. So che non vincerò! - , riuscì a dire prima che le parole gli si spezzassero in bocca.
-    Non dire così! Ormai hai 16 anni, sei intelligente e hai ottime nozioni base e anche più sviluppate degli altri. Hai anche più possibilità di farcela! - , esclamò il padre. Se lo diceva lui era più che certo che fosse vero. Detto da uno sponsor che alle volte aiutava gli strateghi un tempo. Ma Hiccup dentro di se sapeva che quelle parole non erano del tutto vere. Erano parole di un padre che avrebbe potuto perdere il suo unico figlio nel giro di pochi giorni e non rivederlo più.
Se anche quello che il padre aveva appena detto fosse vero e lui avrebbe anche avuto qualche possibilità di vittoria, il suo vero dilemma non era non poter vincere per scarse possibilità. Il suo dilemma era quello che nell’arena avrebbe dovuto uccidere anche i suoi migliori amici, quelle magnifiche persone che conosceva fin da bambino, pur di vincere. 
-    Ma come farò con Jack, Merida, Rapunzel! Non avrò mai il coraggio di fare loro del male! - , notò il viso della madre. Ancora non aveva parlato di niente. Era rimasta a meditare sull’accaduto ancora scossa e turbata. Chi non lo sarebbe se il proprio figlio venisse estratto alla mietitura. Ma di solito Valka, sua madre, aveva sempre avuto qualcosa da dire per confortare e anche aiutare chiunque. Era strano vederla seduta con occhi fissi su un punto, ma vuoti e pensierosi. 
-    Hiccup ricordati che noi ti vogliamo un mondo di bene e qualsiasi cosa accada nell’arena non smetteremo mai di volertene. - , Valka finalmente riuscì a parlare. Poi di scatto si alzò e circondò Hiccup in un abbraccio caldo e affettuoso che solo una madre sapeva fare. Un abbraccio che il moro non sentiva più sul suo corpo da molti anni. Dentro di sé Hiccup sapeva che anche i suoi genitori erano a conoscenza del fatto che lui non sarebbe tornato indietro vivo da lì. Anche se tutti gli altri 20 tributi sarebbero morti, resterebbero i suoi tre amici e lui non era di certo il migliore fra loro. 
-    Tempo! - , sentì dire da una guardia vestita con gli abiti dei ribelli. L’abbraccio venne staccato dalla fine del tempo a disposizione che avevano per parlare. I due genitori si allontanarono pian piano da loro figlio sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbero rivisto vivo. E anche Hiccup sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe rivisto suo padre e gli occhi verdi della madre colmi di lacrime amare che presto si sarebbero sfogate. Lui odiava tutto questo. Odiava gli Hunger Games.
Le visite però non furono finite. Un altro grosso e forzuto uomo attraversò  la soglia della porta entrando nella stanza. Subito Hiccup corse ad abbracciarlo, quell’uomo era l’unico che sapeva i suoi veri interessi. Skaracchio, un grosso omaccione dalla barba bionda legata a trecce che pendevano dal mento e sul capo un grande e predominante elmo vichingo, da sempre invitava Hiccup nella sua fucina sotterranea insegnandoli ogni tipo di cose che c’era da sapere sulla costruzione e sulla meccanica. Avevano passato parecchie ore insieme a creare costruzioni e aggiustare ogni tipo di metallo o oggetto. Skaracchio in più era molto amico di suo padre Stoick perciò nessuno aveva da obbiettare niente se passava del tempo con lui.
-    Oh Skaracchio grazie per essere venuto! - , disse il moro staccando il suo abbraccio, lo guardava sapendo che anche lui stava soffrendo per la sua estrazione. 
-    Hiccup puoi vincere! Costruisci delle trappole per intrappolarli. Sei bravo a costruire puoi farcela così! Nasconditi evitando il combattimento frontale e intrappolali con vari marchingegni! - , iniziò a dire con una fretta tale che neanche riusciva a scandire bene le parole.
-    Potrei ma … non credo io abbia materiale buono per trappole di quella complessità! Comunque non vincerò! E questo lo sappiamo entrambi! - .
Il tempo passò lasciando solo spazio al silenzio. I due rimasero a fissarsi e a scambiarsi sguardi colmi di parole che non sarebbero mai state dette. Poi il tempo a loro disposizione finì e come con i suoi genitori, una guardia scortò fuori dalla stanza uno Skaracchio ormai rassegnato.
La porta si aprì nuovamente con una nuova visita. Una visita inaspettata. Astrid era venuta a salutarlo. Quella ragazza dai lunghi capelli biondi legati a treccia sulla spalla destra, era da sempre stata la sua migliore amica, quasi come una sorella. Questa appena entrò nella stanza non esitò un attimo. Corse subito nella sua direzione ad abbracciarlo. I suoi occhi erano lacrimanti ma comunque cercava in tutti i modi di nasconderlo. Odiava mostrare le sue debolezze, ma questo non era il caso di fare la dura e lei lo sapeva. 
-    Hiccup mi dispiace tanto! - , diceva stringendo il moro fra le sue braccia solide. Hiccup ricambiò l’abbraccio e subito si sentì ancora come in uno di quei giorni d’inverno in cui loro due passavano giornate intere ad allenarsi o giocare a prendi la pecora. Un gioco inventato da loro. Chi prendeva più pecore autonome, che si spostavano da un luogo a l’altro secondo la loro volontà - macchinario inventato da Hiccup - nascoste in vari posti, vinceva la gara. 
Ma Hiccup sapeva che quelli erano solo ricordi e che lui non avrebbe mai più rivissuto momenti simili con lei.
I due non si dissero niente. Per tutto il tempo rimasero l’una tra le braccia dell’altro. Sapevano che entrambi così avrebbero avuto il sostegno dell’altro, un sostegno che ci sarebbe sempre stato. Un sostegno perenne.
-    Tempo! - , gridò la guardia. Le lacrime di Astrid colarono sul suo volto e l’ultima cosa che fece prima di essere scortata fuori fu baciare il moro. Hiccup riuscì a sentire il calore delle sue labbra sulle sue e il sapore amaro delle lacrime della bionda appena colate. Il lentigginoso aveva sperato che questo fosse accaduto prima, così avrebbe potuto goderselo. Ma questo era un bacio di addio. L’ultimo ricordo del suo dipartimento fu proprio questo. Poi venne preso dalla guardia e scortato sul treno diretto alla nuova capitale, il distretto 13. 

Il treno era enorme, suddiviso in varie cabine. Jack, Merida e Rapunzel erano già dentro. Tutti e tre seduti al tavolo della sala da pranzo a mangiare ogni tipo di prelibatezza serviti a dovere da camerieri vestiti di nero. Merida si ingozzava, del resto come sempre, Jack invece stava come studiando il cibo per poi mangiarlo a bocconi piccoli a misura di bambino, mentre Rapunzel non mangiava proprio. Appena i tre notarono il nuovo arrivato si alzarono da tavolo e lo raggiunsero. Hiccup non sapeva che fare in un momento come quello dove sapeva che tra qualche giorno avrebbe dovuto combattere a morte contro i suoi stessi amici, perciò decise di tacere.
-    Chi poteva dirlo che la buona sorte non sarebbe stata a nostro favore - , disse Merida tornando a sedersi a tavola per continuare a mangiare.
-    Grazie Mer! Grazie per esserti offerta volontaria per Emma! - , disse Jack raggiungendo la rossa al tavolo e parlandole come un debitore, e un po’ era così, Merida aveva salvato la vita di sua sorella.
-    Non potevo permettere che venisse mandata negli Hunger Games! - , disse duramente con la voce più forte che aveva in corpo. Poi riprese a mangiare.
Hiccup dagli occhi di Rapunzel poteva capire che la biondina aveva pianto. Ma chi poteva biasimarla. Dopo uno shock del genere lei aveva trovato il suo modo di sfogarsi, piangendo. Hiccup pure stava cercando un suo modo per farlo. Forse costruendo marchingegni, ma qui su questo treno non avrebbe potuto farlo.
-    Ragazzi! - , Hiccup chiamò tutti aspettando che i tre lo guardassero dritto negli occhi. – Resteremo  uniti anche lì dentro vero?! - , quasi gridò per tutta la stanza. Quella frase l’aveva detta con tutta la forza, la speranza e la determinazione che aveva in corpo. 
Non voleva che lì nell’arena lui e i suoi tre migliori amici si dividessero per sempre. Non voleva che lì il loro meraviglioso legame venisse spezzato da quei giochi e dalla voglia di vivere. Voleva restare loro amico per sempre.
-    Si! - , gridarono gli altri tre in coro in risposta.
Hiccup si avviò a tavola insieme a Rapunzel per mangiare qualcosa prima di andare nella propria camera a cambiarsi per vedere il riepilogo della mietitura e con quale altro concorrente avrebbe dovuto combattere nell’arena.
Finito il pranzo entrò in una delle cinque camere presenti nel treno. Quattro per i tributi e una per il mentore che tra l’altro quel pomeriggio non si era ancora fatto vedere. Hiccup sperava che il loro mentore fosse un tipo che sapeva bene il da farsi perché solo uno così avrebbe potuto salvarli nell’arena mandando o no doni di sponsor.
Entrato nella stanza ammirò la sua magnificenza e grandezza. Era una grande camera da letto con il letto più morbido e setoso che Hiccup avesse mai visto o toccato. Tanti vestiti semplici ma di colori  diversi a seconda delle preferenze sistemati minuziosamente in comodini o armadi e un bagno tutto suo con doccia e vasca da bagno inclusa. Si sdraiò sul letto e rimase a guardare il soffitto come in attesa di un qualcosa che non sarebbe mai venuto. Attendendo ripercorreva tutti gli avvenimenti della giornata mentalmente come facendo un elenco. Lui che veniva estratto alla mietitura. I suoi due amici Rapunzel e Jack sorteggiati, la sorellina di Jack, Emma, scelta anche lei per andare ai giochi ma sostituita dall’inaspettata esclamazione della sua amica Merida di volerla sostituire come volontaria, cosa che ancora non aveva capito il perché. I suoi genitori disperati che erano venuti a trovarlo nel palazzo di giustizia. Skaracchio che gli diceva probabili tattiche per vincere. Il bacio di Astrid. E infine lui e i suoi tre amici che si promettevano che sarebbero rimasti comunque amici anche nell’arena. 
Prima di andare a cena, Hiccup si spogliò e si fece una calda, profumata, di rose e pino, doccia nella quale sarebbe voluto restare per sempre. Uscì e un getto d’aria caldo lo asciugò del tutto in un batter d’occhio. Uscito dal bagno solo in biancheria intima rovistò fra gli armadi e i cassetti colmi di vestiti scegliendo quelli che avrebbe indossato per la cena. Indossò una lunga maglietta verde di seta con un pantalone avano. Prese una giacca fatta tutta di pelliccia marrone morbida e sottile e con cura la indossò in abbinamento a scarpe dello stesso colore con sopra, anch’essi, uno strato di pelliccia.
Uscì dalla stanza e raggiunse tutti a tavola. Come nel pomeriggio quando era appena arrivato, Jack, Rapunzel e Merida già erano seduti comodamente serviti a mangiare brodo di pollo caldo. Unitosi agli amici al tavolo mangiò poco o niente ancora con lo stomaco chiuso da tutti gli avvenimenti della mattina. Poi finalmente arrivò il momento della serata che più aspettava. Sapere contro chi avrebbe combattuto nell’arena. Il riassunto della mietitura. 
I quattro si sistemarono comodamente sul divano dello scompartimento a fissare il grosso e moderno televisore sospeso sul muro. Si partiva dal primo dipartimento e così fino al sesto, il loro. Nonostante le riprese fossero eccellenti Hiccup memorizzò solo alcuni volti o persone. Una ragazza albina e dai capelli bianchi come Jack, dal dipartimento 1, chiamata Elsa. Una ragazzo biondino di grossa stazza proveniente dal dipartimento 4, Gambedipesce o qualcosa del genere. E un ragazzo dall’aria furba e astuta quasi da ladro del dipartimento 5 il cui rispettivo nome era Flynn. Poi venne il turno della loro mietitura. Prima Rapunzel che saliva sul palco con un volto sconvolto quasi piangente. Poi lui stesso che veniva chiamato e costretto a raggiungere la presentatrice. La sorellina di Jack scelta e piangente che si avviava verso il centro della piazza bloccata da Merida che si offriva volontaria. E infine Jack che veniva estratto e raggiungeva il gruppetto sconvolto, felice, ma triste allo stesso momento.
-    Lì nell’arena saremo tutti insieme vero?! In un’alleanza! -, dichiarò Hiccup irrompendo nel silenzio assordante creatosi nella stanza. Tutti annuirono e Hiccup era felice di sapere che li avrà con lui nell’arena. Di sapere che qualcuno ci sarà ad aiutarlo e che a sua volta avrà qualcuno da aiutare.
-    Come vedo, già avete creato un’alleanza. Ma io credo anche sappiate che non durerà per sempre, perché da lì solo uno fra tutti i tributi potrà uscirne vivo - . Una voce irruppe nella conversazione fra i quattro. Una forte e dura voce maschile che diceva la cruda e vera verità. Da lì solo uno sarebbe potuto uscirne vivo!

 

N.A.: Salve a tutti ed eccomi di nuovo con un nuovo capitolo della mia cosuccia. Oddei RINGRAZIO tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, 5 recensioni *^* e tra l’altro positive! Grazie mille VI ADORO :) spero vi piaccia anche questo secondo capitolo :). Come avete notato è  il POV di Hiccup nel palazzo di giustizia dove hanno luogo vari incontri con la famiglia (che non poteva mancare) Skaracchio (che è uno dei miei preferiti) e Astrid (non so perché ma in questi giorni ho voglia di scrivere di Astrid xD) che come avete letto ha baciato Hiccup perché lei lo ama. Vabbè, ieri notte ho fatto  la nottata perciò ora sono molto assonnato e se commetto degli errorini perdonatemi perché sto dormendo ad occhi aperti xD. 
Il prossimo capitolo sarà il POV di Merida sempre nel treno, e come vi avevo detto dal terzo in poi si capiranno meglio le REGOLE dei Capitol Games *^*
Ok ora stacco perché i miei occhi si chiudono da soli ed in più non vedo più niente … spero che recensiate anche questo capitolo :) e fatemi sapere se vi piace o eventuali errori. 
Ciao Ciao al prossimo capitolo * va in letargo *

DMP
  
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