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Autore: Hollister    06/01/2015    4 recensioni
Lexis, soprannominata anche Lex, è una ragazzina di sedici anni, capricciosa e avventurosa, sfacciata e amante del pericolo.
E’ sempre appartenuta alla Fazione degli Intrepidi, che ha già deciso di non lasciare.
Ma tra gli Intrepidi, sa che torreggia Eric, il freddo e calcolatore Capofazione: la colpirà nel profondo, come mai era successo; ma anche il giovane si sentirà terribilmente unito al cuore di quella mocciosa.
Un cuore di ghiaccio potrà mai essere sciolto da una ragazzina coraggiosa e piena di vita?
Lo scoprirete leggendo…
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Matthew, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Scontro.
Capitolo uno.






Appena tutti gli Iniziati fecero il loro salto nel vuoto, Eric balzò giù come una meteora, compiendo due capriole e cadendo di schiena, si diede la spinta necessaria per atterrare fuori dalla rete, perfettamente in piedi.
Quattro s’irrigidì immediatamente, come se fosse vicino ad un mostro a dieci teste.
 
A quanto pare, anche lui non prova una certa simpatia per Eric.
 
Il tremendo Capofazione, ci guardò tutti uno ad uno, soffermandosi su di me con uno sguardo maligno. Ricambiai l’occhiataccia, vidi le sue labbra quasi incresparsi in un sorriso beffardo, ma subito dopo, ecco di nuovo la sua espressione indecifrabile.
 
“Quattro sarà il vostro Istruttore, o almeno per i Trasfazione, mentre gli Interni li allenerò io”, disse, con la voce tonante e autoritaria.
 
Rabbrividii. Quindi sarebbe stato lui fin da subito a linciarmi con i suoi sguardi da spaventoso Capofazione. Sarebbe stato lui a vedermi morire sotto i colpi di qualche altre Interno.
Guardai Quentin, che aveva la bocca serrata in una linea dura. Sapevo cosa stava pensando. Avere Eric come insegnante non era di certo una cosa facile, dovevi ucciderti per farti notare da lui.
 
“Intanto vi facciamo fare un giretto”, aggiunse, cominciando a camminare lungo il tunnel buio.
 
Lo seguimmo, e dopo pochi minuti, raggiungiamo il Pozzo.
Era sempre stata la mia ‘casa’, adoravo girovagare libera in quel luogo. Mi conoscevano tutti, ero come una specie di attrazione da circo.
Il Pozzo, era una specie di grotta scavata nella roccia: sulle pareti erano stati fatti dei larghi fori per ospitare negozi e appartamenti.
Le piccole caverne secondarie comunicavano tra loro mediante degli stretti passaggi scolpiti nella pietra, ma senza protezioni.
In ogni angolo del Pozzo, le persone parlano, ridono, scherzando e corrono. Era una sensazione bellissima quella della libertà, che pochi conoscevano. Non potevo immaginare di stare ferma e composta tra gli Eruditi, era una cosa impossibile.
Tra i Trasfazione, noto Sophie parlare e ridere a bassa voce con un’altra ragazza dai capelli corvini e abbastanza alta, anche lei una Trasfazione. Aveva gli abiti di un’Erudita, e il suo sguardo aveva un cipiglio di chi ne sa tanto, forse troppo.
Quentin sbadigliò, io e lui conoscevamo questo posto come le nostre tasche.
Eric tirò un calcio ad una porta di metallo, che si aprì con un sordo cigolio, e la tenne aperta per farci entrare.
 
“Muovetevi a gettare i vostri abiti nell’inceneritore, non voglio sentire lamenti!”, esclamò, irritato.
 
Tutti si svestirono, ma mentre stavo per gettare i miei abiti da Intrepida, vidi Sophie, tre ragazze più avanti quasi piangere.
Eric le teneva un braccio stretto e le indicava il bracciale d’oro che aveva attorno al polso.
Il viso della ragazza era sconcertato e pieno di tristezza.
Mi avvicinai, senza vergognarmi di essere solo con l’intimo addosso, e posai una mano sulla spalla della ragazza.
Poi, guardai il Capofazione in cagnesco.
 
“E’ un braccialetto, magari anche importante, ti costa tanto lasciarle un gioiello?”, sibilai, guardandolo negli occhi d’acciaio.
“E’ la tradizione, non ammetto cambiamenti. Se getterà via il braccialetto sarà una vera Intrepida”, rispose, la voce furiosa.
 
Stavo per ribattere, ma Sophie mi fermò e si sfilò il braccialetto dal polso, per poi buttarlo nell’inceneritore.
La guardai con sorpresa, mentre se ne andava, con i lacrimoni pronti a bagnare il suo viso. Guardai un’ultima volta Eric, schifata, per poi raggiungere Sophie, che cercava di trattenere i singhiozzi.
 
“Mi dispiace, avrei dovuto…”, non mi lasciò finire la frase, sorridendo.
“Non importa Lex, ha ragione il Capofazione!”, sibilò lei, indossando dei pantaloni neri e lucidi. “Fa parte della tradizione, io voglio essere un’Intrepida, e perdere uno stupido braccialetto è solo un piccolo prezzo da pagare”.
I suoi occhi dicevano tutt’altro, ma la sua bocca sembrava parlare a vanvera.
La guardai per un attimo ancora, poi abbassai lo sguardo, sentendomi in colpa. Anche questa, Eric l’avrebbe pagata, senz’altro.
Quentin ci raggiunse, arrivò anche la ragazza dai capelli corvini, Erudita, che ci sorrise apertamente.
Mentre infilavo una maglietta aderente, i pantaloni elasticizzati e gli stivali, tutto rigorosamente nero, sentii una mano stringermi leggermente una spalla.
 
“Sei stata grande”, due occhioni di un blu intenso mi lasciarono spiazzata. La ragazza Erudita mi sorrise. “Mi chiamo Amelie, e tu devi essere per forza la famosa Lex”.
 
Disse il mio nome con ammirazione, guardandomi incantata.
 
“Già”, risposi, finendo di mettermi le scarpe. “Piacere di conoscerti”.
 
Quentin mi guardò e sorrise. “Adesso che abbiamo abbandonato i vecchi vestiti, mi sento una persona nuova”.
 
O forse un vero Intrepido, pensai ironica.
 
Ci dirigemmo tutti verso la mensa, ma appena entrammo, gli Intrepidi dentro alla stanza cominciarono a fare un fracasso infernale, sbattendo i pugni contro ai tavoli, urlando e scalciando come delle bestie imbizzarrite.
Mi sentii parte di loro, così insieme a Quentin e al resto del gruppo di Iniziati, urlammo e saltellammo un po’ dappertutto.
Ma appena sentii un grido d’ordine simile ad un tuono, la mensa si zittì all’instante, sotto gli occhi di ghiaccio del Capofazione Eric.
Ci guardò, - o almeno, guardava me come se volesse uccidermi – e questo bastò per far tornare tutto alla normalità.
Io, Quentin, Sophie ed Amelie ci sedemmo ad un tavolo, dopo aver preso un po’ di cibo. Tutti erano parecchio emozionati per un cambiamento del genere, e il cibo faticava a scendere lungo la gola.
Stava per cominciare il discorso di uno dei Capofazione, ma non avevo intenzione di ascoltare: alcuni Intrepidi mi avevano spifferato tutto, dicevano sempre lo stesso discorso, ogni anno.
Mi alzai dal tavolo, prendendo la mia mela e uscii di fretta dalla mensa. Nessuno mi notò, a parte il gruppetto di amici che avevo lì dentro, che mi fissarono.
Appena vidi il Pozzo, tirai un sospiro di sollievo. Era come tornare bambina.
 
Le urla mentre si correva per le stradine e i tunnel bui senza sapere dove andare.
Le risate di quando si faceva cadere qualche carretto pieno di frutta, i nascondigli preferiti di quando si giocava a ‘TROVAMI!”.
 
La mia mente era affollata di ricordi, che non mi accorsi nemmeno dei passi pesanti di qualcuno.
 
“Ti sembra il modo di uscire prima di un discorso importante?”, sibilò una voce fredda, facendomi voltare di scatto.
Vidi Eric, i suoi lineamenti contratti.
“Se pensi che un discorso lungo tre ore sia minimamente interessante, allora non capisco cosa tu abbia in quella testa”, risposi io, mentre in uno scatto il Capofazione mi prendeva per un braccio e me lo contorceva dietro la schiena.
Nessun gemito di dolore mi uscì dalle labbra; invece mi divincolai con agilità e lo guardai con aggressività. In qualche modo, il suo sguardo era terribilmente divertito, stava per scoppiare a ridere.
Io invece, non ci trovavo niente di divertente.
 
“Che vuoi?”, sbottai acida.
“Senti mocciosa, non riferirti a me in questo modo, il tuo futuro dipende da un mio giudizio”.
 
Mi ero dimenticata che avrebbe condotto lui gli allenamenti degli interni. Avevo già rischiato, tanto vale finire in bellezza.
 
“Se credi di spaventarmi, non ci stai riuscendo”, sibilai in risposta, mentre Eric si passava una mano tra i capelli perfettamente in ordine.
“Avresti dovuto scegliere i Candidi, la tua boccaccia è peggio di una fogna”, replicò lui, guardandomi in cagnesco.
La conversazione stava prendendo una piega quasi comica.
“Ah sì? Beh, invece sono un’Intrepida da sempre, quindi sarà difficile spezzarmi, caro Eric”.
Pronunciai il suo nome con disgusto, mentre i suoi occhi di acciaio mi trapassavano l’anima.
“Penso invece di riuscirci in pochissimo tempo”, ribatté, incrociando le braccia, le gambe leggermente divaricate, lo sguardo duro e severo.
Soffocai una risata e scossi la testa. “Fai come credi”, risposi io, passandogli di fianco, sfiorando la sua spalla possente.





**

Buongiorno a tutte le mie lettrici, spero che il primo capitolo non vi abbia deluso.
Come al solito, ringrazio le persone che hanno recensito il prologo (*^*), e come al solito, vi chiedo di linkarmi le vostre storie, che leggerò con piacere.
Intanto vi chiedo di leggere 'The Reason to Fight' di Kaimy_11 , è davvero una storia bellissima, l'adoro!
Come sapete domani si torna a scuola D:
Quindi a presto! Buon ritorno alla prigionia e miraccomando fate le brave (ouo).
Ciao ^^

-LEX.
   
 
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