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Autore: Ryoda_Oropa    18/11/2008    1 recensioni
Gli ainu, che un tempo abitavano insieme agli oni sullo stesso pianeta, sono stati esiliati al termine di una lunga guerra e costretti a vivere su un pianeta inospitale e privo di vita. Alla continua ricerca di fonti di energia pulita con lo scopo di rendere migliore la loro nuova dimora, questi esseri individuano in Lamù un ottima fonte e si preparano ad attaccare la Terra... ma non hanno fatto i conti con Ataru e soci! Secondo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e seconda fatica letteraria ad opera del duo di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Kurama, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL RATTO DI LAMU'

Il cielo sopra Tomobiki si oscurò improvvisamente ed un forte e acre odore di petrolio si diffuse nell'aria.

Una grande astronave arrugginita e malconcia fece la sua apparizione sopra la casa dei Moroboshi e nell’aria si udì il seguente messaggio:

"Vogliamo la ragazza con il bikini tigrato! Se non ce la consegnerete entro un'ora esatta, rovesceremo sulla città litri e litri di scarti di raffineria. L'acqua verrà inquinata e tutte le forme di vita che dipendono da essa, voi compresi, moriranno!".

La famiglia di Ataru era riunita a tavola per la cena e tutti i commensali sobbalzarono nell'udire quelle parole così minacciose.

Sakurambo e Kotatsu-Neko, accampati nel parco, si guardarono perplessi; poi il vecchio bonzo esclamò: "Sento un vento nefasto!".

Mendo si recò di corsa al centro di comando del suo esercito con indosso una divisa militare e la sua immancabile katana; il giovane diede istruzioni all’aviazione ed alle forze di terra corazzate, poi si sedette di fronte ad un grande schermo che inquadrava la misteriosa e fatiscente nave volante.

Tutti i compagni di scuola della bella aliena uscirono dalle loro dimore e restarono impietriti di fronte all’imponente astronave sospesa nel vuoto.

Fuori dalla casa dei Moroboshi si radunò una folla urlante che chiedeva a gran voce che Lamù obbedisse; in quei quattro anni trascorsi dal suo arrivo i cittadini di Tomobiki avevano assistito ad ogni genere di disastro e non volevano assolutamente che anche questa nuova sciagura si abbattesse sulle loro teste.

"Fatela uscire! Non ne possiamo più!!".

"Moroboshi! Questa è la goccia che fa traboccare il vaso!".

"Quell'idiota di vostro figlio non fa altro che attirare guai! Ora basta!!".

Anche se erano barricati in casa, la gente gridava a tal punto che tutti potevano sentire. Ataru, Lamù e Ten stavano seduti in camera con la testa bassa ed in silenzio.

"Ora esco e li incenerisco tutti!", disse il piccolo oni.

"Non risolverebbe nulla", sbottò Ataru.

Lamù rimase in silenzio con gli occhi bassi gonfi di lacrime.

Improvvisamente la bella aliena si alzò, stampò un dolce bacio sulla fronte del giovane Moroboshi e disse: "Io vado via... abbi cura ti te, tesoruccio adorato".

Ataru si alzò di scatto e spingendo via Lamù corse giù per le scale, inciampò e si ritrovò in strada. Una pioggia leggera lo accolse, insieme alle facce tese dei suoi compaesani ammutoliti.

"Ora basta!!", gridò il ragazzo. "Chi siete voi per costringere qualcuno a lasciare la propria casa? Lamù abita a Tomobiki ed è una di noi! MANDERESTE VIA I VOSTRI CARI SENZA SAPERE DOVE? LI ABBANDONERESTE NEL MOMENTO DEL BISOGNO?!?", concluse Ataru mentre le lacrime scorrevano sul suo volto segnato dalla rabbia. "NON POSSO LASCIARLA ANDARE!!".

La folla cominciò a diradarsi; poi, un uomo incappucciato rimasto immobile gridò: "TU SEI SEMPRE STATO IL PRIMO A TRATTARLA MALE!".

"HA RAGIONE!", rispose qualcuno.

"L’HAI SEMPRE UMILIATA!", aggiunse un altro.

"LA COLPA E' SOLO TUA, ATARU!", replicò un terzo individuo.

"Perfetto!", pensò l’uomo incappucciato. "Soffri, Ataru. Soffri come soffro io, con la consapevolezza di non poterla avere!". Due spesse lenti brillarono malignamente sotto il cappuccio e lo sguardo di Megane si fece ricco di gelida soddisfazione.

Ataru crollò al suolo singhiozzando; una mano lo sfiorò dolcemente sulla testa: era quella di Lamù e tutti zittirono immediatamente.

"Ho deciso di andarmene", disse la ragazza facendosi strada fra la folla. "Lasciate in pace il mio tesoruccio!".

"HO VISTO ANCHE TROPPO! FUOCO!!", gridò Shutaro dal centro di comando della sua base. "Ataru, hai parlato da uomo!", aggiunse.

Solo lo scrosciare della pioggia rompeva il silenzio che accompagnava ogni passo della bella aliena verso un destino sconosciuto. I suoi compagni di classe non distoglievano nemmeno per un secondo lo sguardo dall’amica. Shinobu singhiozzava forte: in quei quattro anni avevano vissuto mille avventure, e dopo i primi, battaglieri tempi nei quali si consideravano rivali in amore fra loro si era instaurato un forte legame di amicizia... ed ora la stava perdendo.

Un fischio attirò l’attenzione di tutti verso il cielo; un secondo dopo una grande esplosione investì l’enorme astronave. Detriti metallici precipitarono al suolo e la gente cercò rifugio correndo all’impazzata. In breve il cielo fu invaso da uno sciame di caccia riportanti il polipo simbolo della famiglia Mendo e intere legioni di carri armati avanzavano facendo tremare la terra coi cannoni puntati verso il loro bersaglio.

A bordo dell’astronave gli occupanti erano stati colti di sorpresa. "CHI E’ L'IDIOTA CHE HA SCORDATO DI ATTIVARE GLI SCUDI?", tuonò quello che sembrava il comandante.

"Ho visto la ragazza uscire dal suo nascondiglio ed ho disattivato la barriera per attivare il raggio trasportatore e portarla qui", rispose un sottoposto.

"Stato dei danni?", chiese il comandante voltandosi verso i posti di comando del computer della nave.

"Lievi, signore! Ma il raggio trasportatore è inutilizzabile".

"Poco male!", affermò il comandante. "Ora riattivate la barriera ed identificate l’origine dell’attacco!".

"Sarà fatto!", risposero all'unisono i sottufficiali.

 

L'attacco era massiccio: le forze di terra e di cielo tempestavano di proiettili l'astronave nemica, ma tutto sembrava inutile; i colpi venivano assorbiti da una strana barriera difensiva.

L'enorme nave cominciò a muoversi in direzione della tenuta dei Mendo, emettendo un acre e pesante fumo nero.

 

"Questo è il momento, Lamù!", gridò Ataru in direzione dell'amata. "Fuggiamo da qui! Ci penserà l'esercito di Mendo a ricacciare quell'affare da dove è venuto!". Però Lamù si era accorta che i colpi non producevano alcun effetto su quella grandissima nave e restava immobile a fissarla, come pietrificata.

 

Da una fessura dell'astronave apparve un velivolo più piccolo, anch'esso sporco e coperto di ruggine che raggiunse il suolo proprio davanti alla casa dei Moroboshi. Ataru ed i suoi compagni si schierarono subito di fronte a Lamù, pronti a proteggerla in qualunque circostanza.

Il piccolo mezzo si fermò sulla strada, dove fino a pochi minuti era radunata la folla urlante. Ne discesero degli esseri grossi e sporchi d'olio, con la mascella inferiore sporgente, grandi pance pelose, forti braccia ed occhi truci.

Tutti i ragazzi indietreggiarono a quella vista e quando un alito di vento condusse alle loro narici il fetore rilasciato da quegli esseri ognuno di loro dovette istintivamente coprirsi il naso e la bocca.

"COSA VOLETE?", tuonò Ataru muovendo un passo in avanti.

"Non dobbiamo dare alcuna spiegazione, miserabile terrestre!", affermò uno di quegli orribili esseri. "Ora la ragazza col bikini tigrato verrà con noi!".

Ataru abbozzò una frase intimidatoria, ma venne investito dallo spruzzo di un liquido nauseabondo e cadde al suolo privo di sensi. I suoi amici tentarono di soccorrerlo, ma anch'essi subirono lo stesso destino.

Lamù, in preda al panico, lanciò una scarica elettrica contro gli invasori che tuttavia non riuscì a penetratre la loro spessa pellaccia; un secondo dopo, stordita dal fetore di quello strano liquido, crollò a terra priva di sensi e gli orridi esseri la caricarono a bordo dell'astronave.

 

Quando Ataru riprese conoscenza, la notte era calata. Cominciò a guardarsi lentamente intorno insieme ai suoi amici, ma di Lamù e degli strani esseri... non vi era più alcuna traccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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