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Autore: rosso rubino    08/01/2015    0 recensioni
Spesso la vita ci porta a scegliere delle strade. Ci sono molte strade, alcune giuste, altre sbagliate, altre ancora sono sbagliate e ci portano su quelle giuste. Spesso la vita pone ostacoli davanti al nostro cammino e ci disarma rendendoci soli, fragili, distrutti.
Spesso la vita ci pone davanti a muri.
E quei muri sono la nostra unica via.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo



 
"Senza il buio le stelle non possono brillare"
(Tumblr)




Sono seduti attorno al fuoco, tutti stretti, per ricevere un po' di calore, per sentirsi protetti. Si nascondono, dalla verità, da qualsiasi altra cosa che possa rivelare loro quell'abominio. Ma sono consapevoli che ormai nessuno è più al sicuro. Le fiamme del piccolo focolare si protendono verso la notte scura, fino a rilasciare qualche scintilla. Illumina i visi terrorizzati dei presenti.
 Ecco ciò che rimane dell'umanità, solo il fuoco, come all'origine.
Una figura alta e spiccata si alza, ben differenziata dal gruppetto pallido. E' l'unico con i nervi ancora saldi. Si incammina con passo deciso verso il punto in cui il semicerchio finisce. Il suo viso viene immediatamente illuminato dalla luce del piccolo focolare. La su carnagione è scura, del colore del carbone allo stato nativo, i suoi occhi anch'essi scuri. Ha un paio di grosse borse sotto gli occhi, che tuttavia non riescono a nascondere la sua frustrazione.
-Signori, signore- dice chinando il capo- siamo riusciti a fuggire. Per qualche  strano scherzo del destino, siamo sopravvissuti. I sopravvissuti. Ma non tutti sono stati fortunati quanto noi. Non sappiamo quanti uomini ci siano là fuori. Non sappiamo se sono milioni, mille oppure centinaia o poche decine le persone che respirano ancora.  E noi dobbiamo accettarlo. E' l'uomo che si è creato la strada verso la distruzione di sé stesso e l'uomo dovrà ripagare per il danno commesso. So che siete disperati. Oggi abbiamo perso quasi tutto: parenti, amici, figli, casa e un tetto...- pensa bene di non aggiungere altro, avrebbe solo peggiorato la situazione- Ma non tutto. Abbiamo ancora noi tessi e un'unica speranza. Non so se esiste lassù un dio o se invece non esiste affatto. Chiedete asilo pure a chi volete. Ma non servirà a niente: noi dobbiamo reagire. Stare chinati e scongiurare, senza fare niente vuol dire morte certa.  E anche se può sembrare inaccettabile, un'altra minaccia incombe su di noi. Una minaccia anche peggiore della guerra, di qualsiasi altro incubo che possiate immaginare-. Il suo tono si spegne pian piano.- Sapete di cosa sto parlando. Domani, qualcuno di noi potrebbe morire, come è possibile che muoiano tutti o nessuno. Ma il nostro compito non è rimanere vivi per comodità, o per un lusso che non possiamo permetterci. Noi dobbiamo portare l'umanità alla salvezza! Non so se comprendete appieno il significato ma...è come se fossimo stati scelti per...ricominciare. Possiamo costruire una nuova vita, mattone per mattone. E possiamo insegnare ai nostri figli  non commettere gli errori del passato. In oltre...-
-Scusa, signor tante parole, e dove ne traiamo vantaggio NOI?
-Be', ecco- inizia a balbettare. Non si era preparato ad una simile domanda.
-Tanto prima o poi moriremo tutti, comunque vadano le cose, no?- .La piccola folla annuisce accennando convinta con il capo e rivolgendo sguardi insaziabili all'uomo che fino a quel momento aveva parlato.
Un piccola donna, bassa e robusta si alza. -E ormai abbiamo perso tutto. Come possiamo convivere con il rimorso dei nostri stessi errori? Come possiamo dimenticare il passato pensando in ogni maledettissimo giorno che si soffre ancora?
-Uomo, stai sognando. Ma il tuo sogno non è raggiungibile. Io propongo di dividerci e, dato che prima o poi tutti moriremo, di fare ciò che ci pare, almeno per una volta-.
L'atmosfera esplode. Tutti si mettono a parlare, l'uno sopra l'altro, ad azzuffarsi, ad urlare. Regna il caos più totale. Il povero uomo che prima aveva avuto tanta fiducia nell'umanità era rimasto indignato. Inizia a pensare alla stupidità, all'ignoranza, all'egoismo degli esseri umani. E si accorge che con c'è futuro.
Urla uno, due, tre volte.
Dopo non aver ricevuto alcuna risposta, corre veloce verso il bosco. Forse il ragazzo e la donna avevano ragione. Chi ha più voglia di credere in qualcosa di migliore dopo che la propria vita procede sempre peggio? E' da stupidi. Ma il suo cervello gli ordina solo una cosa: correre. Non sa il perché. Per scappare, da ogni scelta, da ogni problema. Non era mai fuggito. Aveva sempre abbattuto ogni muro, superato ogni ostacolo. Non si era mai sottratto davanti ad un difficoltà. Ma ora i tempi sono cambiati. E niente ha un senso logico. Quindi corre. Corre, corre, corre fino a non avere più fiato, fino a quando il senso asfissiante del soffocamento non gli travolge i polmoni, fino a quando non crolla a terra, sfinito. Perde il senso del tempo,  e gli si paralizzano le gambe.
Che senso ha continuare se il destino è sempre lo stesso?
Gli passano davanti le immagini di tutta la sua vita e gli risultano così terribilmente strazianti. E quei ricordi bruciano e ardono nel suo cuore supplicante e gli procurano un dolore lacerante. Un'intera esistenza buttata via...Tutto l'impegno di una vita a che era servito? Solo per renderlo più consapevole di cosa stava realmente accadendo e a farlo soffrire di più. Sente il suo nome, che riecheggia all'infinito ripetuto da un coro di voci. Ecco, la pazzia è un buon modo per sottrarsi dalla realtà.
Ma le voci si avvicinano e chiamano il suo nome, chiamano il suo nome.
Così, l'uomo di colore si ritrova ad urlare, un urlo non umano, ma simile al verso di una belva ferita. Una mano calda gli accarezza il viso.
-Piccolo uomo, noi siamo con te- sussurra la voce. Con una calma così accentuata, con una dolcezza così sincera e spontanea. Apre gli occhi e si accorge di aver pianto. La luce del giorno quasi lo acceca, eppure risulta talmente piacevole, nel suo piccolo. Con l'aiuto di un paio di persone si alza. Davanti ai suoi occhi si parano circa una dozzina di persone fra uomini, donne e bambini. Ma hanno negli occhi qualcosa di più rispetto alla serata prima. Che non sono i bolli procurati, né i capillari sconquassati.
Dentro vi brilla una luce, simile alla speranza.
   
 
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