Anime & Manga > Battle Spirits
Segui la storia  |       
Autore: HikariMoon    08/01/2015    2 recensioni
NUOVO AGGIORNAMENTO: AVVISO
Sono passati quattro anni dal ritorno dei Maestri della Luce dal futuro. Quattro anni in cui Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo hanno cercato di riprendere le fila della propria vita.
Ma è arrivato il momento che i Guerrieri di Gran RoRo tornino a combattere per i sei mondi. Guidati da una verde farfalla i quattro si ritroveranno finalmente catapultati a Gran RoRo. E ad attenderli ci saranno vecchi amici e una misteriosa ragazza. Grazie a loro verranno a sapere tutto ciò che è successo in quegli anni e chi minaccia la pace, rendendosi conto di come il mondo che hanno lasciato non sia più lo stesso. Ma prima di iniziare la loro battaglia scopriranno che c’è una loro vecchia amica che ha bisogno del loro aiuto.
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideto Suzuri, Kenzo Hyoudo, Mai Viole/Shinomiya, Nuovo personaggio, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTA: piccolo consiglio per la lettura… ad un certo punto, una parte della storia sarà introdotta da un asterisco. Da quel punto in poi vi suggerisco di ascoltare la sigla di “Battle Spirits - Dan il Guerriero Rosso”, o la versione italiana (https://www.youtube.com/watch?v=cR2EJKgo52g) o quella giapponese (https://www.youtube.com/watch?v=550D8g9qUUM)… secondo me merita. ^-^


Capitolo 2

Mossa ancora una volta la mano in segno di saluto, Mai si avviò lungo il marciapiedi che costeggiava la spiaggia. Le amiche, con cui era venuta al mare quella mattina e con cui aveva pranzato, avevano programmato di restare anche il pomeriggio in spiaggia.

La ragazza, invece, doveva raggiungere il luogo dove avevano deciso di incontrarsi. Era felice che gli altri fossero stati d’accordo di riunirsi a poca distanza dalla spiaggia, permettendole così di passare il tempo con le amiche fino all’ultimo minuto.

Continuando a godersi il sole e il cielo azzurro, Mai arrivò non molto tempo dopo al luogo prestabilito. Era stata un’idea di Kenzo quella di proporre il luogo dove, ormai quasi quattro anni prima, lei e lui si erano incontrati per parlare un po’ di quello che era successo nel futuro. Mai sorrise e salì sul largo muretto che delimitava il marciapiede. Chiuse gli occhi e inspirò l’aria che veniva spinta da una leggera brezza. Lasciò cadere la borsa a terra e vi si sedette accanto. Dietro di lei, oltre la strada, c’era la stazione del tram da cui probabilmente sarebbero venuti gli altri. I suoi grandi occhi ametista si posarono sulla spiaggia sottostante, affollata di bagnanti che si godevano gli ultimi giorni di sole prima dell’imminente inizio dell’autunno. Le grida e le risate arrivavano forti fino a lei. Lentamente, iniziò a dondolare le gambe e il suo sguardo tornò a posarsi sul lontano orizzonte del mare. Tutto sembrava così vivo, così allegro. Anche il mare sembrava scintillare in modo diverso, quasi contagiato da coloro che nelle sue acque cristalline cercavano refrigerio dal caldo della giornata.

Era veramente una giornata splendida: cielo azzurro e terso, pigri nuvoloni bianchi che sembravano stiracchiarsi all’orizzonte, mare limpido e scintillante, spiaggia bianca e festosa, una brezza leggera che rendeva ancora più perfetto il clima non più caldo e afoso di quell’estate che stava volgendo al termine.

I primi tempi le era stato difficile vedere gli altri così felici in un giorno così doloroso per lei, quando i suoi pensieri si facevano più malinconici. Le prime volte passava quelle mattine al cimitero, da Dan. Ma quel giorno non aveva potuto. Forse era stato quel sogno, forse le sensazioni delle ultime settimane che sembravano volerle far credere di poter tornare a Gran RoRo… ma aveva sentito che il modo migliore per ricordare Dan fosse quello di essere felice. E se Gran RoRo l’avesse veramente richiamata, sarebbe andata nonostante i dubbi e le paure. Anche se il pensiero che non ci fosse Dan, l’avrebbe fatta soffrire.

Era stata una quattordicenne ostinata e testarda, alla ricerca della fama e del successo, una ragazzina che dietro una scorza di superficialità e indifferenza nascondeva il suo profondo desiderio di aiutare gli altri. Una ragazzina che a Gran RoRo aveva imparato a sacrificarsi e ad avere fiducia negli altri.

Era diventata una sedicenne che nascondeva nel cuore il dolore di essere stata sconfitta, piegata dall’odio degli altri. Una ragazza che aveva cercato nel futuro un modo per riscattare il passato, che aveva riscoperto la gentilezza e la disponibilità usandole però per nascondere il proprio animo combattivo, per non soffrire ancora. Il futuro le aveva mostrato che poteva ancora essere entrambe e aveva lottato di nuovo per coloro che soffrivano.

E nel corso di quegli anni aveva scoperto che cosa significava amare. Prima troppo orgogliosa per ammetterlo, poi troppo spaventata di soffrire per dichiararlo. C’era voluta tutta l’avventura del futuro per curare le vecchie ferite e darle la possibilità di scoprire di essere ricambiata. Aveva finalmente scoperto che cosa significasse amare, anche se per poco tempo.

Mai alzò lo sguardo verso il cielo azzurro, dove gli uccelli si libravano liberi e leggeri. Per mesi, dopo quel giorno aveva creduto di essere di nuovo in trappola. Ora, finalmente era di nuovo libera come loro. Era cresciuta e maturata ancora in quegli anni, era riuscita a venire a patti con tutte le esperienze belle e brutte che aveva affrontato. Il Guerriero Viola e il membro dell’equipaggio della Sophia si erano fuse in un’unica persona, ora pronta a mostrare sia il suo lato dolce sia quello determinato, una giovane donna che non avrebbe più dovuto aver paura di amare e anche di soffrire. Lo doveva anche a Dan, lui avrebbe voluto vederla felice…

“Sorpresa!”

Mai sobbalzò a quella parola quasi gridata nel suo orecchio e sentendo due mani che si posavano sulle sue spalle. Quasi perse l’equilibrio e dovette afferrarsi al bordo del muretto per non cadere di sotto. Con il cuore che batteva quasi volesse uscire dal petto, la ragazza si voltò con gli occhi sgranati solo per incontrare il volto sorridente di Hideto.

“Tu sei… tu sei…”

Hideto sorrise mentre Mai cercava di trovare una parola adatta per mostrare il suo disappunto, ma senza offenderlo troppo. Indignata dal divertimento che lui sembrava trovare, la ragazza afferrò la borsa per colpirlo con essa. L’intento bellicoso era però vanificato dal sorriso spuntato sulle sue labbra.

“Sei uno stupido, Hideto!”

Il ragazzo, che le sembrava ancora più cresciuto dall’ultima volta, scansò ridendo l’arma impropria di Mai e si alzò in piedi. Per qualche istante i due si fissarono negli occhi e Mai cercò di mostrarsi molto offesa. Alla fine, però, Hideto le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e sulle labbra di Mai eruppe un radioso sorriso. I due si abbracciarono per qualche istante, fino a quando Mai si staccò da lui.

“Allora, da quale parte del mondo sbuchi questa volta?”

Hideto sorrise e alzò le spalle. “Oh, non molto lontano. Ero in Australia.”

Mai lo colpì sul braccio con la mano. “E cosa aspettavi a rispondermi allora?”

Il Guerriero Blu sorrise ironico. “Scusa, la prossima volta mi porto il computer nel deserto e lo carico con l’aria rovente.”

La ragazza incrociò le braccia e sbuffò. “Potresti sempre portarti un caricabatteria ad energia solare.”

Dopo un istante, Mai guardò di sottecchi l’amico e i due si ritrovarono di nuovo a ridere. Hideto, mentre guardava l’amica, non poteva che essere felice. Lui e Kenzo avevano avuto paura che Mai non ce l’avrebbe fatta a superare la perdita di Dan. I primi tempi aveva sempre fatto così fatica a ridere e sorridere. Ora invece si vedeva che era finalmente serena. Aveva sempre saputo che Mai era una ragazza forte e il futuro, nonostante tutto, l’aveva aiutata come aveva aiutato anche lui e tutti gli altri. Avevano avuto bisogno di ritrovare fiducia in sé stessi. Dan sarebbe stato felice di sapere che il suo sacrificio non fosse stato vano. Ora però come faceva a raccontarle dei suoi strani sogni e sensazioni? Se erano solo sue illusioni? Non voleva rischiare di fare crescere speranze infondate né in lei né negli altri.

“Allora?”

Hideto si riscosse e si accorse che Mai lo stava guardando in attesa. Un’espressione confusa apparve sul volto del ragazzo.

“Scusa?”

Mai sorrise paziente. “Non mi racconti niente del tuo viaggio?”

A quel punto Hideto capì. “Ah, sì, scusa. Ero solo sovrappensiero.”

La ragazza scosse la testa. “Non ti preoccupare. Pensavo fosse un modo carino per passare il tempo fino a quando non arrivano gli altri.”

Hideto annuì. “Certo. Comunque la prossima volta decidiamo con largo anticipo. Così io non mi sogno di andare chissà dove ed essere costretto a prendere l’aereo di notte.”

Mai spalancò gli occhi sorpresa. “Potevi avvertirmi… avremmo potuto posticipare. Magari rimandare a domani. Sarai stanchissimo!”

Fu il turno di Hideto questa volta scuotere la testa. Il suo sguardo si fece serio.

“Non avrei mancato quest’appuntamento per nulla al mondo. Non solo perché siamo gli ultimi Maestri della Luce.”

Mai capì che cosa Hideto aveva lasciato in sospeso e gli sorrise grata. In quei quattro anni i suoi amici avevano sempre cercato di starle vicino e anche quando lei aveva ripreso a duellare, accettando il dolore e andando avanti, avevano sempre cercato di esserci nell’anniversario della scomparsa di Dan.

Prima che uno dei due potesse dire qualcos’altro, un movimento alle spalle di Mai attirò la loro attenzione. Hideto fu il primo a sorridere e alzare la mano in segno di saluto, mentre la ragazza si voltò e si accorse anche lei di chi fosse appena arrivato salutandolo subito dopo.

Yuuki si fermò accanto ai due amici e ricambiò il saluto.

“Credevamo fossi scomparso, Hideto. Mai cominciava a credere che ti fossi dato alla macchia.”

Hideto sorrise e scosse una mano.

“Questione risolta. Mai ha decretato che la prossima volta che vado in Australia devo portarmi un computer che possa usare un caricabatteria ad energia solare.”

La ragazza annuì soddisfatta. “Non mi sembra una cattiva idea.”

Hideto preferì non proseguire il discorso anche perché effettivamente non era una cattiva idea e tornò a prestare la propria attenzione a Yuuki.

“Allora, Yuuki. Come va?”

Erano un paio di mesi che non si vedevano tutti e quattro, anche se si erano tenuti in contatto con le email e il telefono. In quegli anni erano stati tutti e quattro allo stesso tempo lontani e vicini: lontani perché dovevano prendere le proprie strade, vicini perché fossero sempre pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri. Yuuki e Mai erano forse stati i due che più di tutti avevano avuto bisogno di aiuto, ma anche Hideto e Kenzo si erano sentiti più forti con l’appoggio degli amici.

“Considerato tutto, potrebbe andare meglio. Ma già il fatto che nessuno mi abbia ancora riconosciuto è qualcosa.”

Yuuki aveva ragione e lo sapevano sia Mai sia Hideto. Fin dai loro primi incontri quell’incognita era rimasta. Cosa sarebbe successo se un giorno qualcuno avesse riconosciuto Yuuki come il Guerriero Bianco creduto morto cinque anni prima? I primi tempi erano tutti stati molto sospettosi e avevano preferito incontrarsi a casa di Elisabeth. Ma per fortuna anche Yuuki erano cresciuto e a quanto sembrava le persone dimenticavano facilmente un volto quando non erano costrette a ricordarselo.

Proprio in quel momento arrivò il tram che si fermò sferragliando davanti alla piccola stazione e attirando l’attenzione dei tre ragazzi. Una testa dai riconoscibilissimi capelli verdi fece capolino dal mezzo di trasporto e si infilò di corsa nel piccolo sottopassaggio che passava sotto i binari. I tre ragazzi sorrisero e si misero in attesa dell’ultimo Maestro della Luce. Kenzo, infatti, non si fece attendere a lungo e sbucò trafelato dal sottopassaggio. Era fin troppo evidente la paura che il ragazzino aveva avuto di arrivare in ritardo.

Notando i tre amici, Kenzo aveva alzato il braccio per salutarli e aveva percorso di corsa gli ultimi metri che lo separavano da loro.

“Scusate! So che sono in ritardo… ma non mi ero proprio accorto dell’ora!”

Hideto mise una mano sulla spalla del ragazzino, piegato in due dallo sforzo e impegnato nel tentativo di riprendere fiato.

“Guarda che non scappavamo mica. Non serviva che corressi, soprattutto con questo caldo!”

Kenzo, riuscito finalmente a riempire a sufficienza i polmoni di ossigeno, si risistemò gli occhiali e guardò l’amico indispettito.

“Lo sai che ci tengo alla puntualità. Stavo facendo una ricerca e non ho guardato l’ora.”

Il che non era neppure una bugia, pensò Kenzo. La realtà era che aveva usato la maggior parte del tempo per scervellarsi sulle strane sensazioni provate nelle settimane precedenti. Ma, in fin dei conti, il risultato era stato lo stesso e tanto valeva pensare ancora un po’ se dirlo agli altri oppure no.

Hideto sorrise divertito e alzò le mani sconfitto.

“Non sia mai che il nostro piccolo genio non riesca nei suoi mirabolanti progetti!”

Kenzo lo fissò leggermente offeso. “Non è questo il punto! E lo sai! Non mi sarei mai perso una nostra rimpatriata.”

Mai e Yuuki sorrisero guardando lo scambio tra i due e alla fine la ragazza passò un braccio attorno alle spalle del ragazzino per rassicurarlo. Per un attimo le sembrò di essere tornata a quattro anni prima, quando su quel muretto c’erano solo lei e Kenzo. Ma ora era diverso, ora c’erano anche Hideto e Yuuki.

“Kenzo, lo sappiamo. Non preoccuparti. I nostri incontri sono importanti per tutti noi come anche i progetti di ciascuno di noi. Su cos’era la ricerca?”

Kenzo, per la prima volta in quel giorno, sentì la mente schiarirsi e iniziò a raccontare con sempre maggior entusiasmo l’argomento della ricerca su cui quella mattina non era riuscito a concentrarsi. Forse perché, quando era con i suoi amici, riusciva a permettersi di pensare un po’ di meno a quello che lo preoccupava.

Mentre il ragazzino continuava a raccontare, i quattro ragazzi iniziarono a camminare costeggiando l’alto muro che li separava dalla spiaggia. I loro incontri riuscivano a rasserenare ciascuno di loro e in quegli istanti tutti e quattro, ignari di farlo tutti insieme, si ritrovarono a cercare un modo per introdurre il discorso “sogni e sensazioni” con gli altri. Ora, più che mai, erano convinti che fosse importante.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Dopo aver camminato per un po’ di tempo, i quattro ragazzi avevano deciso di trovare una zona un po’ più tranquilla per poter continuare a parlare, rimanendo pur sempre all’aperto. Era una giornata troppo bella per sprecarla chiusi in qualche posto. Tutti d’accordo, presero una delle stradine che conducevano verso la zona alta delle colline e della zona residenziale che costeggiava la spiaggia.

Alla fine, la loro scelta era caduta su un piccolo parco in cui si erano imbattuti girovagando tra le tranquille stradine. Seduti sulle panchine all’ombra, c’erano solo un paio di anziani e un gruppetto di mamme che guardavano i bambini giocare sulle giostre. I rumori della spiaggia salivano fin lassù ma giungevano ovattati e tra gli alberi si riusciva poteva scorgere il mare e i bagnanti.

I Maestri della Luce individuarono una panchina un po’ più isolata dalle altre e lontana dai giochi e vi si diressero senza indugio. Kenzo e Mai vi si sedettero e la ragazza posò finalmente a terra la borsa piena degli oggetti di spiaggia. Hideto, messe le mani in tasca, si posò al bordo della panchina e Yuuki si si appoggiò con la schiena ad un albero vicino alla stessa.

Mentre erano stati in cerca di un luogo dove fermarsi, i quattro ragazzi si erano ritrovati a discutere sui progressi che avevano fatto in quegli anni per la loro battaglia sulla verità di Gran RoRo. Pur ritrovandosi d’accordo ancora una volta sul fatto che un approccio frontale non sarebbe servito a nulla, se non a riportarli alla situazione di cinque anni prima, i Maestri della Luce si erano resi conto che neppure la loro nuova tattica stava ottenendo i risultati sperati.

“Non credo che sia colpa nostra o del metodo che usiamo…”

La voce di Hideto riportò l’attenzione degli altri sul discorso che avevano interrotto nel momento in cui erano entrati nel parco.

“… piuttosto mi sembra che siano le altre persone. È una mia impressione o la maggior parte di loro sembra quasi aver dimenticato tutto quello che è successo sei anni fa?”

Ci furono un paio di istanti di silenzio, prima che Kenzo, con un sospiro di rassegnazione, parlasse a sua volta.

“Penso che sia un atteggiamento comune… quando gli anni passano e le vicende non ti riguardano in prima persona, tendi a non prestarci più attenzione.”

Mai annuì tristemente. “Dopotutto non possiamo neanche incolparli del tutto… tutti hanno i propri problemi quotidiani, la questione di Gran RoRo è molto lontana dalla vita di tutti i giorni.”

“E non potevamo certo aspettarci che dopo tutto quello che è successo e che è stato detto ci accogliessero a braccia aperte. Dopo che anche Dan si è arreso, le persone hanno semplicemente voltato pagina. Se non fosse stato per il Re del Mondo Altrove, per loro Gran RoRo non sarebbe mai esistito.”

Gli altri tre annuirono lentamente alle parole di Yuuki. Gran RoRo era apparso nella vita dell’umanità all’improvviso e altrettanto all’improvviso era scomparso lasciando soprattutto dubbi e paure. Anche loro erano stati lasciati soltanto con l’incertezza di una promessa, ma senza alcuna garanzia che il portale di Gran RoRo si sarebbe presto riaperto per loro. Dopotutto, neppure nel 2651 l’umanità era ritornata a Gran RoRo. Forse dovevano mettersi il cuore in pace… non sarebbero stati loro a rincontrare Magisa. Forse in un futuro ancora più lontano ci sarebbero stati nuovi Maestri della Luce che lo avrebbero varcato…

Quando questo triste pensiero attraversò la mente di Hideto, il ragazzo si rese conto che non poteva tacere sulle sensazioni che aveva provato. Dovevano tutti aggrapparsi alla più piccola speranza. Non potevano permettere che la nostalgia facesse loro credere di non fare abbastanza o di non avere una possibilità.

Hideto, presa quella decisione, inspirò e alzò lo sguardo sugli amici.

“Sarebbe bello avere almeno un segno, vero? Qualcosa che magari ci faccia capire che Gran RoRo non si è dimenticato di noi. Magari un messaggio di Magisa o qualcosa per continuare ad alimentare la nostra speranza di tornare a Gran RoRo…”

Il Guerriero Blu rimase in attesa e guardò i suoi amici sperando in un segno di riconoscimento da parte loro. Se avevano avuto anche loro le sue sensazioni, avrebbero capito che si stava riferendo ad esse.

E la reazione che Hideto sperava non si fece attendere. Mai e Kenzo con gli occhi leggermente sgranati si voltarono verso di lui: era evidente la sorpresa che provavano nel rendersi conto di non essere stati gli unici ad avvertire quelle sensazioni.

“Anche tu, Hideto?”

Il ragazzo annuì verso Mai. Prima che potesse aggiungere altro per spiegare quello che personalmente aveva vissuto, fu Yuuki a parlare per primo. Quando gli altri tre Maestri della Luce si voltarono verso di lui videro nei suoi occhi un vago senso di sollievo, quasi una speranza che riaffiorava misto a quello che sembrava un netto senso di colpa. Senso di colpa di cui Mai, Hideto e Kenzo non si spiegavano il motivo. Ora che era chiaro che tutti e quattro avevano avuto quelle sensazioni o sogni o entrambe, nessuno di loro poteva incolparsi per non averlo detto appena si erano riuniti. I loro dubbi, però, furono presto dissipati dalle successive parole di Yuuki.

“Prima di parlare di quello che è successo recentemente… c’è una cosa che forse avrei dovuto raccontarvi prima.”

Kenzo guardò il Guerriero Bianco curioso. “Di cosa stai parlando?”

Se Yuuki si trovava a disagio nel parlare di qualcosa di così personale non lo diede a vedere, come aveva sempre fatto anche a Gran RoRo.

“È successo il giorno in cui mi sono risvegliato dal coma.”

Quelle parole fecero apparire sul volto dei tre un’espressione ancora più perplessa.

“Ma visto quello che è successo nelle ultime settimane… credo sia giusto che lo sappiate. Quel giorno non mi sono risvegliato da solo, ma sono stato aiutato.”

Mai, Hideto e Kenzo non dissero nulla, in attesa che Yuuki parlasse. Sembravano tanti piccoli pezzi di un puzzle che si andavano sistemando.

“Era una specie di sogno che non finiva mai, sempre uguale. Ma ad un certo punto all’improvviso è apparsa Kajitsu… non so spiegarmi il perché e il motivo per cui mi apparve in quel sogno dopo così tanto tempo dalla sua morte e dal giorno in cui ero entrato in coma.”

Gli altri non sapevano che cosa dire. Avevano sempre saputo del legame speciale che univa Yuuki e Kajitsu ma quanto successo era difficile da spiegare lo stesso.

“Non ti era successo prima?”

Yuuki scosse la testa alla domanda di Kenzo.

“No. Fino a quel momento è stato come vagare nell’oblio. Poi è arrivata lei e mi ha spronato a svegliarmi, dicendomi che il mio compito da Guerriero Bianco non era ancora concluso.”

Yuuki sembrò valutare un attimo come proseguire mentre gli altri sentivano sempre di più che quanto successo era strettamente legato alle sensazioni di quelle settimane.

“Non sono mai riuscito a dare una spiegazione alle sue parole, mai fino ad oggi… non so se fosse veramente lei o dei ricordi, ma potrebbe essere anche stato un aiuto mandatomi in qualche modo da Magisa. Sapeva che Kajitsu sarebbe stata in grado di darmi la forza per risvegliarmi.”

Mai prese in mano una ciocca di capelli e iniziò a giocherellarci con espressione pensierosa.

“La tua ipotesi potrebbe essere corretta… Magisa con il potere del Nucleo Progenitore sarebbe potuto essere in grado di superare la barriera tra i due mondi e aiutarti. Ma se tutto questo è vero…”

Fu Kenzo a concludere il pensiero di Mai.

“Come spiegare il fatto che Magisa non si è più fatta sentire per tre anni? Se anche Gran RoRo fosse stata in pericolo, come spiegare questi anni di silenzio?”

Hideto si strinse le spalle sconsolato. “Potrebbe essere soltanto un modo con cui il suo subconscio cercava di spronarlo a risvegliarsi per riprendere la battaglia per la verità di Gran RoRo… sicuramente il tuo legame con tuo sorella avrà lasciato un solco molto profondo nella tua memoria. Potrebbe essere tutto una elaborazione della tua mente…”

Yuuki sospirò. “Potrebbe essere… non so che cosa dirvi.”

Mai spostò lo sguardo sui tre amici. “Ma riflettiamo un attimo. Tre anni fa il sogno di Yuuki… nelle ultime settimane io ho provato più volte la sensazione di essere chiamata e stanotte ho fatto un sogno in cui mi ritrovavo davanti ad una porta chiusa. Mi sentivo chiamare e avevo la certezza che oltre quella porta ci fosse Gran RoRo. Vale lo stesso per voi?”

Hideto fu il primo ad annuire.

“Sì, ho avuto anche io sensazioni simili. E nel sogno che ho fatto stanotte, mi appariva lontano quello che sembrava un portale per Gran RoRo. E una voce mi chiamava distintamente.”

Kenzo annuì a sua volta. “Idem per me. Non può essere un caso.”

Quando anche Yuuki annuì, Mai riprese a parlare.

“Anche se il motivo ci sfugge, potrebbe esserci un collegamento con Gran RoRo?”

I quattro ragazzi rimasero in silenzio e nei loro occhi vedevano la stessa speranza. Non sapevano che cosa dire o come spiegare quanto successo, ma non poteva essere un caso di questo ne erano certi. Nello stesso periodo e il sogno nella stessa notte? La probabilità di un simile avvenimento non era certo elevata… e poi era stato tutto troppo realistico. Le sensazioni, i sogni, il fatto di sentirsi chiamare…

Hideto stava per dire qualcosa, ma la voce non riuscì ad uscire dalle sue labbra. Sgranò gli occhi come fecero anche gli altri uno dopo l’altro. Rimasero immobili e il mondo attorno a loro sembrò scomparire. Non potevano credere a quello che vedevano davanti ai loro occhi. Una piccola e leggera farfalla verde volteggiava davanti a loro. Per un attimo credettero fosse una semplice farfalla, ma la scia luminosa che si lasciava alle spalle non dava adito a dubbi.

Mai deglutì e il suo cuore cominciò a battere più forte per l’emozione.

“Ma… questa è…”

Hideto si staccò dalla panchina e annuì. “Una delle farfalle di Kajitsu.”

La farfalla iniziò a librarsi attorno a loro e i quattro ragazzi trattennero quasi il respiro. era un’altra casualità che non aveva spiegazione, un altro avvenimento che non si poteva spiegare che in un modo: Magisa stava cercando di mettersi in contatto con loro. Non potevano certo averla evocata loro parlando di Gran RoRo!

Prima che uno di loro potesse riprendersi dallo shock, la farfalla si allontanò lentamente verso gli alberi di fronte a loro. I quattro ragazzi ripresero a respirare lentamente, quasi spaventati di farla scomparire. Con lo sguardo la seguirono nei suoi delicati volteggi fino a quando si posò su di un tronco.

Se uno di loro avesse avuto ancora qualche dubbio, fu allora che ciascuno di essi venne spazzato via. Mai e Kenzo si alzarono di scatto dalla panchina, gli occhi sgranati. Hideto si posò alla panchina con una mano quasi per non cadere e Yuuki si allontano dal tronco facendo un passo avanti, incapace di distogliere lo sguardo da quanto era apparso davanti a loro.

Nel momento in cui la farfalla si era posata al tronco, l’insetto si era dissolto e al suo posto, voltata di schiena, era apparsa Kajitsu. I lunghi capelli verdi, l’abito scuro che sfiorava il selciato del sentiero e l’erba dell’aiuola. Nonostante fossero passati sei anni dall’ultima volta che erano stati a Gran RoRo, non riuscivano a credere che ora stesse finalmente succedendo quanto avevano desiderato.

Dopo qualche istante, Kajitsu, spirito o illusione o qualsiasi cosa fosse, si voltò verso di loro e sorrise.

Un pallone da calcio sfrecciò davanti a loro andando a colpire un altro tronco. I quattro si riscossero all’improvviso, quasi risvegliandosi da un sogno ad occhi aperti. La loro attenzione venne attratta da tre bambini che correvano ridendo a recuperare il pallone, per poi tornare verso le madri che dicevano loro di non allontanarsi troppo.

Quando il loro sguardo tornò verso il punto in cui era apparsa Kajitsu, non videro più nulla. Come apparsa, si era dissolta. Per un attimo credettero seriamente di essersi immaginati ogni cosa. Ma poi la farfalla riapparve poco lontano verso l’entrata del parco. Sembrava quasi invitarli a seguirla. Nessun altro, esclusi loro, sembrava essersi accorto di nulla.

Kenzo, che faceva fatica qualche volta ad accettare simili avvenimenti con la propria mente scientifica, si sistemò gli occhiali che erano scivolati sul naso.

“Avete visto anche voi? Non me lo sono immaginato, vero?”

Hideto scosse la testa. “O siamo completamente impazziti tutti e quattro, o quella era vera. A meno che non sia una qualche allucinazione collettiva…”

Kenzo guardò l’amico scettico. “Causata da cosa? Non abbiamo né sbattuto la testa e non mi sembra che abbiamo inalato qualche gas e neppure ci manca ossigeno!”

Prima che Hideto potesse magari iniziare con qualche plausibile spiegazione medica, Yuuki prese la parola.

“So che potrebbe essere una trappola. Anche il Re del Mondo Altrove le aveva usate per attirare me e Dan. Ma sento che non è così. Qualcuno ci sta chiamando e ha usato le farfalle di Kajitsu perché sapeva che le avremmo riconosciute e seguite.”

Avrebbe voluto pensare che fosse proprio Kajitsu a chiamarli, ma sapeva che non era possibile e non poteva illudersi. Avrebbe rivisto Kajitsu, in un’altra epoca, in un’altra vita… ma non ora. Doveva accettarlo.

“Forse mi sto sbagliando. Ma se è un’occasione non possiamo sprecarla.”

Mai strinse la borsa in mano. “Siamo pronti a rischiare anche se potrebbe essere una trappola?”

Nessuno ebbe il tempo di rispondere, perché la farfalla iniziò ad allontanarsi. Per lunghi istanti si scambiarono uno sguardo dubbioso e allarmato. Ma Yuuki aveva ragione, era un’occasione che non potevano sprecare.

Sapevano che poteva essere l’unica occasione per tornare a Gran RoRo.

Mai, Hideto e Kenzo sapevano che poteva essere l’unica occasione per combattere anche per Dan e Clarky.

Yuuki sapeva che poteva essere l’unica occasione per tornare nel mondo in cui sentiva veramente di appartenere.

E iniziarono a correre dietro alla farfalla, rispondendo così alla domanda di Mai. Avevano paura, dubbi, speranza e avrebbero corso il rischio di finire in una trappola. Ma se qualcuno stava cercando di conquistare Gran RoRo, perché avrebbe dovuto scomodarsi per loro? A Gran RoRo, senza un aiuto, non sarebbero mai potuti tornare. Tanto vale avere fiducia.

Uscirono dal parco e iniziarono a correre sul marciapiede inseguendo la farfalla. Non sapevano dove li stava portando, ma se volevano scoprirlo, e dovevano scoprirlo, non restava che seguirla.

Ogni tanto, quando incrociavano qualche solitario passante, venivano adocchiati con sguardi stupiti e perplessi. Non c’era da sorprendersi dato che faceva ancora abbastanza caldo nonostante l’imminente fine dell’estate.

Ogni volta, però, nessuno sembrava accorgersi della farfalla. Farfalla che ormai stava ben distanziando i quattro Maestri della Luce.

Kenzo, forse quello meno allenato tra i quattro, guardò sconsolato il punto verde che era la farfalla mentre cominciava a sentire i primi avvisi dei polmoni.

“Però, chiunque sia… potrebbe aspettarci… io non so quanto ancora… riuscirò a resistere!”

Mai scosse la testa e lo afferrò per mano.

“Devi resistere, Kenzo. O andiamo tutti, o non va nessuno.”

Yuuki e Hideto non dissero nulla, ma si vedeva che erano d’accordo. Non potevano mollare, non dopo tutti quegli anni d’attesa. Non era giusto nei loro confronti, non era giusto per Yuuki che era vissuto in una sorta di limbo per quasi tre anni, non era corretto verso tutti i loro amici, Dan e Clarky inclusi. Avrebbero corso il rischio tutti insieme.

Kenzo si fece forza e lanciò uno sguardo grato verso Mai. “Ci proverò…”

Mentre correvano non prestavano quasi attenzione a dove stavano andando, quello che era sicuro era che la farfalla li stava lentamente riconducendo verso il centro città. Svoltarono un angolo e videro a poca distanza da loro uno dei canali e accanto i binari del tram. La sbarra era abbassata e sempre più vicino si sentiva il suo sferragliare sui binari. Dall’altra parte, posata al parapetto del ponte che attraversava il canale c’era di nuovo Kajitsu. Sorrideva e dietro di lei si vedevano le ultime case della zona residenziale e più oltre gli edifici del centro.

Si fermarono a pochi passi della sbarra e il tram passò davanti di loro, scuotendo i loro capelli e i lembi dei vestiti con la massa d’aria spostata. Quando scomparve alla loro sinistra, i quattro spostarono lo sguardo dall’altro lato e videro di nuovo solo la farfalla. Mentre la sbarra tornava a rialzarsi, l’insetto riiniziò ad allontanarsi. Sembrava avesse soltanto voluto controllare che fossero ancora dietro di lei.

La loro corsa proseguì e li condusse sempre più vicino al centro. Era come un inseguimento, una strana caccia al tesoro. Ogni passo erano più stanchi e più desiderosi di arrivare alla meta, ma la loro corsa non sembrava voler finire. La farfalla e l’immagine di Kajitsu si erano sostituite altre volte. Non appena vedevano la ragazza, lei si dissolveva e la farfalla riprendeva a volare. Una volta la videro seduta sopra un muro, la gonna mossa da una brezza quasi inesistente; un’altra in mezzo alla strada, in piedi ad attenderli, poi seduta su una panchina o posata con la schiena ad un palo.

Quando finalmente arrivarono tra gli alti grattacieli e palazzi del centro, i quattro ragazzi sperarono che la loro meta fosse vicina. Senza contare che ora la corsa si era fatta più difficile, costretti com’erano a scansare i passanti più numerosi rispetto a prima. Arrivati ad un incrocio non videro più la farfalla ed ebbero paura di averla persa. Con quella farfalla si sarebbe dissolta la loro unica possibilità di tornare a Gran RoRo.

Si guardarono attorno e con sollievo la videro. Ma non era la farfalla, era Kajitsu. Era ferma dall’altra parte della strada, dietro ad un gruppo di persone in attesa di attraversare. Con lo sguardo sembrò volerli rassicurare: li avrebbe aspettati. Invisibile agli altri, Kajitsu iniziò ad allontanarsi non appena la videro. Un camion passò davanti a loro mentre aspettavano che il semaforo diventasse verde, coprendo la loro visuale. Quando la folla iniziò ad attraversare insieme a loro, i Maestri della Luce videro di nuovo la farfalla, sostituitasi di nuovo alla figura evanescente.

Se fosse possibile, ai quattro sembrava di correre in un silenzio quasi assurdo. Sentivano solo il battito del loro cuori, non le voci dei passanti, non il rumore del traffico. La stanchezza era quasi stata completamente sostituita dall’adrenalina e dalla speranza di rivedere Gran RoRo. Durante la corsa aveva perso importanza il fatto di non sapere quale fosse la loro meta o tutti i dubbi che ancora avevano. L’unica cosa importante, che sapevano fin troppo bene, era che avrebbero potuto non avere una seconda possibilità.

La farfalla proseguì ancora qualche minuto, finché non si diresse verso un palazzo in particolare. Era uno dei classici edifici di cemento e vetri, ma un particolare lo contraddistingueva. Collegata ad esso, di un paio di piani sopraelevata dalla strada, c’era una terrazza da cui si intravedevano le verdi aiuole che creavano una sorta di giardino.

I quattro ragazzi si fermarono ai piedi della rampa di scale che portava ad esso e cercarono di rallentare i respiri affannati. Quella specie di bolla che li aveva avvolti, sembrò esplodere all’improvviso e i quattro tornarono coscienti dei rumori attorno a loro. Due automobili percorsero la strada e un gruppo di persone entrò nell’edificio che loro conoscevano così bene.

Avrebbero voluto dire qualcosa, ma erano sopraffatti dal senso di riconoscimento che quel luogo aveva generato. Era l’edifico di cui, da anni ormai, molte sale erano dedicate a Battle Spirits e dove la maggior parte dei tornei più importanti della città venivano tenuti.

I loro sguardi si diressero verso l’alto e al bordo del muretto che cingeva il giardino, c’era di nuovo la figura evanescente di Kajitsu. Aveva le mani posate sui mattoni e li guardava silenziosa. Per un qualche motivo che non riuscirono a spiegare neppure loro, capirono che erano arrivati. Un soffio di vento mosse i capelli della ragazza e, dopo aver sorriso loro, Kajitsu si voltò, inoltrandosi tra le aiuole verdi.

Si scambiarono uno sguardo e salirono le scale, appena in tempo per vedere Kajitsu scomparire dietro ad una delle siepi.

La seguirono lentamente, camminando per riprendere fiato. Non sarebbero più riusciti a correre lo stesso, l’emozione era troppo grande. E poi c’erano troppi ricordi. Non poteva essere un caso che la farfalla, Kajitsu o chiunque fosse li avesse portati lì.

Fu per quello che si fermarono e si guardarono, in attesa che fosse un altro a parlare per primo. Vedevano negli altri la stessa inquietudine, la stessa speranza, l’identica sorpresa e paura. Kenzo fu il primo a parlare.

“Qui abbiamo fatto quel torneo tre anni fa. Abbiamo saputo qui che ti eri svegliato, Yuuki.”

Hideto sorrise. “E quel torneo di sei anni fa? È qui che per la prima volta tutti i futuri Maestri della Luce si sono ritrovati insieme. Tu Kenzo…”

Kenzo annuì sorridente. “Io credo fossi in un’altra sala. C’era un torneo della mia scuola…”

Anche Mai sorrise. Tutta la loro prima avventura era iniziata in un certo senso da lì. Yuuki si aggiunse al discorso, ignaro se Dan avesse mai raccontato agli altri cos’altro era successo lì quel giorno. Sembrava che il loro destino fosse un cerchio, ricominciava esattamente da dove era iniziato. Non poteva essere un segnale che un’altra volta la loro avventura sarebbe iniziata?

“Non so se Dan ve l’abbia mai accennato, ma io e Kajitsu mandammo Dan a Gran RoRo subito dopo quel torneo. Proprio da questa terrazza.”

Mai sgranò gli occhi e ricordò quegli istanti. Lei stava duellando e aveva visto correre via Dan. Non ci aveva dato peso quel giorno, ma ora capiva che Dan stava correndo inconsapevole verso Gran RoRo. Il destino sapeva essere divertente. Iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli e sorrise dolcemente, beandosi nel ricordo di quel primo rincontro con Dan.

“Sapete, anche io sono venuta a prendere qui Dan per portarlo nel futuro. E qualcosa mi dice che il luogo dove Kajitsu aveva aperto il varco per Gran RoRo è lo stesso dove ho attivato io il portale per il futuro.”

Erano di nuovo lì, ma quella volta ci sarebbe stata una grande differenza: Dan non avrebbe varcato il portale. Era un po’ triste, ma erano certi che un pezzetto di Dan avrebbe attraversato il varco insieme a loro.

A quel punto rimasero in silenzio. Ogni coincidenza era un prova che qualcosa sarebbe successo. Ormai erano convinti quasi completamente che le loro sensazioni fossero vere: qualcuno li stava chiamando a Gran RoRo.

“Maestri della Luce…”

La voce così inaspettata di Kajitsu li ridestò dai loro pensieri e fece ricordare loro che la loro meta era solo pochi passi più lontana. Si voltarono e videro la ragazza a pochi metri da loro, in attesa. Yuuki per un istante ebbe l’impressione di vedere sovrapposta ad essa il ricordo di sei anni prima.

Per un attimo, lo sguardo della ragazza sembrò rimproverarli dell’attesa, ma poi riprese a camminare e scomparve di nuovo dalla loro vista. I quattro ragazzi accelerarono il passo e la seguirono. Non appena svoltarono, la videro accanto ad il muro che delimitava la terrazza. Oltre a lei, si vedevano gli altri palazzi e il cielo azzurro del pomeriggio. Kenzo e Hideto guardarono verso Mai e Yuuki e i due annuirono: era lo stesso luogo.

A quel punto, avanzarono di pochi metri e si fermarono. L’emozione era fortissima, ma una strana paura stava crescendo: forse l’emozione era troppa e ora che l’adrenalina stava lentamente scendendo, riaffioravano i dubbi. E ora?

Yuuki, per un istante, avrebbe voluto andare avanti, allungare la mano per toccarla, sentirla finalmente vicina. Ma sapeva che non avrebbe potuto neppure sfiorarla, fosse veramente lo spirito di Kajitsu o più probabilmente un’immagine creata da Magisa, le sue mani avrebbero solo attraversato quelle della ragazza. E avere la conferma che quella ragazza era solo un fantasma della sua amata sorella avrebbe fatto troppo male. Preferiva ricordarla reale come nel sogno di tre anni prima.

In quel momento, Kajitsu si librò verso l’alto e i suoi piedi si posarono sul muretto. Chiuse gli occhi e strinse le mani al petto. Un sorriso appena percettibile era visibile sulle sue labbra.

“Maestri della Luce, il Regno di Gran RoRo ha ancora bisogno del vostro aiuto.”

Quelle parole fecero fremere i quattro ragazzi: stava veramente succedendo. E se anche fosse stata una trappola, ormai, avrebbero rischiato. Kajitsu aprì gli occhi e tese il braccio verso di loro. Una luce verde e iridescente l’avvolse. Le ali del suo abito si dischiusero per la prima volta.

“Prestateci di nuovo la vostra forza, Guerrieri del Nucleo. I sei Regni hanno bisogno di tutti voi.”

Era come quella prima volta. Quando Kajitsu sei anni prima aveva aperto il portale per ciascuno di loro. E ora vi sarebbero tornati.

Hideto deglutì e riuscì a trovare voce sufficiente per parlare.

“Significa che ci porterai a Gran RoRo?”

“La scelta è solo vostra, Maestri della Luce. Venire starà a voi deciderlo.”

Avrebbero voluto chiedere tante cose, anche Kenzo stava per parlare, ma la ragazza non diede loro il tempo. Si lasciò cadere all’indietro e scomparve alla loro vista. Corsero in avanti e si fermarono contro il muretto. Un’inattesa raffica di vento scosse i loro capelli. I loro occhi incrociarono quelli di Kajitsu. La ragazza sorrise e si voltò, librandosi nell’aria come prima la farfalla. Una luce verde ancora più intensa l’avvolse e il suo corpo si dissolse in una miriade di farfalle che si si fusero in un unico punto luminosissimo oltre la strada. In un secondo si creò un luminoso varco, grande come una porta e percorso da lampi di energia.

“Risponderete alla chiamata del Nucleo, Maestri della Luce?”

Erano finalmente lì: il varco di Gran RoRo era stato riaperto ed era davanti a loro. Bastava lanciarsi e sarebbero stati catapultati in una nuova avventura. Ora che erano così vicino ad un sogno così tanto inseguito, avevano paura. Sembrava ancora tutto così impossibile. Poche ore prima stavano passeggiando per le strade della periferia di Tokyo e ora erano lì.

Cosa li attendeva oltre al varco? Magisa li avrebbe accolti? Quale pericolo minacciava Gran RoRo? Poteva, nonostante tutto, essere una trappola? Chi avrebbe preso il posto di Dan e Clarky?

Erano domande a cui non sapevano rispondere e alle quali non erano completamente certi di voler rispondere. Andare a Gran RoRo significava affrontare veramente il fatto che qualcuno avrebbe preso il posto di Dan e Clarky. Nessuno di loro sarebbe riuscito ad accettarlo facilmente. Poteva essere questo sufficiente a farli desistere?

L’unica certezza era che il portale non sarebbe rimasto aperto all’infinito.

Kenzo deglutì. Non voleva pensare al fatto che gli faceva quasi più paura la loro esitazione che affrontare un nuovo nemico a Gran RoRo.

“Se possiamo scegliere significa che se rifiutiamo qualcuno prenderà il nostro posto? Sarà infantile, ma credevo che i Maestri della Luce non fossero così comuni…”

Kenzo aveva ragione, ma la realtà era che nessuno di loro sapeva esattamente come venivano scelti i Maestri della Luce. Anche Yuuki sapeva soltanto che c’erano leggende antiche che ne parlavano e che Kajitsu li aveva trovati perché ognuno di loro custodiva dentro di sé la luce di uno dei sei simboli. E sapeva che anche durante la loro prima avventura, se uno di loro non avesse accettato, sarebbe potuto restare sulla Terra.

“Combattere per Gran RoRo non è un obbligo, non lo è mai stato. Anche sei anni fa avreste potuto rifiutare. Oggi come allora, se uno di noi rifiuterà verrà sostituito. Magari passeranno degli anni o meno prima che arrivi un altro Maestro della Luce. Ma prima o poi succederà.”

Mai, Hideto e Kenzo ripensarono a Julian. Lui era stato il Guerriero Rosso prima di Dan. Effettivamente sembrava essere passato del tempo prima che Dan prendesse il posto a cui Julian aveva rinunciato dopo la sua sconfitta.

Mai deglutì e fissò il portale.

“Ognuno di noi ha preso il posto di un precedente guerriero. Dan ha sostituito Julian. Qualcuno sostituirà Dan e Clarky…”

Hideto sospirò e prese la parola, anche per distogliere la loro attenzione da quel pensiero. Lo avrebbero affrontato a momento debito.

“Allora, mi sa che l’unica cosa che ci resta da fare è scegliere.”

Gli altri tre non risposero, ma tutti si voltarono a guardare il portale. Stava a ciascuno di loro prendere una decisione. E non era per niente facile.

Yuuki sapeva già la propria decisione. Per quanto in quegli anni avesse conosciuto i Maestri della Luce, Elisabeth e tante altre persone sincere e disponibili, una parte di lui aveva sempre saputo che Gran RoRo era la sua vera casa. Il luogo da cui non sarebbe potuto essere rifiutato per quello che era. Quel mondo aveva significato così tanto per lui e sua sorella, era pronto a fare qualsiasi cosa per difenderlo.
Nel corso della sua vita, la Terra era riuscita a infliggerli dolorose ferite e sapeva che, neanche dopo quei tre anni, era riuscito ancora a sconfiggere del tutto l’oscuro presagio del Re del Mondo Altrove. Tornare a Gran RoRo gli avrebbe permesso di affrontare una volta per tutte i fantasmi del suo passato: vincendoli, avrebbe dimostrato a sé stesso che il Re del Mondo Altrove aveva sbagliato, che lui era diverso da quell’uomo. Lo doveva all’amata sorella. Elisabeth avrebbe capito. Il suo posto era a Gran RoRo.

“Io vado.”

Hideto si ritrovò a ripercorrere gli ultimi sei anni della sua vita. L’avventura di Gran RoRo aveva aperto un capitolo della sua vita che non avrebbe mai creduto possibile. Era finalmente riuscito a liberarsi delle sue paure ed era diventato veramente sé stesso. Nonostante tutto, anche tutto quello che era successo dopo l’aveva aiutato. L’avventura, la sfida e anche un po’ di pericolo non gli facevano più paura. Confrontandosi con il tredicenne che era stato, stentava a riconoscersi: un tempo chiedergli di affrontare una simile responsabilità lo avrebbe fatto correre a nascondersi. Sorrise. Aveva un enorme debito con quel mondo e lì c’erano tanti amici che anche lui si sentiva in dovere di proteggere.
Se Magisa li stava riportando a Gran RoRo, perché un giorno non avrebbero potuto far capire a tutti la verità su Gran RoRo? Dan e Clarky contavano anche su di lui. Non era più uno che si tirava indietro.

“Io sono pronto. E se anche sarà una trappola, riusciremo a trovare un modo per evitarla. Siamo o non siamo i Maestri della Luce?”

Kenzo si rese conto che avrebbe dovuto interrompere di nuovo lo studio per i suoi esami, come era successo quando era andato nel futuro. Avrebbe di nuovo dovuto rischiare la vita… perché, doveva ammetterlo, nel futuro non era certo stato in prima linea come a Gran RoRo. Per essere completamenti sinceri, da quasi cinque anni e soprattutto da quando era andato nel futuro, si era più dedicato ai suoi studi che ai combattimenti di Battle Spirits. Era rimasto un passatempo che adorava, ma non trascorreva ogni momento libero a giocarci.
Ma era comunque, fino a prova contraria, un Maestro della Luce. E aveva capito grazie a Gran RoRo che non doveva sottrarsi alle responsabilità. Anche quando le sue vittorie venivano controbilanciate da altrettante sconfitte… a Gran RoRo non era stato facile. Diventare il più grande dei duellanti di Battle Spirits, però, non era più il suo obbiettivo. Ora i suoi sogni erano molto meno egoistici. Era deciso.

“Andiamo. Se hanno bisogno di noi, non possiamo tirarci indietro.”

Mai capì finalmente il sogno di quella notte. L’unica cosa che ancora poteva impedirle di andare a Gran RoRo erano i suoi dubbi, era il suo inconscio desiderio di rimanere ancorata al passato per non lasciare andare Dan. Ma era il torto più grande che potesse fargli. Tornare a Gran RoRo sarebbe stato difficile, rivedere tutti quei luoghi che le ricordavano Dan l’avrebbe fatta soffrire. Ma sarebbe anche stato catartico: solo così la sua ferita si sarebbe definitivamente rimarginata. E poi lo doveva anche a sé stessa: come nel futuro non poteva rimanere ferma se qualcuno aveva bisogno d’aiuto. Non sentiva più il bisogno di nascondere quel lato di sé. Sorrise e strinse il medaglione al collo, mentre gli occhi brillavano di determinazione. Era lei il Guerriero Viola. Dan e Clarky in quello non c’entravano. Ma avrebbe combattuto anche per loro, avrebbe difeso Gran RoRo anche per loro. Ora sapeva che non c’era nulla da scegliere.

“Gran RoRo ci aspetta.”

Parlarono a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro. Quando se ne resero conto, si guardarono e sorrisero. Sapere che, qualunque cosa li avesse aspettati dall’altra parte di quel varco, l’avrebbero affrontata insieme, era confortante. Non sarebbero stati soli.

Hideto fu il primo a prendere l’iniziativa e salì sul muretto.

“Cosa stiamo aspettando? Credo abbiamo fatto attendere fin troppo i nostri amici.”

Kenzo rimase per qualche secondo a fissare titubante il muretto: non gli sembrava una gran genialata salirvi. E se scivolavano? Lo sguardo di rimprovero che gli lanciò il Guerriero Blu fu, però, sufficiente a dissipare i suoi dubbi. Facendosi aiutare da lui, salì al suo fianco. Nello stesso momento anche Yuuki salì a sua volta. Poi, Yuuki e Hideto porsero una mano ad una sorridente Mai e la issarono accanto a loro. Non che avesse bisogno del loro aiuto, ma in quel momento non le importava minimamente.

**** BATTLE NO LIMIT! ****

Una volta tutti insieme sul muretto, i quattro ragazzi presero un respiro. Era veramente arrivato il momento: le emozioni che stavano provando erano bellissime. Mai tornò a stringere le mani di Yuuki e Hideto. Il sorriso non aveva ancora lasciato le sue labbra.

“Tutti quattro insieme.”

Yuuki e Hideto capirono subito che cosa intendesse Mai e il Guerriero Blu strinse a sua volta la mano di Kenzo. Il più piccolo del gruppo si sistemò gli occhiali, lanciando a disagio degli sguardi attorno a loro.

“Non per fare da guastafeste, ma forse è meglio che ci sbrighiamo. Immagino che impressione sbagliata potremmo dare in questo momento…”

Anche gli altri tre colsero l’allusione: effettivamente sembravano essere in procinto di buttarsi giù dal palazzo. Cosa che, tecnicamente parlando, non era neppure troppo lontano dalla verità. Ma vai a raccontare alla polizia che loro avevano un buonissimo motivo…

“Al tre?”

Mai, Hideto e Yuuki annuirono alla richiesta di Kenzo. In fondo in fondo, chi più chi meno, avevano tutti bisogno di quel piccolo incentivo.

“Uno…” La voce di Hideto risuonò sicura. Se aveva anche lui paura, era bravissimo a nasconderlo.

“Due…” Kenzo, invece, si costrinse a dire il numero ad alta voce. Ma non poteva aprire il portale vicino alle siepi? Il segreto era non guardare di sotto.

“Tre!” Mai e Yuuki parlarono insieme. I loro pensieri che ancora una volta volavano verso Dan e Kajitsu.

Come se fossero un’unica persona, i quattro ragazzi si lanciarono all’unisono verso il portale. Per un lungo istante, rimasero sospesi sopra la strada davanti al portale.

Poi un lampo bianco li avvolse.

Un attimo e tutto era scomparso. Un furgoncino percorse lentamente la strada, mentre un ragazzo in bicicletta svoltava l’angolo. Il varco, i lampi di energia e i quattro ragazzi si erano dissolti nel nulla, come se non ci fossero mai stati.

Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo si trovarono avvolti dall’oscurità. Le pareti nere erano percorse da lampi multicolore di energia. Qualcosa, una forza che non capivano da dove provenisse, li spingeva avanti verso un nuovo varco luminoso.

Quando furono a pochi metri da esso, una luce accecante eruppe dal portale costringendoli a chiudere gli occhi e a sciogliere le mani. Un attimo e ne furono completamente avvolti. Al di là di quel portale, li attendeva Gran RoRo.

Salve a tutti! ^-^ No, non state sognando ad occhi aperti… sto veramente aggiornando dopo solo due settimane dall’ultima volta (fatico a crederci anche io)! Perché me lo sono fatta un bel proposito per l’anno nuovo: riuscire ad aggiornare almeno ogni due settimane… io ci provo. XD

Detto questo, per prima cosa passiamo ai ringraziamenti che stavolta più di altre volte mi sento in dovere di fare verso tutti quelli che hanno avuto la pazienza di aspettarmi:

Per le preferite: Lacus Clyne, ShawnSpenstar e _Mamoru_

Per le seguite: Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Per le recensioni del capitolo 1: Ale_LoveBS, _Mamoru_ e Osaki Kitsune

Veramente, non so davvero come ringraziarvi! Spero veramente di riuscire nel mio proposito per ripagarvi di tutta l’attesa!

Per quanto riguarda il capitolo, fatemi sapere che cosa ne pensate e i comportamenti e le descrizioni dei Maestri della Luce continuano a sembrarvi IC! Non sembrerà, ma è difficile far passare tanti anni e modellare in modo coerente i vari personaggi. In generale spero vi sia piaciuto: avete visto? Il portale di Gran RoRo si è aperto!

E ci saranno un sacco di novità e sorprese ad attendere i nostri Maestri della Luce… dopotutto, il viaggio è appena iniziato!

Con questo vi saluto e vi do appuntamento al 22 o al massimo al weekend di quella settimana perché in suddetta settimana ho un esame… ^-^ auguratemi buona fortuna!

A presto, Hikari/D’Artagnan

P.S. continuate pure a fare ipotesi sul primo fortunato duellante della serie… chissà chi indovinerà o se qualcuno ha già indovinato… ;)

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Battle Spirits / Vai alla pagina dell'autore: HikariMoon