Capitolo 1:
Chi spontaneamente, senza esservi costretto, si comporta con giustizia, non sarà infelice, né mai lo coglierà totale rovina.
Chi spontaneamente, senza esservi costretto, si comporta con giustizia, non sarà infelice, né mai lo coglierà totale rovina.
“ Lo sai, sei l’unico che non si lamenta o alza gli occhi al cielo mentre archivia le pratiche”.
Kasamatsu sussultò appena, era così concentrato sul verbale dell’ultimo caso che non l’aveva nemmeno sentito arrivare.
A giudicare dal sorriso divertito, però, Moriyama doveva essere li da parecchio ad osservarlo mentre diligentemente compilava i moduli fino all’ultimo dettaglio con quella calligrafia perfettamente leggibile e precisa da primo della classe.
“ E tu, a quanto pare, sei l’unico che si diverte a guardarmi mentre lo faccio” commentò a metà tra il rassegnato e lo scocciato, riprendendo la solita algida compostezza.
Moriyama ghignò divertito, accomodandosi con grazia eccessiva sul’unica e malconcia sedia al di là della scrivania, perfettamente di fronte al collega.
“ Lo sai, farei qualunque cosa pur di cazzeggiare in una giornata monotona come questa. Sono uno sbirro da ronda dopotutto è questo che conquista le ragazze non il topo d’ufficio” disse con tranquillità, dondolando il peso del corpo sulle gambe posteriori.
Kasamatsu lo fulminò con lo sguardo, se c’era qualcosa che non tollerava erano i perdigiorno, per questo certe volte proprio non riusciva a capire come Moriyama fosse diventato suo amico, non che coinquilino.
Dopotutto era sempre stato uno svogliato donnaiolo, un ragazzo che amava l’azione e sembrava allergico alla burocrazia, allo studio e all’ordine, il suo esatto opposto.
Rassegnato mosse più volte le spalle per sgranchirle, passandosi una mano dietro al collo. “Così facendo arriverai di nuovo a fine mese con la scrivania sommersa di cartelle e io non ti aiuterò, inoltre sbirro lo dicono i criminali non chi porta l’uniforme”.
“Bhe, se quello che si dice in giro è vero è molto probabile che non avrai più il tempo per aiutarmi, che tu lo voglia o no” disse il collega, studiandolo attentamente per poi continuare una volta colto lo stupore sul viso dell’interlocutore “ non ne sai nulla? Vedi cosa succede a starsene rintanati qui dentro a lavorare? Comunque visto che sono gentile te lo dico, gira voce che qualcuno qui verrà promosso e visto che il capo mi ha mandato a chiamarti credo di sapere a chi toccherà, sei uno sbirro fortunato”.
Yukio sgranò gli occhi, balzando in piedi. “ Il capo vuole vedermi e tu me lo dici solo ora idiota!” ringhiò dandogli uno scappellotto.
Moriyama scrollò le spalle noncurante: com’era possibile che di tutto il discorso l’amico avesse sentito solamente quello? Della promozione sembrava non importargliene.
Kasamatsu si aggiustò la cravatta perfettamente annodata prima d’uscire in fretta e furia dall’ufficio, fare aspettare il capo non era da lui.
“Stupido d’un Moriyama”.
****************
La testa gli pulsava ancora quando le porte dell’ascensore si aprirono, col solito rumore metallico, davanti alla porta dell’appartamento di Akashi.
Istintivamente corrugò la fronte per il dolore, in bocca sentiva ancora il sapore della bile.
Al suo fianco Aomine sorrideva divertito, vedere l’amico in quello stato col viso pallido e le labbra tirate in una smorfia non ben definita, era per lui una vera e propria novità.
Soprattutto visto l’impegno con cui Kise cercava ogni volta di emulare la perfezione.
Un atteggiamento che aveva del tutto accantonato quando poco prima si era precipitato il più velocemente possibile verso il gabinetto e, Daiki ne era sicuro, l’immagine del biondino che abbracciava il water non l’avrebbe mai dimenticata.
“ Se ti viene ancora da vomitare potresti farlo sulle scarpe di Midorima, sarebbe divertente” lo prese in giro ghignando senza contegno mentre immaginava l’espressione di Shintaro in quella circostanza.
Al solo pensiero Kise tremò per la paura: con Midorima era meglio non scherzare o per lo meno se proprio lo si voleva fare, perché niente era più divertente che prendere in giro lo tsundere del gruppo, bisognava ricordarsi di non superare mai certi limiti.
Limiti che Aomine adorava mettere alla prova, un passatempo come un altro per combattere la noia di cui soffriva.
La monotonia e la quotidianità erano per lui insopportabili, lo ingabbiavano e ai suoi occhi non avevano il minimo interesse.
Per questo chi non lo conosceva lo giudicava superficiale, arrogante e anche un po’ svogliato.
Quando qualcosa invece lo divertiva, quando l’adrenalina gli scorreva nelle vene e poteva liberare tutto il suo potenziale senza trattenersi tornava bambino, un briccone pronto a sconvolgere il mondo.
“ Midorimacchi mi ucciderebbe” commentò Ryota, dandosi una sistemata ai capelli.
Aomine ghignò di nuovo prima d’aprire la porta di getto, entrambi sapevano che non c’era bisogno di bussare quando venivano convocati perché l’imperatore li stava già aspettando.
“ Quello sarebbe ancora più divertente” disse, facendogli l’occhiolino, per poi dirigersi verso il salotto.
C’era un solo aggettivo per descrivere l’attico di Akashi: enorme.
Le pareti candide e la luce intensa che entrava dal balcone accentuavano ancora di più le dimensioni del soggiorno mentre l’arredamento che seguiva rigidamente le regole del feng shui trasmetteva a chi entrava un illusorio senso di pace e serenità mascherando abilmente la solitudine del padrone di casa.
Quella, Kise la sentiva ogni volta che guardava l’impressionante tavolo in mogano e finemente decorato, troppo lungo per una persona sola.
Immaginava Akashi col piatto davanti circondato da sedie vuote che i suoi genitori non avevano praticamente mai riempito, lo vedeva attorniato dal silenzio e da quel candore opprimente che ogni volta gli toglieva il respiro.
Un’ immagine che dal vivo non aveva mai visto e di cui l’amico non aveva mai fatto parola e che però gli pesava sul cuore.
Per contro la vista che si poteva ammirare dalla balconata, che occupava una parete intera, era incredibile.
Dall’alto la città appariva infinita, magica e bellissima, uno spettacolo capace di far sentire un uomo il re del mondo.
Ed era proprio lì, comodamente seduti sui futon che gli altri compagni li stavano aspettando, sorseggiando dell’ottimo the al gelsomino.
“Finalmente siete arrivati” li salutò serrando la mascella Midorima, aspettare non gli era mai piaciuto.
Aomine si lasciò cadere sull’unico futon libero. “ Non abitiamo tutti in questo quartiere sai!”.
Kise gli sorrise grato, dopotutto la colpa era sua, Daiki non c’entrava nulla. “Scusate, stavo lavorando” mentì allargando il sorriso.
Le bugie gli venivano naturali, non c’era nulla nei tratti del suo volto o nel linguaggio non verbale che potesse smascherarle, era completamente in grado di controllare il suo corpo.
Akashi lo inchiodò con lo sguardo, regalandogli un sorriso freddo ed autoritario, niente poteva ingannarlo. “ Vedi che non capiti mai più, quando io chiamo non c’è nulla di più importante, nulla”.
Kise annuì, stringendosi nelle spalle come un bambino e guardandosi intorno per evitare gli occhi bicromati del compagno. Fu così che si accorse di una cosa: intorno al tavolino c’erano solamente cinque persone.
“ Dov’è Kurokocchi?”
“ Già dov’è Tetsu?” gli fece eco Aomine, allungando le mani verso il vassoio quasi vuoto dei biscotti e guadagnandosi così un occhiataccia da Murasakibara.
“ Tetsuya è già al lavoro” rispose enigmatico Akashi conquistando così l’attenzione di tutti i presenti.
“ Prima di parlare di questo abbiamo un altro argomento d’affrontare.
L’ultimo fallimento nelle indagine da parte del nostro caro ispettore Hyuga non è piaciuto per niente ai suoi superiori e così è stato ridimensionato, ora è un semplice poliziotto. Dopotutto chi perde non merita nessuna gloria, anzi.
Ma la cosa importante per noi è che ora abbiamo un nuovo detective alle calcagna, Yukio Kasamatsu.
Un tipo in gamba, retto, uno che non si tira mai indietro e per niente stupido, un tipo che potrebbe esserci d’intralcio.”
Midorima sollevò le sopracciglia sorpreso, sistemandosi meglio gli occhiali rettangolari sul naso, Akashi non aveva mai dato importanza a nessuno dei detective che da anni cercavano d’incastrarli, solitamente si divertiva a giocare con loro, lasciando indizi fasulli e sbeffeggiandoli nell’ombra.
“ Stai forse dicendo che questo tipo potrebbe rovinare i nostri piani?” chiese perplesso, scrutando l’amico alla ricerca di risposte.
L’ imperatore lo guardò divertito, prima di passare la mano sul bordo del futon con noncuranza. “ Non essere stupido Shintaro, nessuno può fermarci. Semplicemente questa volta forse non abbiamo a che fare con un completo imbecille, diciamo che ci divertiremo di più.”
Aomine rise, allungando le gambe sopra al tavolino oramai vuoto. “Direi che è proprio quello che ci voleva, anche se l’unico che può incastrarmi sono io non sarebbe male avere un avversario che almeno mi diverta”.
“ Basta che per colpa sua non mi tocchi correre più del solito” brontolò Murasakibara dopo aver sbadigliato, una volta finito il cibo per lui quelle riunioni erano del tutto prive d’attrattiva.
Akashi sollevò un dito per richiamare il silenzio, non c’era bisogno di nient’altro per farli tacere tutti quanti all’istante.
“ Non trovo giusto però che sia solo lui ad indagare su di noi. Vuole sapere tutto, chi siamo, cosa facciamo, dove viviamo, che mangiamo…ebbene credo sia ora di giocare anche noi ai detective.”
Sogghignò appena quando i compagni lo guardarono stupiti, come tanti piccoli soldatini che non capivano, non sapevano, dove il loro comandante li stesse mandando, ma che ubbidienti aspettavano silenziosi in attesa di ordini precisi.
L’ordine però era solamente per uno di loro e non tardò ad arrivare, perentorio e senza possibilità di replica come sempre.
“ Voglio che t’intrufoli nella vita del nostro apprendista Sherlock Holmes…Kise”.
****************
“Non ti mentirò, è un’indagine difficile e tediosa ma per me nonostante la tua giovane età tu sei l’uomo giusto.”
Erano già passati dieci minuti, forse anche di più, da quando l’ispettore capo gli aveva consegnato le pratiche del caso, annunciandogli la promozione precedentemente proclamata da Moriyama, e Kasamatsu non si era mosso d’un millimetro.
Era rimasto li, a scrutare con attenzione gli appunti mentre la mente sembrava galleggiare lontano, in un universo fuori dalla sua portata.
Dall’altra parte della scrivania il superiore lo osservava sconcertato, ripetendo con enfasi quanto Yukio fosse perfetto e pronto per quel lavoro.
La verità però il giovane detective la conosceva bene, da quell’indagine dipendeva la sua carriera.
Acciuffare quei delinquenti sicuramente l’avrebbe portato in cima: fama, promozioni, un ufficio ai piani alti.
Fallire però voleva dire rimanere per sempre inchiodato alla seggiola con montagne di pratiche e la propria credibilità macchiata per il resto della vita.
Kasamatsu chiuse di scatto la cartella, c’erano dei ladri là fuori che da anni infrangevano la legge per quello che sembrava puro diletto e questo per lui era sufficiente.
Era diventato detective per punire i colpevoli e proteggere gli innocenti, la carriera
non gli era mai importata. “ Farò del mio meglio, grazie per la fiducia.”
Angolo dell'autrice folle:
Ce l'ho fatta, ho aggiornato in tempi brevissimi.
Ne sono orgogliosa.
Amo scrivere di Yukio, è uno dei miei personaggi preferiti.
E amo far interagire la Kiseki no sedai, anche se ho una fottxx paura di cadere nell'oc.
Sopratutto con Akashi perchè non lo conosco ancora così tanto, sia nel manga che nell'anime non l'ho ancora incontrato tantissimo.
Perciò se l'ho fatto fatemelo sapere che mi impegnerò per migliorarlo.
Le recensioni sono sempre ben accette.
Ringrazio le due anime pie che hanno messo questa long nelle seguite, spero il capitolo vi sia piaciuto.
Ah, i titoli sono auforismi che parlano di legge e ladri, mi piaceva l'idea.
Detto questo vi lascio con la fantastica consapevolezza che mancano 2 giorni, oramai quasi 1 alla terza stagione di Knb, non sto più nella pelle.
Un bacio
Mary