Anime & Manga > Uta no Prince-sama
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Autore: Starishadow    10/01/2015    5 recensioni
Se siete curiosi di vedere come sarebbero i figli (e le figlie) dei nostri sette idols, e vi fa piacere seguirli lungo la loro strada, leggete pure questa storia!
Come se la caveranno gli Starish in versione papà, alle prese con un gruppo di adolescenti curiosi di esplorare il mondo a modo loro?
(Raccolta di OS, molte sono song-fic, spero che vi piaccia!)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Nota dell'autrice:
e rieccomi! ^^ finalmente posto il nuovo capitolo ahahah un ringraziamento particolare a tutte coloro che hanno recensito!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia- è un po' lunghetto forse, ma... ^^"
La canzone guida è "Stay together for the kids" dei Blink182... la consiglio a chiunque non la conosca già! ^^
A presto!
Starishadow

A richiesta, questo continuerà ad accompagnarvi per un po’! ^^

Personaggi, età e ruolo nella band
Shinomiya Satsuki 15 (basso) - Reiko 14 (batteria)
Ichinose Hayato 17 (voce)  Rui 16 (voce)
Aijima Harumi 14 (tastiera)
Jinguji Maiyumi 16 (voce/piano)
Ittoki Hikaru 15 (chitarra/ chitarra elettrica) - Aya 5
Kurusu Aoi e Nei 17 (violini/violini elettrici) -  Yuu  10 -  Kimi  5
Hijirikawa Kaito 17 (voce/sax)
 

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La stanza era buia, le serrande abbassate a tener fuori i raggi della luna, che comunque si infiltravano timidamente tra le fessure.
“23…24…”
Dal piano di sotto arrivava il rumore di una donna che urlava a squarciagola, la sua voce arrabbiata, il tono di chi non vuole ascoltare altri, e ogni tanto una voce maschile si alzava a sua volta e cercava di sovrastarla, senza riuscirci.
“27…28…”
In quella camera buia, un ragazzo stava steso sotto le coperte, il cuscino tirato su ai lati per premergli contro le orecchie, gli occhi socchiusi mentre le sue iridi blu si spostavano lungo i puntini di luce proiettati dalla luna sulla parete, contandoli uno ad uno.
“Adesso smettono” si disse, serrando gli occhi. Ma le grida aumentarono solo, e lui sbuffò, sollevandosi a sedere di scatto e scagliando via il cuscino con un gesto irritato.
Ma davvero lo ritenevano così scemo?!
Pensavano seriamente che non li avrebbe sentiti, se si fossero scannati al piano di sotto mentre lui, in teoria, dormiva?
«GUARDA CHE LA COLPA È SOLO TUA!» sbraitò la voce femminile, e il ragazzo sospirò.
“Ci risiamo. È colpa tua… nooo, è tua… no, è tua!” pensò a metà fra il sarcastico e l’esasperato “Tuo figlio è un debosciato che prima o poi si prenderà una malattia venerea, la colpa è sicuramente tua!”
«FORSE AVERE UNA COME TE COME MADRE NON AIUTA, NO?»
Kaito si tuffò sotto le coperte e se le tirò fin sopra la testa. Poteva fare lo spavaldo quanto voleva, poteva essere disinvolto sul palco e sfacciato con le ragazze.
Ma non sopportava di sentire i suoi genitori litigare in quel modo, e loro lo sapevano, per questo si ignoravano tutto il giorno per poi assalirsi appena lui usciva di casa o andava a dormire.
E lui era così stupido da indossare una bella maschera di innocenza quando la mattina li salutava, come se non avesse sentito nulla.
«MA PERCHÉ NON TE NE VAI ALLORA?» urlò sua madre.
“Se mandi via papà, mamma, io vado con lui” pensò il ragazzo, temendo la risposta del padre, che però non sentì.
Di rado Masato sprecava la voce urlando, di solito anche quando litigava si limitava a rispondere in maniera più brusca del solito, o a non rispondere direttamente, per questo Kaito era terrorizzato quando lo sentiva alzare il tono, aveva paura che quello fosse il momento decisivo che avrebbe segnato la fine di ogni tregua che poteva esserci fra quei due.
«BEH HAI RAGIONE, LA CASA È TUA, MA L’HIJIRIKAWA GROUP A METÀ È MIO!»
C’era un tono trionfante nella voce di sua madre?
Di sicuro aveva toccato un nervo scoperto per Masato, e Kaito si preparò al colpo.
«PRENDITI L’ALTRA METÀ E SPARISCI! TANTO È QUESTO CHE VUOI, NO? NON È PER QUESTO CHE MI HAI SPOSATO?»
Ma come ci erano finiti quei due insieme?
Kaito ricordava che a casa di Cecil c’erano foto del matrimonio di lui e Haruka, o di lei incinta e lui che la abbracciava, i loro occhi brillavano di felicità, e in quelle foto si guardavano con affetto e amore; a casa sua c’era solo una foto del matrimonio, quella con entrambe le famiglie: le uniche persone con sorrisi autentici in quella foto erano i genitori dei due sposi, che dal canto loro guardavano la telecamera con il migliore dei sorrisi che erano riusciti a fingere.
Perché stava li quella foto, Kaito non se lo sarebbe mai spiegato.
Le grida continuarono, e mentre anche la voce di Masato iniziava lentamente a sentirsi sempre più spesso, Kaito si nascondeva sempre di più.
Certo, se ne vergognava, ma nascondersi era il suo primo istinto da sempre: aveva un vago ricordo di essersi messo sotto un tavolo quando aveva cinque anni, per paura di qualcosa, e di esserne uscito solo quando suo padre gli aveva teso la mano, promettendogli qualcosa che non riusciva a ricordare precisamente, ma che gli aveva provocato un profondo senso di sicurezza.
Voleva riavere quella sicurezza, voleva tornare a quando aveva cinque anni, quando ancora i suoi genitori si limitavano a parlarsi nei limiti del necessario, e sua madre stava quasi sempre via.
Tirò fuori una mano dalle coperte e prese il cellulare, cercando la chat di gruppo con gli altri Starkids.
 
KAITO- qualcuno è ancora sveglio?
 
Passarono diversi minuti, ma nessuno rispondeva, stava per abbandonare la speranza quando…
 
NEI- io ^^ che ci fai ancora in piedi?
HIKARU- anche io! :D
KAITO- non è un po’ tardi per te, Hika?
HIKARU- avete solo 2 anni più di me, non tiratevela -.-
NEI- tienimi fuori, io non ho fiatato. Allora, Kai?
KAITO- indovina, Ne-ne
NEI- di nuovo i tuoi? :<
KAITO- si
HAYATO- ci sono anche io. Kai, chiedi di venire da me, no?
NEI- Così si becca la polmonite come me e Aoi l’anno scorso >.>
HAYATO- non è stata colpa mia!
NEI- ah no?! Chi ha dormito con la finestra aperta tutta la notte?
HAYATO- mi scocciavo a richiuderla.
HIKARU- e tu saresti il più grande del gruppo?
 
Kaito sorrise nel leggere quei messaggi, che avevano tutto in comune con i battibecchi che nascevano comunemente fra di loro, poi sentì una porta sbattere al piano di sotto e si bloccò. Che cosa era successo?
Dei passi sulle scale.
 
KAITO- vi saluto, torno fra un secondo!
NEI- tranquillo, Kai
HAYATO- qualsiasi cosa, scrivici o chiamaci, alla peggio svegli Rui, ma tanto quella si riaddormenta subito
HIKARU- magari fosse così con Aya .-. a dopo Kai-nii!
 
Nonostante la situazione, un sorrisino attraversò il viso di Kaito nel leggere il messaggio di Hikaru: probabilmente perché era il ragazzo più giovane del gruppo (Satsuki era nato a Febbraio e lui a Novembre, quindi era più piccolo anche di lui), Hikaru aveva la tendenza a chiamare “Onii-chan” lui, Hayato e i gemelli, e “Onee-chan” Rui e Maiyumi. Tutti loro non facevano che dirgli di smetterla, ma sapevano tutti che - se davvero l’avesse fatto - l’avrebbero implorato di ricominciare.
I passi erano più vicini, e sembravano più lenti ed esitanti, il ragazzo rimise il telefono sul comodino e si raggomitolò, fingendo di dormire.
Ormai era diventato esperto in quello, riusciva a regolare il respiro rendendolo più profondo, e aveva imparato ad impedire ai suoi occhi di tremare.
Tutto pur di scappare dai singhiozzi (che lui riteneva ipocriti) di sua madre, e le scuse sussurrate di suo padre.
Sentì la porta aprirsi, e nonostante il suo cuore avesse perso un battito nel suo petto, il suo viso rimase impassibile.
«Lo so che fingi di dormire, Kai… è impossibile non aver sentito», sussurrò piano Masato, dalla soglia della porta, il figlio continuò a far finta. «Va bene. Io… mi dispiace che tu debba subire le conseguenze dei miei errori»
Un altro respiro profondo, ma stavolta era un sospiro.
“Continua a tenere gli occhi chiusi, Kaito” si disse. Non che non volesse parlare con suo padre o cosa, semplicemente non ce la faceva a vedere quello che era il suo idolo, il suo esempio di vita, il suo eroe, ridotto ad un volto cinereo e occhi arrossati per via di una donna che non amava.
Si era chiesto spesso come sarebbero state le cose se fra i suoi genitori ci fosse stato un vero sentimento, come c’era stato fra i genitori di Harumi, o quelli di Hayato agli inizi, ma non era mai riuscito ad immaginarsi una scena in cui erano loro tre, tranquilli e felici come in teoria doveva essere.
Nei suoi ricordi c’erano sempre lui e suo padre, con l’ombra di sua madre sullo sfondo.
Un brivido lo percorse, e sentì anche il materasso muoversi leggermente.
«C’è solo un motivo per cui non posso odiarla come vorrei», mormorò Masato, spostandogli una ciocca di capelli - troppo lunghi per i suoi gusti, troppo corti per quelli del figlio - dal viso, «se non ci fosse stata lei, non ci saresti nemmeno tu»
“Continua a dormire, idiota, continua a dormire… non sbagliare ora”
L’impulso di sollevarsi e abbracciarlo era forte, ma Kaito sapeva anche che, se l’avesse fatto, si sarebbe messo a piangere come un bambino, e sapeva che vederlo piangere faceva star male suo padre quasi quanto a lui faceva male vederlo dopo una di quelle liti.
“Gomenasai, otosan”
Masato sospirò e si allontanò.
«Ti voglio bene» l’aveva appena sussurrato, ma Kaito aveva sentito benissimo, e deglutire il nodo che gli si era formato in gola fu difficile.
Appena fu sicuro che il padre si fosse allontanato, recuperò il telefono, leggendo la conversazione che era avvenuta fino ad allora.
 
NEI- non me ne parlare, Hika, quando di notte Kimi si sveglia, è un incubo
SATSUKI- ‘alve. Nei ma sta zitto che se non ci va tuo padre mandi Aoi
NEI- sì ma mi svegliano lo stesso. Specie se va Aoi, che non si toglie le coperte, le calcia tutte fuori dal letto
SATSUKI- e tu dormi da solo, idiota
NEI- quanto sarai deficiente?! Abbiamo un letto insieme -.-“
SATSUKI- cavoli vostri. Dormi con l’altro fratello, Yuu è un angelo. Va bene, devo andare, notte!
NEI- angelo? Quello è uno schizofrenico iperattivo, altro che! Siamo io e Kimi gli angeli di casa
HARUMI- povero zio Syo. Ero solo di passaggio. Notte ragazzi! (Kai, spero si sia risolto tutto :S) <3
NEI- notte Haru-chan! ;) E fidati, se papà avesse solo Yuu e Aoi si suiciderebbe
HAYATO- grazie per il tuo intervento edificante, Haru-chan
HARUMI- la strada per quel paese la sai già? ^v^
HAYATO- no ma dicevo con amore!! :*
HARUMI- Anche io! Cerca di perderti mentre vai <3
HIKARU- poovero Hay-nii!
HAYATO- Hikaru, smetti di chiamarci tutti onii-chan! >.<
HIKARU- perché? T.T ti da fastidio, Hayato-kun?
NEI- fa solo finta -.-“
HAYATO- solo perché sei l’esserino più adorabile che esista, Hikaru -.-“
NEI- ti male star sveglio a certe ore, diventi addirittura dolce!
HAYATO- se tu non fossi il gemello di Aoi, ti avrei già ammazzato.
NEI- la verità è che non mi ammazzi perché hai paura di sbagliare e uccidere lui
 
L’idea era così ridicola, ma anche plausibile, che Kaito non poté fare a meno di ridacchiare mentre rispondeva:
 
KAITO- Nei, ma tu ora ti sei fatto le punte dei capelli ciano, vi si riconosce
HAYATO- tutto bene Kai??
NEI- faccio tingere pure Aoi e siamo a posto. Welcome back, Kai!
KAITO- sì, Hay-kun, tutto bene ^^ le solite cose. Ho finto di dormire. Nei come mai ci sei solo tu?
 
NEI- Aoi non si sentiva molto bene, è dalle 21 che dorme
HAYATO- Che ha?!
NEI- ufficialmente “solo stanco”
 KAITO- ecco che emerge Hayato Chioccia ;D (tienici aggiornati su Aoi)
HAYATO- Non ti ruberei mai il ruolo di mammina, tranquillo :* (quoto mamma Starkids)
KAITO- Aww che amore! :*:* (mamma Starkids non si può sentire o.o)
NEI- siete disgustosi -.-“
HAYATO- Spiacente Kai, sei il mio migliore amico da quando sono nato, ma… non sei il mio tipo.
KAITO- Già, tu non sei il mio genere ^^
NEI- eppure qualche fan continua a shipparvi insieme
 
Leggendo mentre soffocava uno sbadiglio, Kaito rischiò di scoppiare a urlare dallo shock, prima di calmarsi. Ma come cavolo facevano a immaginarsi lui e Hayato… insieme?
Per lui, era come se fosse il fratello che non aveva mai avuto, e lui era lo stesso per l’amico, non avrebbero mai pensato di poter essere qualcosa di più che amici.
 
HAYATO- se è per questo shippano pure te e Aoi in un po’ di sano twincest
NEI- immagino che tu sia il primo di questi shippers
KAITO- li ha creati lui, guarda ;)
HAYATO- che spiritosi -.-
MAIYUMI- hey ma che ci fate tutti svegli? Una riunione di cui non sapevo nulla?!
KAITO- ciao, my queen <3
MAIYUMI- risparmiami la sviolinata, tesoro. Che succede?
NEI- solite cose…
KAITO- colpa mia ^^”
HAYATO- “Tua”… adesso…
KAITO- vabbè, tecnicamente
MAIYUMI- ah ok ho capito… domani papà parlerà con il tuo, Kai ;)
KAITO- sankyu
NEI- OOoohi! Solo noi possiamo usare il sankyu! è.è (cit. Aoi)
HAYATO- AMEREI continuare a parlare con voi, maaa si è appena svegliata mamma, e se mi becca ancora sveglio addio cellulare ^^” notteeee!! (Kai domani parliamo)
NEI- anche Aoi inizia ad agitarsi, meglio che spenga e gli dia un occhio. Good night, minna!
KAITO- ‘notte ^^ (mi fai paura Hayato)
MAIYUMI- zzzzzzzzzzz (zzzz) :*
 
Con un sorrisino sulle labbra, il ragazzo si risistemò sotto le coperte e posò il telefono. Stavolta, quando chiuse gli occhi, non fingeva più di dormire.
Si era appena addormentato quando un messaggio lampeggiò sullo schermo del suo telefonino, e non era nella chat di gruppo stavolta.
 
MAIYUMI- Ne  ̴ Kai-chan, lo sai che se hai bisogno puoi chiamarmi, vero? So cosa stai passando… papà e mamma litigavano in francese sperando che io non capissi. Comunque… sì insomma, per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi! Bonne nuite! :*
 
«Bene! Vi vedo tutti svegli e pimpanti» commentò ironicamente Tokiya la mattina dopo, quando tutti si trascinarono in sala prove, battendo una volta le mani per attirare l’attenzione dei nove adolescenti - di cui almeno tre avevano l’aria da zombie «e soprattutto al completo» aggiunse, aggrottando le sopracciglia.
Nei si incupì:
«Aoi sta ancora male» spiegò, tornando poi a giocare con i lacci della felpa rubata al gemello.
«Io non ho voglia di fare lezione con te» rispose Hayato, sbuffando, e usando una voce quasi identica a quella del padre nei suoi umori più neri.
«Sì, anche per me è un piacere insegnarti, Hayato» commentò Tokiya scuotendo la testa.
Infine guardò il secondo più grande del gruppo, che era quello con la cera peggiore: viso pallidissimo, occhiaie profonde ed espressione abbattuta.
«Io non ho praticamente chiuso occhio» si giustificò Kaito, sedendosi vicino al pianoforte e posando la schiena contro gli zampi dello sgabello «voi iniziate pure» bofonchiò, posando un gomito sul ginocchio e affondandosi il viso sul palmo della mano.
«Mmm non vorrei farmi odiare ma… dovreste provare la tua nuova canzone» fece notare Otoya, alzandosi dalla sedia che fino a quel momento aveva occupato in silenzio; non era raro che gli Starish partecipassero alle prove dei ragazzi, aiutandoli come potevano e correggendo degli errori, ma di solito gli “insegnanti” erano Ren e Syo, o Natsuki, mentre Masato, Tokiya e Otoya erano sempre troppo impegnati fra CD e film vari. Cecil non aveva più voluto avere qualcosa a che fare con la musica e il mondo dello spettacolo da quando aveva perso Haruka, e non c’era stato verso di fargli cambiare idea, già solo per convincerlo a permettere ad Harumi di unirsi al gruppo erano servite tutte le tecniche di supplica dei ragazzi.
Con un sospiro, Kaito si costrinse a tenere gli occhi aperti e si alzò, con una smorfia. Raggiunse il centro della stanza e ben presto rimasero solo lui ed Hikaru, che lo guardò esitante mentre la musica partiva; Kaito sapeva che il minore non si sarebbe mai aspettato che chiedesse proprio a lui di fargli da seconda voce per quella canzone, ma Hikaru - oltre ad avere una voce più adatta per quella musica rispetto ad Hayato - era l’unico che potesse capire i sentimenti che aveva messo in quella canzone.
Avevano tutti (o quasi) sperimentato il dolore di vedere i proprio genitori litigare o separarsi, ma mentre Nei odiava candidamente sua madre per quello che aveva fatto a Syo e Aoi, e Maiyumi adorava troppo suo padre per chiedersi se un po’ di colpa l’ avesse anche lui, Hikaru non provava alcun risentimento per i suoi genitori (e bisognava anche ammettere che Otoya e sua moglie erano stati bravi a non fargli pesare i loro problemi), era semplicemente confuso dal loro atteggiamento.
«Pronto?» chiese sorridendo, Hikaru annuì e lui cominciò a cantare.
 
 
Its hard to wake up, when the shades have been pulled shut 
This house is haunted, its so pathetic, it makes no sense at all 
I’m ripe with things to say, the words rot and fall away 
A stupid poem could fix this home, I'd read it every day 



Chiudendo gli occhi, Kaito poteva ricordare perfettamente tutte le mattine in cui sarebbe rimasto volentieri a letto tutto il giorno, senza dover affrontare i suoi genitori dopo una lite notturna fra i due.
C’erano mille cose che avrebbe voluto dire loro, ma finiva sempre con il trattenersi e lasciare che queste svanissero lentamente.
La frase riguardo alla poesia l’aveva messa nel testo ricordando la sensazione che aveva provato quando, svariati anni prima, su consiglio dell’insegnante, si era rifugiato nella lettura, pensando che da lì avrebbe potuto trovare un modo per sistemare la faccenda, o un modo in cui la faccenda si sarebbe sistemata da sola. Aveva letto e riletto mille libri, mille poesie, ma casa sua era rimasta sempre il campo di battaglia di una guerra fredda che non sembrava voler finire.
Raggiunto il ritornello, lasciò che la sua rabbia contenuta per tutti quegli anni esplodesse, era quello dopotutto il segreto dietro la sua voce tanto graffiante quanto aggressiva nelle canzoni: se avesse dovuto cantare continuando ad essere “il solito Kaito”, il vigore che metteva nelle sue esibizioni sarebbe sparito.
Era ancora indeciso su quale delle due versioni fosse veramente lui, a dire il vero.
La musica rallentò ancora e, dopo un ultimo sguardo esitante, Hikaru cominciò a cantare, sentendo lo sguardo di suo padre e dello zio che più voleva impressionare fissi su di sé, cosa che non mancò di fargli infiammare le guance.

The anger hurts my ears, been running strong for seven years 
Rather then fix the problem, they never solve them, it makes no sense at all 
I see them everyday, we get along so why can't they? 
If this is what he wants, and its what she wants,then whys there so much pain? 



Hikaru ripensò a quelle parole: quelle rare volte in cui aveva sentito i suoi genitori scambiarsi parole piene di astio e irritazione, il loro tono sembrava ferirgli le orecchie, su cui era inutile premersi le mani, e negli ultimi anni il ragazzo aveva cominciato a chiedersi perché non si fossero ancora decisi a separarsi, che era l’opzione che gli sembrava la più plausibile.
Però poi vedeva Aya in braccio a sua madre che tendeva le manine paffute verso suo padre, un sorriso carico di aspettative in viso, e vedeva i loro genitori avvicinarsi per permetterle di abbracciarli e sorriderle entrambi; fra di loro non si guardavano, ma i loro sorrisi nel guardare la loro bambina erano identici. E quindi aveva capito: quei due soffrivano l’uno per la presenza dell’altra, e sarebbero andati ognuno per la sua strada più che volentieri, ma entrambi erano consapevoli delle conseguenze per Aya e - molto probabilmente - anche per lui, quindi facevano appello all’unica cosa che ancora li teneva uniti, che era proprio l’amore per i loro due bambini (per quanto Hikaru odiasse essere ritenuto tale), e continuavano a fingere.
Quello che il ragazzino non capiva, però, era perché dovevano farsi tutti così male per evitare dolore agli altri.

So here's your holiday, 
hope you enjoy it this time, you gave it all away. 
It was mine,so when your dead and gone, 
will you remember this night, twenty years now lost, 
it's not right. 



Tempo dopo, Kaito e Hikaru erano sul palco a cantare quella canzone, accompagnati in sottofondo dalla voce squillante e coinvolgente di Nei, con le fan che urlavano e seguivano il testo con le loro voci.
Kaito aspettò che la musica finisse, mentre con gli occhi scannerizzava le file di presenti, cercando due persone ben conosciute. Le trovò, infine, nel palchetto riservato a Shining Saotome e i suoi collaboratori.
Fu a quel punto che si portò il microfono alle labbra e - preso un respiro profondo - iniziò a parlare:
«My princesses, grazie!» aspettò che il frastuono diminuisse, regalando alla telecamera che lo stava inquadrando un sorrisino rapido ma gentile «Volevo… vorrei solo rubarvi un secondo di tempo, prima di lasciare il microfono a Rui-chan» ammiccò alla ragazza, che rispose con un sorriso e un cenno della mano rassicuranti, il pubblico tacque, incuriosito, mentre i suoi genitori reagivano in maniera diversa: Masato si era appoggiato alla balaustra del palchetto, gli occhi fissi sul figlio, sua madre stava leggendo un messaggio dal cellulare.
Tipico.
«Ho solo un messaggio per le due persone a cui questa canzone è dedicata. In teoria dovrebbero essere quattro, se Hikaru vuole unirsi a me, ma principalmente avevo solo quei due in mente quando scrivevo il testo» Kaito deglutì, e solo in quel momento realizzò che i suoi occhi stavano bruciando fastidiosamente, scosse la testa e cacciò via la sensazione battendo le palpebre «papà, mamma… basta. Vi prego, basta! Dateci un taglio, per favore. Fa più… fa più male così» si allontanò di fretta dalla luce del riflettore, indietreggiando verso gli altri compagni, e mentre il pubblico restava in silenzio, vide Maiyumi che gli si avvicinava con un sorriso gentile e la sua bottiglietta d’acqua in mano, lei glieli offrì entrambi.
«La canzone è stupenda, e tu hai cantato benissimo» cominciò la ragazza, abbassando gli occhi.
Quando non c’era un pubblico ad osservarli, i due ragazzi non si comportavano come tutti credevano, battibeccando e prendendosi in giro, flirtando costantemente fra di loro - insomma, facevano anche quello, ogni tanto - ma quando si trattava di supportarsi a vicenda attraverso la situazione che avevano attraversato entrambi, o di aiutarsi per qualsiasi motivo, era come se deponessero le armi: Maiyumi non cercava più di assalire Kaito e lui non la respingeva più, anzi… aveva cominciato a sviluppare una certa dipendenza da quella ragazzina che lo lasciava confuso, e ogni tanto lo preoccupava.
Non era abituato a dipendere dagli altri.
«Grazie» mormorò prendendo l’acqua.
«N-non c’è di che. Kai… senti, so che te l’ho già detto e ripetermi è da stupida, ma… davvero, se ogni tanto avessi bisogno di… anche sfogarti, va bene!»
Ma che le prendeva? Era Rui quella che balbettava e arrossiva, al massimo, Maiyumi era quella spigliata e con almeno una parola per ogni situazione.
«Ok» certo che pure lui poteva impegnarsi un po’ di più.
Lei fece una piccola smorfia, prima di ravvivarsi i capelli:
«Beh… non lasciamo che i vecchi ci rovinino il divertimento, ne  ̴?» chiese, ridendo.
Kaito alzò gli occhi al cielo:
«Sai che se tuo padre ti sente che lo chiami vecchio sei in punizione per un mese, vero?»
Con quello, tornarono entrambi sotto i riflettori, e lui le mise una mano attorno alla vita, tirandola a sé.
Almeno una cosa gliela doveva.
Aspettò il momento in cui lei girava la testa verso il pubblico alla sua destra per sfiorarle la tempia con le labbra, mandando in estasi il pubblico e in confusione completa lei, poi corse dalla parte opposta del palco, fingendo di sistemare il microfono.
Maiyumi si sfiorò la tempia con gli occhi sbarrati, prima di ricordarsi dove si trovava, quindi si calò nuovamente nella sua parte:
«So che non mi puoi resistere, Hijirikawa» ghignò, con aria maliziosa, lui la guardò alzando un sopracciglio:
«Continua a sognare, Jinguji» rispose, ammiccando.
Maiyumi rise, mentre dentro di sé però qualcosa le dava una sensazione di disagio: che significava quel gesto? Era per le fan? Per ringraziarla? O forse Kaito…
“Non ci pensare. Kaito non è tipo da innamorarsi di qualcuno. Sai come la pensa sull’amore”.
Autoconvincendosi, Maiyumi proseguì il concerto con nonchalance.
Quando fu a casa, però, non poté fare a meno di fissarsi allo specchio mentre si sfiorava con le dita il punto in cui le labbra del ragazzo l’avevano toccata.
Le arrivò un messaggio, e quando lo lesse fu sorpresa:
 
KAITO- scusa, lo so che sei a pezzi dal sonno, ma volevo dirtelo. Ho parlato con mio padre e… finalmente la molla!!
 
Sorrise leggermente. Certo, visto come si riducevano quei due, separarsi era la cosa migliore, ma lei aveva imparato a sue spese che, sebbene avesse desiderato per mesi che sua madre si decidesse ad andarsene, quando era successo non era riuscita a non starci male.
In fondo una parte di lei aveva sperato che riuscissero a fare pace.
 
MAIYUMI- Bene! Almeno non dovrai più sentirli litigare la notte. Comunque, grazie per avermi avvisata ^^
KAITO- grazie a te, Ma-chan. Vai a dormire, adesso! ;P Sogni d’oro :)
 
Maiyumi lesse e rilesse il messaggio. Kaito non aveva mai usato un tono così dolce con lei, nei messaggi, di solito si insultavano e basta.
Quel messaggio insolito le aveva scaldato qualcosa fra il petto e l’addome che non riusciva ad identificare.
Risollevò lo sguardo sullo specchio.
E adesso perché i suoi occhi stavano brillando in quel modo?!
 
   
 
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