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Autore: Relie Diadamat    10/01/2015    1 recensioni
Morgana, pupilla del sovrano di Camelot, potrebbe sembrare, agli occhi di tutti, la ragazza più ricca e fortunata del regno ma la realtà è tutt'altra: Morgana è infelice. Non riesce ad essere pienamente se stessa, sentendosi talvolta in gabbia. Si può essere prigionieri di se stessi? Forse. Morgana sa perfettamente di essere prigioniera del suo cuore che, maledettamente, batte per due persone diverse. Allo stesso tempo.
Dal testo:
« L’amore rende liberi. Vi libera la mente, ma riempie il cuore. L’amore ci fa credere di aver trovato il nostro posto nel mondo e ci fa sorridere senza che noi lo vogliamo. E’ normale pensare di poter amare due persone, ma credetemi è impossibile. L’amore, quello vero, può toccarci solo una volta e si capisce di averlo trovato quando si è certi di essere nel posto giusto, quando non si ha più voglia di voltarsi indietro. »
[ Terza Classificata  al contest My Favourite Character II Edizione indetto da Fanny_rimes ]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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III. You&Me…And Him


I giorni dopo quella notte sembravano passare troppo velocemente per Morgana.
Insieme ad Arthur, aveva deciso di non dire a nessuno della loro relazione, facendola rimanere segreta. Che senso avrebbe dire a qualcuno che loro due si amavano? Per Morgana quello era un sentimento che riguardava solo loro due, nessun altro. E in fondo doveva ammettere che la paura di essere scoperti rendeva il tutto più eccitante.
Morgana si divertiva nel lanciare al principe sguardi ammaliatori mentre erano seduti a tavola in presenza di Uther, ignaro delle loro notti di passione e dei mille baci che si scambiavano appena fossero lontani dagli sguardi indiscreti del popolo, del re, di tutti. Il giovane in tutta risposta storceva il viso per l’imprudenza della ragazza, distraendosi così ai discorsi del padre che, prontamente, gli rimproverava di non essere attento.
Quella sera si erano dati appuntamento nella sala del trono a tarda notte, quando tutti ormai erano consenzienti vittime nelle braccia di Morfeo. E così anche lei, pensò Morgana, sarebbe stata vittima consenziente dell’amore del principe.
Era sgattaiolata dalla sua stanza come una ladra, con passo felpato. Camminò cauta per i corridoi lunghi e freddi del castello, illuminati solo dall’ardente luce delle torce. Passò accanto ad una di queste, e ne sentì il calore sfiorarle la pelle. La castellana si sentì come quelle fiamme, viva e in continuo mutamento. Ogni giorno con Arthur era una nuova avventura. La loro.
Aprì delicatamente la porta che affacciava all’immensa sala del trono. Un sorriso le si disegnò sul volto quando notò Arthur, le spalle contro il muro e braccia incrociate al petto, ad aspettarla.
Il volto del principe si illuminò appena la vide. Aveva indosso la sua vestaglia color panna, candida, che le delineava perfettamente ogni forma. Si staccò immediatamente dalla parete, mentre la ragazza gli andò incontro. Mentre la guardava avanzare verso di lui, poteva notare il riflesso della notte sul suo volto, che le donava un’aria quasi angelica…quasi.
Un bacio. Non vi era un modo migliore per salutarsi, pensò Morgana. Sorrise distaccando lievemente le sue labbra da quelle peccaminose del ragazzo, cercando con lo sguardo i suoi occhi. Ripensò per un secondo a quella folle notte d’amore. Morgana aveva perso il candore con quel ragazzo che ora le cingeva forte la vita con le mani, quel ragazzo che un giorno sarebbe diventato il re di tutta Camelot. Il suo re.
« Sei bellissima. » sentì la voce del principe rimbombarle in tutto il corpo, anche nelle vene se possibile, mentre lievemente le scostava una ciocca ribelle dal volto.
Morgana pensò di perdersi in quei meravigliosi occhi oceano, splendenti anche di notte, senza che vi fosse luce. Sorrise maliziosa tanto quanto bastava per togliere il fiato al principe che la vide avvicinarsi, col viso sempre più vicino al suo « Lo so. »
La castellana suggellò quelle parole con un bacio intenso, proprio come il loro amore.
Una voce improvvisa catturò l’attenzione dei due fratellastri, mentre furtivamente interruppero il loro prezioso attimo d’intimità. Morgana sentì il cuore accelerarle in modo innaturale nel petto, mentre con gli occhi sbarrati cercava riparo in Arthur. Quest’ultimo riprese fiato quando riconobbe la voce di un cavaliere nel corridoio, probabilmente stava facendo il suo giro notturno. Erano al sicuro, almeno per il momento.
« E’ solo la guardia che sta facendo il suo giro, non c’è nulla di cui preoccuparsi. »  il principe rassicurò la ragazza, mentre le carezzava lievemente un braccio, tenendola stretta.
« Sarebbe stupendo potersi baciare anche alla luce del sole però, ritagliando un attimo solo per noi. »
Morgana non aveva intenzione di divulgare ai quattro venti la sua storia con Arthur, ma non voleva nemmeno poter passare con lui solo cinque minuti al giorno. Doveva assolutamente assaporare il gusto che aveva stare un’intera giornata da sola con lui, lontana da tutti « Partiamo, andiamo via. Solo per un giorno, lontano da tutto e da tutti! » gli occhi di Morgana brillavano di luce propria, mentre il sorriso che aveva in volto tradiva un’aria sognatrice.
Il principe sembrava essere tentato da quelle parole, ma sapeva che sarebbe stato sciocco fuggire in quella maniera, solo per il gusto di stare insieme. A Camelot c’erano delle priorità ed andavano rispettate « Morgana, non possiamo andarcene via in questo modo. Solleveremo il caos a Camelot ed io non posso permettere che questo succeda. »
La pupilla del re si ricompose, allontanandosi lievemente dal ragazzo, divincolandosi dalla sua presa. Corrugò la fronte assumendo un tono d’accusa « Quindi per te Camelot verrebbe prima di tutto, prima di me! »
« Morgana, per favore… »
La ragazza lo ammonì, alzando il tono di voce senza neanche accorgersene « No, la verità è che tu hai paura di quello che tuo padre potrebbe dire. Tu hai paura del giudizio di tuo padre! E’ così che vorrai governare il tuo regno, basandoti sulle opinioni degli altri? »
Lo guardava fisso negli occhi, quasi a volerlo disarmare solo col suo sguardo. Morgana però non notò alcun cedimento da parte del principe e così decise di voltargli le spalle, mentre scuoteva la testa. Se quel ragazzo non era capace di scegliere tra lei e il padre, tanto valeva finirla lì. Cosa sarebbe successo se Uther non avesse approvato la loro relazione? Arthur avrebbe mandato tutto all’aria solo per paura del giudizio paterno e questo Morgana non poteva reggerlo.
Fece per allontanarsi quando si sentì prendere per un braccio, magari non era ancora tutto perduto « Non ho detto che non voglio trascorrere una giornata da solo con te. »
Le labbra di Morgana s’incurvarono in un sorriso compiaciuto. Aveva avuto la meglio sul principe, ancora una volta. Doveva proprio ammettere che le piaceva il potere che aveva su di lui. Si voltò piano, nascondendo il suo sorriso, chiedendo con una mossa del capo di spiegarsi meglio.
Arthur la guardò con la sua solita sicurezza stampata negli occhi « Domani mattina, alle nove, recati fuori dalle mura del castello. Ti aspetterò lì. »

*
 
Morgana quella mattina presto si era recata nella sala reale, dove Uther, seduto a capo tavola era evidentemente sovrappensiero. La ragazza si fece largo tra le due guardie che sguainavano le spade, incrociandole a mezz’aria, impedendo a chiunque il passaggio che fu ovviamente concesso alla pupilla del re.
Riuscì a persuadere Uther nel farla uscire da sola, a cavalcare per un lasso di tempo necessario per schiarirsi la mente. Aveva inventato infatti di aver rivisto il volto di suo padre, Gorlois, in sogno e che ciò l’avesse destabilizzata. Aveva dunque bisogno della sua privacy per ritrovare la serenità nella sua mente. Inizialmente il re era contrario, ma di fronte alle parole disperate di Morgana che lo pregavano di capirla, proprio come un padre avesse fatto con sua figlia, si convinse seppur contrario all’idea di lasciarla andare.
Così facendo Morgana si incamminò verso le mura del castello, proprio come deciso con Arthur la notte precedente. Era di un leggero ritardo, ma si sa, che ogni dama che si rispetti deve far attendere il suo cavaliere. Mentre si avviava fuori alle mura del castello, sentì un’adrenalina crescere sempre di più in lei, fino a farle tremare quasi le gambe. Non si era mai sentita così prima d’ora, ma la eccitava l’idea di avere il principe tutto per sé.
Appena arrivata a destinazione si ricompose, quei pensieri non sarebbero mai stati ovvi per Arthur. Tutta l’allegria della ragazza si spense all’istante, proprio quando notò che al fianco del principe, retto in piedi accanto al cavallo, vi era il suo servitore.

*
 
Morgana sembrò essere imbronciata per tutto il tragitto, anche perché stando in sella al suo cavallo bianco, non aveva degnato neanche di uno sguardo il principe, che iniziò a spazientirsi del muso lungo della sorellastra.
Merlin da parta sua, se ne stava il più possibile in disparte tra i due, appena dietro il cavallo immacolato della pupilla del re. Osservava di sottecchi i loro atteggiamenti, mentre iniziava davvero a sentirsi a disagio. D’improvviso sentì lo sguardo di Morgana su di sé e questo bloccò la sua lieve risata all’ennesimo sbuffo di Arthur. Lo aveva praticamente incenerito con lo sguardo e il mago, suo malgrado, ritirò lo sguardo abbassandolo sulla criniera nera del suo cavallo, lasciando scomparire la lieve curva del sorriso sul suo volto.
La castellana si era voltata a guardarlo, sì, perché stava pensando a come sia potuto venire in mente ad Arthur di portarlo con sé. Insomma, non voleva essere vista da nessuno, figurarsi da Merlin!
La verità è che non riusciva ad inquadrarsi loro tre nella stessa scena… insomma lei, Arthur …e Merlin. Stonava anche solo a pensarlo.
« Morgana si può sapere cosa ti prende? »  la poca pazienza del principe si fece sentire. Spazientito la guardò in volto, cercando al più presto la risposta che gli spettava.
« Pensavo dovessimo restare da soli! »  tagliò corto la ragazza, ignorando lo sguardo perplesso di Arthur. Evidentemente non si era posto il suo stesso problema quando si preparavano a partire.
Lo vide corrugare la fronte come se Morgana avesse detto una cosa del tutto scostante dal loro discorso, cosa che fece non poco salire il sangue al cervello alla ragazza « Ma siamo soli! »
La sorellastra fermò di sasso l’andatura lenta del cavallo, così da poter ottenere la totale attenzione del ragazzo. Probabilmente quei piccoli sobbalzi provocati dall’equino gli avevano offuscato la mente « Soli? »
Il servo del principe incrinò la testa verso il verde manto del terriccio, mentre aveva di conseguenza fermato il suo cavallo. Era sicuro di avere nuovamente gli occhi di Morgana puntati nella sua direzione.
Ne ebbe la conferma quando sentì la voce sconcertata di Arthur, per quella preoccupazione della sorellastra, farsi spazio nel silenzio della foresta «  Ma è Merlin! »
Morgana diede un leggero colpo col piede al fianco del cavallo che iniziò a muoversi in avanti, più veloce di prima, allontanandosi nella foresta « Allora goditi da solo la cavalcata, Arthur. »
Il principe tentò di richiamarla, ma fu del tutto inutile, ormai la sagoma di Morgana era ormai lontana dal punto in cui il suo cavallo era fermo. Sentì la rabbia impossessarsi del suo corpo, perché quella ragazza non poteva semplicemente accontentarsi?
Se le sarebbe successo qualcosa Uther l’avrebbe fatto impiccare e in fondo, non se lo sarebbe perdonato neanche lui per quanto potesse negarlo in quel momento. Si voltò verso il suo servo, cercando forse l’appoggio che gli serviva. Voleva almeno sentirsi dire che aveva ragione.
Merlin, sentito chiamato in causa dallo sguardo stupefatto di Arthur dal comportamento di Morgana, alzò le spalle con noncuranza « Magari preferiva Gwen. »
«  Merlin…»  il principe aveva iniziato a scandire lentamente ogni lettera del suo nome, voltando il cavallo nella direzione dove la ragazza era scomparsa qualche minuto prima « Sta’ zitto. »

*
 
Perché era scappata in quel modo? Perché Arthur era un completo idiota. Avrebbero potuto stare da soli, lontano da tutti e invece si era portato dietro il suo servo. Non era possibile, non era concepibile. Sconfiggere dei mostri insieme come l’Afank ci stava, ma baciarsi mentre Merlin li guardava era un altro canto.
No, non ce l’avrebbe mai fatta. Perché? Perché no, punto. Non aveva senso.
Era scesa da cavallo, decidendosi così a sedersi su un tronco abbattuto. Lasciò scorrere il suo sguardo lungo la superficie lignea per poi farlo ricadere tra i mille alberi che contornavano quel posto. La luce filtrava lieve tra quei tronchi, traversando le foglie verdi delle chiome alte. Era talmente persa in quel panorama che neanche si accorse di un piccolo insetto che si avvicinava a lei. Morgana era distratta, ripensava a quell’imbecille del suo fratellastro che forse la stava già cercando sbraitando il suo nome ad un volume così alto da spaventare tutti gli animali della foresta.
Sorrise beffarda a quel pensiero finché non si sentì pungere la mano. Si voltò subito con una smorfia dolorante in volto, levandosi quell’orrido insetto nero dalla sua mano.
Si era alzata d’istinto dal tronco, guardandosi intorno, cercando di ritrovare la figura del suo cavallo. D’improvviso sentì girare la testa, le sembrò che la foresta avesse iniziato a girare in un vortice creato dal nulla, mentre piano la sua vista si annebbiava. Cadde a terra dopo neanche una frazione di secondo. Per una frazione di secondo, prima che diventasse tutto nero…aveva rivisto il suo volto.
   
 
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