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Autore: Vicarious10    10/01/2015    2 recensioni
Durante il matrimonio dei suoi più cari amici, Sonic non avrebbe mai pensato che la minaccia più grande che avesse mai affrontato stava per incombere sulla sua vita. Lui e i suoi compagni di avventura si ritroveranno ad essere impotenti per la prima volta nella loro vita di fronte alla guerra più grande di tutte. L'unica speranza risiede nell'aiuto di un misterioso alleato, l'unico in grado di prevedere le mosse del nemico.
La battaglia per la sorte di Mobius sta per cominciare.
Uniti o divisi, niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.
Caduto da cielo
 
 
Chiamati da Sonic, i soccorsi arrivarono più in fretta che poterono.
Mentre l’inatteso “ospite” venne portato sotto i ferri dei medici, la notizia era già in mano ai media, informando di conseguenza il popolo di Mobius. Molti dettagli erano stati trafugati da alcune fonti anonime presenti sul momento, ma nessuno riusciva ancora a capire cosa fosse successo davvero.
In parole povere, il cielo si era oscurato e quel gatto era piombato lì in mezzo a loro, facendo scoppiare il panico a palazzo. Chiuso dentro un’ambulanza, lo straniero era stato trasportato all’ospedale più vicino, sotto stretta sorveglianza dei soldati e di tutti i Freedom Fighters. Non passò nemmeno un’ora quando un chirurgo uscì dalla sala operatoria, trovandosi addosso gli sguardi incuriositi degli eroi.
Avendo visto da vicino lo stato in cui era ridotto, Sonic pensò che non ce l’avesse fatta, che le ferite erano troppo gravi per poterlo salvare. Era ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, pieno di tagli su tutto il corpo, era più che lecito pensare al peggio in un caso simile.
Io.. non so cosa dire..
Erano tutti lì riuniti intorno al medico, evidentemente scosso da ciò che aveva visto. Il riccio non volle sentire il seguito delle sue parole, abbassando la testa quasi come in segno di sconfitta.
È vivo.
Rimasero sconvolti, impietriti di fronte alla notizia.
Cercando di spiegarsi, il chirurgo disse che, durante l’operazione, lui e i suoi assistenti osservarono il suo corpo rigenerarsi sotto i loro occhi dopo avergli iniettato una dose di adrenalina nel cuore, in modo tale da farlo continuare a battere. Tramite le guardie, il re venne informato immediatamente, dando l’ordine di contattare i “piani alti”.
G.U.N. e i suoi agenti speciali sarebbero arrivati lì a breve, chiedendo a Sonic e ai suoi compagni di tenere a bada la situazione e di rinchiudere il soggetto fino al loro arrivo.
Il riccio guardò l’orologio: erano le quattro del mattino.
Era seduto in un angolo a riflettere, mentre i suoi amici osservavano lo sconosciuto attraverso un vetro antiproiettile, nervosi e sconvolti.
Era accaduto tutto così in fretta da non lasciargli il tempo necessario per parlare fra di loro, scambiandosi qualche sguardo in assoluto silenzio.
Lui era lì, nell’altra stanza, incatenato alla parete come un qualsiasi prigioniero da interrogare. Forse era proprio questo che era, pensò Knuckels.
Julie-Su era accanto a lui, seguendo nella sua testa lo stesso filo dei suoi pensieri, seppur inconsapevolmente. Tails squadrava incuriosito più di tutti il “detenuto”, prestando particolare attenzione alle sue mani. Aveva tre piccoli innesti circolari sul dorso di entrambe, gli stessi da cui erano usciti quelle.. cose. Non sapeva come chiamarle esattamente, sapeva solo che qualunque cosa fossero erano di natura artificiale.
-Allora? Novità?-
Rob li aveva lasciati per “cambiarsi d’abito” e per prendere le sue armi. Si presentò nella stanza in tono serio, sentendosi più sicuro di quanto lo era prima. Durante tutta quella confusione di prima, fece il possibile per riportare la calma fra la gente, cercando il momento più opportuno per organizzarsi. Sotto la sua facciata di ironia e spavalderia si era sempre nascosto un inguaribile lato pessimista.
-Sta ancora dormendo- si limitò a rispondergli Amy, seduta poco lontano da Sonic.
-Accidenti Rob, sembra che tu stia per combattere un esercito a mani nude per quanto sei nervoso-
Quel commento di Bunnie irritò l’arciere, trovandolo del tutto fuori luogo.
-Ehi Bunnie, secondo te quello lì dentro chi è? Un clown? È apparso di soppiatto durante la festa e ci ha quasi rovinato la giornata. Chiunque sia, non è qui per invitarci a giocare a poker-
-Rob, calmati. Siamo tutti nervosi qui dentro, ma dobbiamo cercare di mantenere la calma-
Bunnie lo trovò un vero cafone a rispondergli in quel modo, ma forse non aveva tutti i torti ad avere quella reazione.
Chi diavolo era quel gatto? Soprattutto, perché era apparso durante il ballo a palazzo?
Un adepto della Legione Oscura? Un altro abitante di Anti-Mobius?
Finché non si sarà svegliato la risposta sarebbe rimasta incerta, per questo avevano i nervi a fior di pelle.
Stava camminando verso di me, pensò Sonic, perché?
-Come avrà fatto?- li interruppe Amy.
Sapevano tutti a cosa si riferisse. La domanda esatta era come fa ad essere ancora vivo?
-Forse Sonic si era sbagliato, magari non era poi così messo male come credevamo- rispose Julie-Su.
-Ho visto le sue ferite, non erano dei taglietti-
Dopo avergli risposto, Sonic si tirò su dalla sedia, stressato e stanco da quella notte senza fine. Si avvicinò verso il vetro, osservando di nuovo il gatto.
Sotto la luce bianca dei neon, il riccio lo poté vederlo perfettamente. La pelliccia era di un nero scuro, mentre il muso e la pancia erano bianchi. Quando comparve, indossava una tuta nera ridotta quasi a brandelli. Gliela tolsero all’ospedale, per poi portarla con loro e lasciarla nella stanza dove tenevano gli effetti personali dei prigionieri.
-Forse, credo di aver capito..-
Si voltarono tutti verso Tails, prestandogli la massima attenzione. Era l’unico al momento che potesse capire qualcosa su quello strano Mobiano.
-I dottori hanno detto che si era rigenerato subito dopo avergli iniettato una dose di adrenalina dritta nel cuore. Credo che sia un aspetto legato al suo stato fisico. Ad occhio e croce, più il suo corpo è sotto sforzo e più lavora per curarsi da solo le ferite-
-Come una specie di.. magia?- chiese Bunnie.
-Non è magia: è scienza. La stessa legata alla roboticizzazione , ma forse sto azzardando.. sembra qualcosa di più organico e complicato rispetto ad essa- rispose dubbiosa la volpe.
-È stato un fulmine a portarlo da noi. A questo punto, tutto è possibile- disse Amy.
La ragazza non sapeva come comportarsi. Nonostante si fosse trovata più volte in situazioni simili, si sentiva ancora come una novellina alle prime armi. Era impaurita e per di più si sentiva sconfortata.
-Lo avete visto anche voi?-
Mentre Knuckels era l’unico che non staccava gli occhi dal prigioniero, i Freedom Fighters si voltarono verso Sonic.
-Cosa?- chiese Julie-Su.
-Quando le luci erano spente e lui era ancora in piedi. Lo avete visto quando mi ha fissato?-
Amy lo guardò interdetta. Aveva visto il gatto che squadrava qualcuno di fronte a lui, ma non credeva che si stesse rivolgendo proprio al riccio, anche perché il re era poco lontano da lui.
-Ne sei proprio sicuro?- chiese Julie-Su.
-C’era tanta gente lì, magari non stava guardando te- ipotizzò Tails.
-Non lo so.. l’ho visto cercare qualcosa con lo sguardo e appena mi vide sembrava averlo trovato-
-L’hai mai visto prima?-
Amy divenne stranamente pensierosa. Magari quel gatto era una loro vecchia conoscenza, oppure qualcuno con cui avevano avuto a che fare indirettamente.
-No, è la prima volta che lo vedo in vita mia- rispose il riccio.
La porta della stanza si aprì di nuovo, interrompendoli.
Tornati nelle loro solite vesti, Sally e Antoine raggiunsero i loro amici. Erano piuttosto sconvolti da quella situazione, come tutti del resto.
-Spero che abbiate scoperto qualcosa, perché sto morendo dalla voglia di sapere il suo nome-
Il futuro re prese immediatamente parola, svelando un sottile sentimento di rabbia. Lui e Sally passarono le precedenti ore a rassicurare le loro famiglie, rilasciando un comunicato stampa ai giornalisti fuori dall’edificio. Anche la principessa era piuttosto fuori di sé, non per la cerimonia, ma per essere stata così impreparata ad una cosa del genere. Non avrebbe dovuto abbassare la guardia in quel modo, avrebbe dovuto sapere di essere stata un bersaglio così facile da raggiungere.
-Voi non dovreste essere qui- disse Sonic.
-Ci siamo sbrigati il più presto possibile per venire qui. Abbiamo il diritto di sapere cosa diavolo è successo a palazzo- rispose Sally.
Il riccio capì che la ragazza aveva totalmente abbandonato i panni da felice sposina, tornando ad essere l’irascibile principessa preoccupata per il suo regno.
-Sonic ha ragione, Sally. Non dovete rovinarvi ulteriormente la giornata, ce ne occuperemo noi- avvicinatasi, Bunnie cercò di placare l’amica.
-Sono già qui. A che serve rimandarli a casa, tanto non ci tornerebbero- intervenne Rob, che nel frattempo si era appoggiato al muro, portando di nuovo alla luce un sottile sarcasmo.
Sonic e gli altri non ebbero nemmeno il tempo di protestare, interrotti dal echidna rimasto immobile di fronte al vetro.
-Ragazzi..- disse attirando la loro attenzione, con un tono serio che caratterizzava la sua persona.
-Si è svegliato-
Accorsero affianco a lui, osservando il gatto incatenato alla parete. Stava lentamente prendendo conoscenza, sbattendo ripetutamente le palpebre per riprendersi dal sonno.
Rimasero tutti impietriti, continuando a fissare il prigioniero muoversi e prendere coscienza di dove si trovasse. Forse, il tempo delle risposte era finalmente arrivato.
-Okay, vado a fare quattro chiacchiere con lui-
Sorprendentemente, Sonic non ci pensò per più di una manciata di secondi a prendere quella situazione in mano. Avviatosi verso la porta d’entrata della stanza successiva, sentì qualcuno bloccarlo per il braccio sinistro.
-No, non lo farai. Dobbiamo aspettare gli agenti del G.U.N.- fu Antoine a fermarlo, visibilmente provato da quel momento.
-Stiamo passando una notte insonne a causa sua. Prima che arrivi G.U.N., voglio aver ottenuto le risposte che merito- rispose deciso il riccio, staccandosi con calma dalla presa del coyote.
-Lo vogliamo tutti, ma dobbiamo rispettare gli ordini, quindi rimarrai qui- protestò Antoine, ma il riccio sembrava deciso a scoprire la verità.
Gli sorrise quasi in tono  beffardo, riportando a sé il suo lato menefreghista verso le sfere gerarchiche più alte.
-Che mi sbattano in galera allora. Io entro comunque-
Questa volta il Comandante della Guardia Reale non provò a fermarlo, lasciando che varcasse la porta come voleva, provando un leggero fastidio nel suo comportamento. D’altronde, era del riccio più veloce di Mobius che stava parlando, non lo ha mai persuaso una sola volta in vita sua e non vedeva alcun motivo per cui doveva farlo adesso.
Gli altri erano rimasti a guardarli in silenzio, compresa Sally, che più di tutti voleva delle risposte dal prigioniero. Si avvicinò al marito, poggiandogli una mano sulla spalla, quasi come se volesse consolarlo.
-Lascialo fare. Almeno così scopriremo qualcosa-
 
Sonic the Hedgehog non si era mai tirato indietro quando bisognava buttarsi a capofitto in qualunque situazione assurda. Sicuramente non lo avrebbe fatto nemmeno ora, di fronte ad un inerme gatto incatenato come un qualunque prigioniero di guerra. Voleva sapere la verità, fregandosene altamente di quali erano gli ordini. Qualcosa dentro di lui lo costringeva comunque a mantenersi sull’allerta, rimanendo a distanza dalla figura dello straniero. Lo vide alzare lentamente la testa mentre si manteneva in ginocchio sul pavimento, forse ancora dolorante per il suo miracoloso intervento in ospedale. I suoi occhi incrociarono di nuovo quelli del riccio, esattamente come qualche ora prima, ma questa volta Sonic notò qualcosa di diverso. Alla luce artificiale dei neon, il ragazzo poté percepire una sensazione di sollievo farsi strada nella mente del gatto. Non sapeva dire esattamente il perché ne fosse così sicuro, ma sentiva di aver centrato in pieno il sentimento che quello sconosciuto provava nel vederlo.
-Buongiorno. Hai dormito parecchio, sai?- cominciò Sonic.
Quasi come pervaso dalla fatica, il suo interlocutore si guardava intorno, notando lo specchio posto sulla parente accanto a loro. Non era un’idiota, pensò il riccio, avrà già capito dove si trovava.
-Perché.. perché sono incatenato?-
La sua voce aveva un tono stanco e provato, come chi aveva scalato un immensa montagna senza mai fermarsi.
-Mi dispiace, ma qui le domande le faccio io, almeno per ora. Perché non cominci col dirmi chi sei, innanzitutto- Sonic era fermo e deciso nei suoi  modi.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse quell’essere e non sapeva nemmeno se definirlo un Mobiano a dir la verità. Prese una sedia trovata in un angolo della stanza, mettendola ad un metro circa di distanza dal gatto. Sedutosi su di essa, Sonic ritornò a fissarlo negli occhi, aspettando con ansia che ritornasse a parlare.
-Mi chiamo Cable..-
Finalmente, ecco svelato il nome del misterioso individuo.
Osservandolo, il riccio capì inoltre che doveva avere all’incirca la sua età. Tra i venti e venticinque, ad occhio e croce.
-Piacere di conoscerti, Cable. Io mi chiamo..-
-So chi sei-
Interrompendolo bruscamente, Cable abbassò lo sguardo, quasi come se fosse rattristato per un motivo del tutto sconosciuto. Sonic inarcò il sopracciglio, confuso ed incuriosito sempre più.
La sua teoria che questo Cable potesse essere lì per lui andava a prendere forma, ma era meglio non azzardare nessuna conclusione. E poi, lui era un membro dei Freedom Fighters, la sua fama aveva ormai spopolato da tempo in tutto il mondo, non doveva stupirsi se qualcuno sapesse già il suo nome e la sua storia.
-La mia fama mi precede. Almeno non devo stare qui a raccontarti chi sono e cosa faccio nel tempo libero- commentò ironico il riccio.
Cable lo guardò impassibile, non trovando nessuna ragione per abbandonarsi a qualche battuta di spirito in un momento come quello.
-Ora, perché non mi dici cosa vuoi e perché sei qui- continuò Sonic.
-Non posso crederci..-
Sembrava che non lo stesse davvero ascoltando. Forse era più occupato a fare mente locale su ciò che era successo. Era assorto nei suoi pensieri e il riccio lo vide chiaramente.
-Cosa intendi dire?-
-Ti immaginavo diverso da quello che mi ha sempre raccontato. Mi aveva detto che eri un tipo spavaldo, ma ora che ti ho qui di fronte è come se non avessi la minima idea di chi tu sia-
Non capì una parola di quello che disse. Evidentemente era ancora in uno stato del tutto confusionale, anche se manteneva una calma quasi glaciale.
Poi le attenzioni di Sonic si concentrarono su un unico dettaglio.
-A chi ti riferisci? Chi ti avrebbe parlato di me?-
-Abbiamo un amico in comune..- rispose rassegnato.
La curiosità lo stringeva in una morsa da cui era impossibile liberarsi. Continuava a squadrarlo dalla testa ai piedi, sentendosi ancora più confuso di quanto non lo fosse prima.
-Quando ti decidi a spiegarmi di che stai parlando? Hai combinato un bel casino, ma non ho ancora capito se lo hai fatto volutamente o meno. Eri ridotto da schifo fino qualche ora fa e adesso sei tutto intero senza nemmeno l’ombra di una cicatrice. Sono un tipo che si stanca facilmente di tutti questi giri di parole, quindi ti conviene parlare prima che G.U.N. ti prenda sotto la sua custodia e decida di farti sputare il rospo a modo loro. Non sono qui per minacciarti, sono qui per cercare di capire e, se sei quello che penso, voglio aiutarti-
Quel discorso venne fuori tutto d’un fiato, preso  dall’esasperazione di non riuscire a venire a capo dell’enigma. Credeva davvero che, qualsiasi cosa stesse succedendo, non era il gatto ad essere il cattivo. Era strano, quasi totalmente inspiegabile, ma Sonic capiva dal suo sguardo che c’era molto di più di cui preoccuparsi e non era lui la minaccia più grande, ammesso che ce ne fosse una.
Cable lo fissò intensamente negli occhi, sospirando e rassegnandosi a ciò che stava per dire.
-È proprio questo il punto. Non sei tu che devi aiutare me, sono qui per il contrario-
Cadde il silenzio, come una pioggia fredda e sottile sulle loro teste.
Il riccio pensò che i suoi compagni, avendo ascoltato sicuramente in silenzio quel dialogo, avessero cambiato totalmente umore, passando dalla rabbia alla consapevolezza di qualcosa di ancora sconosciuto.
-Vengo da un posto molto lontano per voi, ma per me è come se non me ne fossi mai andato da lì. So che ciò che stai per sentire sarà talmente assurdo da non riuscire a credermi, ma devi fidarti di me. Ti chiedo uno sforzo immane essendo un perfetto sconosciuto per tutti voi, ma ti prego, ti scongiuro, di darmi la tua più totale fiducia-
Vide nei suoi occhi una scintilla, come se stesse per adempire a chissà quale compito da portare a termine. L’attenzione del riccio era stata totalmente catturata dalla sua voce, forte e determinata come la sua e dei suoi amici durante le battaglie.
-Io vengo dal futuro-
Un proiettile, pensò Sonic.
Quella frase ruppe la sua mente con la velocità e la forza di un proiettile. Lentamente, un sorriso apparve sul suo volto, concedendosi un piccola risata beffarda.
Cable parve innervosirsi alla sua reazione, ma in cuor suo sapeva che sarebbe andata così.
-Avevi ragione a dirmi che non mi sarei fidato di te. Conosco un solo essere capace di viaggiare nel tempo e tu non gli somigli nemmeno un po’- rispose Sonic, ritornando a fissarlo con serietà.
Non aveva idea di quale assurdo gioco stesse giocando quel gatto, ma non si sarebbe fatto abbindolare così facilmente.
-Infatti è stato lui a mandarmi qui-
Il riccio sbarrò gli occhi per lo stupore. Era come se le menti di entrambi si fossero soffermate su un unico nome. Un pacifico riccio bianco conosciuto anni fa.
-Non può essere..- sibilò Sonic.
-Invece è così e devi starmi a sentire. C’è in gioco il destino di tutti noi se non ci muoviamo in fretta!-
Cable non gli diede nemmeno il tempo di riunire tutti i pezzi di quella incredibile situazione. Sonic abbassò lo sguardo, fissando il vuoto per qualche istante.
Silver the Hedgehog.
C’era lui dietro tutto questo?
-So che è difficile, ma devi credermi- ripeté Cable.
Questa volta parlò con  un tono più calmo, trattenendo la sua evidente agitazione. Sonic tornò ad incrociare il suo sguardo. Gli balenò in mente l’assurda idea che, forse, lo sconosciuto di fronte a lui gli stesse dicendo la verità. Per quanto assurdo potesse essere, le loro domande avevano trovato una risposta.
Non riusciva a parlare, era troppo sconvolto dal pensiero che un Mobiano fosse tornato indietro nel tempo da loro per avvertirli.
Avvertirli di cosa?
-Se stai dicendo la verità, perché Silver avrebbe mandato te nel passato? Perché non è venuto lui di persona?-
A quella domanda, il riccio vide la tenacia di Cable affievolirsi, portandolo a scoprire una ferita non ancora rimarginata.
-Lui.. è morto-
Mentre il gatto abbassava lo sguardo, Sonic impallidì alle sue parole. In un breve attimo, lasciò che la rabbia prendesse il controllo, portandolo ad alzarsi di scatto dalla sedia.
Si mosse così bruscamente e in fretta da spingerla lontano da lui, rimanendo fermo al suo posto, a pugni chiusi.
-Stai per scoprire che la mia pazienza ha un limite. Voglio la verità e la voglio adesso: chi sei?-
-Ascoltami, devi credermi. Tutto quello che ti ho detto è la verità!-
Sonic non poteva rassegnarsi a quell’idea. Era impossibile pensare che uno dei suoi amici.. una delle persone più valorose che abbia mai conosciuto.. non ci fosse più.
-Non posso crederti. Per quanto ne sappia, potresti esserti inventato tutto-
-La tasca della mia tuta..-
-Cosa?-
Nello sguardo di Cable non c’era più alcuna traccia di quel fuoco che il riccio vide poco prima. Vi era solo un barlume di speranza, come se stesse per giocare la sua ultima carta.
-Nella tasca della mia tuta.. c’è qualcosa che Silver mi ha dato.. qualcosa di tuo-
Non ebbe il tempo di  finire la frase.
Interrotti dal rumore della porta aperta con forza, i soldati del G.U.N. entrarono di soppiatto, puntando le armi contro il gatto. Insieme a loro, due vecchie conoscenze del riccio lo guardarono impassibili.
Shadow the Hedgehog e Rouge the Bat, uno accanto all’altra, si avvicinarono al prigioniero, squadrandolo come un qualsiasi nemico di Mobius.
Cable rimase zitto ad osservarli. Sembrava conoscere anche loro, pensò Sonic.
-Ti avevo detto di aspettarci- disse Shadow, lanciando un’occhiata accusatoria verso il suo rivale.
Il riccio blu notò che i suoi amici erano sull’uscio della porta ad osservarli. Non avevano potuto fermarli dai loro scopi.
-Così questo sarebbe l’imbucato del matrimonio?-
Avvicinatasi, Rouge si abbassò all’altezza del prigioniero, guardandolo divertita. Lui sapeva il perché erano lì, ma non si fece intimorire dagli sguardi dei due agenti, tornando a rivolgersi verso Sonic.
-Ascoltami, dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi! Attaccheranno Angel Island questa mattina! Dobbiamo prepararci o sarà..!-
Non lasciandogli il tempo di finire la frase, un soldato lo colpì in pieno volto con il calcio del proprio fucile sotto ordine del riccio nero, facendogli perdere i sensi.
-Che state facendo!? Fermi!- protestò Sonic.
I soldati non lo degnarono nemmeno di uno sguardo mentre slegarono Cable dalle catene.
-Stanne fuori faker. Adesso è un nostro affare-
Shadow si parò fra il suo rivale e i soldati, guardandolo con tono intimidatorio.
L’agente del G.U.N. era famoso per il suo cinismo oltre che per i suoi poteri, ma Sonic non si era mai infuriato per questo in passato. Sentiva che stavano interrompendo qualcosa di importante, qualcosa di vitale per tutti loro.
-Non ha fatto niente, lo sai. Non potete trattarlo come un criminale senza aver commesso un reato- insistette il riccio blu.
-Chiunque sia, è sbucato fuori durante il matrimonio reale spaventando tutti. Chi ti dice che non era lì per aggredire il re o la sua famiglia?- intervenne Rouge.
-Quale razza di terrorista si presenta ferito a morte per fare un attentato!? Non è qui per attaccarci, è qui per avvertirci!-
-Ti stai rammollendo, Sonic. Dai la tua fiducia ad uno sconosciuto solo perché ti ha fatto un bel discorsetto? Ho sempre pensato che fossi un ingenuo, ma non fino a questo punto-
Quel commento di Shadow fece bollire il sangue del riccio. Odiava essere schernito in quel modo da un suo rivale, soprattutto se si trattava di lui, uno dei più odiosi Mobiani che avesse mai incontrato.
Sentì avvicinarsi dietro di lui Antoine e Knuckels, anche loro indispettiti dalle parole del riccio nero.
-Non abbiamo tempo per le vostre liti ora. Dobbiamo portarlo alla base in fretta, voglio tornare a dormire-
Rouge interruppe sul nascere l’imminente litigio, dando l’ordine ai soldati di trasportare Cable sul loro aereo.
Shadow lanciò un’ultima occhiata verso i Freedom Fighters, per poi uscire dalla stanza insieme al plotone del G.U.N..
-Knuckels, tu non dici niente?-
Rivoltosi verso l’echidna, Sonic gli portò alla mente l’avvertimento del gatto.
-Non so cosa sta succedendo, ma se quello che ha detto è vero, sarà meglio che me ne torni a casa- rispose seccamente.
Era stanco, ma soprattutto, era turbato più di tutti.
Chi mai potrebbe attaccare Angel Island?
 
Rientrati alla base, Sonic, Amy, Bunnie, Tails e Rob trovarono qualcuno addormentato sul divano del loro salotto.
-Cream, svegliati. Ti porto nella tua camera- sussurrò Amy accarezzandole le spalle.
-Cosa.. cosa è successo? Avete scoperto qualcosa?- chiese la coniglia svegliandosi.
La ragazza la aiutò ad alzarsi, dando uno sguardo ai volti dei suoi amici. Sarebbero crollati a terra se non sarebbero andati immediatamente a riposarsi.
-Te lo racconto io prima di andare a dormire, promesso- disse lasciando la stanza insieme a lei.
I quattro rimasti si guardarono fra di loro in silenzio, non sapendo cosa dire per confortarsi.
Una sola domanda continuava a rimanere nei loro pensieri.
Era vero?
Qualcuno quella mattina avrebbe attaccato Angel Island?
-Meglio andare a dormire. Domani mattina ne discuteremo con calma- annunciò Bunnie, l’unica che manteneva la mente abbastanza lucida da capire cosa era meglio fare al momento.
-Voi cominciate ad andare nelle vostre stanze. Io vado a fare quattro passi qui fuori- rispose Sonic.
-Non dirmi che vuoi farti una corsa a quest’ora?- chiese stupito Rob.
Il riccio si era già avviato verso l’uscita, slacciando il papillon che la mattina precedente lo aveva portato all’esasperazione. Chiuse la porta senza rispondere, lasciando i suoi compagni ai propri dubbi.
Tails aveva con sé la tuta di Cable dentro una valigia. Quando arrivarono Shadow e Rouge, aveva fatto in modo di nasconderla. Non c’era tanto da esaminare, sembrava una tuta militare non diversa dalle uniformi che aveva già visto, non aveva niente di particolare, soprattutto se era ridotta ad uno straccio insanguinato, ma forse valeva la pena conservarla.
-Io.. credo che passerò la notte nella mia officina. Ho bisogno di qualcosa per distrarmi un po’- anche la volpe si congedò ai suoi amici, salutandoli in modo meno affettuoso del solito.
Rimasero solo Rob e Bunnie nella stanza, sentendo scendere lentamente l’imbarazzo tra di loro.
Si guardarono negli occhi, senza sapere cosa dirsi per darsi la buonanotte.
-Bunnie.. mi dispiace. Prima mi sono comportato male perché ero troppo nervoso. Scusami..- disse l’arciere.
-Fa niente Rob. Credo che abbiamo bisogno entrambi di una bella dormita. Se quel Cable ha ragione, tra qualche ora potrai sfogare il tuo nervosismo su qualcun altro-
La ragazza non gli disse altro, lasciò solo quel commento acido nei confronti del riccio.
Nel silenzio, Rob sentì di essere stato un gran maleducato, ma cercò di non dargli più peso del necessario.
Se non avesse chiuso occhio quella notte, sarebbe stato pervaso dalla paura che quel gatto, chiunque sia, potesse aver ragione.
 
Alle cinque e mezzo del mattino, un riccio respirava profondamente l’aria fredda della notte
Camminando a passo lento su quel soffice prato verde, Sonic the Hedgehog riviveva la giornata nella sua mente, ripassando i momenti più importanti. Si soffermava a lungo su alcuni dettagli, incredulo su quante cose erano accadute in un singolo giorno.
Cable, un misterioso gatto nero che sosteneva di venire dal futuro, arrivato lì per avvertirli di un pericolo imminente. Maledì Shadow per l’ennesima volta, forse con più rabbia rispetto al passato.
Se lo avesse lasciato parlare, se non lo avesse interrotto.. avrebbe di sicuro rivelato il nome di quella fantomatica minaccia.
Si fermò, ripensando alle parole del suo rivale prima che portasse via il suo prigioniero. Forse era davvero un rammollito.. forse si era davvero lasciato abbindolare dalle sue parole. Magari, non appena lo avesse liberato, Cable avrebbe estratto gli artigli e lo avrebbe colpito alle spalle, rivelandosi come la vera minaccia da affrontare. Strinse i pugni a quel pensiero, trattenendo la rabbia.
Tutti quei “forse” e nessuna certezza. Se quello che sosteneva era vero, lo avrebbe scoperto comunque dopo il sorgere del sole.
Qualcuno avrebbe davvero attaccato la casa di Knuckels quella mattina?
Fece per riprendere quel passo lento e pieno di incertezze quando, come un ennesimo fulmine in quella giornata piena di sorprese, una sola frase prese possesso della sua attenzione.
-Sono un’idiota..- sibilò voltando verso la base.
 
Dal finestrino dell’aereo assegnatogli da Sally per l’occasione, Knuckels guardava cupo Echidnapolis, la città sede della sua specie, i forti e orgogliosi echidna. Più di una volta il suo popolo era stato sull’orlo dell’estinzione, prima ancora  della sua nascita, ma nel suo destino era scritto qualcosa che continuava a farli sopravvivere, secolo dopo secolo. Era fiero della sua discendenza, era la cosa che lo costringeva ad andare avanti verso ogni avversità. Julie-Su era accanto a lui, con la testa poggiata sulla spalla del fidanzato. Non riuscì ad appisolarsi seduta sul sedile, continuava a pensare a quel gatto chiamato Cable e al suo tono disperato alla ricerca di fiducia.
Non si erano parlati molto durante il tragitto, preferivano rimandare eventuali discussioni a domani. Dopo qualche minuto  passato a sorvolare la loro città natale, i due riuscirono a scorgere la loro attuale casa, Angel Island.
Nessuno sapeva con certezza il perché quell’incredibile luogo esistesse. Persino nei testi più antichi dei saggi echidna si faceva riferimento alla sua creazione come qualcosa di mistico, come una leggenda impossibile da spiegare già alla sua nascita. Una sola cosa era certa: era il Master Emerald la causa della sua natura. L’enorme potere dello smeraldo consentiva all’isola di tenersi in cielo.
Più di una volta Knuckels si era trovato a chiedere di cosa potesse essere capace un oggetto con una simile energia. Era di proprietà degli echidna da millenni ormai, custodendolo e proteggendolo con tutte le loro forze, anche a costo della vita. La famiglia dell’echidna rossa aveva questo incarico, ed è in base a questo ideale che era stato educato. Non ha mai rimpianto la sua infanzia, nemmeno una volta. Non era stato un bambino come gli altri, ma il fatto di avere a carico un compito così importante lo aveva reso il guerriero che era oggi. Avrebbe protetto il Master Emerald fino alla fine, senza maledire nemmeno per un momento la sua vita da guardiano.
Scesi dall’aereo, atterrato in una zona spianata poco lontana dal tempio, i due fidanzati vennero accolti da altri loro simili, ovvero i soldati messi a guardia dello smeraldo gigante durante l’assenza di Knuckels.
Salutarono il guardiano con un gesto militare mentre questo si dirigeva verso la dimora del magico oggetto.
-Non credo che tu debba rimanere qui. Dovresti tornare a Echidnapolis e riposarti- disse l’echidna alla sua compagna.
-Non ho bisogno di riposarmi. Voglio rimanere qui con te-
Aveva affrontato quel discorso tante altre volte e, alla fine, Julie-Su ne era sempre uscita vincitrice. Soprattutto perché Knuckels non protestava per davvero. In quel momento, dopo aver sentito le avvertenze di un perfetto sconosciuto sicuro di quello che diceva, la cosa era totalmente diversa.
-Non c’è motivo per cui tu rimanga qui. Non abbiamo nessuna certezza su quel Cable. È probabile che volesse solo spaventarci per compiere chissà quale piano-
Il ragazzo la aveva presa per le spalle, guardandola dritta negli occhi per esprimere a pieno il suo disappunto.
-Sappiamo entrambi che tu credi il contrario- rispose la ragazza.
L’echidna si ammutolì, non trovando alcun motivo per protestare se non la più egoistica voglia di rimanere da solo con lo smeraldo, in modo tale da poter fare mente locale sui suoi veri sentimenti.
Non sapeva dire se avesse davvero paura o se fosse suggestionato da quegli stupidi avvertimenti.
-Ammesso che tu abbia ragione e che anche lui abbia ragione, preferisco sapere che sei al sicuro in città piuttosto che qui con me in prima fila. Ci saranno anche i soldati qui con me, non preoccuparti-
L’insistenza di Knuckels era indistruttibile, pensò  la ragazza.
-Pensi ancora che sia debole?- chiese indispettita.
-No, sei la persona più forte che conosca. Non voglio che tu rimanga qui con me perché se questa mattina accadrà davvero qualcosa di brutto voglio saperti al sicuro e il più lontano possibile-
Si guardarono negli occhi per pochi attimi prima di scambiarsi un tenero bacio.
Dopo un intenso momento passato ad abbracciarsi, Julie-Su lasciò la presa, voltandogli le spalle e dirigendosi via dal tempio.
Voleva accontentarlo con tutta sé stessa, ma non lo avrebbe mai lasciato da solo.
 
Sonic entrò lentamente nel laboratorio di Tails, stando attento a non fare troppo rumore. Come si era aspettato, la volpe stava dormendo sulla scrivania. Sembrava avere un sonno disturbato, come se la sua mente stesse ancora elaborando chissà quale teoria per spiegare ciò che aveva visto poco tempo prima.
Il riccio non volle comunque svegliarlo. La sua attenzione era rivolta verso la valigia posta poco lontana da lui, su un tavolo che l’amico usava per esaminare qualche diavoleria scoperta nelle loro avventure. La aprì cercando di essere il più silenzioso possibile. Prima di osservarla più da vicino tra le sue mani, squadrò quei rimasugli di quella che un tempo doveva essere una tuta. Sembrava che in passato dovesse avere delle giunture di cuoio o qualcos’altro, come una veste militare o simili.
La prese in mano senza alcun timore di sporcarsi del sangue di Cable, ormai del tutto coagulato sul tessuto. Dopo poco tempo passato ad esaminarla, Sonic incontrò qualcosa di solido al suo tatto.
Vide un cerniera e capì che era quella la fantomatica tasca che cercava. Pensò che quel qualcosa che aveva toccato sembrava essere un pezzo di cartone o di un foglio, magari il ritaglio di un giornale, ma forse stava divagando.
Tirò fuori dalla tasca l’oggetto, osservandolo sotto la luce della luna che filtrava dalla finestra.
Sbarrò gli occhi per lo stupore, sentendosi il fiato mancare e le forze venirgli meno. Era malridotta e con alcuni angoli visibilmente bruciacchiati, ma avrebbe riconosciuto quella fotografia in qualsiasi situazione.
Era la stessa che teneva nella tasca della sua giacca durante il matrimonio.
Era la foto del compleanno di Tails di otto anni fa.
  
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