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Autore: Luce_Della_Sera    11/01/2015    2 recensioni
Viviana è una adolescente, e come tale vive tutti i problemi della sua età; per questo vorrebbe tanto essere al posto di sua sorella minore, che è ancora nello spensierato periodo dell’infanzia.
Veronica è una bambina, ma non le piace esserlo: vorrebbe essere grande e avere più libertà, proprio come sua sorella maggiore.
Entrambe, quindi, pensano che l’altra sia più fortunata … così, la notte di Natale esprimono questo desiderio: “Quanto vorrei essere lei!”.
E da quel momento, tutto cambia.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: scoperte spiacevoli

Ormai era quasi giunta la fine del mese di gennaio, e le due sorelle si erano così abituate alla loro situazione che a malapena ricordavano che essa era frutto di un desiderio espresso la notte di Natale. Certo, a Veronica mancavano le sue amichette e  le mancava vedere i cartoni animati, mentre a Viviana mancavano le uscite con il suo fidanzato e con le amiche e le chiacchiere sui ragazzi e sulla moda, per non parlare della incredibile voglia di fumare che la assaliva ancora molto spesso, ma entrambe restavano comunque convinte che la loro vita era nettamente migliorata negli ultimi tempi, e se si fossero trovate a scegliere se tornare indietro o meno, molto probabilmente avrebbero scelto di lasciar stare tutto com’era!
Avevano ormai smesso di chiedersi quanto sarebbe durata la magia, e avevano deciso di godersi l’avventura appieno, senza farsi domande. Viviana in particolare era quella più felice delle due, perché la sua vita si era semplificata parecchio quando aveva preso le sembianze della sorellina; ma scoprì ben presto che, anche così, la sua vecchia vita poteva farle molto male …
 
 
“Allora, sei proprio sicura che non vuoi?” Carola guardò quella che credeva essere la sua amica, e le porse la sigaretta con fare invitante.
“No, grazie: ho deciso di smettere, lo sai!”, rispose Veronica guardandola con espressione schifata. Quando aveva scoperto che la sorella fumava, era rimasta indignata: che gusto c’era nel fare una cosa che aveva probabili esiti letali? Dopo che le aveva chiesto spiegazioni in merito, Viviana le aveva blaterato qualcosa riguardo al gusto del proibito e della trasgressione, ma invece di rassicurarsi lei si era arrabbiata ancora di più: cosa c’era di tanto sconveniente nel seguire le regole, specie se seguirle comportava un miglioramento a livello di salute? Si era così assunta il compito di trattare il corpo della sorella meglio di quanto aveva fatto quest’ultima, con la segreta speranza che, qualora fossero tornate ciascuna nel proprio corpo, Viviana non ricadesse nel vizio, e aveva rifiutato le sigarette ogni volta che Carola, Andrea e gli altri ragazzi gliele avevano offerte.
“Cos’è quella faccia orripilata?”
Veronica fu costretta a tornare alla realtà sentendo le parole dell’amica del cuore di sua sorella.
“Quale faccia orripilata?”
“Non fare la finta tonta! Poco fa ti ho offerto la sigaretta, e tu mi hai guardata come se avessi in mano un verme. Non capisco proprio cosa ti prende! So che tua madre ti ha punita perché ha scoperto che fumavi, ma non capisco comunque perché ti ostini ad obbedirle. Prima non eri così! Anche Andrea l’ha notato, sai? Dice che sei diventata più schiva, ultimamente. Sostiene che quasi non ti lasci avvicinare da lui!”.
Veronica emise un suono inarticolato, non sapendo bene come replicare: sapeva che l’altra aveva ragione, ma non aveva potuto fare altrimenti, perché persino farsi toccare da quel ragazzo la riempiva di disgusto: figurarsi baciarlo sulla bocca! Inventando scuse più o meno plausibili, alcune delle quali suggerite dalla sorella quando il pomeriggio si ritrovavano insieme per i compiti, era riuscita ad evitare effusioni con lui sia a scuola che fuori: sperava solo che la fantasia non la abbandonasse, altrimenti sarebbero stati guai.
“Ma no …” disse poi, sentendo il bisogno di dire una cosa qualsiasi per cavarsi d’impaccio. “E’ lui che esagera! Io sono sempre la stessa, sia quando siamo insieme che in altre situazioni: solo che voglio provare a smettere di fumare. E’ tutto qua!”.
“Se lo dici tu …” Carola le lanciò uno sguardo scettico, e poi riprese: “Io ti vedo cambiata. Hai persino imparato a scrivere con la sinistra, e chissà perché poi! Pensa che se qualche giorno fa non avessi aderito alla nostra intenzione di andare a farci un tatuaggio, avrei pensato che qualcuno avesse preso le tue sembianze, perché non sarebbe stato affatto da te rifiutare una cosa del genere dato che hai sempre detto che avresti tanto voluto fartene uno! Mi dispiace solo di non poter venire, e che neanche la tua dolce metà possa accompagnarti … però puoi sempre andare con qualcun altro, se ti va, no?”.
“Beh, sì”, concesse Veronica, tentando di non far vedere quanto quel mancato appuntamento la facesse sentire sollevata; volendo anche evitare di affrontare la questione del suo mancinismo, però, si costrinse a parlare di nuovo. “Ma posso aspettare. Quando sarai libera, ci andremo!”.
“E spero non sia tra breve”, aggiunse mentalmente. Anche la storia dei tatuaggi la indignava, e oltretutto la spaventava moltissimo: sapeva che si provava molto dolore con gli aghi. Inoltre, aveva sentito spesso i suoi genitori parlarne con la sorella e dirle che far tatuare i minorenni senza consenso di un adulto era contro la legge, e che loro non le avrebbero mai dato il permesso: per come la vedeva lei, era un motivo in più per evitare tutto!
Non sapeva cos’altro aggiungere, ma fortunatamente la campanella le venne in aiuto e così, senza neanche guardare l’altra negli occhi, si precipitò fuori dal bagno per tornare in aula.
 
 
“Viviana, perché non esci un po’, oggi?”.
Veronica si bloccò di colpo: era andata in cucina per bere un po’ d’acqua, ma in salotto aveva trovato sua madre che stirava: appena l’aveva vista, la donna aveva smesso di fare quel che stava facendo e le aveva posto quella strana domanda. In effetti, da quando era nel corpo della sorella si dimenticava spesso che le adolescenti uscivano di frequente il pomeriggio, ma per non sembrare troppo strana aveva deciso di usare la scusa dei compiti per rimanere quasi sempre a casa!
“In che senso, mamma? Fino a pochi mesi fa non mi dicevi che uscivo troppo?”.
“Sì, è vero. Ma anche così non va bene! Non tutte le volte, ma almeno ogni tanto è giusto che una ragazza della tua età stia fuori casa con gli amici. Basta che torni prima di cena, puoi andare dove vuoi, lo sai! Oggi è sabato, perché non ti organizzi con Andrea o con qualche amica?”.
Veronica non credeva alle proprie orecchie. “Ma come, prima mi dici che esco troppo, e adesso invece affermi che esco troppo poco?” le chiese, smarrita. “E poi, ho i compiti da fare! Non mi dici sempre che viene prima il dovere e poi il piacere?”.
Aveva sentito spesso Viviana lamentarsi della contraddittorietà della madre su certi argomenti, e fu sollevata quando capì che l’adulta aveva preso le sue parole come una polemica adolescenziale, seppure un po’ atipica: ma in realtà, non sapeva davvero cosa fare. Lei non voleva uscire, preferiva restare a casa! Ma si rese velocemente conto che non aveva altra scelta: come poteva giustificare il fatto che avrebbe preferito starsene tranquilla in camera a leggere o guardare la tv, specie considerando il fatto che la vera Viviana a malapena leggeva i libri che le assegnavano i professori per la scuola? E anche se avesse semplicemente guardato la tv, avrebbe dovuto stare attenta perché alla sorella di certo non piacevano i cartoni animati!
“Va bene: chiamo qualcuno, poi mi preparo ed esco! Andrea oggi mi ha detto che non poteva…”; disse, e senza finire la fase lasciò la stanza il più velocemente possibile.
 

Circa una mezz’oretta dopo, Viviana e Veronica stavano uscendo insieme dal portone: la più piccola non era riuscita a trovare vestiti adatti da mettersi per uscire, come sempre, e così aveva chiesto aiuto alla più grande la quale, capendo le difficoltà della sorellina e non volendo farla uscire da sola, le aveva proposto di seguirla. In fondo, cosa c’era di male se uscivano insieme?
Viviana in realtà dubitava che, se fosse stata ancora nel suo corpo, avrebbe accettato di avere Veronica al seguito nelle uscite, anche perché di sicuro se fosse stata da sola come in quel caso non avrebbe avuto paura a chiamare qualche coetanea, ma pensò che per quella volta si poteva fare. In quel modo, poi, forse avrebbe anche avuto l’occasione di parlare di diverse cose con l’adolescente – bambina che aveva vicino a lei!
“Allora”, le disse infatti poco dopo cercando di non alzare eccessivamente la voce, mentre camminavano verso il parco più vicino. “Uscire ti fa paura?”
“No, è che … semplicemente non mi interessa, e non ci ripenso quasi mai! Inoltre, lo ammetto, con i tuoi amici e il tuo ragazzo non so mai come comportarmi”.
“Cosa? Ma come fa a non interessarti? Voglio dire, è di libertà che stiamo parlando! Cosa c’è di tanto divertente nello stare tutto il giorno a casa, e con mamma e papà, poi?”.
“Io sto bene, con loro!”.
“Sì, perché sei ancora piccola. Ma vedrai che quando crescerai non ti sembreranno più così fantastici!”.
“Se lo dici tu …”
“Beh, in ogni caso, cerca di sforzarti: sei un’adolescente adesso, non puoi comportarti in modo strano rifiutandoti di uscire! Io dopotutto mica mi comporto da grande, no?”.
“Sì, ma per te è più facile: sei già stata bambina. Io invece non sono mai stata adolescente!”.
“Lo sarai, però. Puoi imparare qualcosa per il futuro già da ora! E poi, non ti piace il fatto di andare via di casa per qualche tempo, da sola? Se le cose fossero rimaste come erano prima, non ti sarebbe capitato di certo!”.
“Questo non è in dubbio, però …” Veronica non portò mai a termine la sua obiezione, perché proprio in quel momento giunsero al parco, che era uno spazio verde non molto largo e composto di quattro panchine, tutte posizionate intorno ai giochi per bambini che invece erano presenti in quantità lievemente maggiore: Viviana aveva visto qualcosa nella panchina più vicina, ed era rimasta come paralizzata.
“Cosa succede?” chiese Veronica; l’altra, invece di risponderle, puntò un dito verso la panchina.
E fu allora che la più piccola vide bene cosa voleva mostrarle la sorella: seduti sul sedile di legno c’erano Andrea e Carola, intenti a scambiarsi effusioni che non si addicevano molto a due amici.
“Come hanno potuto farmi questo???” si chiedeva Viviana intanto, tremando d’indignazione nel piccolo corpo della sorella. “Allora avevo visto giusto, lui aveva davvero qualcosa da nascondere! E con Carola, poi … non me l’aspettavo proprio!”
Fece per andare a dirgliene quattro, ma poi si ricordò di chi era, o meglio, di come gli altri la vedevano: ai loro occhi era solo una bambina. Cosa ne poteva sapere lei, di quelle cose? Il suo ragazzo e la sua migliore amica non l’avrebbero presa sul serio, anche se avesse minacciato di dire tutto alla sorella, ossia a se stessa. Ma sentiva che doveva agire, non doveva lasciarli impuniti … doveva fare qualcosa, ma cosa? Qual’era la cosa migliore da fare, come poteva agire in modo da farli vergognare e pentire amaramente di quello che stavano facendo, sempre ammesso che entrambi provassero per lei ancora un briciolo di affetto? Si sentiva persa, smarrita, completamente annientata e ferita: non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere dalle persone più importanti della sua vita.
Valutò velocemente le sue opzioni, e alla fine prese l’unica decisione che al momento le sembrava sensata.
“Li hai notati, quei due vermi, vero?” disse alla sorella, trascinandola indietro e nascondendosi con lei dietro un albero dal tronco piuttosto largo. “Sai che odio mandarti avanti o metterti in mezzo in cose più grandi di te, ma stavolta date le circostanze è diverso … dovresti fare qualcosa per me. Devi andare lì da loro, attirare l’attenzione di uno dei due o anche di entrambi e dire qualcosa tipo ‘ vi state divertendo? Io no, anzi, mi piange il cuore se penso che per tutti questi anni mi sono fidata di due persone tanto meschine! ‘. Lo faresti?”.
Veronica non era sicura di ricordarsi tutto quello che la sorella le aveva detto di dire, ma si sentiva arrabbiata anche lei per come veniva trattata: era pur sempre sua sorella, nessuno poteva permettersi di farle del male! Pertanto, senza neanche rispondere alla domanda che Viviana le aveva posto, si lanciò all’attacco, avanzando a passi rapidi verso i due fedifraghi, che ancora erano attaccati l’uno a l’altra come ventose.
“EHI, VOI DUE!” gridò, con quanto fiato aveva in gola: sentendo le sue urla tutte le persone presenti nel parco si girarono nella sua direzione, ma lei non ci badò. Voleva solo che Andrea e Carola la sentissero, a tutti i costi … e non riuscì a trattenere un sorriso beffardo quando vide che era riuscita nel suo intento.
“Allora, ci stiamo divertendo?” continuò, passando lo sguardo dall’uno all’altra. “Mi spiace avervi interrotto, ma …” si bloccò, per un attimo incerta su come continuare, ma poi riprese: “Volevo solo farvi sapere che io invece non mi sono divertita affatto, a guardarvi. Mi fate schifo!”.
“Amore, ascolta, posso spiegarti …” cominciò Andrea, alquanto imbarazzato, ma lei lo bloccò.
“Spiegarmi cosa? Immagino che mi dirai che è stato un errore, una svista. Vero? Ma da quanto è che dura questo errore? E poi, chi sa di sbagliare non si crogiola nei suoi sbagli, anzi. Se avessi pensato che stavi agendo male, non avresti fatto quello che stavi appunto facendo fino a pochi istanti fa! Risparmia il fiato, quindi, perché non ti crederò mai. E tu”, ruggì poi, rivolta a Carola, “Bell’amica che sei! Da questo momento non voglio avere più niente a che fare con te, né ora né mai! Da domani in poi, uscirò con altre ragazze: spiffererò a tutti cosa hai fatto, così ti gireranno alla larga! Mia sorella aveva ragione a non fidarsi: non solo ho capito questo, ma ho capito anche che siete così inqualificabili che anche sforzandomi non troverò mai un aggettivo davvero adatto a voi”.
Dopo aver reso giustizia alla vera se stessa, Veronica girò sui tacchi e se ne andò: dopo qualche passo, però, vide Viviana, che si era spostata e ora non era più dietro all’albero, ma qualche passo avanti ad esso.
“Sei stata grande!” le disse bisbigliando, sorpresa e commossa insieme, mentre si avviavano verso casa. “Certo, quella frecciatina non troppo velata sul fatto che hai sempre avuto ragione su di loro mentre io non ti ho mai ascoltata potevi anche risparmiartela, e io anche avendo otto anno più di te non avrei mai usato tutti i paroloni che invece hai tirato fuori tu ma … devo dire che io non avrei potuto fare di meglio. Sembravi una vera adolescente! Come hai fatto?”.
“Beh … forse è merito dei libri che leggo: ne ho viste di situazioni simili, nei romanzi”, rispose l’altra, parlando con un tono di voce normale.
“Davvero?”. Viviana sapeva che la sorella leggeva anche volumi per persone più grandi, e immaginava che per questo Veronica spesso capisse meno della metà di quello che trovava scritto, ma non pensava che una bambina potesse assimilare un’opera tanto da imparare come comportarsi nelle situazioni reali. “Chissà, forse invece stai maturando, in un certo senso!”.
Veronica si fermò di botto sul marciapiede che stavano percorrendo, rischiando di essere travolta da una signora che la guardò malissimo.
“Maturare vuol dire questo? Essere feriti dal proprio fidanzato e dalla propria migliore amica fa parte del percorso per arrivare alla maturità?”.
Viviana rimase zitta per qualche attimo: poi, alla fine, rispose. “Dicono che il dolore, di qualsiasi natura sia, aiuta a crescere … quindi, forse è così. Ma in questo momento non me la sento proprio di approfondire la questione: voglio solo andare a casa e pensare”.
Non appena arrivarono a destinazione, però, Viviana anziché fare come aveva detto si chiuse immediatamente in camera sua e pianse lacrime amare: sembrava inconsolabile, come se le avessero ridotto il cuore in frammenti minuscoli.
“Ma cosa ha tua sorella? E’ successo qualcosa mentre eravate via? Pensavo che uscire potesse fare bene ad entrambe, e invece tu sembri confusa e lei è praticamente stravolta”, disse la padrona di casa a quella che riteneva essere la sua figlia maggiore, mentre si trovavano in salotto.
“Ehm … siamo andate al parco, lì c’erano due sue amiche che giocavano tra loro e anche se lei s’è messa in mezzo non l’hanno fatta giocare. C’è rimasta molto male!”.
“Ah. Una cosa proprio adatta alla sua età, insomma! Allora non è grave, e passerà presto”.
“In che senso?”
“Beh, domani le avrà già perdonate. Oppure si farà altre amichette! I bambini dimenticano in fretta.”
 
 
“Davvero i bimbi dimenticano velocemente i torti che subiscono?”, si chiese Veronica qualche ora dopo, sdraiata nel letto che in precedenza era stato della sorella e che ora invece era suo.
“A me non sembra: io non ho mai dimenticato completamente i torti che mi facevano le mie coetanee, e soprattutto per perdonare non mi ci è voluto poco, anzi! Però, mi domando quanto ci voglia a perdonare nel mondo degli adolescenti, e se il tradimento del proprio ragazzo e quello della propria amica del cuore siano cose che possono essere perdonate! Spero solo che Viviana dimentichi presto, o che trovi comunque il modo di reagire: solo così potrà smettere di soffrire ed andare avanti. Vorrei tanto aiutarla, ma non ho esperienze in questi campi! Dubito che la soluzione giusta possa trovarsi in un libro, quindi non so proprio cosa fare …”
Per la prima volta, Veronica si sentiva totalmente inadeguata: di solito quando aveva preoccupazioni particolari ne parlava con i genitori, ma sia sua madre che suo padre, che era stato messo al corrente dell’accaduto pochi minuti dopo essere tornato dal lavoro, erano convinti che la faccenda si sarebbe risolta in fretta, essendo secondo loro un problema di una bambina di otto anni! Per la prima volta dalla sera della vigilia di Natale, iniziò a chiedersi fino a che punto il desiderio era stato una cosa buona. Sapeva che ogni cosa aveva lati positivi e lati negativi: quello che era successo quel giorno era pertanto da annoverarsi tra questi ultimi oppure no?
Sperava di capirlo il più presto possibile.
  
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