Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: tienimiconte    12/01/2015    5 recensioni
Dopo essermi fatto controllare il biglietto aereo e stabilito che la faccia – da cazzo – che c’è sul passaporto è la stessa con la quale vado in giro tutti i giorni entro nell'aereo, pur sapendo che non la rivedrò se non prima di molto tempo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo Secondo

02



In tutta la mia vita non avrei mai e poi mai pensato di finire in una galleria d’arte. Almeno, non di mia spontanea volontà.
Anita aveva passato gli ultimi due giorni a supplicarmi di portarla alla mostra di Van Gogh che ogni anno tenevano nel museo più grande di Melbourne, in centro, alla quale potevano partecipare solo pochi – ricchissimi – eletti scelti appositamente mesi prima.
Ovviamente Anita non era mai potuta andare, anche se ci aveva provato infinite volte, esibendo all’entrata il suo cartellino con la scritta “Studente di Arte all’Università di Melbourne” ed altrettante volte era stata trascinata via da un paio di omoni vestiti di tutto punto.
C’era da aspettarselo che, scesi un po’ più in confidenza, Anita mi avesse chiesto di procurare i pass – per lei e per me – per quella mostra e c’era da aspettarselo che avrei accettato senza pensarci due volte. A dire la verità ci avevo pensato, ma soltanto adesso che mi trovavo seduto su un divanetto in mezzo a gente di mezza età che non si degnava minimamente di buttare un occhio verso i numerosi quadri appesi alle pareti. Mi ero lasciato abbindolare da Anita e ora mi trovavo in trappola. Non avevo mai capito nulla di arte, per quanto al liceo mi impegnassi ad avere almeno la sufficienza, non mi era mai piaciuta un granché. Anita, invece, ne usciva letteralmente pazza. Era forse per quello che mi ero lasciato trascinare fino a lì: lei mi aveva talmente tanto riempito la testa di stronzate quali “Vincent Van Gogh non era un artista, era l’Artista con la A maiuscola!” e via dicendo che alla fine mi ero fatto trasportare anch’io da tutto quell’entusiasmo. 
Mi guardo intorno sorseggiando un bicchiere di Champagne che uno dei tanti camerieri mi aveva portato qualche minuto prima, poi, preso da non so quale forza divina mi alzo e mi metto a cercare la mia accompagnatrice che, per l’occasione, aveva tirato fuori dal suo armadio bianco e lilla un vestito color pesca che le faceva risaltare le poche curve che aveva – e non erano niente male, davvero – e non aveva smesso di sorridere neanche per un minuto da quando eravamo entrati mostrando i nostri pass all’ometto che, stizzito, aveva lasciato passare me ed Anita senza risparmiarsi uno sguardo riluttante verso la mia amica. Idiota.
Dopo aver vagato per le sale per una manciata di minuti, finalmente riesco a trovarla davanti ad uno dei quadri più famosi del pittore, un suo autoritratto datato 1889, fatto arrivare appositamente dal Musée d’Orsay di Parigi. Sorseggia anche lei il suo bicchiere di Champagne, anche se dubito che riuscirà mai ad arrivare in fondo a quel bicchiere, visto come arriccia il naso ogni volta che le sue labbra entrano in contatto col liquido in questione.
Rimango vicino al muro che separa le due sale, e mi limito ad osservarla da dietro. Anita non è particolarmente alta, anzi, è piuttosto bassa per la sua età, ma con i tacchi che porta stasera riesce quasi a superare le mie spalle. E’ buffo vederla ondeggiare qua e là per la sala in quel vestito lungo che le fascia le gambe toniche seppur non magrissime, sorridente come non mai. Rimango incantato per qualche secondo quando si piega per appoggiare il bicchiere su un tavolino già colmo di bicchieri vuoti e comincio a capire perché quei ragazzi nel bar le stessero tanto addosso. 
Anita, nel suo genere, è sicuramente una bella ragazza. Non una modella, c’è da ammetterlo, spesso risulta anche mascolina sotto certi punti di vista, ma stasera è davvero radiosa. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso nemmeno per mezzo secondo, e non sono l’unico. 
Qualche attimo dopo un uomo – sicuramente troppo vecchio per lei – le si avvicina, sorridente, intavolando una discussione a proposito di un quadro. Non sono abbastanza vicino da sentire cosa si dicono, ma sono sicuro che a lui interessi meno di zero dei quadri. Dopo qualche minuto l’uomo si gira e le indica la porta d’uscita, la stessa dalla quale siamo entrati poco più di un’ora fa, sussurrandole qualcosa vicino all’orecchio. Lei ride, è imbarazzata e si vede, lo capisco da come si porta nervosamente i capelli dietro l’orecchio destro, così decido di avvicinarmi lentamente, senza dare nell’occhio, giusto per assicurarmi che vada tutto bene. Anita mi vede con la coda dell’occhio, ora sorride più serenamente, la sento parlare a voce più alta.
«Oh Rick, mi piacerebbe tanto, ma vedi, non penso che il mio fidanzato sia dell’idea» detto questo si gira verso di me, allungandomi un braccio che mi affretto a stringere «Vedi, è un cantante di fama mondiale e passa così poco tempo con me, non vogliamo sprecare neanche un secondo» mi sorride strizzando l’occhio, voltandosi di nuovo verso Rick e alzando le spalle, fingendosi dispiaciuta.
«Certo, immagino. Beh… Vi auguro una buona continuazione, magari un giorno ci vedremo ad un concerto» Mi guarda intimorito, accenna ad una stretta di mano e si divincola più velocemente di quanto mi aspettassi. Che cretino.
«Sei stato fantastico, un perfetto fidanzato che incute terrore ad ogni squallido corteggiatore!» Anita ride, stringendosi al mio braccio «Grazie mille del salvataggio Dean»
«E’ stato un piacere – più del dovuto, forse –. Si può sapere cos’è successo esattamente?»
«Oh, niente di che» Riprende a camminare per la sala, staccandosi dal mio braccio ma continuando a tirarmi per un po’ appresso a lei «Ha attaccato bottone parlando di quanto l’arte fosse importante al giorno d’oggi e per un attimo ci ero pure cascata, poi mi ha chiesto di andare a parlarne meglio nel suo hotel e allora ho capito che era esattamente come tutti gli altri» Fa spallucce «Cose che capitano a noi povere donne, sai.» 
«Immagino» Rido, lei con me.
«Stavo giusto per venire a cercarti, non ci siamo visti per quasi tutta la serata. Ti annoi?»
Ora non più.
«Affatto, solo non sono bravo a capire il significato profondo che ha l’arte»
«E’ perché non guardi oltre, Dean caro»
«Intanto se non era per me ora probabilmente staresti urlando cercando di scrollarti di dosso quel Rick»
«Probabile, ma l’importante è che mi hai levato da quell’impiccio e che siamo qui, no?» Mi sorride, uno di quei sorrisi che ti infondono fiducia, uno di quelli che ti costringono a venire ad una mostra di un pittore morto stecchito da anni e che te lo fanno fare pure col sorriso.
«Giusto» L’orologio segna mezzanotte passata, tra non molto scadrà il ticket per il parcheggio e l’ultima cosa che voglio è che Anita si becchi una multa per colpa mia «Dobbiamo andare»
«Di già?» Ha il viso rilassato, ma glielo si legge negli occhi che resterebbe tutta la notte ad osservare i quadri. Annuisco e lei si rassegna, dirigendosi verso l’uscita. Quando siamo praticamente fuori lei fa dietrofront e mi urla «Torno subito! Ho dimenticato una cosa» mentre corre maldestramente sui tacchi che ha deciso di indossare. Così maldestramente che ad un certo punto si ferma e se li sfila, riprendendo poi con quelli in mano.
Scoppio a ridere, mentre gli altri invitati mi rivolgono occhiatacce niente male, e mi appoggio ad una colonna ad aspettarla.
La sua testolina castana spunta dopo poco, i capelli sono ormai praticamente sciolti e in mano ha un vassoio pieno di tartine «Vai!» 
Non ho nemmeno il tempo di chiederle cosa le sia saltato in mente questa volta che lei esce a piedi scalzi e va diretta verso il suo pick-up parcheggiato in mezzo a tutte quelle porsche. Fa la linguaccia al buttafuori e salta in macchina, buttando i tacchi sui sedili posteriori e divorando le tartine. 
«Tu sei completamente pazza, spero vivamente che me ne lascerai almeno uno!» le dico, allacciandomi la cintura e uscendo dal parcheggio.
«Uno solo però, stavo morendo di fame lì dentro! Come fanno i ricchi a mangiare così poco? Eppure ce li hanno i soldi!» Ride, sporgendosi per infilarmi una tartina in bocca senza preavviso. Per poco non mi strozzo per colpa sua.
«Scusa!» mi tira un violento colpo sulla schiena e torna a dedicarsi alle sue tartine.
«Dov’è finita la ragazza della mostra? Era così femminile» la rimbecco sogghignando.
«Non penso sia mai esistita caro Dean, pensavo che ormai lo sapessi»
«Temo che ci dovrò fare l’abitudine» Anita mi fa l’occhiolino e sorride, mentre sfrecciamo sotto le luci che contornano le notti di Melbourne.

La cosa peggiore è che mi ci sono già abituato, fin troppo.
 


Miao!
Lo so, lo so, è passato tantissimo tempo. Vi chiedo infinitamente scusa, ma c'era la scuola e per un po' ho avuto uno specie di blocco. Mi spiace avervi fatto aspettare così tanto!
Tengo subito a dire – per chi seguiva questa storia prima che apportassi questi cambiamenti – che la storia è slittata dal fandom dei One Direction alle originali perché, in fin dei conti, i caratteri dei personaggi, così come le vicende e tutto il resto erano frutto della mia immaginazione, per questo ho deciso di apportare questo cambio – bello grosso, sì – e di smettere di dormire sugli allori. Ero troppo pigra per farlo prima, ma l'anno nuovo mi ha svegliata un pochetto!
Passando al capitolo, è bello lungo e particolarmente incentrato sui pensieri di Dean che, come potete vedere, sta iniziando a provare qualcosina per Anita. Ancora non sa bene cosa sia esattamente e come comportarsi, però presto ci arriverà.
C'è molto poco di Anita qui, o meglio, di quello che pensa lei. E' una pazza scatenata, ma a me piace vederla così, molto semplice e un po' fuori dal comune. Nei prossimi capitoli vedrò di darle più voce proprio attraverso le sue parole.
Spero di non avervi annoiati!
Chiedo scusa per eventuali errori ma non ho avuto tempo di ricontrollare! Per sapere quale quadro stesse guardando Anita quando ha incontrato Rick cliccate
qui. (Sono andata a Parigi a vederlo, bellissimo). La gran parte delle cose dette su Van Gogh – dette da Anita, non da Dean ovviamente – le penso davvero.
Ringrazio infinitamente chiunque abbia recensito e messo nelle seguite la mia storia. E' il mio piccolo gioiellino.
Un bacione, al prossimo aggiornamento!
Ale.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: tienimiconte