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Autore: Marlene93    13/01/2015    4 recensioni
Mpreg. Angst. Fluff.
Sterek.
Nemici. Incomprensioni. Amore.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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La calma prima della tempesta
 
 
 
 
 
Era uscito con Lydia il giorno seguente, visto che Derek era andato via di casa in mattinata per raggiungere Peter, perché dovevano parlare di alcune cose che non aveva voluto dirgli e siccome si stava cruciando sul possibile motivo della rimpatriata di famiglia, aveva aspettato che la ragazza rientrasse dall’università e l’aveva costretta ad uscire, affermando che sarebbe impazzito prima delle cinque e mezza se qualcuno con un quoziente abbastanza elevato non gli avesse prestato attenzione. Scott si era rivelato un pessimo cospiratore, giacché continuava a finire sul fatto che esigeva se il bambino fosse stato maschio, allora avrebbero dovuto come secondo nome mettergli il suo, cosa che ovviamente Stiles aveva prontamente bocciato affermando che già sarebbe stato il padrino del bambino e che quindi era inutile dare al suo erede un’altra croce da gestire durante la sua vita oltre a lui come padrino, al gene del mannaro e a due genitori dello stesso sesso.
Con Lydia avevano girato un paio di negozi, prima che stanca delle sue lamentele e del peso degli acquisti fatti, lei non decidesse di assecondarlo e decidere di fermarsi per un po’ in uno dei numerosi punti ristoro del complesso commerciale, rifiutando categoricamente la sua proposta di andare a vedere una maratona di cartoni giapponese al cinema al piano di sotto.
«Spiegami meglio quest’ultimo passaggio» affermò con fare indignato la biondo fragola, abbandonando la ciocca che stava arricciando con l’indice, cercando d’ignorare con tutta se stessa i numerosi piattini con le briciole di ciò che Stiles aveva ingerito in quell’ultima mezzora «Perché mi sembra di aver compreso che tu, Stiles  ex resterò vergine per tutta la vita Stilinski, e Derek c’è l’ho quasi con tutto il mondo Hale, voi due, che aspettate il mio primo nipotino, non abbiate ancora chiarito i vostri palesi e diabetici sentimenti» Stiles le restituì lo stesso sguardo indignato, non molto contento del fatto che l’amica avesse sottolineato così bene che fossero due imbecilli «Siete delle cause perse, forza, andiamo prima che ti mangi la settima crepes al cioccolato e la voglio di strozzarti diventi irrefrenabile. Voglio fare un giro da M.A.C» rincarò la dose, raccogliendo le proprie borse.
«Ehi, non farmi sembrare più ghiottone di quello che sono» la rimproverò, aggiungendo di averne mangiate solo quattro «Okay, cinque ma cerca di capirmi, sono incinta del mannaro che amo e che mi trova perfetto solo come forno per sfornare i suoi figli e poi stai tranquilla che con la nausea che mi sta per venire non metterò su neppure un chilo» una signora anziana lo guardò perplessa e seriamente preoccupata, mentre si apprestava a coprire le orecchie della nipotina di circa cinque anni.
«Stiles, due parole: cause perse» asserì con fare serio, camminando sicura sui propri tacchi firmati almeno finché non si bloccò di colpo, spalancando gli occhi e trattenendo il fiato «Stammi vicino, abbiamo compagnia».
 
«Prima o poi verrà fuori» parlò Peter, accompagnando il nipote alla macchina «E sappiamo tutti come reagirà se lo viene a scoprire da sé» aggiunse espirando più forte «Diglielo».
Derek salì nell’abitacolo della Camaro senza rispondere o guardare Peter, preferì piuttosto inserire la chiave nel quadrante e mettere in moto, il sole stava tramontando; prese il cellulare che aveva iniziato a vibrargli nella tasca della giacca: era Stiles, respirò a fondo prima di accettare la chiamata.
«Stanno cercando di portare via Lydia, ho già chiamato Jackson e gli altri -» parlò con fare agitato, fermandosi di colpo.
«Stiles! Cosa sta succedendo? Stiles!» chiamò, immettendosi nella strada e schiacciando l’acceleratore, sentiva solo parole incomprensibili a causa del brusio e dei rumori di sottofondo alternati a istanti di totale silenzio.
«Sì, ci sono, scusa» riprese a parlare l’umano, giustificando il trambusto con la caduta del cellulare, mentre cercava di mettere in moto, allacciarsi la cintura e inserire la marcia, tutto contemporaneamente «Sto uscendo dal parcheggio del centro commerciale, li seguo. Ho già mandato la foto della targa a Danny e a mio padre e a tutti gli altri, dovrebbe essere arrivata pure a te».
«Vai a casa e aspettaci lì» ruggì il mannaro, mentre posizionando una sirena della polizia sul tettuccio della Camaro si apprestava a utilizzare la corsia d’emergenza e a superare i semafori rossi «Non discutere, Stiles» stoppò sul nascere la sua lamentela, spingendo ancora di più l’acceleratore «Va a casa, non siamo sicuri non cercassero te e il bambino, il bracciale copre il tuo odore, per mannari che si affidano all’olfatto tu non esisti» gli spiegò con fare duro, facendosi dire in che direzione stessero andando i rapitori e controllando l’immagine della targa che effettivamente gli era arrivata, apostrofandosi mentalmente, quando ricordò di aver tolto apposta il suono alle notifiche del gruppo di Whatsapp del branco «Okay, vengono nella mia direzione, tu vai a casa, metti lo strozzalupo. Ti manderò Isaac o Allyson».
«Quindi l’hanno presa per causa mia?» domandò e nel suo tono Derek poté percepire il senso di colpa e la cosa fece ululare il lupo che era lui «Come potrei andarmene a casa e non far altro che aspettare?».
«Dannazione, sei incinta, Stiles» la voce gli era uscita più dolce e confortevole di quello che si sarebbe voluto concedere «Va. A. Casa» ordinò subito dopo, quando titubante l’altro provò a ribattere, la dolcezza scomparsa e sostituita dall’autorità del timbro dell’alfa «Ci metteresti in difficoltà se dovessimo scontrarci con loro, sei un essere umano e pure incinta: ancora più inutile sul campo di battaglia».
«Fottiti Derek Hale» parlò Stiles, con tono basso e offeso, insultandolo ancora una volta mettendo in chiaro che non lo faceva per lui «Proseguono sempre verso la tua direzione, se non ricordo male l’unica zona abbandonata è PondMills a meno che non si stiano dirigendo al porto» il tono di voce di Stiles era privo di sfumatura «Jackson è dietro di me con la Porche, continuerà a seguirli lui. Tenetemi aggiornato» gli disse aggiungendo poi in un sussurro «Di agli altri che questa sera ceniamo tutti insieme. Siate puntuali, cucino io».
 
Aveva cucinato dalle sei e quaranta fino alle otto e dieci, quindi un sacco, ignorando la spossatezza e controllando i messaggi ogni tre minuti, con lui c’era Isaac che aveva cercato di confortarlo e da mezz’ora si stava lasciando sconfiggere a scala quaranta perché Stiles lo sapeva, Isaac poteva anche non sentire totalmente il suo reale odore, ma sulla sua faccia si poteva leggere benissimo lo sconforto che saliva assieme al senso di colpa al passare di ogni secondo.
«Sono le nove meno sette minuti» esalò, gli occhi lucidi e la gola secca «Dovremmo andare a cercarli, magari sono feriti e -».
«Proprio ora? Vuoi che Derek mi ammazzi?» lo stoppò, sorridendo tutto d’un tratto, scattando con la testa prima verso la testa e poi verso di lui, prima di chiedergli «Li percepisci anche tu?» Stiles però non lo badò minimamente, schivando la presa del mannaro e precipitandosi fuori dall’appartamento e poi giù per le scale, fino ad arrivare davanti al portone dove il gruppetto stava aspettando che Allyson rimuovesse lo strozza lupo per poter accedere nel palazzo «Cavolo, come hai fatto? Sei stato -» ma Isaac si zittì quando aprendo il portone Stiles marciò verso Derek e lo schiaffeggiò per poi dirigersi verso Lydia, che era scalza e indispettita al fianco di Jackson, per abbracciarla di slancio, sotto lo sguardo sorpreso di tutti i mannari.
«E-ehi Stilinski, piano con tutta sta confidenza» se ne venne fuori Whittemore, il tono leggero di uno che non vuole appesantire l’atmosfera più del necessario.
Stiles si staccò dalla biondo fragola ma mantenne con lei il contatto visivo per alcuni attimi prima di chiederle scusa «Stupido, non è che volessero solo te, eh» lo mise al corrente lei, mentre tutti entravano nel palazzo e Allyson ricomponeva la riga di strozzalupo.
«A parte i vestiti, state tutti bene?» chiese esaminando uno a uno i membri del branco, soffermandosi sulle lacerazioni dei loro indumenti e sul sangue su essi «Avete tempo di darvi una lavati, la cena è pronta» li avvertì, salutandoli uno a uno quando arrivavano al piano dei rispettivi appartamenti. Una volta in casa, solo lui e Derek, gli si avvicinò e lo scrutò con gli occhi stretti a due fessure, gli bruciavano da morire e avrebbe voluto concedersi un pianto liberatorio, ma non voleva dargli anche quella soddisfazione oltre alla scenata di poco prima «Perché non mi hai scritto che eravate tutti salvi?» Stiles trovò irritante come la sopracciglia destra del mannaro si alzò con fare ovvio mentre estraeva una poltiglia di plastica chiara tutta appallottolata che una volta era un cellulare «Non è comunque una scusa» obbiettò dopo un attimo di smarrimento «Potevi farti imprestare il cellulare da Scott. No, da Scott no, è sempre senza soldi, ma sono sicuro che Allyson o Jackson oppure -» aveva avuto un giramento di testa, ma grazie ai riflessi mannari di Derek che gli fu subito al suo fianco riuscì a rimanere in piedi, appoggiando la fronte sull’incavo del suo collo.
«Non credo che il branco sarà qui entro mezzora» parlò Derek, facendo scivolare entrambe le mani, dalla schiena di Stiles fino ai suoi fianchi, portandolo ancora un po’ più vicino a sé «Perché non dormi un po’?» Stiles rispose di no con un movimento della testa e un piccolo mormorio indefinito, mentre portava le mani al collo del mannaro «Okay, come vuoi» lo assecondò, facendo finire le proprie mani appena sotto i glutei sodi di Stiles e sollevandolo, facendo sì che gli circondasse i fianchi con le cosce «Andiamo a lavarci».
Come ogni qualvolta che scongiuravano un pericolo, Derek e Stiles si baciarono e si toccarono sotto al getto caldo della doccia, tuttavia, questa volta entrambi si accorsero che erano leggermente più impacciati e dolci nelle carezze, ma nessuno dei due sottolineò la cosa, preferendo ricevere quelle attenzioni leggere e timorose di non recare alcun male a ciò che Stiles portava in grembo. I baci sul collo e i polpastrelli delle dita di Derek che percorrevano il suo torace e ogni tanto pizzicavano i suoi capezzoli, mentre da dietro affondava lento e sempre con cadenza più irregolare e profonda dentro di lui, facendo sì che i suoi gemiti aumentassero e riecheggiassero per tutto il box doccia. Tutto ciò era così lontano dai rapporti avuti fin ora, più rudi, selvaggi e veloci, Stiles si sentiva estremamente caldo e voluto, soprattutto quando spossato dall’orgasmo e affaticato dal non aver riposato per nulla, Derek lo sostenne e con cura lo ripulì dal proprio seme, lo asciugò e si asciugò a sua volta, aiutandolo poi a mettere il pigiama, stando con lui finché il sonno non prese il sopravvento sulle mille e una domanda che il suo cervello elaborava ogni tre minuti sul rapimento di Lydia e sullo scontro che il branco aveva affrontato.
 
 
 
 
 
 
Note.
Buongiorno! Okay, no. Buona sera!
Eccomi estremamente di corsa ad aggiornare questo capitolo, più corto del precedente, ma ho dovuto suddividerlo così, se no veniva davvero lungo!
Vi lascio con un saluto e un bacione.
Grazie a tutti, siete diventati tantissimi, davvero! Me very happy :]
   
 
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