- La
calma prima della tempesta
- Era
uscito
con Lydia il giorno seguente, visto che Derek era andato via di casa in
mattinata per raggiungere Peter, perché dovevano parlare di
alcune cose che non
aveva voluto dirgli e siccome si stava cruciando sul possibile motivo
della
rimpatriata di famiglia, aveva aspettato che la ragazza rientrasse
dall’università e l’aveva costretta ad
uscire, affermando che sarebbe impazzito
prima delle cinque e mezza se qualcuno con un quoziente abbastanza
elevato non
gli avesse prestato attenzione. Scott si era rivelato un pessimo
cospiratore,
giacché continuava a finire sul fatto che esigeva se il
bambino fosse stato
maschio, allora avrebbero dovuto come secondo nome mettergli il suo,
cosa che
ovviamente Stiles aveva prontamente bocciato affermando che
già sarebbe stato
il padrino del bambino e che quindi era inutile dare al suo erede
un’altra
croce da gestire durante la sua vita oltre a lui come padrino, al gene
del
mannaro e a due genitori dello stesso sesso.
- Con
Lydia
avevano girato un paio di negozi, prima che stanca delle sue lamentele
e del
peso degli acquisti fatti, lei non decidesse di assecondarlo e decidere
di
fermarsi per un po’ in uno dei numerosi punti ristoro del
complesso commerciale,
rifiutando categoricamente la sua proposta di andare a vedere una
maratona di
cartoni giapponese al cinema al piano di sotto.
- «Spiegami
meglio quest’ultimo passaggio» affermò
con fare indignato la biondo fragola,
abbandonando la ciocca che stava arricciando con l’indice,
cercando d’ignorare
con tutta se stessa i numerosi piattini con le briciole di
ciò che Stiles aveva
ingerito in quell’ultima mezzora «Perché
mi sembra di aver compreso che tu, Stiles
ex
resterò vergine per tutta la vita Stilinski, e
Derek c’è l’ho
quasi con tutto il
mondo Hale, voi due, che aspettate il mio primo nipotino, non
abbiate
ancora chiarito i vostri palesi e diabetici sentimenti»
Stiles le restituì lo
stesso sguardo indignato, non molto contento del fatto che
l’amica avesse
sottolineato così bene che fossero due imbecilli
«Siete delle cause perse,
forza, andiamo prima che ti mangi la settima crepes al cioccolato e la
voglio
di strozzarti diventi irrefrenabile. Voglio fare un giro da
M.A.C» rincarò la
dose, raccogliendo le proprie borse.
- «Ehi,
non
farmi sembrare più ghiottone di quello che sono»
la rimproverò, aggiungendo di averne
mangiate solo quattro «Okay, cinque ma cerca di capirmi, sono
incinta del
mannaro che amo e che mi trova perfetto solo come forno per sfornare i
suoi
figli e poi stai tranquilla che con la nausea che mi sta per venire non
metterò
su neppure un chilo» una signora anziana lo guardò
perplessa e seriamente
preoccupata, mentre si apprestava a coprire le orecchie della nipotina
di circa
cinque anni.
- «Stiles,
due
parole: cause perse» asserì con fare serio,
camminando sicura sui propri tacchi
firmati almeno finché non si bloccò di colpo,
spalancando gli occhi e
trattenendo il fiato «Stammi vicino, abbiamo
compagnia».
- «Prima
o poi
verrà fuori» parlò Peter, accompagnando
il nipote alla macchina «E sappiamo
tutti come reagirà se lo viene a scoprire da
sé» aggiunse espirando più forte
«Diglielo».
- Derek
salì
nell’abitacolo della Camaro senza rispondere o guardare
Peter, preferì
piuttosto inserire la chiave nel quadrante e mettere in moto, il sole
stava
tramontando; prese il cellulare che aveva iniziato a vibrargli nella
tasca
della giacca: era Stiles, respirò a fondo prima di accettare
la chiamata.
- «Stanno
cercando di portare via Lydia, ho già chiamato Jackson e gli
altri -» parlò con
fare agitato, fermandosi di colpo.
- «Stiles!
Cosa
sta succedendo? Stiles!» chiamò, immettendosi
nella strada e schiacciando
l’acceleratore, sentiva solo parole incomprensibili a causa
del brusio e dei
rumori di sottofondo alternati a istanti di totale silenzio.
- «Sì,
ci sono,
scusa» riprese a parlare l’umano, giustificando il
trambusto con la caduta del
cellulare, mentre cercava di mettere in moto, allacciarsi la cintura e
inserire
la marcia, tutto contemporaneamente «Sto uscendo dal
parcheggio del centro
commerciale, li seguo. Ho già mandato la foto della targa a
Danny e a mio padre
e a tutti gli altri, dovrebbe essere arrivata pure a te».
- «Vai
a casa e
aspettaci lì» ruggì il mannaro, mentre
posizionando una sirena della polizia
sul tettuccio della Camaro si apprestava a utilizzare la corsia
d’emergenza e a
superare i semafori rossi «Non discutere, Stiles»
stoppò sul nascere la sua
lamentela, spingendo ancora di più l’acceleratore
«Va a casa, non siamo sicuri
non cercassero te e il bambino, il bracciale copre il tuo odore, per
mannari
che si affidano all’olfatto tu non esisti» gli
spiegò con fare duro, facendosi
dire in che direzione stessero andando i rapitori e controllando
l’immagine
della targa che effettivamente gli era arrivata, apostrofandosi
mentalmente,
quando ricordò di aver tolto apposta il suono alle notifiche
del gruppo di
Whatsapp del branco «Okay, vengono nella mia direzione, tu
vai a casa, metti lo
strozzalupo. Ti manderò Isaac o Allyson».
- «Quindi
l’hanno
presa per causa mia?» domandò e nel suo tono Derek
poté percepire il senso di
colpa e la cosa fece ululare il lupo che era lui «Come potrei
andarmene a casa
e non far altro che aspettare?».
- «Dannazione,
sei incinta, Stiles» la voce gli era uscita più
dolce e confortevole di quello
che si sarebbe voluto concedere «Va. A. Casa»
ordinò subito dopo, quando
titubante l’altro provò a ribattere, la dolcezza
scomparsa e sostituita
dall’autorità del timbro dell’alfa
«Ci metteresti in difficoltà se dovessimo
scontrarci con loro, sei un essere umano e pure incinta: ancora
più inutile sul
campo di battaglia».
- «Fottiti
Derek Hale» parlò Stiles, con tono basso e offeso,
insultandolo ancora una
volta mettendo in chiaro che non lo faceva per lui
«Proseguono sempre verso la
tua direzione, se non ricordo male l’unica zona abbandonata
è PondMills a meno
che non si stiano dirigendo al porto» il tono di voce di
Stiles era privo di
sfumatura «Jackson è dietro di me con la Porche,
continuerà a seguirli lui.
Tenetemi aggiornato» gli disse aggiungendo poi in un sussurro
«Di agli altri
che questa sera ceniamo tutti insieme. Siate puntuali, cucino
io».
- Aveva
cucinato dalle sei e quaranta fino alle otto e dieci, quindi un sacco,
ignorando la spossatezza e controllando i messaggi ogni tre minuti, con
lui
c’era Isaac che aveva cercato di confortarlo e da
mezz’ora si stava lasciando
sconfiggere a scala quaranta perché Stiles lo sapeva, Isaac
poteva anche non
sentire totalmente il suo reale odore, ma sulla sua faccia si poteva
leggere
benissimo lo sconforto che saliva assieme al senso di colpa al passare
di ogni
secondo.
- «Sono
le nove
meno sette minuti» esalò, gli occhi lucidi e la
gola secca «Dovremmo andare a
cercarli, magari sono feriti e -».
- «Proprio
ora?
Vuoi che Derek mi ammazzi?» lo stoppò, sorridendo
tutto d’un tratto, scattando
con la testa prima verso la testa e poi verso di lui, prima di
chiedergli «Li
percepisci anche tu?» Stiles però non lo
badò minimamente, schivando la presa
del mannaro e precipitandosi fuori dall’appartamento e poi
giù per le scale,
fino ad arrivare davanti al portone dove il gruppetto stava aspettando
che
Allyson rimuovesse lo strozza lupo per poter accedere nel palazzo
«Cavolo, come
hai fatto? Sei stato -» ma Isaac si zittì quando
aprendo il portone Stiles
marciò verso Derek e lo schiaffeggiò per poi
dirigersi verso Lydia, che era
scalza e indispettita al fianco di Jackson, per abbracciarla di
slancio, sotto
lo sguardo sorpreso di tutti i mannari.
- «E-ehi
Stilinski, piano con tutta sta confidenza» se ne venne fuori
Whittemore, il
tono leggero di uno che non vuole appesantire l’atmosfera
più del necessario.
- Stiles
si
staccò dalla biondo fragola ma mantenne con lei il contatto
visivo per alcuni
attimi prima di chiederle scusa «Stupido, non è
che volessero solo te, eh» lo
mise al corrente lei, mentre tutti entravano nel palazzo e Allyson
ricomponeva
la riga di strozzalupo.
- «A
parte i
vestiti, state tutti bene?» chiese esaminando uno a uno i
membri del branco,
soffermandosi sulle lacerazioni dei loro indumenti e sul sangue su essi
«Avete
tempo di darvi una lavati, la cena è pronta» li
avvertì, salutandoli uno a uno
quando arrivavano al piano dei rispettivi appartamenti. Una volta in
casa, solo
lui e Derek, gli si avvicinò e lo scrutò con gli
occhi stretti a due fessure,
gli bruciavano da morire e avrebbe voluto concedersi un pianto
liberatorio, ma
non voleva dargli anche quella soddisfazione oltre alla scenata di poco
prima «Perché
non mi hai scritto che eravate tutti salvi?» Stiles
trovò irritante come la
sopracciglia destra del mannaro si alzò con fare ovvio
mentre estraeva una
poltiglia di plastica chiara tutta appallottolata che una volta era un
cellulare «Non è comunque una scusa»
obbiettò dopo un attimo di smarrimento
«Potevi farti imprestare il cellulare da Scott. No, da Scott
no, è sempre senza
soldi, ma sono sicuro che Allyson o Jackson oppure -» aveva
avuto un giramento
di testa, ma grazie ai riflessi mannari di Derek che gli fu subito al
suo
fianco riuscì a rimanere in piedi, appoggiando la fronte
sull’incavo del suo
collo.
- «Non
credo
che il branco sarà qui entro mezzora»
parlò Derek, facendo scivolare entrambe
le mani, dalla schiena di Stiles fino ai suoi fianchi, portandolo
ancora un po’
più vicino a sé «Perché non
dormi un po’?» Stiles rispose di no con un
movimento della testa e un piccolo mormorio indefinito, mentre portava
le mani
al collo del mannaro «Okay, come vuoi» lo
assecondò, facendo finire le proprie
mani appena sotto i glutei sodi di Stiles e sollevandolo, facendo
sì che gli
circondasse i fianchi con le cosce «Andiamo a
lavarci».
- Come
ogni
qualvolta che scongiuravano un pericolo, Derek e Stiles si baciarono e
si
toccarono sotto al getto caldo della doccia, tuttavia, questa volta
entrambi si
accorsero che erano leggermente più impacciati e dolci nelle
carezze, ma
nessuno dei due sottolineò la cosa, preferendo ricevere
quelle attenzioni
leggere e timorose di non recare alcun male a ciò che Stiles
portava in grembo.
I baci sul collo e i polpastrelli delle dita di Derek che percorrevano
il suo
torace e ogni tanto pizzicavano i suoi capezzoli, mentre da dietro
affondava
lento e sempre con cadenza più irregolare e profonda dentro
di lui, facendo sì
che i suoi gemiti aumentassero e riecheggiassero per tutto il box
doccia. Tutto
ciò era così lontano dai rapporti avuti fin ora,
più rudi, selvaggi e veloci, Stiles
si sentiva estremamente caldo e voluto, soprattutto quando spossato
dall’orgasmo
e affaticato dal non aver riposato per nulla, Derek lo sostenne e con
cura lo
ripulì dal proprio seme, lo asciugò e si
asciugò a sua volta, aiutandolo poi a
mettere il pigiama, stando con lui finché il sonno non prese
il sopravvento
sulle mille e una domanda che il suo cervello elaborava ogni tre minuti
sul
rapimento di Lydia e sullo scontro che il branco aveva affrontato.
- Note.
- Buongiorno!
Okay, no. Buona sera!
- Eccomi
estremamente
di corsa ad aggiornare questo capitolo, più corto del
precedente, ma ho dovuto
suddividerlo così, se no veniva davvero lungo!
- Vi
lascio con
un saluto e un bacione.
- Grazie
a
tutti, siete diventati tantissimi, davvero! Me very happy :]