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Autore: Kary91    14/01/2015    3 recensioni
[Sebastian Odair (figlio di Finnick)|Post-Mockingjay|Mini Long]
Lo era anche in quel momento, pensò il ragazzo, mettendo a confronto se stesso e il padre. Entrambi indossavano solo i jeans e sembravano perfino avere una postura simile, nonostante lui fosse a braccia conserte, mentre Finnick aveva le mani nelle tasche. Si somigliavano; non eccessivamente, ma in maniera comunque evidente.
Erano come Peter Pan e la sua ombra.
***
“Avrebbe scelto di crescere, per me?” mormorò infine. Non ebbe bisogno di specificare di chi stesse parlando: sapeva che Lyla avrebbe capito. “Mi avrebbe amato, come amava mia madre?”
“Forse anche di più” rispose la ragazza, facendo scivolare le dita fino a sfiorare il collo. “Probabilmente ha incominciato a volerti bene ancor prima che esistessi. E te ne vuole ancora.”
“Come?” replicò il ragazzo tornando a chiudere gli occhi, sentendosi improvvisamente stanco. “Mio padre è morto.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Bimbo Cresta-Odair, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Peter Pan del Distretto 4.'
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Il figlio di Peter Pan

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Act 3 - Finding Neverland

6| Il Figlio di Peter Pan

«It is not in doing what you like, but in liking what you do that is the secret of happiness.»

― J.M. Barrie, Peter Pan

 

Un anno dopo.

Sebastian si schermò gli occhi con la mano per proteggersi da qualche raggio di sole più impertinente degli altri. La baia, quel pomeriggio, ospitava diverse persone occupate a godersi gli ultimi sprazzi d’estate, prima dell’arrivo dell’autunno. Il ragazzo, tuttavia,  era lì solo di passaggio; proseguì lungo la spiaggia, e si fermò quando raggiunse l’ingresso principale del faro.

Lì attirò l’attenzione di uno dei manutentori, che stava spazzando l’uscio. Sebastian lo conosceva perché era la stessa persona che ripuliva la spiaggia della baia la sera e, di tanto in tanto, il giovane scambiava due parole con lui assieme a Lyla.  Era un ometto tutto pancia e niente capelli, fatta eccezione per qualche ciuffo bianco sulle tempie. Era solito tenere al caldo la testa calva sotto un berretto di lana rosso e Sebastian, alle volte, si era dovuto trattenere per non rischiare di chiamarlo “Spugna”[1].

Quando si accorse del ragazzo, scosse la testa con espressione rassegnata e borbottò qualcosa a denti stretti.

“Non ti consiglio di salire lassù, ragazzo” sbottò a un certo punto, prendendosi una pausa e levandosi il cappello, per passarsi il dorso della mano sula fronte sudata. “Quel rimbambito del guardiano sta dando i numeri più del solito. E comunque, la tua bella non c’è” aggiunse, indicandogli la spiaggia con il manico della scopa. “Sta lavorando giù al mercato.”

“Che è successo ad Adrian?” chiese Sebastian, incuriosito dalle sue parole. Smeedley sospirò.

“Beh, come probabilmente saprai si è messo in testa di voler partire per chissà dove” incominciò, appoggiandosi con il gomito alla sua scopa e guardando il ragazzo, in cerca di una conferma.

Il giovane annuì.

“So che sta cercando qualcuno che lo sostituisca come guardiano” aggiunse. “Lyla non vuole farlo; non come occupazione fissa, almeno: le piace il suo lavoro dai Rivers.”

Smeedley annuì frettolosamente, come se fosse impaziente di confidarsi con il ragazzo.

“Non sono in molti che si presterebbero a fare un lavoro del genere, ma il signor Harbor è stato fortunato” rivelò l’ometto. “Nel giro di un pomeriggio si sono già proposti in tre per sostituirlo e lui sai che ha fatto?”

Sebastian si strinse nelle spalle.

“Li ha rifiutati tutti!” sbottò Smeedley, prima di indirizzare un’occhiata furtiva verso l’alto. “Continua ad accampare scuse per aria, a fare strani discorsi… Vaneggia! Te lo dico io!” proseguì, abbassando il tono di voce.

Il giovane inarcò un sopracciglio.

“Strani discorsi, del tipo…” replicò, facendogli cenno di spiegarsi meglio.

“Roba folle, ragazzo. Poco fa l’ho sentito blaterare a proposito di pirati e bimbi sperduti. Stamattina ha perfino chiesto a un povero diavolo quale fosse il suo pensiero felice. Vuole assicurarsi che il suo faro non cada nelle mani sbagliate, dice. Ma se continua così non farà altro che spaventare quei poveracci che vengono qui a elemosinare un po’ di lavoro.”

Sebastian non riuscì a impedirlo: un sorrisetto vispo corse a increspargli le labbra, mentre ascoltava lo sfogo dell’uomo.

“Non mi hai ancora detto perché sei passato”  riprese Smeedley, tornando a spazzare per terra. “La tua ragazza è al lavoro, no?”

Il giovane fece spallucce.

“In realtà stavo cercando proprio Adrian” ammise, mettendosi a braccia conserte. “Sono uno di quei poveracci di cui parlavi prima: vorrei propormi come nuovo guardiano del faro.”

Smeedley smise nuovamente di spazzare, visibilmente sconcertato dalla rivelazione di Sebastian.

“Ah” borbottò dopo un po’, indirizzandogli un’occhiata perplessa. “Beh, buona fortuna con quello, ragazzo. Vado a chiamartelo” si offrì, accantonando malamente la scopa di fianco alla porta. “Chi devo dirgli che lo cerca? Il fidanzato di sua figlia?”

Gli occhi di Sebastian ebbero un guizzo divertito; il sorriso che gli arricciò le labbra in quel momento illuminò il suo volto, velandolo di vivacità. Era un sorriso scanzonato, da ragazzino.

“Gli dica che sono il figlio di Peter Pan” rispose, facendogli l’occhiolino.

L’espressione di Smeedley si fece, se possibile, ancora più corrucciata.

“Qui siete tutti un po’ tocchi…”  Sebastian lo sentì borbottare fra sé, mentre saliva le scale.

Il ragazzo si mise a ridere. Appoggiò una spalla al cornicione della porta, attendendo l’arrivo di Adrian. Tutto a un tratto due mani gli coprirono gli occhi, sorprendendolo alle spalle.

“Sbaglio o qualcuno qui sta ridendo?” mormorò Lyla, circondandogli il collo con le braccia. “Non è che adesso si mette a piovere?”

Il giovane roteò gli occhi, senza smettere di sorridere.

“Stai migliorando, Peter-non-Peter” osservò ancora la ragazza, mentre il fidanzato la attirava a sé per la vita.

“Tu, invece, sei ancora la solita fatina rompipalle” replicò Sebastian, chinandosi a percorrerle il collo con le labbra. Lyla lo lasciò fare, stringendosi ulteriormente a lui.

“Sei tornata prima, dal lavoro” osservò poi il ragazzo. La giovane fece spallucce.

“Ho chiesto di poter staccare un po’ in anticipo: volevo scoprire se avresti fatto quello che mi aspettavo che avresti fatto”.

Sebastian le rivolse un’occhiata perplessa.

“Mi sono perso al primo ‘avresti’…”

Lyla rise, prima di sollevare il volto per baciarlo.

“Sei qui per vedere mio padre, no?” 

Il ragazzo annuì.

“Non potevo certo rischiare che il faro degli Harbor finisse in balia dei pirati…” scherzò, ripensando con un ghigno all’espressione accigliata di Smeedley e al suo sproloquio sulle stranezze di Adrian.

“Sei sicuro, Sebastian?” lo interrogò a quel punto la ragazza, intrecciando le dita alle sue.

La malinconia che, di tanto in tanto, figurava nel suo sguardo quando erano soli alla baia, minacciò di velare il suo sguardo. Sollevò la testa per avere un rapido scorcio del faro e Sebastian fece altrettanto.

Il ragazzo annuì; sì, era sicuro. Sapeva che il compito del farista era decisamente meno esaltante rispetto a come se l’era figurato da piccolo. Con l’avanzare delle tecnologie anche in quell’ambito, un guardiano non era più tenuto da tempo a trascorrere le notti nella torre, né tantomeno a viverci. Sebastian avrebbe dovuto occuparsi principalmente di piccoli e saltuari lavori di manutenzione. Ciò nonostante, l’idea di essere autorizzato a passare del tempo al faro ogni qual volta volesse lo attirava troppo, per rinunciarci. Nell’ultimo periodo ci era stato spesso, per tenere compagnia ad Adrian, realizzando un sogno che aveva coltivato in gran segreto sin da bambino. E sapeva che rinunciare al faro era stata una scelta sofferta sia per Lyla che per suo padre. Anche per questo aveva scelto di occuparsene.

Inoltre l’ultimo anno di scuola era ormai agli sgoccioli e, anche se aveva un posto di lavoro assicurato al peschereccio dei Rivers, non gli dispiaceva avere una mansione in più. Tenersi impegnato lo aiutava a non sentire quel peso che, di tanto in tanto, avvertiva ancora nel petto.

“Verrai a farmi compagnia, qualche notte?” chiese, circondando la vita di Lyla con le braccia. “Mi piacerebbe salire per guardare la baia dall’alto, ogni tanto.”

La giovane gli sorrise.

“Ogni volta che vorrai” lo rassicurò, spettinandogli i capelli.

E se fino a quel momento il barlume di un dubbio aveva resistito silenzioso nella mente di Sebastian, dopo quella promessa la certezza del ragazzo fu totale.

Non gli veniva in mentre nulla di meglio per essere felice, che non fare una cosa che amava, in compagnia di chi gli voleva bene.

 

Note Finali.

E siamo così arrivati all’ultimo capitolo di questa storia: ormai manca solo più l’epilogo! Quest’ultima parte non è particolarmente coinvolgente, lo so, ma era necessaria per consolidare il cambiamento di Sebastian, specialmente per quanto riguarda il modo con cui si rapporta al pensiero del padre. Finalmente, dopo sette capitoli, abbiamo un Sebastian che si auto-definisce figlio di Peter Pan, per la gioia della sua fatina rompipalle <3  Con l’epilogo faremo un ulteriore salto in avanti nel tempo, e ritroveremo anche il personaggio di Annie. L’epilogo è forse una delle scene a cui tengo più in assoluto, quindi spero davvero tanto che non vi deluderà!

Ringrazio di cuore le persone che hanno seguito questa mini-long fino a qui!

Un abbraccione e a presto con l’epilogo!

Laura



[1] Il personaggio di Spugna, in originale, si chiama Smee. Per questo  ho scelto “Smeedley” come nome per quest’ometto così somigliante a Spugna che incontra Sebastian.

   
 
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