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Autore: coldfingergurl    15/01/2015    6 recensioni
Non ricordava il volto di quello schiavo, ricordava solamente i suoi occhi e tutta la paura che quel tipo aveva provato nello stare fermo in mezzo a una stanza piena. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per bene, per memorizzare le sue fattezze, mentre sperava che il padre non lo costringesse davvero a fargli del male.
Quel mondo non aveva mai rappresentato una persona come Minho, lui non si era mai sentito parte integrante di quella società malata e immorale e non aveva mai considerato un’altra persona indegna di rispetto.
[OnHo]
Genere: Angst, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Davvero non ti ricordi di me?”

“E’ così strano? Non mi pare di aver frequentato la scuola con te o altro…”

Perché Minho era sempre stato ricco, era nato ricco.
Aveva frequentato le migliori scuole, i figli delle migliori famiglie ed aveva sempre avuto tutto quello di più bello che il Nucleo aveva da offrire, sicuramente non aveva frequentato nessuno schiavo, nemmeno una famiglia caduta in rovina tanto da vendere il proprio figlio a qualche riccone ex-amico.
Il suo sbigottimento era giustificato, così come il suo non ricordarsi assolutamente quel ragazzo… Nemmeno il nome gli suonava familiare.

“Sono lo schiavo che tuo padre ti ha regalato per il ventesimo compleanno, quello che hai voluto risparmiare.”


Quando Jinki gli aveva confessato di essere quello stesso schiavo, Minho si era lasciato trasportare dalla sorpresa e dall’incredulità: mai avrebbe pensato di incontrare di nuovo quel tipo.
Lo schiavo si era ricordato di lui per tutti quegli anni, il tempo non pareva aver sbiadito il ricordo di Choi Minho e delle sue azioni...

"Quando ti sei rifiutato di prendermi davanti a tutti, ho temuto la reazione di tuo padre. Credevo che mi avrebbe dato a qualche riccone là presente dicendoti cose come:

"E’ così che si tratta uno schiavo". Invece si è limitato a cacciarti di casa."

"Non mi sembra comunque una reazione da poco, ho dovuto lasciare il Nucleo e adesso vivo in una catapecchia senza porte!"


Non era stata sua intenzione quella di mettersi allo stesso livello dello schiavo, capiva benissimo che perdere il lusso e la propria famiglia non equivaleva all'essere costretto in schiavitù, ma Minho si sentiva disperato in quella nuova vita; non era riuscito ad adattarsi del tutto e gli mancavano le comodità del Nucleo. In più avrebbe voluto, davvero tanto, non aver mai incontrato Jonghyun.

"Hai tutto il diritto di lamentarti della perdita delle tue belle cose, del tuo cognome e del tuo status all'interno del Nucleo... Immagino sia stato devastante non avere più la propria coperta preferita."

Il tono sarcastico di Jinki non gli era di certo sfuggito e in quel momento si era sentito davvero un idiota per aver parlato allo schiavo di come si era sentito quando aveva dovuto lasciare il Nucleo e la sua famiglia. Sapeva bene che nascere o diventare schiavo ti distruggeva dentro, quei poveracci erano costretti ad ubbidire a qualunque cosa ed erano costretti a fare di tutto pur di accontentare il proprio padrone, ma non era mica colpa di Minho! Non era colpa sua nemmeno l'essere nato ricco ed essere stato viziato da tutti, stava ancora imparando a vivere nella sua nuova situazione cercando di non finire venduto a qualche ricco o immischiato in qualche gang.
Jinki avrebbe dovuto essergli grato per avergli evitato un'umiliazione pubblica il giorno del suo compleanno, era a causa di quel gesto che il giovane Choi aveva perso tutto.

"E' pronta la cena."

La tenda della sua camera si era alzata rivelando un Jonghyun a petto nudo, una vistosa fasciatura all'altezza dell'addome. Il corpo del coinquilino era pieno di cicatrici e di ferite più recenti, Minho si era convinto che, prima o poi, non lo avrebbe visto rincasare e avrebbe trovato il suo corpo a pezzi per tutta la via di casa (era così che finiva la maggior parte dei gangster).

"Mi hai preparato la cena? Ci hai messo il veleno?"

"Vuoi mangiare o no?!"

"Arrivo, arrivo."

Alzandosi dal letto, guardò il più grande ritirarsi in cucina mugugnando qualche parolaccia nei suoi confronti; quella era la prima volta che Jonghyun si premurava di preparargli la cena, solitamente ognuno mangiava per conto proprio e non passavano mai del tempo insieme. Doveva esserci qualcosa sotto, magari Jonghyun credeva che farselo amico avrebbe potuto portarlo fuori da quel buco di quartiere.
Magari credeva di poter salire fino al Nucleo.

"Lo sai che sono povero, vero?"

Glielo chiese non appena messo piede in cucina, l'odore di zuppa calda che gli invadeva le narici.
L'altro ragazzo lo guardò alzando un sopracciglio, il cucchiaio a mezz'aria e il fumo della zuppa che annebbiava l'aria di fronte a lui.

"Certo che lo so, altrimenti perché saresti quaggiù?"

"Allora perché mi hai preparato la cena? In cinque anni non ti sei mai preoccupato per me."

Si mise seduto controllando la sua ciotola, la zuppa aveva un odore delizioso e il suo stomaco aveva iniziato a brontolare dalla fame: sperava che non ci fosse davvero del veleno, era così affamato!
Jonghyun aveva sbuffato prima di tornare a mangiare e ignorare la sua domanda, sembrava irritato da qualcosa, forse dal pensiero che Minho non si fidasse del tutto di lui, ma come poteva fidarsi di uno come Kim Jonghyun?
Uno che passava la vita per strada a fare chissà cosa ai passanti o ai membri di clan nemici?
Minho era ancora stupito dal fatto che il coinquilino e quel Kibum andassero d'accordo.

“Che intenzioni hai con Kibum?”

“Cosa?”

La domanda di Jonghyun era stata un fulmine a ciel sereno, non aveva senso e, soprattutto, non c’entrava niente con il fatto che gli avesse preparato la cena quando entrambi sapevano di odiarsi.
Era quello il motivo della sua gentilezza? La cena, il comportarsi gentilmente... Era tutta una scusa per chiedergli di Kibum? Come se potesse interessargli uno come quello!
Jonghyun doveva aver assunto qualche droga nuova, qualcosa che lo aveva convinto di un interesse per il suo ragazzo, o qualunque cosa fosse.

" 'Bum sembra essere interessato a te e la cosa non mi piace affatto."

Lo sguardo del coinquilino si era fatto inquietante, aveva la mascella serrata e i muscoli del volto tesi: era davvero arrabbiato.
Geloso, avrebbe osato dire.
Minho lo guardò per qualche secondo, ponderando se fosse il caso di parlare o meno, ma poi si limitò a scuotere la testa dicendo che non c'entrava niente con quella storia; non era di certo colpa sua se Kibum aveva sviluppato una cotta per lui (anzi, gli sembrava normale considerando che il rivale, Jonghyun, non era granché).

"Se non sai tenerti il ragazzo, Jongh-"

"Non è il mio ragazzo, siamo solo amici..."

"Oook, quindi sei geloso... Perché?"

Potrei scoprire che anche Kim Jonghyun ha un cuore.
Sarebbe stata la rivelazione del secolo, il famoso gangster dal cuore tenero.
Il gangster innamorato di un ragazzo del clan nemico per antonomasia.
I moderni Romeo & Giulietta.
Non avrebbe dovuto godere di quella situazione, il più grande ce l'aveva con lui e la cena che gli aveva preparato era stato il suo modo di fargli capire di dover stare alla larga da Kibum. Gli aveva teso una trappola, lo aveva attirato a sé con una bella zuppa fumante e poi lo aveva punzecchiato andando al nocciolo della questione; un piano elaborato, non faticava a comprendere perché fosse diventato un delinquente.

"E'... E' complicato, ma non voglio che tu gironzoli attorno a Kibum."

"L'ho visto una volta sola, Jonghyun, perché dovrebbe interessarmi il tuo amico?"

"Ah già, tu sei troppo superiore a noi..."

Sbuffando, Minho cominciò a mangiare la sua zuppa ribollendo di rabbia per l'ultima frase di Jonghyun; non voleva dire di essere superiore, non si sentiva superiore a tutti loro - a Jonghyun stesso forse sì, ma era un'altra storia - e non gli piaceva venire accusato di superbia quando non era vero.
Anche Jinki lo aveva accusato a quel modo usando il sarcasmo, possibile che tutti lo credessero così snob?
Ok, ammetteva di essere parecchio viziato e pignolo, non gli piaceva particolarmente vivere nella parte povera della città e gli mancava il Nucleo, ma stava cercando di cavarsela da solo senza finire venduto o nella gang di qualcuno. Dovevano almeno dargli merito di stare provandoci. 

"Non volevo dire questo, perché vi siete tutti convinti che sia uno snob? Solo perché ogni tanto mi lamento delle cose che mi mancano? Fareste lo stesso anche voi se aveste vissuto vent'anni nel Nucleo.
Mi dispiace per voi, davvero, ma non ho scelto io di nascere ricco."

Minho era sempre stato gentile con i suoi servitori, non li aveva mai caricati di lavoro o sfruttati, si era sempre approcciato a loro come una persona normale, come un ragazzo semplice e il suo comportamento lo aveva messo spesso nei guai con suo padre.
Minseok, suo fratello, era completamente diverso: lui era quello che il padre trovava rispettabile. Il fratello maggiore aveva sei schiavi quando Minho era stato cacciato, in quegli anni  chissà quanti altri ne aveva aggiunti; era l'orgoglio della famiglia, il figlio che rappresentava al meglio il nome dei Choi. Suo fratello era la copia esatta del padre e del nonno, le persone povere per lui erano feccia, lo schifo della società, e non meritavano nessun gesto di clemenza.
A Jonghyun e Jinki sarebbe servito un po' di tempo con Minseok, almeno avrebbero capito che lui era diverso.

"Kibum è carino, lo ammetto, ma non è il mio tipo e non mi piace il suo comportamento troppo aperto, ecco."

Jonghyun aveva incollato lo sguardo su di lui per poi sospirare e fargli cenno di finire la sua zuppa.
Minho dubitava che la propria risposta fosse stata accolta con sincerità ma non gli importava, Kibum non gli piaceva sul serio e non aveva nessuna intenzione di portarglielo via.
Non potendo fare a meno di essere curioso, il comportamento del più grande era sospetto e lui aveva capito che da parte sua c'era un vero interesse per quel ragazzo dagli occhi felini, gli chiese come mai facessero sesso se non stavano insieme.
Il coinquilino quasi si strozzò con la propria zuppa, arrossì e cercò di nascondere il proprio imbarazzo insultando Minho e mugugnando cose senza senso (come faceva sempre).

"E' evidente che ti piace, quindi perché non state insieme?"

"A lui non interesso a quel modo, semplice. Gli piace fare sesso con me, ma niente di più..."

"E a te va bene?"

Non capiva, perché Jonghyun accettava di essere trattato a quel modo? Poteva capire se il loro fosse stato un amore ostacolato, un qualcosa di proibito, ma come si poteva accettare di essere usati a quel modo?
Gli schiavi lo facevano perché costretti, loro non avevano scelta, ma la situazione di Jonghyun era diversa! Lui avrebbe potuto mandare Kibum a quel paese e dirgli che si meritava di meglio di lui.

"Sì, che altro dovrei fare? Lui... Lui mi piace fin da quando eravamo piccoli."

Oh... OH! 
Quell'uomo buzzurro e duro, quel gangster tutto muscoli e violenza, aveva un cuore!
Aveva un cuore che provava amore e che agognava alla felicità, anche quella più effimera che poteva raggiungere.
Il fatto che Jonghyun e Kibum si conoscessero fin da bambini spiegava come mai andassero d’accordo nonostante appartenessero a due clan diversi; Minho non sapeva proprio niente del passato del suo coinquilino, non gli era mai interessato a dire il vero, ma sentirlo parlare a quel modo dell’amico di infanzia aveva acceso la sua curiosità.
Erano cresciuti nello stesso posto?
Si erano incontrati per caso?
Perché non appartenevano alla stessa gang?
Come poteva chiedergli tutte quelle cose senza incappare nell’acidità comune a Kim Jonghyun?
Sarebbe più facile parlare con un muro.

“Tra noi è complicato, Kibum è incapace di vedere oltre al suo naso quando si tratta di sentimenti. E’ egoista ed egocentrico, ci prova praticamente con qualunque cosa respiri, anche con te, ma io so che il suo comportamento è solo una facciata, capisci? C’è molto di più e ogni tanto sono fortunato a vedere quella fragilità che cerca di nascondere.”

Minho aveva guardato il più grande con un sopracciglio alzato, da quando si sentiva in vena di confidenze di quel tipo? Per anni non avevano fatto altro che ignorarsi e farsi i dispetti (era convinto che Roo andasse in camera sua perché Jonghyun glielo aveva insegnato) e quel giorno, improvvisamente, il coinquilino aveva deciso di aprirsi con lui. Kibum doveva piacergli davvero tanto se l’unico neurone di quella scimmia aveva deciso fosse saggio confidarsi con qualcuno.
Almeno per una volta non si sarebbero minacciati a vicenda e in più avrebbe potuto curiosare nella vita del gangster.

“Sembri preso davvero tanto da lui, Jonghyun. Riesci persino a giustificare il suo comportamento da coglione.”

A quelle parole, Jonghyun ringhiò per poi scrollare le spalle. Sicuramente lo pensava anche lui, ma visto quanto ne era cotto cercava di dare importanza alle cose belle che sapeva esserci dentro Kibum - e non si riferiva al sesso -.
Se aveva accettato di farsi sfruttare a quel modo voleva dire che qualcosa di buono c'era nell'altro ragazzo, Jonghyun non gli sembrava proprio il tipo da farsi sottomettere senza motivazione.

"E' il protetto del suo clan, il suo boss lo ha cresciuto come suo figlio e Kibum... Kibum è cresciuto come lui. Lo ha preso come modello da imitare e segue ogni suo ordine ciecamente, l'unica eccezione che ha fatto è stata continuare a parlare con me."

Lo aveva detto con un certo tono dolce, era sul serio contento del fatto che Kibum avesse continuato a parlare con lui, come se l'altro ragazzo avesse fatto un gesto miracoloso e non la cosa più normale del mondo visto che erano amici.
E poi si stupivano del mio comportamento con la servitù.
Suo padre avrebbe sicuramente considerato Jonghyun un debole, lo avrebbe torturato fino a farlo diventare un "vero uomo" e non una mammoletta innamorata.

"Nessuno si è mai interessato a me, sono cresciuto per strada, i miei genitori morti chissà dove e mia sorella è sparita nel nulla. Avrei voluto entrare nel clan di 'Bum, avrei voluto stare con lui, ma non me l'ha permesso. Mi ha allontanato dicendomi che non sarei mai riuscito ad entrare nella sua gang, che uno basso come me non sarebbe mai stato utile... Per questo ho cercato una famiglia da un'altra parte."

Si era toccato il proprio tatuaggio al collo, sospirando leggermente.
Minho sapeva bene che i membri dei vari gruppi si consideravano tutti fratelli e si proteggevano come una vera famiglia, il modo in cui ne stava parlando Jonghyun, però, rappresentava tutta la disperazione e la solitudine che indirizzavano quelli come lui verso la malavita. Cercavano un posto dove stare, una famiglia a cui appartenere, poco importava quello che avrebbero dovuto fare pur di guadagnarsi quel posto. Non avevano scelta se volevano sopravvivere in città, l'unica vera alternativa era andare a lavorare al Nucleo e tutti sapevano cosa sarebbero finiti a fare...

Continuando ad osservare Jonghyun, notò meglio le sue cicatrici e i suoi tatuaggi; molti di essi sembravano non avere significato per lui, c'erano dei numeri, delle lettere, ma niente che avesse senso.
Una piccola "K" all'altezza del cuore attirò la sua attenzione, era quello che pensava?
Poteva essere l'iniziale di Kibum, non sarebbe stato così strano visto che aveva una cotta per lui talmente forte da calpestare il proprio orgoglio.

"Ti sei tatuato il suo nome?"

"U-Uhm, speravo non si notasse."

E' arrossito, Kim Jonghyun è arrossito!
Quella giornata stava diventando ancora più interessante: Jonghyun non era mai arrossito in sua presenza.
Non lo credeva nemmeno capace di arrossire e di imbarazzarsi (ricordava ancora la scenetta del bagno e quanto aveva strillato mentre Kibum gli faceva qualche servizietto speciale), era una cosa tenera e carina, una cosa che lo rendeva molto più umano.

"L'hai fatto all'altezza del cuore, è una cosa carina."

"E' stupida, potrei farmi scrivere il suo nome in fronte e a lui non interesserebbe."

Mordicchiandosi il labbro, Jonghyun si alzò per ripulire la propria ciotola e prendersi una lattina di birra scadente, ne lanciò una in direzione di Minho e poi si appoggiò al lavandino iniziando a giocherellare con l'involucro di plastica.

"Dovresti dirgli quello che provi, è evidente che non ti vada davvero bene questa situazione."

"E farmi ridere in faccia? No, grazie. Potrò anche essere disperato e stupido, ma ho un mio orgoglio... O quello che ne è rimasto."

"Secondo me sareste una bella coppia."

Magari Kibum stava solamente nascondendo i suoi veri sentimenti perché spaventato, poteva aver paura di una reazione sbagliata da parte del suo boss/padre e per quel motivo aveva detto a Jonghyun di non provare niente per lui.
Si rifiutava di credere che qualcuno potesse usare a quel modo un amico, avrebbe capito  se a farlo fosse stato un ricco e Jonghyun fosse stato uno schiavo, ma venivano entrambi dalla povertà... Non avrebbero dovuto rispettarsi a vicenda?
Probabilmente Minho era ancora troppo ingenuo per comprendere come funzionavano le cose nella realtà.

"Sì, beh, faglielo presente quando ci proverà di nuovo con te."
   
 
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