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Autore: Julia_Fred Weasley    16/01/2015    1 recensioni
Salve ragazze/i. Come va? Finalmente il sequel che tutti stavano aspettando! (ok, esagero ahah xD). Beh... vi ricordate di Julia Gray, una ragazza che è andata a Hogwarts il penultimo anno perché le altre scuole l'avevano espulsa perché odiava le regole e che appena entrata nel treno fa amicizia con i gemelli, di cui uno se ne innamora e che insieme, più la banda (il trio e famiglia Weasley) dovranno sconfiggere Voldemort perché aveva rapito suo padre che si era impossessato di un oggetto a lui appartenente (il diario)? (Ah... no?! Beh, ecco qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1226250&i=1 , se il link non funziona, basta copiarlo e incollarlo). Adesso in questo continuo, Voldemort ha preso di mira anche la Gray oltre Harry e dovranno distruggere il prossimo Horcrux, ma ci saranno anche molti colpi di scena oltre a un nuovo personaggio che darà da torcere ai gemelli Weasley. Beh, spero che vi piaccia e grazi ancora per aver seguito la storia precedente, ci vedremo alle recensioni... spero :p.
Vi avverto che questa storia, come la precedente presenta una miscela di eventi che già sono accaduti nella saga di Harry ma che però hanno un ordine.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Luna, Lovegood, Neville, Paciock, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 5
A Fred piace il dessert! 

 


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Le scene nella mia mente continuavano a cambiare, senza avere un filo logico. Oppure ero io che quel filo non lo vedevo minimamente. Quel tizio, vestito in maniera medievale era ritornato, sembrava quasi una persecuzione. Il volto continuavo a non vederlo, ma sentivo la sua voce, calda e dura allo stesso tempo. Ma che a volte aveva un’area quasi accogliente. Adorava portarmi in quello spazio bianco, dove non so la mia mente l’abbia tirata fuori, con tutta quella nebbia poi. I momenti con lui, duravano poco, solo il tempo per fargli pronunciare la sua frase ad effetto.
Hai capito cosa sta succedendo? Ripeteva. Gli volevo tanto dire che non stavo riuscendo a capire niente da quando l’avevo sognato la prima volta, di quei poteri che si accendevano e spegnevano come un interruttore rotto. Era tutto così frustante, che per poco non mi venne la voglia di prenderlo a schiaffi. Dopo la scena con il tizio-senza-volto, le scene non facevano altro che cambiare, sembravano quasi sogni. Come quelli dell’anno scorso. Vedevo me e i miei amici, litigare l’uno con l’altro non sapevo per quale motivo.
Vedevo Voldemort, una battaglia senza fine, vedevo morti, molti, sangue, uno specchio alto e con una cornice d’oro, una stanza che non avevo mai visto, ma la cosa più impressionante, era questo ragazzo alto e allampanato, con capelli neri, con un maglione verde. Aveva una somiglianza con mio fratello, ma non potevo crederci, c’erano molte piccolezze che lo diversificavano da lui. Piccolezze che però potevano far sembrare una persona totalmente diversa da quella che è in realtà. Ti stavo aspettando disse, ma la voce era indistinguibile, fredda e insopportabile, l’avevo sopportata per quindici anni, sarebbe stato un miracolo se non l’avesse riconosciuta.
Era sicuramente lui, ora ne era certa. L’immagine sbiadì immergendo Victor nel buio. Alcune voci provenivano lontane, come se fossi a casa mia e delle persone stavano camminando sul marciapiede fuori casa. Però non ne badai quando cominciai a sentire il controllo del mio corpo. Le mani, le gambe, la testa, le palpebre, la schiena. Le mani mi fecero capire di essere in contatto con un letto, data la sua morbidezza. Le palpebre si rivelarono pesanti ad aprirle, ma con un gemito provocato da un’assillante tamburamento alla testa, riuscii ad aprirle! E forse era meglio che non le aprivo. Al mio capezzale si rivelarono undici teste, piene d’ansia a fissarmi. Se stavo solo dormendo, e mi sarei svegliata così, giuro che avrei gridato. Era una cosa inquietante per una che odiava essere al centro dell’attenzione. I miei occhi strabuzzarono, e mi misi veloce seduta sul letto, appoggiando la schiena sul cuscino. Ero in infermeria, ero a Hogwarts, ed erano le dieci del mattino.
Appena aprì le palpebre notai che molti di loro si misero una mano al cuore, finalmente sollevati. C’erano la McGranitt, Silente e Piton ai piedi del letto, con sguardo curioso su di me. Piton più degli altri. Hermione mi guardava con il suo cipiglio severo, ma abbassava e alzava il petto come se fosse in preda a qualche attacco di panico, Ron strabuzzava solo gli occhi, si sentiva a disagio per quella situazione. Harry era solo concentrato, come se voleva risolvere un labirinto intricato, come se il problema fosse suo e non mio. C’era anche Ginny, sicuramente aveva fatto a botte con la Chips per entrare in infermeria, perché notai che c’era molta gente intorno a me… ho già ripetuto che era inquietante, sì?!. Affianco ai professori c’erano i miei genitori, mia madre emise un gemito eccitato notando la mia sopravvivenza, si lanciò su di me e io la scostai perché quell’abbraccio così forte per poco non mi faceva girare la testa. Alex si sentì in imbarazzo per quella sua spontaneità e ritornò indietro, vicino a mio padre che mi sorrise circondando col suo braccio le spalle di mia madre.
- Tutto bene, polpettina? – Ma perché non potevo avere un nomignolo normale che non avesse a che fare col cibo?! La cosa era troppo imbarazzante, detta poi davanti ai professori…non voglio pensarci! Alzai gli occhi al cielo e mi misi una mano sulla testa, come a fermare quel giramento di pensieri che stava frullando nel cervello. Ma dopo un po’ il giramento passò, non avevo dolori, né distorsioni, neanche i graffi che avevo sulla mano e sul viso facevano più male, anche se i loro segni rimanevano comunque. Questa guarigione rapida mi insospettiva sempre di più, ed ero completamente sicura che non era grazie all’Ossofast della Chips. Sentii la mia mano presa da qualcuno, mi girai e vidi che al mio fianco, seduto sulla sedia c’era Fred, aveva i capelli molto più spettinati del solito, un’aria trasandata, e un cenno di barba di qualche giorno. Aveva le borse sotto gli occhi, non doveva ridursi così per me. Perché lo aveva fatto ancora, glielo avevo detto. Non doveva farlo… non doveva farlo. Affianco a lui c’era George, aveva un’area preoccupata e non solo per me, a meno che una parte fosse per me.
- Stai bene? – disse Fred, però… a pensarci quella barba gli stava proprio bene! Ok Julia non si tratta di questo adesso, ci sono cose più importanti! Notai lo sguardo di mio padre che mi mise abbastanza soggezione da togliere la mia mano da quella di Fred e rispondere ad entrambi.
- Sì sto bene, non preoccupatevi più di tanto…
- Non preoccupatevi più di tanto?! Julia, tu non… respiravi! – singhiozzò mia madre.
- C-cosa?! – esclamai. – E com’è possibile?
- N-non lo sappiamo, però ti muovevi, e sembrava strano, così abbiamo deciso di portarti in infermeria e… e… - mia madre era troppo scossa.
- Io credo che dovremmo tenere sotto osservazione la signorina Gray al momento. – il professor Silente prese la parola, salvando la situazione, poi i suoi occhi azzurri si rivolsero a me. – Da quello che mi hanno detto i tuoi amici, hai fatto dei sogni strani ultimamente, non starà capitando… quello che è successo l’anno scorso?.
- I-io non lo so Signor Preside! Tutto è così confuso, anche prima ho fatto sogni che non avevano alcun nesso tra loro, forse è lo shock per quello che mi è successo, forse non vogliono dire assolutamente niente, ma non so quanto sia credibile la presenza di un uomo senza volto con vestiti medievali rossi e con una corona in testa…
- Sapevi chi era, o avevi un presentimento di chi fosse? – mi interruppe Silente.
- N-no… era senza volto! Non ne ho la più pallida idea, l’unica cosa che so su di lui ve l’ho detta, poi non so nient’altro. Ma lui crede che io lo conosca, credo che mi voglia svelare qualcosa, ma non vuole ancora dirmelo, vuole che lo capisca da sola.
- Ti da una sensazione negativa? – chiese Albus. Ora che ci pensavo, quel tizio non mi dava mai una sensazione di pericolo.
- No… - tutto era ancora così confuso… - no! – ripetei più sicura.
- Beh, per ora è tutto, la situazione non è ancora chiara al momento, e dobbiamo aspettare ancora temo, prima che ci siano soluzioni concrete. – disse Albus Silente.
- Un’altra cosa… - mi intromisi, prima che il professore se ne andasse. Tutti gli occhi erano rivolti su di me. Come delle palline da pin pong tra me e Silente. – Ho sognato… Victor. – a mia madre venne un sussulto.
- È-è ancora vivo? Come sta? – gemette mia madre. Volevo risponderle che non me ne fregava niente di lui, che poteva anche andare a quel paese, che non aveva fatto altro che agire in incognito. Non era uno di noi. Per me non lo era mai stato. Guardai mia madre con occhi di sfida, forse sbagliavo io, ma non poteva preoccuparsi di Victor dopo tutto quello che ci aveva fatto. Lo trovavo patetico, e il mio odio verso di lui, non era che aumentato. Ma forse aveva ragione lei, forse capirò quando sarò una madre anch’io, non ne ero ancora certa.
- Mi sta aspettando. – dissi la frase che lui mi ripeteva nel sogno, guardavo mia madre come se volessi sfidarla, per farle mettere in testa che ormai quello non era più suo figlio. Credevo che ormai l’avessero ucciso, ma si vede che forse stava diventando una pedina del loro gioco. Che avevano lasciato a lui il gioco di condurlo. E ci stava riuscendo bene, chissà… quando si sarebbe svegliato di aver capito di essere soltanto preso in giro. I presenti sussultarono, Piton in particolare insieme alla professoressa McGranitt. Fred si alzò barcollando, portando indietro la sedia, facendola scontrare con il letto dietro di lui.
- Ti ha detto qualcos’altro? Cosa vuole da te? – i suoi occhi quasi mi preoccuparono, erano famelici di conoscenza, volevano sapere il più possibile cosa stava accadendo, cosa mi stava accadendo. Ma io non sapevo dargli risposte concrete. Il che mi innervosiva.
- Non lo so, queste sono le uniche cose che la mia mente mi ha fatto vedere! – stavo quasi per innervosirmi. Sembrava che nessuno mi credesse, come se fossi in un delirio causato da mille litri di Whisky Incendiario.
- Ok, basta così. Signor Weasley credo che la sua amica ci abbia detto la verità, non ha senso scavare più a fondo nell’incoscienza. Perciò credo sia meglio finirla qui. – Fred ascoltò le parole del professor Silente. Strinse le labbra, si sentì quasi offeso come una replica fatta per un comportamento che non doveva usare. Fred si sentì trattato come un poppante. Abbassò il capo e i suoi occhi si distolsero dal professore. I miei occhi andarono a lui, a tutta la troupe di amici che circondavano il letto, li osservai con il semplice gesto di trasmettere loro che ne avremmo parlato dopo, senza la presenza di adulti. Hermione sembrò capirmi.
- Bene bene! Ora credo proprio che dobbiate andare, anche lei Professor Silente, con tutto rispetto ma questa visita è stata solo un’eccezione! Non permetto che entrino più di quattro persone! E questo dovrebbe saperlo! Forza la paziente si deve riposare adesso! – sbraitò Madama Chip. A sentire l’ultima frase, mi venne in mente qualcosa.
- Quanto tempo sono stata in questo stato? – domandai. Tutti si guardarono, ci fu un silenzio quasi imbarazzante. Come se non volessero dirmelo.
- Tre settimane. – intervenne Harry, sapeva quando si trovava in queste situazioni in cui nessuno voleva aprire bocca, ma che volevi sapere la verità a tutti i costi.
- È più tempo dell’ultima volta! – esclamai. Fred annuì mormorando un “già” amaro che forse udii solo io. Quasi volevo prenderlo a schiaffi. Ovviamente non lo governavo io quel potere e ovviamente non potevo chiedergli di non svenire ogni volta! Oh divino potere uscito fuori dal nulla, quando mi vieni a fare una visita potresti limitarti di farmi svenire, grazie!. E poi lui poteva anche non stare ad aspettarmi ogni volta vicino al letto. Oh mi avrebbe sentito dopo, eccome!
- Signorina Gray… - mi chiamò la McGranitt. – anche se sembra difficile, le chiederei di non usare questo nuovo potere che sta nascendo dentro di lei. Richiede troppa forza da gestire, come tanto autocontrollo. La smaterializzazione deve essere stata solo miracolosa fortuna, cosa che le chiederei di non ripetere più, per la vostra che per l’incolumità di altri. – io annuii, sapevo che aveva ragione. Ma in situazioni come quelle non potevi far altro che rischiare.
- Sì, mi scusi professoressa… ma non avevo scelta.
- Lo so signorina Gray, non la rimprovero per questo. Ma spero che non lo faccia più in futuro. – credo che la McGranitt celasse un sorriso di sottofondo poco visibile, ma comunque accennato. – Credo che sia meglio iniziare con alcuni punti concessi a Grifondoro quest’anno, non è vero Piton?! – il professore che è stato sempre in silenzio ad analizzare la situazione, alzò gli occhi al cielo, scosse la testa e se ne andò fuori dall’infermeria. Piton, mi celava qualcosa. Fred e George risero. Quest’ultimo che cercava di strappare un cinque dalla professoressa McGranitt. – Neanche nei suoi sogni, Weasley! – replicò, e anche lei si volatilizzò.
- Il suo è un caso raro signorina Gray, e credo che dovrò addirittura fare qualche ricerca, se mi permette… - sfoderò un lieve sorriso Silente. E anche lui nella camminata fece volare il suo mantello azzurro cielo, oltrepassando le porte dell’infermeria. I miei occhi si soffermarono sui miei genitori, che si avvicinarono di più al mio letto.
- Beh, per ora l’importante è che stai bene, tesoro. – mia madre fece presto ad accarezzarmi la fronte. Quando mio padre raggiunse il letto, con un occhiata fulminò Fred. Che alzò un sopracciglio.  “Che colpa ho adesso?!” sembrava dire la sua espressione. Io annuii soltanto, non sapevo cosa dire, tutta quella situazione doveva essere analizzata da sola, riflettevo di più quando lo ero. Ma era anche vero che mi succedevano cose strane. Quel contatto con mia madre, era quasi imbarazzante, sorrisi e basta senza dire niente. Almeno così potevano scambiarlo per una confusione dovuta alla lunga dormita. Madama Chips era ancora lì, con le braccia conserte a vedere quel momento tra me e i miei genitori.
- Mh… mh! – fece lei tra i denti. Sguardo severo.
- Sì, sì, ce ne andiamo, abbiamo capito! Ma tenga in conto che è nostra figlia, per Dio! – sbraitò mio padre. Risi di sottecchi.
 
Madama Chips per fortuna, notando il mio repentino cambiamento di salute, mi concesse di andare a consumare la cena in Sala Grande. Fred rimase lì con me, finché l’infermiera non avesse preso una decisione, cosa che non mi dispiacque, dato che tutti gli altri se n’erano andati. Fred con Madama Chips invece era bravo ad imporsi, sapeva contrattare. Cosa che non mi stupì dato che mandava avanti il negozio. Insieme stavamo attraversando il corridoio deserto che proseguiva fino alla Sala Grande.
- Ehi. – gli presi la mano e gli dissi di fermarsi, mi appoggiai al muro di pietra del corridoio. Lui invece fermò le mani ai lati della mia testa. Il suo corpo era così vicino al mio che l’idea di assentarmi per tutta la cena, la vidi molto allettante. Lo osservai, quel cenno di barba, lo rendeva molto più attraente del solito, e mentre rivolgevo il mio sguardo ai suoi mi scappò di mordermi il labbro desiderosa di lui. Fred, guardandomi fece un sorriso malizioso.
- Vuoi saltare la cena, Gray? – chiese a bassa voce, tono che gli rendeva la voce quasi roca. Scossi la testa ridendo sommessamente, mentre gli misi le mani al petto.
- Uhm… no, anche se mi piacerebbe… - sussurrai.
- Io credo che si possa fare. – disse annuendo.
- E io credo di star morendo di fame! E voglio del pollo. – Fred rise, inarcando il collo, e poi ritornò su di me. Più vicino questa volta. Socchiuse gli occhi e i nostri nasi si sfiorarono, anzi erano uno accanto all’altro. E Fred stava per aprire le labbra, mi sfiorò il labbro superiore. Prima di cadere in tentazione sospirai.
- D-devo dirti una cosa. – mi fermai.
- Proprio adesso? – sussurrò alle mie labbra.
- Già. – annuì e sospirai. Fred si staccò leggermente da me e inarcò le sopracciglia.
- Sì, dì pure. – disse, aveva ancora gli occhi socchiusi ad osservare le mie labbra.
- Non dovresti ridurti così per me! – sputai fuori. Lui sospirò spazientito.
- Ah, ancora con questa storia!
- Sì, Fred. – adesso lui aprì completamente gli occhi, ma non si spostò di un millimetro dalla sua posizione.
- Io voglio solo assicurarmi che tu stia bene quando succedono questi tuoi mancamenti!
- Ma perché rovinarti? Mangi? Dormi? A me non sembra!
- Senti mamma, - scherzò. Io alzai gli occhi al cielo. – io non mi trascuro per te, mi assicuro solo che quando ti sveglierai ci sia io.
- E perché? – chiesi io, quasi infervorata.
- Non c’è una spiegazione, ma credo che vederti viva sia un gran sollievo per me! – sgranai gli occhi.
- Perché?! – esclamai. Ancora non riuscivo a capire cosa gli frullava per la testa. Perché faceva così.
- Oh, per le mutande di Merlino! Qualche secondo fa volevo fare l’amore con te, secondo te perché? – fece ovvio. Puntò il suo viso sul mio, come se mi stesse guardando per la prima volta, e io lo guardai sorpresa.
- Sì, ma vedi per me è difficile che qualcuno provi cose per me nella maniera in cui fai tu! È disarmante! – buttai fuori. Fred sembrò non capire.
- Hai paura? – mi chiese.
- Ho paura che tutto questo vada via poi. E ho paura entrarci fino in fondo, perché so che dopo non riuscirei più a tornare indietro. Non voglio soffrire. – ecco, lo ammisi. Per me era strano stare con Fred, mai mi ero sentita così bene con qualcuno. Mai avevo avuto una relazione come questa, così folle. Non riuscivo a fare a meno di lui, e non volevo che lui facesse delle stupidaggini per me, che non ne valevo neanche la pena. E io non volevo perdermi in questa follia che non ti fa respirare quando è al mio fianco, quando mi bacia, quando si preoccupa per me. Era semplicemente strano, perché nessuno lo aveva mai fatto. Era follemente strano, follemente irresistibile e pericoloso.
Non volevo ancora una volta soffrire, sapendo che a quella persona avevo dato tutto. Non volevo sentirmi una completa illusa. Ma Fred mi faceva credere che tutto era possibile. Per la prima volta mi sentii sicura di fare tutto e una prova era l’anno scorso. Quando ancora dovevo entrare appieno in questo mondo che adesso per me è così familiare. Ma soprattutto non volevo ancora rivelare perché mi comportavo così, perché mi sembrava così tutto patetico quando gli altri facevano queste cose solo perché mi volevano bene o mi amavano. Volevo tenerlo ancora con me, questo segreto.
Fred sospirò e la mano che prima era al fianco della mia testa scivolò delicatamente alla mia vita, sorpassando il mantello e infilandosi sotto il maglione della divisa. Sentì le sue mani gelide toccarmi quella pelle calda perché coperta da vari strati di stoffa. Emisi un leggero gemito sorpreso. Il bacino di Fred andò più vicino al mio e con delicatezza mi spinse ancora di più al muro, facendo aderire i nostri corpi. Alla mia sinistra c’era ancora l’altra sua mano che si manteneva al muro.
- Io non so perché continui a fare domande del genere, o perché continui a ripetere che non mi vuoi intorno quando ne hai bisogno, però, forse sembrerà scontato e anche sdolcinato… molto sdolcinato… così sdolcinato che Piton forse andrà a vomitare sul serio se me lo sentirà dire, - risi leggermente. – ma io non ti farei soffrire. Lo so che sono abbastanza stronzo a volte, e anche insensibile e tante altre cose infantili. Ma credevo che tu non ci tenessi particolarmente, in fondo tu non hai bisogno di tante premure, sei una tosta Gray. Ma ti prego, dimmelo se c’è qualcosa che non va, se dentro di te non c’è la fai più. Ok? Perché tu non ci crederai, ma ci sto male anch’io. – sentì salire il fuoco dentro me, e forse mi ero fatta anche rossa per l’imbarazzo. Quando Fred parlava sul serio, mi si gelavano le ossa, era disarmante come quello che mi faceva provare. Quasi sentii le lacrime agli occhi, scossi leggermente la testa abbozzando un sorriso di scherno.
- Tutto questo non me lo merito. – sospirai, cercando di non vacillare. Fred sospirò ancora, e anche l’altra mano andò adesso al mio fianco, sotto il maglione. Ringraziai che nel corridoio non ci fu nessun altro, perché mai mi sentii così vicino a Fred. Lui ritornò col viso sul mio, come prima. Con i nasi uno affianco all’altro e con le labbra a sfiorarsi maliziosamente.
- Ti meriti tutto quello che ho da offrirti. – e senza neanche che replicassi la sua lingua andò a sfiorarmi il palato. Io gli presi la nuca e attirai il viso al mio, possessiva. Le sue labbra morbide invasero le mie, e non volevo lasciarle andare. Continuavo a schiuderle e a riempirmi la bocca con la sua, finché il cuore non mi sarebbe esploso nel petto. Girai il viso mantenendo le labbra incollate alle sue, e schiusi ancora le labbra. Fred sommesse i leggeri gemiti che gli provenivano dalla bocca, e approfondì quel bacio toccandomi le gambe. Sembravo quasi che volevo arrampicarmi su di lui, perché avevo le braccia strette alle sue spalle. Con le unghie conficcate nel suo maglione, ma sembrò non badarci, così senza neanche pensare che potevamo essere visti, accettai i movimenti che voleva farmi compiere. Le sue mani si infilarono sotto la gonna, toccandomi il didietro, lui mi sollevo e io gli incrociai le gambe ai fianchi. Le mie mani non si ancorarono più alle sue spalle ma ai suoi capelli, che quasi gli tirai. I nostri corpi erano così in contatto che sembravano completarsi, inarcai leggermente la schiena, e le mani di Fred si fecero più possessive su di me.
Inarcai leggermente la testa e la sua bocca non fu più alla portata della mia, gli sfiorai soltanto il labbro superiore. Tra le nostre bocche uscivano sospiri sommessi e la testa mi girava abbastanza da appoggiarla alla sua spalla, succedeva sempre quando lo baciavo. Ma per fortuna subito mi ristabilivo, anzi neanche me ne accorgevo, era l’effetto che mi dava. Il mio cuore batteva all’impazzata e non ero sicura se sarei riuscita a fermarlo, alzai la testa dalla sua spalla e il mio viso cadde di nuovo sul suo, con i nasi ad incontrarsi.
Lui aveva gli occhi chiusi, che però vidi schiudersi man mano, rivelando i suoi occhi verdi. Sapevo che avevo le gote arrossate e le iridi dilatate per il piacere, cose che non avrei mai fatto vedere alla luce del sole, cose che a quell’ora non osavo mostragli perché non protette dal buio della notte. Fred ingoiò un groppo in gola e schiuse le labbra, per pronunciare qualcosa, solo che sembrava non farcela perché stava ancora per riprendere fiato.
- Merda, che mi fai… - sorrisi e lo baciai lievemente, assaggiando ancora il contatto con le sue labbra. Lui mi fece scendere lentamente, e col mio corpo io percorsi il suo, notando una certa sporgenza alle parti basse. Quando misi i piedi a terra, lo guardai maliziosa.
- Prima che entriamo in Sala Grande, controlla il tuo amichetto, eh! – risi guardando la sua espressione e come cercava di nascondere l’evidenza.
- Sappi che non finisce qui, Gray, perciò sbrigati a mangiare il tuo pollo che io vorrei arrivare al dessert. – disse allusivo, mettendomi una mano sulla schiena. Entrambi ci incamminammo di nuovo lungo il corridoio, finché un’enorme porta circolare non ci sovrastò mostrando lunghe file di tavoli disposte ordinatamente distanti l’una dall’altra. Alla nostra destra c’era il nostro tavolo, e con gli occhi cercai di intravedere Hermione insieme agli altri.  




P.S - Beh, salve. Ormai non vi ricorderete nemmeno più di me. E so benissimo che non mi sono fatta vedere da un bel po'. Però da poco, su per giù, ho finito una fremione che durava da tanto tempo (per chi volesse leggerla: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1515217&i=1). Poi ci sono messi gli esami di mezzo, la crisi esistenziale e tutto il resto e quindi l'ispirazione mi era completamente fuggita di mano. In questi giorni però mi mancava Fred, così ho pensato di vedere un po' questa storia. E non pensavo di trovare un capitolo già pronto. Questo è di transizione però e credo che si veda. E mi scuso, ovviamente con tutte quelle ragazze che seguivano la storia. Fortunatamente mi sono fatta una Mappa della trama di quello che succederà in seguito, perciò non mi resta che seguirla e forse mi verranno altre idee in mente. Questa è il secondo episodio della prima storia (se non avete il primo episodio, cioè la prima storia, chi è interessato, può andare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1226250&i=1 ) che ho scritto e che ho pubblicato qui per la prima volta. E non volevo che andasse persa. Anche perché leggendo questo capitolo che ho trovato, mi sono meravigliata di me stessa che quasi quasi non ci credevo che l'avevo scritto io. Il mio stile di scrittura è decisamente cambiato! O.O e non ci ho proprio fatto caso! Spero comunque, che il capitolo vi piaccia! Perché, da quello che avete capito, leggendo questa mio Angolo Autrice, piace anche a me! Ringrazio ovviamente tutte le ragazze che hanno seguito la storia fin qui e che forse l'attendono ancora. E adesso che sono tornata, si può dire, comincerò a rompere le scatole ahahah. Anche se questa storia non dovesse ricevere tanta attenzione, io continuerò ad aggiornare perchè ovviamente, è una storia che piace a me! Quindi, non sarebbe male se la leggeste, facendomi compagnia! :3 Beh, alla prossima! Julia :D
  
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