Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: shinran4869    17/01/2015    5 recensioni
Anche se in cuor suo non vorrebbe, i pensieri della giovane Haibara convergono tutti verso un punto: il suo oscuro (e in parte ignoto) passato nell'organizzazione, che ancora non l’ha scovata, ma è sulle sue tracce. Ma soprattutto: il cercare di dimostrarsi sempre distaccata, è davvero la soluzione migliore? O a volte sarebbe meglio fidarsi degli altri, seppur correndo il rischio di ritrovarsi feriti?
Genere: Introspettivo, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Allora, punto primo: non ci sono tracce di forzatura sulla porta, siete d’accordo?” disse un giovane dal colorito olivastro, con un forte accento di Osaka.
Il dottore e il bambino annuirono.
“Quindi questo vuol dire che Ai ha aperto la porta di sua spontanea volontà.” fece eco Conan, seduto sul divano e con le gambette che penzolavano.
“Non ci sono nemmeno tracce ematiche all’ingresso, da ciò si deduce che la ragazzina non è stata aggredita in casa.”
“Potrebbe essere stata narcotizzata.” affermò con decisione il bambino.
“Penso proprio di sì, sarebbe l’ipotesi più plausibile.” continuò il discorso il ragazzo di Osaka.
“Dottore, lei a che ora è uscito di casa?” fece Shinichi rivolto ad Agasa.
“Bhè…vediamo…sarà stata l’una e mezza…”
“Ed è tornato circa alle due, quando l’ho incontrato sul viale.”
“Esattamente” rispose il dottore
“Quindi questo vuol dire che il rapitore dovrebbe aver narcotizzato Ai tra l’una e quaranta e le due meno dieci.”
“Come fai ad esserne così certo?” domandò il ragazzo di Osaka.
“Semplice, mio caro Hattori: se il rapitore avesse aspettato troppo tempo da quando era uscito il dottore, non solo avrebbe potuto incontrarlo, ma soprattutto avrebbe destato più sospetti in Ai. Suonando alla porta pochi minuti dopo l’uscita del dottore, Ai gli avrebbe aperto la porta senza badarci troppo, sicura che fosse stato il dottore che magari si era scordato qualcosa. Dopotutto capita spesso, vero?” spiegò Conan.
“In effetti…” rispose Agasa, sorpreso dalle deduzioni di Shinichi nonostante lo conoscesse da tanto tempo. Ogni volta che il ragazzino apriva bocca per spiegare i fatti, il dottore rimaneva sempre un po’ stupito dalle conoscenze dell’amico. Vederlo risolvere casi in quelle vesti da bambino…era un po’ strano.
“Quindi, dicevo, ovviamente il rapitore ha agito il prima possibile per non destare sospetti, e poi si è allontanato velocemente temendo il ritorno del dottore. Non abbiamo visto, quando ci siamo incontrati, né macchine e né abbiamo sentito rombi di motori; chiaro segno che l’aggressore se l’era svignata già da un po’.”
“Sì ma…c’è ancora una cosa che non mi spiego…” disse Heiji. “…dove possono averla portata?”
“Ci stavo arrivando, dammi il tempo…” ribatté secco il ragazzino.
 
Dovevano essere passate ore.
Era rimasta lì per tutto il tempo, legata, imbavagliata, sola e in balia dei suoi stessi pensieri, che avevano in lei l’effetto di mille lame che la colpivano tutte insieme, nello stesso istante, sul petto. Ormai il resto del corpo si era praticamente atrofizzato, c’era da qualche parte dentro di lei una fiamma che bruciava, che la lasciava senza fiato e che la stava logorando lentamente.
Stava –presumibilmente- trascorrendo le sue ultime ore sulla Terra, ed erano più che un’agonia. Ovvio, era proprio quello che volevano loro, lei doveva soffrire, perché in fondo era solo una traditrice, niente di più.
Aveva abbandonato l’organizzazione sperando di farla franca, sapendo bene sin dal primo momento che, una volta aver messo piede fuori dal condotto dell’aria che aveva usato per fuggire, avrebbe avuto le ore contate.
Che sciocca che sono stata, pensavo davvero che avrei potuto farcela…ricominciare, avere una nuova vita…quante stupidaggini…è stato tutto inutile…ed io che ci credevo davvero…
Ormai l’ipotesi che qualcuno venisse a salvarla era decisamente improbabile, a detta della bambina, e quindi non le restava che abbandonarsi ai suoi pensieri, incapace di sfuggirgli. E, quasi quasi, si faceva cullare dalle sue vane speranze, accompagnate dal ritmo cadenzato delle grida sommesse che provenivano da non troppo lontano. Era impossibile per lei distinguerle, anzi, non ci provò neppure, tanto la cosa non avrebbe di certo mutato la sua situazione.
Lentamente, le sue palpebre si chiusero dolcemente, e lei sprofondò in un sonno che avrebbe potuto benissimo essere l’ultimo.
 
Una mano le stava scuotendo una spalla.
Aprì d’impulso gli occhi, rimanendo un attimo interdetta; poi tutto le balzò alla memoria rapidamente: era sempre in quella stanza buia, nelle mani dell’organizzazione per cui molto tempo prima aveva lavorato.
Girò la testa meccanicamente, cercando di guardare negli occhi la persona che la stava toccando, ma sfortunatamente per lei era praticamente impossibile dire di chi si trattasse. Era indubbiamente una donna, aveva un fisico slanciato, era vestita completamente di nero con indumenti molto attillati; aveva però il capo coperto da un cappuccio largo e davanti al viso portava una sciarpa che la copriva fino al naso, lasciando scoperti solo i suoi occhi azzurri, dal taglio affilato e che sembravano di ghiaccio.
Quando Haibara si ridestò completamente, un forte odore di fumo le invase le narici e le fece fare qualche colpo di tosse.
La donna le stava pericolosamente vicina, e di nuovo i pensieri tornarono a vorticare nella testa della povera ragazzina. La donna armeggiò dietro la bambina, mentre questa si era già scollegata dal resto del mondo; la paura la stava assalendo. Rimase pietrificata quando sentì il nastro adesivo staccarsi dalla sua bocca, seppur con qualche difficoltà, dato che era stato lì per almeno tre ore, se non di più. D’altronde, aveva completamente perso la cognizione del tempo, e non sapeva minimamente quanto tempo aveva passato legata lì dentro, né quanto tempo ancora ci sarebbe rimasta –viva-.
Di nuovo persa nei suoi pensieri, Ai non si accorse che la misteriosa donna le aveva lasciato vicino un involucro piuttosto strano, e poi era svanita nel nulla, così come era arrivata.
Inizialmente la bambina esitò un attimo.
E se ci fosse, che ne so, una bomba? Bhè, se non lo aprissi sarebbe lo stesso, salterei in aria comunque. Quindi tanto vale provare…alle brutte, metterò fine a questa agonia, si disse, mentre avvicinava la mano tremante a quel pacchetto strano.
Ma come è possibile…io sono legata…no, è tutto un sogno, sto delirando. Non posso muovermi, sono immobile qui da un secolo, se avessi potuto spostarmi me ne sarei resa conto prima! pensò, convinta che stesse solo facendo un sogno.
Ma la realtà era ben diversa.
Ebbene sì, quella donna le aveva liberato una mano.
Tutto si faceva ancora più complicato. Come era possibile che quella donna l’avesse slegata senza che se ne accorgesse? Giusto, si era fatta prendere dal panico –di nuovo- e aveva interrotto ogni suo legame con la realtà.
Ma dove sono andati a finire i nervi saldi? Non ero io quella meno impressionabile di tutti? Cosa sto facendo? Sto accettando il mio destino senza ribellarmi?
La risposta era sì.
Ormai nelle mani degli uomini in nero, Ai Haibara, o meglio Shiho Miyano, si era definitivamente arresa.
 
“Heiji, saresti così gentile da portarmi una mappa di Tokyo?”
“Perché non ti alzi da quel divano e non te la prendi da solo, Kudo?” fece il detective dell’Ovest con una punta di ironia.
“Lo sai benissimo perché, sono troppo basso per arrivarci, dato che ora sono un ragazzino di sette anni, nel caso in cui tu non te ne fossi accorto.” ribatté Shinichi, visibilmente irritato. Hattori, avendo capito che non era proprio il momento di scherzare, si diresse verso la libreria e porse a Conan uno stradario.
“Bene. Partiamo dal presupposto che l’aggressore non può essersi allontanato tanto, perché sapeva che l’effetto del narcotico non sarebbe durato a lungo.”
“E tu come lo sai?” fece Heiji, interrompendo le spiegazioni dell’amico.
“Semplice; Ai è pur sempre una bambina, e non avrebbero potuto rischiare di eccedere con le dosi: se l’avessero voluta morta subito, non si sarebbero presi la briga di organizzare un rapimento. A loro serve viva, Hattori. La stanno usando come esca, ne sono convinto.”
“Quindi…tu credi che sia una trappola?”
“È palese che lo sia. Ma io devo trovarla, devo battere l’organizzazione, devo tornare grande e devo sbattere quei tizi in galera. Quindi non mi importa il fatto che correrò rischi, perché tanto se hanno rapito Ai ben presto risaliranno anche alla mia identità. E così sareste in pericolo TUTTI, Hattori, capisci?” gli urlò contro Shinichi.
Il detective dell’Ovest rimase interdetto, ma sapeva come era fatto l’amico: in nome della giustizia, lui diventava sprezzante del pericolo, ma non sapeva che in questo modo, pur non volendo, coinvolgeva tutti quelli che aveva intorno.
“Dicevo, il rapitore non può essere andato lontano. Quindi, Ai potrebbe trovarsi a massimo un’ora e mezza da qui. Il che vuol dire…” Conan fece una pausa, concentrandosi attentamente sulla carta che aveva in mano, poi riprese: “…Il che vuol dire che bisogna prendere in considerazione tutti i posti che si trovano fino a due ore da qui. Un margine d’errore c’è sempre. Purtroppo è impossibile per noi stabilire con precisione il luogo in cui la tengono rapita, non è detto nemmeno che sia in periferia; quelli dell’organizzazione sanno agire bene di nascosto, quindi non possiamo escludere la possibilità che si trovino anche vicino alla polizia.”
“Ma quanto ci vorrà per scoprilo? Voglio dire, siamo sicuri di avere abbastanza tempo, Shinichi? Magari il loro scopo era solo lei. La volevano far fuori e basta, magari tu non c’entri nulla.” fece Hattori, cercando –invano- di dissuadere l’amico dalla sua folle impresa.
Ma ormai Shinichi aveva preso la sua decisione.
“Domani inizierò ad indagare. Non voglio contattare l’FBI, anche se Jodie è in contatto con Kir e potrebbe avere delle informazioni utili che velocizzerebbero i tempi. È una mia questione in sospeso, dopotutto, sono stato io a immischiarmi in questa faccenda. In ogni caso, se volete aiutarmi, ben venga, altrimenti farò tutto da solo.”
“Ma sei impazzito, Kudo? Ti sei scordato di avere il corpo da bambino delle elementari?” gli fece notare il detective di Osaka.
Conan, come risposta, fece uno sbuffo. Era evidente che, talmente preso com’era dalle indagini, si era scordato di non poter fare proprio nulla da solo.
“Odio ammetterlo, ma hai ragione.” disse poi, freddo.
“In ogni caso, mio caro detective sbruffone, io vengo con te, dovunque tu vada. Ce la faremo a risolvere anche questo caso, te lo prometto.” fece Heiji, lanciandogli un’occhiata.
Shinichi rispose all’amico con un’occhiata riconoscente, e poi chiese, esitando un po’:
“L’unico problema è…cosa diciamo a Ran?”
 
 
 
----ANGOLO DELL’AUTRICE----
Come promesso, ecco il sesto capitolo! è un po’ “di transizione”, in qualche modo dovevo far iniziare le indagini a quei due tonni… xD
Ma, ovviamente, non manca la parte un po’ misteriosa… chi è quella donna che ha slegato Ai? E cosa sarà quel pacchetto che le ha lasciato vicino? Quanto ha ancora da vivere la nostra piccola scienziata? E, soprattutto: cosa si inventerà il Gurzo per coprire le indagini??
Vabbè, dopo questa dose di suspense quotidiana, passiamo ai ringraziamenti!
Grazie ai recensori dello scorso chap: B Beky, Dudi_Mouri e Mary06!
Grazie a SLN che mi ha aggiunta agli autori preferiti!
Grazie anche a voi, lettori silenziosi!
Insomma, baci a tutti e al prossimo chap!! :3
Ali <3
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: shinran4869