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Autore: looking_for_Alaska    17/01/2015    1 recensioni
Achille è un ragazzo come gli altri, finché un giorno viene rivelato a lui e al suo migliore amico Enea cosa sono davvero: figli di dei greci. La loro vita cambia totalmente quando incontrano lei, Pandora. Automa di Efesto, è fuggita dalle Fucine del dio cercando la libertà. Tutto procede tra avventure e missioni, quando però un giorno scoprono che Elena di Troia è viva e cerca vendetta. E scoppierà la Seconda Guerra di Troia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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<< Amico, queste ciambelle sono stupende >>. Enea guardò Achille in cerca di aiuto, che scrollò le spalle. Ermes era seduto davanti a loro, con i piedi appoggiati al tavolo della cucina, a mangiarsi l'ottava ciambella alla crema. Il dio sembrava molto poco... Un dio. Era molto bello, questo sì, e dimostrava circa vent'anni. Aveva capelli castano cioccolato, occhi dello stesso colore, una pelle abbronzata, era muscoloso e alto circa un metro e ottantacinque. Ma era l'abbigliamento che li colpiva di più. Aveva un copricapo dorato, che secondo Enea era una scodella rovesciata, dove erano attaccate due piccole ali bianche (non tanto piccole, come fece notare Achille, dato che erano più o meno lunghe come il suo avambraccio). Poi indossava una toga bianca lunga fino a metà coscia, e ai piedi dei sandali "alla schiava" dorati con altre ali, una per piede. Achille restava sempre allibito ogni volta che lo guardava. << Ermes, ma non dovevi portarci da Zeus? >> domandò Enea lentamente. Il dio lo guardò in modo vacuo, poi annuì. << Oh, giusto. Okay, fatemi mangiare l'ultima ciamb... >>, Achille non lo fece finire e lo tirò in piedi, strappandogli di mano la scatola delle ciambelle. << Io credo che otto possano bastare >>. Ermes fece una faccia triste. << Uff, okay. Ma almeno fammene portare una alla cara Era, chi lo sa, magari si addolcisce un po' >>. Enea e Achille sorrisero. Ermes poi tirò fuori quattro ali da una sacca che aveva sulla schiena, e ne tese due ad Enea e due ad Achille. I ragazzi se le attaccarono alle scarpe, seguendo i suoi suggerimenti. Poi il dio aprì la finestra e volò via velocissimo. Achille gli si lanciò dietro ridendo forte. Enea ebbe un attimo di esitazione : non aveva mai amato il pericolo. Poi li seguì; doveva farlo. Lui ed Achille sfrecciarono sulla scia di Ermes, fino a raggiungerlo. Achille girava su sé stesso, andava in alto fino a bagnarsi nelle nuvole, e poi in basso, fino a sfiorare l'erba. Alla fine raggiunsero una montagna. Era davanti a loro, immensa, dove un minuto prima non c'era nulla. << Okay >> disse Ermes, con un filo di fiatone, << adesso per entrare bisogna caricare a tutta velocità e sbatterci contro. Come Harry Potter alla stazione, presente? Ecco. Pronti? >>. Caricarono tutti a velocità elevatissima. Enea aveva i brividi, e man mano che vedeva la montagna avvicinarsi si chiedeva se fosse proprio necessario. Quando fu proprio vicino, caricò ancora di più... Fino a sbatterci contro e ruzzolare verso il basso. Riuscì a rimettersi in "piedi" e guardò verso l'alto. Achille ed Ermes si batterono il cinque ridendo fino alle lacrime. Enea li raggiunse indignato. << Siete degli stronzi >>. Achille rise ancora più forte, seguito da Ermes. << Amico, non puoi credere proprio a tutto, dai >>. Poi si avvicinò alla montagna, e sfiorò una nuvola di passaggio. << Chi è? >> disse una voce elettronica. Sembrava provenire da un'altra parte del mondo. << Apollo, sono Ermes. Ho i ragazzi >>. Silenzio. Poi : << Bravo. E da me che vuoi? >>. Ermes roteò gli occhi. << Che mi apri, forse? >>. Un grugnito, e poi la nuvola si aprì, come una porta. Enea la guardò diffidente. << Tranquillo amico >> gli disse Ermes, << è il modo giusto stavolta >>. E varcò la porta, seguito da Achille e infine anche da lui. Si trovarono in una specie di tempio, pieno di colonne. Ermes si voltò a guardarli. << Questo è il modo in cui i mortali possono comunicare con gli dei. Andate verso la colonna che ha scritto il nome del dio che volete incontrare, e se troverà la vostra richiesta abbastanza interessante, forse si farà vedere; comunque tenete questi >> e tese delle specie di brillantini minuscoli, << servono per venire qui ogni volta che ne avrete bisogno. Dovete mangiarli >>. Eseguirono ciò che il dio aveva detto. Subito si sentirono più saggi e più forti. Poi lo seguirono verso una colonna dove si muovevano al suo interno tempeste e lampi. << Questa è la colonna di Zeus. Appoggiate le vostre mani su di essa >>. Enea guardò Achille e toccò la colonna. L'amico lo imitò. In un attimo una luce accecante li catapultò in un'altra stanza enorme. Erano dipinte ovunque tempeste, saette, e immagini di un uomo in mille forme, ma con gli stessi occhi gialli e severi. << Benvenuti >> la voce profonda e possente li fece rabbrividire. Si voltarono ed era lì, di fronte a loro, il re degli dei. Era alto quasi due metri, con una lunga veste che partiva dalla cintola fino a terra, grigia e gialla in tutte le mille sfumature del cielo in tempesta. Aveva un fisico largo e possente, molto muscoloso. La barba grigio scuro era giusto poco più corta dei capelli, che gli arrivavano oltre le spalle. Aveva entrambe le mani appoggiate su un alto bastone di legno, che poneva davanti a sé. Era un re, lo si capiva subito. Enea ed Achille si inchinarono. Zeus li fissò, poi fece loro segno di alzarsi. << È bello incontrarvi, finalmente >> il suo sguardo indugiò un secondo di più su Achille, come se lo stesse giudicando. << Le vostre madri mi hanno detto di spiegarvi perchè l'Olimpo ha bisogno di voi >> fece una piccola pausa. << ci è stato riferito che ci sarà una guerra tra semidei. Una di dimensioni assurde. Una seconda guerra di Troia. Si dice che in questa seconda guerra di Troia però, le donne avranno molto più potere, mentre la forza combattiva degli uomini diminuirà molto, fino a cessare di esistere. Dovete avere delle alleate, in questa guerra. Dovete vincerla. O l'Olimpo imploderà, distruggendo sé stesso e tutto ciò che lo circonda. E... >>. Ma una voce lo interruppe. << Padre, è fuggita! >>. Un uomo alto quanto Zeus, piuttosto brutto e zoppo, era entrato nella sala. Indossava una divisa, come quelli che stanno nelle fucine. << Cosa intendi con "fuggita", Efesto? >>. Il dio lanciò uno sguardo al padre. Si vedeva che era un uomo saggio e buono, ma anche molto triste. << Se n'è andata, non c'è più >>. Zeus si adirò, e in un attimo di fronte a loro c'era un giovane e bel ragazzo, che lanciò una saetta verso il suo stesso figlio, prendendolo sul braccio. << Idiota! Dovevi solo controllarla! >>. Efesto socchiuse gli occhi, ma non replicò. Zeus tornò nella forma del re possente e guardò i ragazzi. << Andate. Abbiamo finito >> e si ritrovarono di nuovo nella sala delle colonne, al centro. Enea guardò Achille. << Che diavolo è successo? Perchè ci ha liquidati così? >>. << Probabilmente per colpa mia >> una voce femminile, seguita da una risata. Si voltarono, e una ragazza sui quindici anni, con uno splendido viso, con il corpo in carne avvolto in un lungo vestito nero sporco di fuliggine e strappato in diversi punti, si spostò i lunghissimi capelli neri dietro le spalle. I suoi occhi caldi incrociarono quelli di Achille. << Io sono Pandora. Ed ora aiutatemi a fuggire di qui >>.
   
 
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