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Autore: HuskyGentile    18/01/2015    4 recensioni
Snape Repayment da epilogo alternativo. E se Snape si fosse salvato dal morso di Nagini..? Long-fic dedicata a Severus Snape e alla sua rinascita: un percorso fisico e mentale alla ricerca del suo posto nel mondo, della sua identità e della sua vera volontà.
[...]
“Devo essere all’inferno. L’eternità a farmi disturbare da Potter. Gran bel contrappasso…”
–Potter- sputò fuori con disprezzo –l’Aldilà non è abbastanza grande per te? Vai a giocare da un’altra parte e lasciami in pace. Sei stato il mio tormento per tutta la vita, vorrei non mi guastassi anche la morte…-
Harry sorrise –Devo deluderla di nuovo, Snape. Non siamo morti-
[...]
–Professore!- salutò Hermione con calore, entrando nella stanza.
–Il Golden Trio al completo. A cosa devo l’onore?- chiese, sarcastico.
[...]
–Sei in pensiero per la tua reputazione? Mi spiace dirti, Severus, che la tua fama di cattivo è irrimediabilmente compromessa-
–Ne sei proprio sicura, Minerva..?- Snape ghignò -Meno 50 punti a Grifondoro!-
[...]
–Ragazzo mio, che piacere rivederti! Questo vuol dire che ci incontreremo più spesso? Tornerai in veste di Preside?- disse il quadro di Dumbledore ridacchiando.
–È uno dei motivi per cui sto pensando di rifiutare- replicò rapido Snape.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Grazie a tutti delle recensioni, di aver inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite e di continuare a leggere questa storia! Con un po' più di ritardo di quanto previsto, ecco il capitolo! Buona lettura :)


Cap 18. Halloween

 
 

Severus Snape si aggirava circospetto nel castello, la qual cosa era alquanto bizzarra. Non tanto per l’incedere furtivo dell’uomo, un comportamento che lo caratterizzava da anni almeno quanto l’essere impiccione aveva caratterizzato Dumbledore, quanto perché dopotutto quella era la sua scuola, e quindi non c’era ragione di tanta segretezza.
Se non fosse che, quella sera, Snape non voleva essere seguito né disturbato, né tantomeno voleva comunicare la meta del suo viaggio. Aveva addirittura finto di non sentirsi bene, per essere sicuro che nessuno lo venisse a cercare nei suoi appartamenti quando la sua assenza a cena fosse stata notata.
Avrebbe potuto fare finta di niente e defilarsi, ma già si immaginava la scena:
“Vai da qualche parte, Severus?” sarebbe stato immediatamente apostrofato.
“Solo quattro passi fuori dal castello, Minerva.”
“Ma come, non vieni al banchetto?” avrebbe insistito lei.
“Non questa volta, preferisco una passeggiata e un bicchiere ai Tre Manici di Scopa.”
“Capisco…” avrebbe infine concluso lei, facendo intendere con lo sguardo che non l’aveva bevuta, e che sapeva benissimo dove sarebbe invece andato quella sera.
No, era fuori discussione. Sicuramente qualcuno avrebbe sospettato qualcosa per la sua misteriosa sparizione proprio quel giorno, ma con un po’ di fortuna il putiferio che di solito si scatenava in Sala Grande per Halloween avrebbe tenuto tutti gli insegnanti occupati.
Ecco quindi spiegato il comportamento di Snape quella sera; non che ce ne fosse davvero così bisogno: il chiasso che proveniva dalla Sala Grande avrebbe coperto anche il rumore di un troll ubriaco che vagava nel castello. E tuttavia Snape si sentì al sicuro solo una volta che ebbe superato i cancelli di Hogwarts, da dove si smaterializzò verso Godric’s Hollow.
 
Le strade del paese erano piene di bambini vocianti travestivi da maghi e streghe, mostri e fantasmi. Snape si ritrovò a pensare che era buffo come i Babbani celebrassero con tanto gaudio un mondo in cui non credevano e di cui anzi avrebbero probabilmente avuto paura se ne fossero venuti a conoscenza.
– Bel costume, signore! – gli disse una bambina da sotto un cappello a punta.
L’aveva previsto: quella sera ogni camuffamento babbano era superfluo. Alto ed emaciato, con una lunga veste nera e un mantello svolazzante alle spalle… Così com’era, era alquanto più credibile: probabilmente la bambina l’aveva preso per un vampiro.
Snape rispose con un cenno ed un breve sorriso, e si incamminò verso la sua destinazione. Mentre camminava tra le villette a schiera che facevano bella mostra di sé lungo la strada, una in particolare attirò la sua attenzione: era in stato di abbandono, e il fianco destro del primo piano sembrava essere letteralmente esploso…
Era forse lì che..?
Snape fece due passi in direzione del cancello, mentre la sua presenza magica faceva scattare gli incantesimi posti a protezione del luogo: scritte di ammirazione e di sostegno al Prescelto apparvero sull’ingresso della villetta. Snape distolse lo sguardo con disprezzo e passò oltre, senza indugiare ancora nella visione di casa Potter.
Non sapeva esattamente dov’era, quindi zigzagò un po’ a caso tra i passanti in direzione di quella che riteneva essere il centro della cittadina, finché non si trovò nella piazza principale, su cui si affacciava una chiesa e, dietro di essa, un cimitero.
Ma mentre attraversava la piazza per raggiungerlo, il monumento ai caduti posto al centro della piazza cambiò: ora mostrava due figure abbracciate e un bambino piccolo in braccio ad una delle due. Invidia, gelosia ed infine dolore attraversarono come fitte il cuore del mago, che veloce se lo lasciò alle spalle.
Raggiunse il cimitero ed entrò, il cuore martellante nel petto, mentre nervoso errava tra le lapidi senza quasi leggerne i nomi, improvvisamente impaziente di trovare quella giusta e al tempo stesso spaventato da quello che si sarebbe trovato di fronte.
Quando infine eccola, la tomba di Lily Potter, luogo dell’eterno riposo delle sue spoglie mortali, su cui lui veniva finalmente a piangere e a chiedere perdono, nel diciassettesimo anniversario della sua morte.
A quella vista, le ginocchia gli cedettero, mentre il peso della colpa e del dolore lo schiacciava letteralmente a terra.
Non era mai venuto in quel luogo, benché fossero anni che desiderava farlo: la paura di venire scoperto lo aveva sempre frenato. Era troppo importante che lui mantenesse la maschera e l’aura di mistero che si era faticosamente creato, in quegli anni in cui il Signore Oscuro era ancora da qualche parte in attesa del momento buono, come Dumbledore giustamente sospettava; non poteva rischiare di mandare a monte la sua copertura… E così aveva sempre rimandato la visita fino a quel momento.
Tuttavia, anche se era finalmente libero di sfogare il dolore che si portava dentro da quasi vent’anni, qualcosa lo tratteneva: per quanto si concentrasse sul nome davanti a sé e solo su quello, non poteva ignorare quello che vedeva con la coda dell’occhio.
James Potter.
Sempre tra i piedi, anche da morto.
L’immagine di Potter Senior era rilegata nella sua mente come un particolare secondario di minore importanza: non voleva ricordare che era stato lo sposo di Lily, non voleva ricordare che aveva avuto una famiglia con lei, non voleva ricordare che aveva avuto tutto quello che lui stesso aveva desiderato avere con lei.
Era tutta la sera che tentava di ignorare quel particolare, ed era tutta la sera che gli veniva ricordato: la casa, la statua, e ora la tomba stessa.
Girò il capo, scoccando uno sguardo di fuoco all’altro nome inciso sulla lapide.
Era tutta colpa di James Potter! Se non l’avesse sposata, se non avessero avuto quello stupido bambino, ora lei sarebbe ancora viva… Era lui, Severus Snape, che avrebbe dovuto sposare Lily, lui che avrebbe dovuto essere il padre dei suoi figli, lui che avrebbe dovuto essere sepolto insieme con lei, perché neanche la morte potesse mai separarli.
Se solo quell’imbecille di James Potter non si fosse messo in mezzo…
Sì, era colpa sua, sua e della Trelawney: non è capace di prevedere neanche il meteo del pomeriggio, proprio in quel momento doveva fare quella maledetta profezia?!
Ah, e di Sirius Black ovviamente! Non era stato forse quell’idiota a suggerire di affidare il compito di Custode Segreto a Wormtail? Un’idea troppo insensata persino per un cane rognoso come lui.
I suoi occhi, per una volta non più gelidi e vuoti, ma pieni di rabbia, commozione, dolore, tornarono a fissarsi al nome davanti a sé.
Lily Potter. Persino il suo nome sarebbe stato per sempre legato a James, sancendone il possesso: non riusciva a sopportarlo!
Se solo Lily avesse scelto lui, invece che James Potter…
Batté un pugno sul terreno, astioso.
Ma cosa stava dicendo? Era lui che aveva origliato la profezia, lui che l’aveva riferita al Signore Oscuro, lui che aveva allontanato Lily da sé con le sue scelte…
Ed ora era di fronte alla sua tomba, quando l’unica cosa che desiderava era essere al suo posto.
Un rumore di foglie secche alle sue spalle lo fece sobbalzare; in un attimo era in piedi, la bacchetta sfoderata.
– Tu!
– Io – fece Harry, tranquillo.
– Cosa ci fai qui? – chiese Snape rabbioso, come sempre quando veniva preso alla sprovvista, specialmente quando colto in flagrante mentre esternava i propri sentimenti.
– Non so se gliel’hanno detto, professore, ma quelle sono le tombe dei miei genitori…
Caspita, Harry Potter aveva imparato il sarcasmo. E da quando in qua lo chiamava “professore”?
Snape abbassò la bacchetta, di nuovo padrone di sé, di nuovo nascosto dietro una maschera di gelo e indifferenza.
– Non arrivarmi mai più alle spalle. Ho appena rischiato di finire sul Profeta per aver assassinato il Prescelto… – disse Snape in tono tetro, glissando sull’ultima frase di Harry.
Aveva dominato l’impulso di dirgli di andarsene appena in tempo e si apprestò a fare l’unica cosa giusta: allontanarsi dal cimitero.
– Resti – lo fermò Harry – non se ne vada per colpa mia.
Snape gli scrutò il volto, alla ricerca di una qualche traccia di sarcasmo, ma senza riuscirvi. Era serio?
– Non so se te l’hanno detto, ragazzo – ribatté, imitando i toni di Harry – ma quelle tombe sono lì per causa mia.
– Non è così – lo contraddisse Harry.
Una vena prese a pulsare sulla tempia di Snape.
– Certo che è così! Sono stato io, IO ho riferito la profezia al Signore Oscuro, IO l’ho messo sulle tue tracce, IO e Peter Pettigrew l’abbiamo condotto fino alla famiglia Potter!
Lo aveva detto a un tono di voce insolitamente alto, carico di tutto il disprezzo che provava verso se stesso: voleva sfogarsi, voleva che sapesse la verità e che lo detestasse come meritava.
– Non creda che non lo sappia – fece inaspettatamente Harry, lo sguardo duro, ma senza traccia di odio nella voce.
– L’ho scoperto la notte che è morto Dumbledore, poco prima che partissimo per cercare e distruggere l’Horcrux che aveva appena individuato.
– Dì pure le cose come stanno: la notte in cui io l’ho assassinato – lo interruppe bruscamente Snape. Non voleva nessuna pietosa bugia, soprattutto da parte di Potter.
– Bene – disse Harry, con un pelo di esasperazione nella voce – dirò le cose come stanno: la notte in cui lei ha ucciso Dumbledore, obbedendo all’ordine che le aveva dato. La notte in cui gli ha risparmiato di essere sbeffeggiato, magari persino torturato da altri Mangiamorte. La notte che ha posto fine alla sua vita che stava già irrimediabilmente finendo. La notte che è stato obbligato ad uccidere l’unica persona che aveva piena fiducia in lei e che conosceva davvero la sua storia. La notte che è diventato per tutti un codardo traditore, pur di salvare Draco da un orribile destino. Ho scordato qualcosa o posso continuare?
Snape non rispose, lo sguardo freddo e impenetrabile.
Harry riprese.
– Prima che io e Dumbledore lasciassimo il castello, l’ho affrontato dicendogli quello che avevo scoperto. Non mi capacitavo che potesse lasciarla insegnare dopo quello che aveva fatto… Neanche allora ha tradito il suo segreto.
Fece un piccolo sorriso.
– Si dia pace, professore: mia madre non è morta per colpa sua.
Snape lo guardava incapace di rispondere. Voleva con tutto il cuore credere a quello che l’altro gli stava dicendo, ma non vedeva come fosse possibile.
– No, – continuò Harry – mia madre è morta per sua scelta. Poteva salvarsi, poteva lasciarmi a Voldemort e sopravvivere, ma ha deciso di sacrificarsi per me. Quindi, vede, la sua morte non è colpa sua. Anzi, chiedendo a Voldemort di risparmiarla, lei gli ha dato la possibilità di sacrificare la sua vita per la mia, fornendomi la protezione che ha permesso, alla fine, di sconfiggere Voldemort stesso.
Snape non si capacitava di come tutti l’avessero perdonato. Il perdono era qualcosa a lui misterioso, lui era sempre stato abituato a portare rancore a tutti, compreso a se stesso. Lui non era riuscito a perdonarsi di aver ucciso Dumbledore; Hagrid invece sì. Lui non era riuscito a perdonarsi di aver condannato Lily a morte; Harry invece sì.
– Aveva ragione Dumbledore: è sempre stato l’amore a salvarmi. L’amore di mia madre nei miei confronti, il suo amore per mia madre, il mio per i miei amici che mi ha spinto ad offrirmi spontaneamente a Voldemort…
C’era della logica in quello che Harry stava dicendo, Snape doveva ammetterlo; ma era tutto così complicato, così doloroso…
Incurante dei pensieri di Snape, Harry continuò.
– Sia dia pace – disse nuovamente, con un filo di voce, quasi parlasse con se stesso – Dopotutto, è per me che i miei genitori sono morti.
I suoi occhi verdi ora erano pieni di tristezza.
A quanto pare Snape non era il solo a vivere con il peso della colpa…
Come sempre quando cercava di insegnare qualcosa a quella testa dura, sfoderò il suo tono più sprezzante per rivolgersi ad Harry.
– Ti rendi conto, vero, delle assurdità che stai dicendo? Non posso accettare simili sciocchezze, nemmeno dal Prescelto – lo schernì Snape con un ghigno. Harry lo guardò smarrito.
– Capisco che la nuova fama ti abbia dato definitivamente alla testa, ma sei davvero così egocentrico da pensare che tutto giri attorno a te? – lo canzonò Snape – Le scelte di Lily Evans… – Evans, non Potter. Lui non la chiamava mai Potter.
– Le scelte di Lily Evans sono sempre state fuori dalla portata di chiunque: una volta che decideva una cosa era quella, punto e basta. Anche se non fossi stato solo un infante, non saresti mai riuscito a far cambiare idea a quella cocciuta di tua madre. Cresci, bambino che è sopravvissuto, e smettila di crogiolarti in questa autocommiserazione così tipica dei Grifondoro…
Invece che dare in escandescenze come Snape si aspettava, Harry rimase un momento in silenzio, pensieroso.
– Bene, – disse quindi – io rinuncerò alla mia autocommiserazione se lei rinuncerà alla sua.
“Ma cosa sei, l’erede di Albus?” pensò Snape con avversione, alzando il sopracciglio in un'espressione di sdegno.
– Buona serata professore. Si prenda il tempo che le serve, io tornerò domani.
E con un’ultima occhiata alle tombe dei suoi genitori, Harry girò i tacchi e si incamminò verso l’uscita, prima che Snape potesse dire qualcosa per fermarlo e andarsene a sua volta.
Quando fu sicuro di essere rimasto solo, Snape tornò a rivolgersi alla lapide di fronte a sé.
Il dolore era rimasto, ma la colpa si era un po’ alleggerita.
Poggiò un ginocchio a terra, e sfiorò con i polpastrelli il nome inciso sulla pietra.
– Perdonami – sussurrò.
Quando si alzò da lì si sentì più leggero di quanto non si fosse mai sentito negli ultimi vent’anni; e tuttavia ancora non aveva capito che l’unico perdono di cui aveva bisogno doveva essere lui stesso a darselo.




Un po' di angst in questo aggiornamento, ma mi serve come completamento di una serie di capitoli incentrati su Lily. Vi piace questo Harry un po' più maturo? Di Snape invece che mi dite? Non si commuove come davanti alla tomba di Dumbledore, ma spero che anche senza lacrime si evinca tutto il dolore che lo opprime e il fastidio che prova a vedere sempre interporsi James tra lui e Lily. Mi sono un po' ispirata a quando ritrova la foto in casa Black... Spero di aver reso bene il suo astio e il suo rancore!
Il capitolo è pieno di volute citazioni: chissà se le avete riconosciute tutte? Sicuramente sì :) come sempre, consideratelo un omaggio alla nostra JKR! Mi piaceva soprattutto mettere a confronto la differenza di comportamento tra Harry e Sev (oltre ad un piccolissimo richiamo anche a Lord Voldemort).
Fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi è piaciuto e cosa no...

Tranquilli che dal prossimo capitolo si torna ad un po' più di leggerezza. Spero di riuscire ad aggiornare entro una settimana... Intanto vi lascio il titolo: il duello. Indovinate chi possono essere i protagonisti?
  
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