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Autore: chiara_14    18/01/2015    3 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14: “Ma chi stiamo aspettando?!”, chiesi esasperata. Eravamo nella sala dei portali da almeno mezz'ora e le scarpe che indossavo mi stavano massacrando i piedi. Mi appoggiai a una spalla di Nix per spostare un po' di peso dai piedi doloranti, non potevo certo sedermi sul pavimento con un vestito bianco da cerimonia. “Damon e Caos.”, mi rispose. “Certo, e chi poteva essere?”. Sospirai per l'ennesima volta. “Lo so che non ti piacciono, non piacciono nemmeno a me, ma devono esserci al matrimonio.”. Per passare il tempo decisi di guardare meglio la sala dei portali. Era bella quanto il resto del castello, eppure in quella stanza c'era quel pizzico di magia in più che incuriosiva. Era una sala perfettamente rotonda, come mi aveva già descritto Anthea c'erano tre porte principali, le riconoscevi perché erano tutte rifinite in oro e più grandi delle altre che invece erano semplici e in legno. Ovviamente, 'le altre' erano quelle che portavano a casa delle ex-regine dell'inverno, non erano tante e ognuna aveva una targhetta che indicava il nome di una ex-regina. C'era anche la porta di Celeste e, con mia sorpresa, anche quella con il mio nome, si vedeva che era nuova, la targhetta brillava così tanto. Nix non ci faceva neanche caso e io non volevo parlarne in quel momento. “Buongiorno a tutti!”, disse qualcuno. Erano caos e suo figlio. Tutti e due rigorosamente vestiti di nero, anche loro non avevano molta fantasia nella scelta dei colori, almeno quella era una caratteristica di famiglia. “Che dite? Andiamo al matrimonio dei due piccioncini?”, chiese Caos a tutti i presenti. Al castello d'inverno erano rimaste le famiglie di Nix, Silas, Anthea e quella di Damon, se si poteva considerare famiglia. Sol, i suoi genitori e Andres erano tornati al castello d'estate appena era sorto il sole perché dovevano mettere appunto i preparativi finali per la cerimonia. “Va bene, siete tutti pronti? Abbiamo cinque minuti per attraversare la porta per il castello d'estate, quindi, muoviamoci o perderemo la cerimonia.”, disse Ibernis. “Fratello, siamo gli unici invitati, non credo inizieranno la cerimonia senza di noi, soprattutto senza di te.”. Caos, con Damon al seguito, andò ad aprire una delle tre porte in oro e senza aggiungere altro l'attraversò, suo figlio lo seguì. “Gentile come sempre”, sussurrai. Nix mi sentì e sorrise. Attraversare la porta fu più facile di quello che pensavo: facevi un passo, una luce ti accecava per pochi istanti e poi, come niente fosse, ti ritrovavi...su una spiaggia bianchissima. “Wow.”, dissi appena arrivata. “Bello, vero?”, mi chiese Nix. Bello a dir poco. Sabbia bianca, acqua del mare limpidissima e una scogliera su cui sorgeva un castello fatto tutti di sassi bianchi e grigi: il castello d'estate. “Oddio, però fa caldissimo qui.”. All'inizio non lo sentivo neanche, ero così abituata al fresco del castello d'inverno, però poi l'aria calda iniziò ad accarezzarmi la pelle e io iniziai a sudare. “Ella devi stare calma, Sol può resistere alle nostre temperature gelide e noi due possiamo resistere alle temperature calde, anche se dobbiamo bere un po' più del solito.”, mi rassicurò Nix. “Sudo e poi puzzo, non mi piace. E il trucco, si scioglie tutto!”, dissi con una smorfia. Nix scoppiò a ridere. “E solo quello ti preoccupa?”. “Ragazzi andiamo.”, ci incitò Celeste. Imboccammo il sentiero che portava al castello pieno di piante e arbusti strani, mi chiesi come facessero a resistere al quel caldo. “Ti sta benissimo quel vestito.”, sentii dire da qualcuno alla mia destra, sapevo già chi era ma non avevo alcuna intenzione di dargli corda. “Con te non ci parlo.”. “Mi hai appena parlato.”. Rimasi in silenzio. “Allora puoi ascoltare. Volevo scusarmi con te perché non avevo la minima idea che una cavolo di rosa potesse augurare morte.”. Sbuffai e continuai a guardare davanti a me, mamma che caldo. “Ella, erano solo petali di rosa, pensavo potessero piacere anche a te!”. “Stai zitto Damon.”, gli disse Nix alla mia sinistra. “Oh smettila cugino, non te la sto portando via.”. “Chiudete il becco tutti e due.”, sbottai, iniziavo a far fatica a respirare, stupido caldo. “Cugino, la tua bella non sta bene.”, disse Damon. “Non stare a sentirlo, sto benissimo.”. Beh, non esattamente. “Siamo quasi arrivati?”, chiesi disperata. “Manca poco, ci sono delle scale.”, mi rispose Nix. Certo, perché la mega salita sotto il sole non era abbastanza, servivano anche le scale. Quelle che erano le scale sembravano dei massi di roccia buttati a caso e messi in un cunicolo strettissimo, la rampa era ripidissima. Volevano farmi morire. “Sei fortunata che appena arriviamo ci offrono da bere.”, mi sussurrò all'orecchio Damon. Nix all'inizio delle rampa di scale mi tese la mano per aiutarmi a salire, Damon me lo ritrovai dietro. Avrei tanto voluto impiantargli il tacco della scarpa in testa. Guardai in alto e vidi Silas che aiutava Candice prendendola per mano, lei accettava volentieri, non era affaticata quanto me, anzi, sembrava essere a suo agio. Mi chiesi se Silas avesse già ceduto parte dei poteri alla mia amica, li guardai meglio e sorrisi perché sembravano proprio una bella coppia. Quella mattina prima di partire avevo parlato poco con Candice. Finalmente si era decisa a mettere un vestito, le stava d'incanto, verde scuro, corto fino alle ginocchia, ma soprattutto, semplice. Cosa che il mio vestito, per colpa di qualcuno, non lo era. Arrivati finalmente in cima alla ripida rampa di scale vennero ad accoglierci tre camerieri, trovavo quasi strano che non fossero completamente vestiti di giallo o oro, indossavano le divise da normali camerieri e l'unica cosa che possedevano di giallo era una piccola rosellina attaccata al cravattino nero. “Prego, seguiteci.”, ci disse uno dei tre. Notai anche un'altra cosa strana, erano tutti rigorosamente biondi, dal primo all'ultimo. Seguimmo i camerieri all'interno del castello dell'estate, era grande quanto quello d'inverno, ma la bellezza non era nemmeno paragonabile a quella del castello d'inverno. Ci portarono in una sala immensa, appena entravi saltavano all'occhio quattro troni color bronzo e oro, quelli al centro erano più grandi dei due laterali. Davanti ai troni c'era un arco di fiori di ogni tonalità del colore giallo e un tappeto decorato con ricami in oro ti accompagnava dall'entrata della sala fino all'arco e divideva l'enorme stanza in destra e sinistra. C'erano almeno cento sedie disposte ordinatamente un po' ovunque, ogni sedia era di colore bianco con rifiniture in oro e possedeva un cartellino con scritto il nome e il cognome della persona che avrebbe dovuto occupare quel posto a sedere. Le pareti della sala erano piene di vetrate colorate da cui entrava il sole, quasi come una cattedrale gotica. Lo spettacolo era da sogno. “Prego, accomodatevi.”, ci disse il cameriere indicandoci dei posti in prima fila, il più possibile vicino ai troni. “Desiderate qualche cosa da bere?”, ci chiese cortesemente. Cavolo, guardandolo bene era proprio bello per essere solo un cameriere. Mi ricordava Annabeth la mia cameriera, che odiavo considerare solo come una cameriera. “Certo, dell'acqua, quella più fredda che avete, per me e Ella.”, rispose Nix. “Come desiderate, principe Nix.”, fece un piccolo inchino e si diresse verso l'uscita della sala. “Quante sedie.”, esclamai. Mi sedetti mentre nello stesso tempo alla mia destra di sedette Nix e alla mia sinistra Damon. “Sol e Andres desideravano che anche i loro servitori fossero presenti alla loro cerimonia di nozze.”, disse Nix. “E' una cosa molto bella.”, ammisi. “E' una cosa inutile.”, disse Damon. Se il suo intento era quello di farmi perdere la pazienza ci stava riuscendo. “Sei tu quello inutile.”, ribattei. “Per quanto ancora dovrò chiederti scusa?”. “Ritenta e sarai più fortunato.”. Il cameriere tornò con un vassoio e due calici colmi di ghiaccio e acqua. “Principessa Ella.”, e mi offrì il bicchiere. “Principe Nix.”, e lo offrì a Nix, poi si rivolse a Damon: “Ha bisogno di qualche cosa principe Damon?”. “No, la ringrazio”. Ero rimasta a bocca aperta, non mi aspettavo che gli rispondesse con un tono così gentile. “Chiudi quella boccuccia o ci entreranno le mosche.”, disse Damon. Sbuffai e bevvi in un solo sorso l'intero bicchiere di acqua e ghiaccio, pochi secondi dopo mi sentivo già in forze, quella corta camminata sotto il sole mi aveva distrutta, era una sensazione orribile. Ci volle circa un'ora prima che l'intera sala si riempisse completamente. Nix, mi aveva raccontato che i camerieri e le altre persone al servizio della famiglia di Sol potevano scegliere se partecipare o meno alla cerimonia, non era obbligatoria, e se non volevano partecipare potevano prendersi un giorno di vacanza. Ma la verità era che i più giovani servitori erano stati mandati alla cerimonia, mentre quelli più vecchi avevano deciso di rifiutare l'invito, non per avere un giorno di vacanza, ma per sistemare tutti i preparativi per il matrimonio. Una loro scelta, ero stupita della lealtà e della fiducia che quei lavoratori avevano per la famiglia reale che servivano. “Ma li pagano?”, chiesi. Nix scoppiò a ridere. “Nessuno dei nostri servitori viene pagato, non sono persone comuni.”. E che persone sarebbero? “Sono persone prescelte, che hanno dimostrato fiducia nei nostri confronti.”, aggiunse. “Nix non spieghi nulla alla tua bellissima futura moglie?”, disse Damon. “Non dire che sono bellissima.”. “Perché no? È la verità. Comunque, come stava dicendo Nix, sono persone speciali, nascono con particolari caratteristiche e molte volte sono umani che sono stati abbandonati dalla famiglia. Noi li adottiamo in qualche modo.”. Damon mi guardò per vedere se avevo capito. Annuii. “Ma hanno qualche segno in particolare?”, chiesi. “Certo”, disse Nix. “Ognuno di loro ha una piccola cicatrice a forma di cerchio da qualche parte.”. “Cerchio?!”. Ma quanto strani erano i guardiani? “Un cerchio, non chiedermi perché, non saprei risponderti”, e mi sorrise. Aspettammo ancora qualche minuto e ad un certo punto vedemmo spuntare dalla porta principale della sala il re e la regina d'estate. “Sono Aestate e Nicolas”, mi sussurrarono all'unisono Damon e Nix. “A che gioco stai giocando Damon?”, chiese Nix. “A nessun gioco cugino”, rispose l'altro. “Beh smettetela tutti e due”, mi intromisi. “State zitti.”. “Si cara”, mi sussurrò Nix mentre Damon sbuffò. I due sovrani d'estate arrivarono davanti ai quattro troni e si sedettero nei due centrali l'uno vicino all'altra. Aestate era stupenda, anche se portava un vestito molto semplice per l'occasione come il marito Nicolas. “Mi sbaglio o amano la semplicità in questo castello?”, sussurrai a Nix. “Mi sbaglio o avevi detto di stare zitti? Comunque aspetta a dirlo.”, mi rispose sorridendo. E infatti era meglio se me ne stavo zitta, perché appena si affacciarono alla porta i due futuri sposi rimasi a bocca aperta. Sol sembrava una vera e propria regina. Il vestito di Aestate era semplice perché era la sposa che doveva spiccare fra tutte. E in effetti era proprio così, con quel vestito Sol era la sposa più bella che avessi mai visto. Era un abito principesco tutto color avorio scuro, con una gonna a ruota non troppo voluminosa che fasciava i bei fianchi di Sol, fianchi che nel mio caso erano inesistenti. Il vestito aveva anche un corsetto pieno di ricami dorati, mentre le spalle di Sol erano appena coperte dal velo e lasciavano intravedere i tatuaggi color oro, segno che era una guardiana a tutti gli effetti, in mano portava un mazzo di roselline gialle e oro e avanzava a passo lento a braccetto con Andres. Il futuro guardiano dell'estate era vestito elegantemente di avorio delle stesso colore della sposa. Un vestito meno vistoso ma pur sempre colorato. Andres e Sol sembravano due soli, così raggianti e sorridenti. Era quello l'amore? E all'improvviso sentii un peso al cuore. Io quel giorno dovevo scegliere che cosa fare della mia vita. Scegliere Nix o un futuro o tornare nella dura realtà? I due futuri sposi arrivarono davanti all'arco di fiori e si misero l'uno di fronte all'altra. “Ora tocca a me”, disse Ibernis. Si alzò e andò a posizionarsi sotto l'arco di fiori davanti a Sol e Andres. “Bungiorno a tutti”, iniziò a dire Ibernis. “Oggi siamo qui riuniti per celebrare l'unione di questi due meravigliosi ragazzi.”. Sorrise loro e continuò il discorso. “Quante volte ci siamo chiesti quale fosse il significato vero amore eppure non siamo mai riusciti a trovare una risposta? Quante volte ci siamo guardati attorno e ci siamo accorti che il vero amore era proprio lì vicino a noi? A volte non serve cercare per mare e per monti, a volte, bisogna semplicemente smettere di cercare, è una cosa così semplice, ma natura ci ha fatti testardi e ostinati, smettere di cercare sembrerebbe quasi arrendersi.”, sembrava quasi un discorso fatto apposta per me, non per i futuri sposi, sapevo benissimo che cosa passava per la testa del re d'inverno. “Ci si innamora in un giorno qualunque, ci si accorge di una persona al quale sembra di essere già legati da fili invisibili. Oh l'amore non è come una cotta qualunque, l'amore trova sempre una strada per farsi sentire, è come l'acqua, non la ferma nessuno, nemmeno gli argini di un fiume.”. Ibernis si girò a guardarmi negli occhi, sapevo che guardava me, mi sembrava di essere trafitta da una freccia ghiacciata. “Come sapere se si è innamorati? Non esiste un modo, non c'è una legge matematica per l'amore, bisogna ascoltare i propri sentimenti, non è facile, lo riconosco, ma quando il tocco di qualcuno è in grado di calmarti, o quando un bacio ti fa sentire la persona più bella e fortunata al mondo, quello è amore. E quando poi guardi negli occhi quel qualcuno e vorresti metterti a piangere dalla felicità, allora puoi star sicuro che è amore. È così bello essere innamorati, chiunque al modo avrà la fortuna di amare ed essere amato, credo sia la fortuna a cui tutti aspiriamo di più al mondo. Amare ed essere amati.”. Ibernis ritornò a guardare Sol e Andres. Appena distolse lo sguardo da me mi si alleggerì il peso che avevo sul cuore. Volevo piangere, piangere perché tutto quello che aveva detto era così dannatamente vero. “Bene, finita la mini-predica, se vogliamo chiamarla così, iniziamo con il rito di unione.”, disse Ibernis. Io non avevo il coraggio di guardare Nix, guardavo le piastrelle del pavimento. “Ragazzi fate le vostre dichiarazioni”. “Ah, non chiedete se c'è qualcuno di contrario a questo matrimonio?”, urlò Damon che mi ridestò da tutti i pensieri che avevo per la testa. Come si era permesso di rovinare il matrimonio di Sol? “Damon non ti permettere di rovinare il giorno del mio matrimonio.”, disse Sol con tutta la calma che possedeva in corpo. “Chiudi il becco.”, dissi a denti stretti. “Ho una bocca dolcezza, e dovresti sentire quanto è morbida”, mi sussurrò all'orecchio. Spalancai gli occhi dalla sorpresa. “Damon!”, urlò infuriato Nix. “Ora basta!”, s'intromise Ibernis. “Ho ordinato di fare le dichiarazioni, e voglio che questo ordine sia rispettato, subito!”. Nessuno osava contraddire il re dell'inverno. Tornò subito la calma. “Io, Andres, prendo te, Sol, come mia legittima sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e di onorarti tutti i giorni della mia vita fino quando Natura lo vorrà.”, disse Andres. “L'anello..”, sussurrò Ibernis. Andres frugò in un taschino della giacca avorio e tirò fuori un anello in oro giallo tutto ricamato con scritte e lo mise all'anulare della mano sinistra di Sol. “Io, Sol, prendo te, Andres, come mio legittimo sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioa e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita fino a quando Natura lo vorrà.”. Ibernis diede a Sol un anello color oro giallo e la ragazza lo mise all'anulare della mano sinistra di Andres. “Bene, ora come è usanza dei guardiani, il patto di sangue, ecco a voi pugnale che tutti i vostri antenati guardiani hanno usato prima di voi.”. Ibernis teneva in mano un pugnale in puro oro giallo e lo diede nelle mani di Sol che si fece un taglio sul palmo della mano sinistra e poi lo diede ad Andres che fece la stessa cosa. “Promettete quello che avete detto in precedenza?”, chiese Ibernis. I due quasi-sposi si guardarono negli occhi e si sorrisero a vicenda. Non avevo mai visto così tanta determinazione in qualcuno. “Lo promettiamo.”, dissero insieme. Si strinsero le mani. Ci fu una luce accecante e per alcuni secondi credetti di non sentire alcun suono, ero indecisa se coprirmi le orecchie o gli occhi, ma tutto finì in pochi secondi, riaprii gli occhi e vidi Sol e Andres che si baciavano. Tutti i presenti iniziarono ad applaudire, alcuni fischiavano o urlavano complimenti per i due sposini novelli. “Come ti è sembrato il tutto?”, mi chiese Nix urlando sopra la folla. “Bellissimo.”, dissi non aggiungendo altro. “Vieni che voglio parlarti.”, mi disse poi. Mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla sala colma di gente esultate, vidi Damon guardarci serio mentre “scappavamo”. “Che vuoi fare?”, chiesi a Nix. “Dobbiamo sistemare una faccenda.”. Ah, quella faccenda, iniziavo a sudare freddo dall'ansia. Nix mi riportò sulla spiaggia dove eravamo arrivati con il portale. “Ma c'è caldissimo qui fuori.”,dissi. “Lo so, scusa, ma l'acqua del mare è più fresca. Facciamo una camminata?”, mi chiese. “Va bene”, risposi. Ci togliemmo le scarpe e iniziammo a camminare mano nella mano sul bagnasciuga. “Lo so che ti ho trascinata via dal matrimonio, ma devo assolutamente parlarti.”, disse Nix. “Ok.”, fu l'unica cosa riuscii a dire io. “Ella? Mi avevi fatto una promessa, ricordi?”, mi chiese gentilmente. Mi fermò e mi mise difronte a lui in modo che lo guardassi dritto negli occhi, cosa che mi risultava davvero difficile dopo la ramanzina che mi aveva fatto Ibernis quella mattina. “Io...”, non sapevo come iniziare a dirgli che in effetti avevo preso una decisione. I miei sentimenti, tutto quello che provavo parlavano molto chiaro. “Tu?”, m'incitò Nix. Alzai lo sguardo e mi fissai sui suoi occhioni blu. Oddio come mi guardava, quello era lo sguardo dell'amore, non potevo negarlo. “Io credo..”, non trovavo le parole, stavo per piangere di felicità. Che stupida che ero stata a non accorgermene prima! “Ella vuoi diventare la mia sposa?”. Frugò in una taschina e tirò fuori da essa un anello semplice con un piccolo diamantino. “Oh, no Nix, non voglio anelli.”, dissi. “Quindi non accetti...”, disse sconsolato distogliendo lo sguardo da me. “Non sono anelli che voglio.”, iniziai a dire. “Quelli li compro in qualsiasi gioielleria, per quanto me lo possa permettere. Quello che non posso comprare, quello che ho cercato per anni e che da poco ho smesso di cercare ce l'ho esattamente davanti agli occhi.”. Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi dolcemente a girarsi e a guardarmi. Il suo viso era più caldo delle mie mani. Gli sorrisi. “Che cos'è l'amore Nix? Tu sai dirmelo?”, gli chiesi. Lui scosse la testa. “Nemmeno io lo so. Ma se quello che provo e sento quando ti sfioro, quando sento il tuo profumo e quando ti bacio è amore, allora, Dio, non toglietemelo perché è la cosa più bella che mi sia capitata nei miei pochi anni di vita.”. E poi chiusi gli occhi e lo baciai. Le sue labbra morbide e il gusto dolce era quello di sempre. Era semplicemente Nix, ma per me era tutto. “Mmm...era un si, vero?”, chiese Nix tutto contento. Non l'avevo mai visto così felice. “Si, si e mille volte si.”, dissi sorridendo. Nix spalancò gli occhi dalla sorpresa e iniziò a farmi il solletico tanto da farmi cadere sulla sabbia. “Mi stai schiacciando”, dissi ridendo. “Ma no, mi sono solo sdraiato su di te, e poi non peso tanto.”. E iniziò di nuovo a baciarmi. “Si rovina il vestito.”, cercai di dire tra un bacio e l'altro. “Ma sai che mi importa del vestito.”. E poi mi ricordai di un piccolo dettaglio che mi ero dimenticata di dire a Nix. Candice. “Aspetta!”, dissi mettendo una mano sulla bocca di Nix per fermare i suoi baci. “Che c'è?”, cercò di dire con la bocca chiusa. “Se vuoi sposarmi devi sapere una cosa prima.”, dissi seria e tolsi la mano dalla bocca di Nix. “Ok, dimmi.”. Era giunta l'ora della verità, in fondo l'amore si basava anche su quella.
  
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